andrea diatribe
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mercoledì 23 settembre 2015
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le emozioni secondo la pixar
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La mente umana e le emozioni sono qualcosa di molto astratto, e pensare di renderle figurabili e di raccontarci sopra una storia – facendolo bene e con particolare sensibilità – è ancora più impensabile: la Pixar, però, con Inside Out, suo quindicesimo film d’animazione, è riuscita nell’intento, rendendoci partecipe di un viaggio attraverso i processi cognitivi di Riley, una ragazzina di undici anni.
In questo film, diretto da Pete Docter (che ha già al suo attivo capolavori come Monsters & Co. e Up) insieme a Ronnie Del Carmen, le emozioni che si alternano nel Quartier Generale, centro di controllo all’interno della mente di Riley, sono cinque: Gioia, Tristezza, Paura, Rabbia e Disgusto, ciascuna raffigurata in un personaggio.
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La mente umana e le emozioni sono qualcosa di molto astratto, e pensare di renderle figurabili e di raccontarci sopra una storia – facendolo bene e con particolare sensibilità – è ancora più impensabile: la Pixar, però, con Inside Out, suo quindicesimo film d’animazione, è riuscita nell’intento, rendendoci partecipe di un viaggio attraverso i processi cognitivi di Riley, una ragazzina di undici anni.
In questo film, diretto da Pete Docter (che ha già al suo attivo capolavori come Monsters & Co. e Up) insieme a Ronnie Del Carmen, le emozioni che si alternano nel Quartier Generale, centro di controllo all’interno della mente di Riley, sono cinque: Gioia, Tristezza, Paura, Rabbia e Disgusto, ciascuna raffigurata in un personaggio. Ognuna aiuta e accompagna la bambina durante la crescita: l’unica che non riesce a trovare un suo ruolo è Tristezza, impacciata, sempre pronta a piangersi addosso e all’apparenza solamente nociva per la salute di Riley, ma che, in seguito ad un incidente che la vedrà coinvolta insieme a Gioia, capirà il suo compito e la sua importante utilità.
Se circa due terzi della storia sono la messa in scena della mente della bambina, il focus è perciò sul mondo interno, e le emozioni le vere protagoniste: coloratissime, tutte fortemente caratterizzate e motori di gag genuine e sagaci. Insieme alle emozioni ci sono altre geniali intuizioni che rappresentano figurativamente concetti molto astratti. Ad esempio, i ricordi sono sfere di luce che portano i colori delle emozioni che vengono loro associate; la memoria a lungo termine viene rappresentata come un gigantesco labirinto in cui i ricordi poco rilevanti vengono letteralmente aspirati, per far spazio a nuovi, da dei personaggi che ricordano tanto una ditta di pulizie; le Isole della Personalità, che hanno a che fare ciascuna con un diverso aspetto della personalità di Riley, senza dimenticarci gli studi cinematografici in cui si mettono in scena i sogni e il personaggio Bing Bong, l’amico immaginario dell’infanzia della bambina che avrà un ruolo chiave nella vicenda.
Possiamo separare quindi la storia in due ambienti che si oppongono nettamente: da una parte il mondo interno della mente con colori accesi e saturi; dall’altra il mondo esterno (sia le scene in Minnesota ma soprattutto quelle a San Francisco, dove la bambina si trasferisce con i genitori) con poco contrasto e colori spenti. Questo per farci percepire fin da subito il dramma emotivo che vive la bambina, e noi attraverso di essa possiamo riflettere anche sui nostri personali drammi del passato o sulla nostra attuale dinamica affettiva ed emotiva durante la visione del film.
È un film d’animazione per bambini che porta le tracce di un romanzo di formazione: la perdita dell’innocenza di Riley e il suo ingresso nell’adolescenza fatta di sentimenti contrastanti e in cui, come ci insegna il film stesso, ogni sentimento e stato d’animo merita di essere vissuto pienamente, compresa la tristezza che deve essere accettata nella vita di ognuno e con cui, grazie ad essa, si riesce a capire il vero significato della felicità.
Le tematiche affrontate lo rendono fruibile tanto da un pubblico di giovanissimi quanto di adulti: Inside Out è quindi in poche parole un altro capolavoro di casa Pixar, capace di emozionare, e tanto.
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willywillywilly
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martedì 22 settembre 2015
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delicato, commovente, originale
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I film della Pixar sono ormai una garanzia di originalità, divertimento ma anche riflessione e qualche lacrima. Ed ovviamente anche Inside Out non fa eccezione.
L'idea di fondo è eccezionale: le emozioni vivono dentro di noi e ciascuna spesso è in contraddizione con le altre. L'iniziale battaglia di Joy per tenere lontana la sua bimba dalla tristezza è commovente e quando tutta l'impalcatura crolla pezzo dopo pezzo, l'unica via di salvezza è proprio infondere tutto con la Tristezza. Via di salvezza per la crescita, una nuova rinascita per uno stadio nuovo dell'evoluzione, più maturo, diversificato e complesso.
Tra gioia e tristezza di dibattono i comprimari paura, disgusto e rabbia, che fanno prendere le decisioni sbagliate, che si smarriscono senza le loro guide.
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I film della Pixar sono ormai una garanzia di originalità, divertimento ma anche riflessione e qualche lacrima. Ed ovviamente anche Inside Out non fa eccezione.
L'idea di fondo è eccezionale: le emozioni vivono dentro di noi e ciascuna spesso è in contraddizione con le altre. L'iniziale battaglia di Joy per tenere lontana la sua bimba dalla tristezza è commovente e quando tutta l'impalcatura crolla pezzo dopo pezzo, l'unica via di salvezza è proprio infondere tutto con la Tristezza. Via di salvezza per la crescita, una nuova rinascita per uno stadio nuovo dell'evoluzione, più maturo, diversificato e complesso.
Tra gioia e tristezza di dibattono i comprimari paura, disgusto e rabbia, che fanno prendere le decisioni sbagliate, che si smarriscono senza le loro guide.
Personaggi caratterizzati in modo esemplare, con punte di eccellenza per quanto riguarda Joy, sadness e...Bing Bong, amico immaginario della piccola protagonista che eccelle per poesia e delicatezza. Le lacrime "caramelle", tocco di genialità, fanno piangere per davvero perchè rappresentano i sogni di ogni bambino.
Vedere questo film insieme a mio figlio che probabilmente non ha capito fino in fondo, mi ha arricchito: insegna qualcosa forse più ai "grandi" che ai piccini, insegna a rispolverare i nostri sogni, quelli che avevamo quando eravamo bambini.
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ile97
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domenica 20 settembre 2015
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inside out,dentro e fuori un capolavoro.
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Disney e Pixar collaborano per la creazione di un vero e proprio capolavoro sia dal punto di vista grafico che da quello della storia.
La protagonista è una bambina di nome Riley che vediamo crescere dalla nascita fino all'adolescenza. Anche se ho detto che lei è il personaggio principale in realtà non è esattamente corretto:la vera protagonista è la sua mente e tutto ciò che la popola.
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Disney e Pixar collaborano per la creazione di un vero e proprio capolavoro sia dal punto di vista grafico che da quello della storia.
La protagonista è una bambina di nome Riley che vediamo crescere dalla nascita fino all'adolescenza. Anche se ho detto che lei è il personaggio principale in realtà non è esattamente corretto:la vera protagonista è la sua mente e tutto ciò che la popola. Troviamo le emozioni (Gioia,Tristezza,Rabbia,Panico e Disgusto),le isole diAmicizia,Onestà,Famiglia,Hockey e Stupidera. Tutto ciò che è immaginario viene raccolto in "Immagilandia"(come il suo amico d'infanzia Bing Bong),per non parlare della "Cineproduzione Sogni". E infine tutto ciò che è dimenticato precipita e sparisce definitivamente nella discarica.
Riley ha tutto ciò che si può desiderare:una bella famiglia,un'amica del cuore,l'abilità nello sport e dunque la maggior parte dei suoi ricordi sono felici. Ma non può andare sempre tutto per il meglio. All'età di undici anni,Riley e la sua famiglia sono costretti a trasferirsi dal Minnesota a San Francisco dove trovano una casa orribile e una situazione che sembra costantemente peggiorare,ma la bambina all'inizio cerca di non scoraggiarsi e non scoraggiare chi la circonda provando a trovare in qualsiasi cosa un aspetto positivo. Ma ad un certo punto qualcosa nella sua mente comincia a non funzionare più perché Gioia e Tristezza vengono risucchiate via dal quartier generale e sono le altre emozioni a dover prendere il controllo rendendo Riley sempre disgustata,impaurita o arrabbiata fino al punto di farla scappare di casa. Dopo mille peripezie Gioia e Tristezza riescono a fare ritorno e grazie ad una loro preziosa collaborazione la bambina ritorna ad essere quella di prima.
Inside Out presenta una grande abilità dal punto di vista tecnico,tutti i personaggi sono sempre più verosimili sia nella fisionomia che nei movimenti. È però soprattutto la storia a lasciare un segno nello spettatore e mostra una realtà non sempre evidente:sono le nostre emozioni che definiscono chi siamo e come gli altri ci vedono,ma soprattutto c'è bisogno anche di quelle più negative per permetterci di crescere e compiere un percorso di formazione completo.
È un film che meriterebbe di essere visto da tutti i bambini perché insegna a conoscersi e a diventare grandi.
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redrose
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giovedì 15 ottobre 2015
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emozioni fuori di mente
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INSIDE OUT, è un film delicato, permeato di quella leggerezza infantile che colora di intensità tutta la pellicola e assolutamente profondo da scavare con ineguagliabile maestria e sapienti pillole di magia, negli abissi della mente di una bambina di 11 anni.
Riley è una ragazzina felice: vive con i suoi genitori nel Minnesota, si divide tra l’amica del cuore e l’hockey, insomma nulla sembra turbare la sua quotidianità, fino a quando la sua famiglia non sarà costretta trasferirsi a San Francisco, gettandola nello sconforto totale.
Quello che avverrà nella roccaforte - non ancora così salda - delle sue emozioni è tutto uno scoperta e una meraviglia per noi spettatori. Ci vuole davvero potenza d’ingegno e un raro talento creativo, per dare voce e corpo alla Gioia, alla Tristezza, alla Rabbia, alla Paura e al Disgusto e farli diventare i veri protagonisti della storia, davanti a una consolle dei sentimenti sempre in bilico tra fazioni opposte e con un realismo impressionante.
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INSIDE OUT, è un film delicato, permeato di quella leggerezza infantile che colora di intensità tutta la pellicola e assolutamente profondo da scavare con ineguagliabile maestria e sapienti pillole di magia, negli abissi della mente di una bambina di 11 anni.
Riley è una ragazzina felice: vive con i suoi genitori nel Minnesota, si divide tra l’amica del cuore e l’hockey, insomma nulla sembra turbare la sua quotidianità, fino a quando la sua famiglia non sarà costretta trasferirsi a San Francisco, gettandola nello sconforto totale.
Quello che avverrà nella roccaforte - non ancora così salda - delle sue emozioni è tutto uno scoperta e una meraviglia per noi spettatori. Ci vuole davvero potenza d’ingegno e un raro talento creativo, per dare voce e corpo alla Gioia, alla Tristezza, alla Rabbia, alla Paura e al Disgusto e farli diventare i veri protagonisti della storia, davanti a una consolle dei sentimenti sempre in bilico tra fazioni opposte e con un realismo impressionante.
Joy: solare, positiva e coraggiosa è la leader (quella che preme i pulsanti per intenderci) ma se la deve vedere con Anger, sempre pronto a litigare, o con Fear, impaurito e inerte, o con Disgust sempre svogliata e infastidita, e ancor di più si trova a combattere con la radicata malinconia di Sadness, che inevitabilmente sembra remare contro l’energia del gruppo.
Il loro equilibrio verrà messo a dura prova dal cambiamento, dal subconscio, dai sogni, dal pensiero astratto, dal turbamento causato dalla fase di assestamento che sta vivendo la nostra giovane protagonista.
Nel cammino alcuni ricordi resisteranno, altri spariranno risucchiati da un'aspirapolvere che nel fare il "cambio di stagione" deve dare spazio al nuovo.
In questo difficile cammino non mancheranno incontri bizzarri con personaggi preziosi come Bing Bong (gatto, elefante e delfino insieme), creatura immaginaria generata dalla fantasia: rosa e soffice come zucchero filato, guiderà Joy e Sadness dentro i sogni e gli incubi di Riley, fino a farsi da parte al momento opportuno.
I tratti dei personaggi sono realizzati in maniera così efficace da coglierne subito la natura, e non a caso Tristezza (Sadness), è blu, tonda e occhialuta, ma anche talmente goffa e simpatica da conquistarti subito.
La sua resistenza alla felicità, la sua pigra indolenza, sono solo apparentemente d’intralcio ma ci danno la misura di quanto sia importante essere (anche) tristi per poter vedere le cose da una prospettiva diversa.
La tristezza ci toglie le forze, ma poi ci libera dall'affanno.
Trovare un senso (e un posto) a ciò che ci fa soffrire è necessario e fa parte del processo personale di crescita, così come è impossibile nascondere la propria infelicità quando si manifesta. Il messaggio del film è proprio questo: nonostante la vita ci metta a volte a dura prova, prima o poi Joy riprenderà in mano la situazione. E Sadness sarà la sua più potente alleata.
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vincent84
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mercoledì 7 ottobre 2015
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tristezza: una profonda risorsa
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La pixar non si smentisce e, partendo da un'idea solo apparentemente banale, mette in scena un cartone toccante, un viaggio nelle emozioni, ricco di spunti e di riflessioni. In un mondo dove l'esteriorita' e l'apparenza sembrano prerogative indiscusse di attrazione e successo, il mondo interiore della piccola protagonista appare sorprendentemente ricco e affascinante, avvolto da un velo di mistero, tra ricordi ovattati e paure inespresse, tra istinti primordiali e desideri appaganti; ma ciò che sorprende di più - e in questo emerge l'innovazione e la genialità del film - è la rivalutazione vittoriosa di un'emozione: la tristezza. Un'emozione troppo spesso dimenticata, volontariamente rilegata, imbavagliata, confinata in un piccolo cerchio, spesso derisa e soffocata da una società forzatamente esuberante dove sorriso e ottimismo vengono imposti come ingredienti necessari di successo e appagamento.
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La pixar non si smentisce e, partendo da un'idea solo apparentemente banale, mette in scena un cartone toccante, un viaggio nelle emozioni, ricco di spunti e di riflessioni. In un mondo dove l'esteriorita' e l'apparenza sembrano prerogative indiscusse di attrazione e successo, il mondo interiore della piccola protagonista appare sorprendentemente ricco e affascinante, avvolto da un velo di mistero, tra ricordi ovattati e paure inespresse, tra istinti primordiali e desideri appaganti; ma ciò che sorprende di più - e in questo emerge l'innovazione e la genialità del film - è la rivalutazione vittoriosa di un'emozione: la tristezza. Un'emozione troppo spesso dimenticata, volontariamente rilegata, imbavagliata, confinata in un piccolo cerchio, spesso derisa e soffocata da una società forzatamente esuberante dove sorriso e ottimismo vengono imposti come ingredienti necessari di successo e appagamento. La sua presenza ingombrante e goffa crea un ponte, un collegamento, un contatto di vita quando tutto sembra soffocare da un'apatia pervasiva. Neppure Gioia, arguta, intelligente, brillante, che mostra concretezza e buon senso in ogni occasione, può nulla quando si cade nel labirinto del l'inquietudine emotiva. In quel labirinto occorre un contatto profondo con l'interiorita'e tristezza rappresenta l'unica risorsa in grado di riconoscerlo, ascoltarlo e viverlo.
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catcarlo
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mercoledì 7 ottobre 2015
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inside out
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Quando i personaggi passano per la zona riservata all’astrazione e, per l’appunto, si astraggono in un consecutivo perdere di dimensioni, la domanda sorge spontanea: i bambini si divertono? A una breve occhiata, quelli che affollano numerosi la sala risponderebbero di sì, a parte i più piccoli impegnati a tempestare di domande i genitori: perciò può dirsi riuscita la scommessa della Pixar di creare una storia avvincente utilizzando strumenti concettuali complessi. Sulla base di uno svolgimento classico fatto di smarrimento e rilancio e corredato dall’immancabile corsa contro il tempo, i registi, assieme al nutrito gruppo di scrittori che ha collaborato alla sceneggiatura, assemblano un’avventura ambientata nel cervello di una ragazzina, descrivendo le interazioni fra pensiero, ricordi ed emozioni: i più giovani si divertono e sobbalzano al ritmo senza sbavature e gli adulti vengono solleticati da aspetti che vanno ben oltre le semplici battute che strizzino loro l’occhio.
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Quando i personaggi passano per la zona riservata all’astrazione e, per l’appunto, si astraggono in un consecutivo perdere di dimensioni, la domanda sorge spontanea: i bambini si divertono? A una breve occhiata, quelli che affollano numerosi la sala risponderebbero di sì, a parte i più piccoli impegnati a tempestare di domande i genitori: perciò può dirsi riuscita la scommessa della Pixar di creare una storia avvincente utilizzando strumenti concettuali complessi. Sulla base di uno svolgimento classico fatto di smarrimento e rilancio e corredato dall’immancabile corsa contro il tempo, i registi, assieme al nutrito gruppo di scrittori che ha collaborato alla sceneggiatura, assemblano un’avventura ambientata nel cervello di una ragazzina, descrivendo le interazioni fra pensiero, ricordi ed emozioni: i più giovani si divertono e sobbalzano al ritmo senza sbavature e gli adulti vengono solleticati da aspetti che vanno ben oltre le semplici battute che strizzino loro l’occhio. Il risultato è uno dei più bei lungometraggi della casa che non solo recupera la qualità un po’ appannata negli ultimi anni, ma, se non li raggiunge, si avvicina molto ai livelli del superlativo Wall-E: forse il divertimento non sarà scatenato, ma le doti di equilibrio e fantasia del film sono davvero rimarchevoli. Nella mente della piccola Riley ai comandi c’è Gioia sin dalla nascita, ma fondamentali per l’equilibrio interno sono Tristezza, Paura, Disgusto e Rabbia: il trasferimento della famiglia dal Minnesota alla California scombussola però le certezze e, mentre Gioia e Tristezza vengono sbalzate fuori per errore dal Quartier Generale, Riley vede il suo mondo crollare un pezzo alla volta sotto il comando delle rimanenti emozioni. Il percorso di rientro delle due disperse non sarà facile, ma, con l’aiuto dell’Amico Immaginario nel ruolo di Virgilio, infine l’impresa riesce rimediando ai guai solo all’ultimo tuffo come di prammatica: raccontata in un modo simile, la vicenda non sembra tutto questo granchè, ma mai come in questo caso è importante la realizzazione, caratterizzata da un’accurata cura dei dettagli. Il disegno delle figure è molto arrotondato mentre i colori sono squillanti nella testa di Riley e più opachi nella realtà: se quest’ultima mette in scena un gelido Minnesota, ma soprattutto una San Francisco ben più cupa di quanto siamo abituati a immaginarla, la prima ha consentito di sbrigliare la fantasia, dalle emozioni create a partire da una forma (Gioia è una stella, Tristezza una lascrima e così via) ai ricordi racchiusi in globi, colorati a seconda delle sensazioni che vi sono collegate, che vengono archiviati in librerie che riprendono la forma delle sinapsi, dalle fantasmagoriche ma fragili isole della personalità alle inquietanti ombre dell’inconscio per giungere infine alla lenta modifica del peso specifico delle singole emozioni che avviene mentre Riley cresce. Inseguendo queste – e le molte altre – invenzioni il tempo scorre senza accorgersene, perché si è impegnati a cogliere ammiccamenti, spunti e citazioni (di altri film Pixar, ma anche ‘Chinatown’) che sono sparsi a piene mani e, al contempo, a seguire la comunque appassionante narrazione che, se non strappa troppe risate, fa sorridere spesso e volentieri: l’umorismo rispetta i toni delicati dell’insieme mollando i freni solo nella rappresentazione dei Quartier Generali dei personaggi minori (da non perder, in proposito, i titoli di coda).
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fabiofeli
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mercoledì 30 settembre 2015
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fiabe per crescere
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Inside out di Pete Docter.
Riley è una bambina alle soglie dell'adolescenza che vive con i genitori nel Minnesota, uno stato degli USA dove c'è un inverno vero con neve e ghiaccio. Il suo sport preferito è l'hockey, perché già fin da piccola pattina come la Messner. Conduce una vita tranquilla e ordinata in una famiglia borghese, fin quando, come spesso accade nel deregolato mondo americano, il padre si trasferisce per lavoro a San Francisco, luogo del tutto diverso. Lo sradicamento della bambina è tale che le sue reazioni infantili, fino ad allora governate prevalentemente dalla gioia, virano al disgusto per la vita di città, alla tristezza ed alla paura della solitudine per le amicizie perse ed alla rabbia per il cambiamento forzato.
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Inside out di Pete Docter.
Riley è una bambina alle soglie dell'adolescenza che vive con i genitori nel Minnesota, uno stato degli USA dove c'è un inverno vero con neve e ghiaccio. Il suo sport preferito è l'hockey, perché già fin da piccola pattina come la Messner. Conduce una vita tranquilla e ordinata in una famiglia borghese, fin quando, come spesso accade nel deregolato mondo americano, il padre si trasferisce per lavoro a San Francisco, luogo del tutto diverso. Lo sradicamento della bambina è tale che le sue reazioni infantili, fino ad allora governate prevalentemente dalla gioia, virano al disgusto per la vita di città, alla tristezza ed alla paura della solitudine per le amicizie perse ed alla rabbia per il cambiamento forzato. Tutte queste emozioni sono personificate e vivono nella centralina della sua testa intervenendo su una consolle per manifestare i suoi sentimenti. Si sente talmente fuori posto che nemmeno i ricordi positivi, basilari nella sua personalità, bastano per far predominare la gioia che aveva permeato la sua vita fino a quel momento. Tradisce la sua famiglia rubando i soldi per tornare da sola nel Minnesota e si sgretolano via via i capisaldi della sua educazione, rappresentati come cittadelle: la onestà, i momenti di gioco (la "stupidera"), l'amicizia, lo sport preferito e la famiglia stessa. Ma si accorge ben presto in preda ad una tristezza sempre più pesante che non può gettare via la sua vita precedente. La consolle della ulteriore crescita sarà molto più complessa, adatta a governare la vita fuori dalle fiabe dell'infanzia...
Il mondo delle fiabe è popolato da sentimenti controversi e contraddittori; altro che rose e fiori! La letteratura fantastica, da Esopo a Collodi, da Andersen ai Grimm - soprattutto nelle edizioni non edulcorate di questi ultimi -, è gremita di accadimenti difficili e crudeli per bambini e animali innocenti. I bambini durante l'ascolto bersagliano il narratore di perché; spesso vogliono che le si racconti di nuovo, per capire a fondo il pensiero umano ed i comportamenti corretti. In questa storia capisaldi e ricordi gioiosi cadono nell'oblio ed è solo grazie ai cinque personaggi delle emozioni, nessuno escluso, con l'aiuto determinante della fantasia e della poesia (il fantastico Bing Beng) se Riley supera la prova e si affaccia alla pubertà. Pete Docter strizza l'occhio a genitori ed educatori: non si possono tenere i figli nella bambagia e bisogna essere attenti all'impatto dei cambiamenti bruschi su di essi; le reazioni infantili difformi da quello che si vorrebbe sono l'indice di un limite da non superare per non schiacciare e distruggere la loro personalità. Il film regala momenti di autentico divertimento quando descrive il mondo dei sogni come un film con tanto di regista ed una polizia ottusa che deve prevenire e reprimere variazioni del copione; ma ci sono anche momenti di commozione quando cadono nel dimenticatoio la fantasia e la poesia. È di certo una storia che fa molto american way of life, ma è così raffinata che supera il localismo.
Da non mancare.
Valutazione ****
FabioFeli
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morganakam
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martedì 29 settembre 2015
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il migliore della disney
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E' un film d'animazione unico..non sapevo bene la trama prima di andarlo a vedere al cinema e ne sono rimasta entusiasta!
Certo che non è un film proprio per bambini piccoli..si, li divertirebbe però non capirebbero il vero significato del film. Secondo me va bene dai 9-10 anni.
I significati sono molto interessanti e importanti per la vita di tutti i giorni..quali ricordi teniamo vivi sempre e quali cestiniamo?
Soprattutto mi sono piaciuti i personaggi di Gioia..che cerca sempre di dare il massimo anche se magari non ascolta l'opinione di altri, Tristezza che fa ridere ma a volte risulta anche saggia e Bing Bong a volte buffo e a volte pasticcione.
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E' un film d'animazione unico..non sapevo bene la trama prima di andarlo a vedere al cinema e ne sono rimasta entusiasta!
Certo che non è un film proprio per bambini piccoli..si, li divertirebbe però non capirebbero il vero significato del film. Secondo me va bene dai 9-10 anni.
I significati sono molto interessanti e importanti per la vita di tutti i giorni..quali ricordi teniamo vivi sempre e quali cestiniamo?
Soprattutto mi sono piaciuti i personaggi di Gioia..che cerca sempre di dare il massimo anche se magari non ascolta l'opinione di altri, Tristezza che fa ridere ma a volte risulta anche saggia e Bing Bong a volte buffo e a volte pasticcione.
Questi sono i film che servono per mostrare che la vita non è come vorremmo e anche che la perdita delle persone a noi care ci fa stare male.
La trama non è sviluppata così bene ma il film regge molto, la storia è originalissima, divertente e a tratti commovente. Lo consiglio a tutti.
Voto finale: 9+. Ho messo 5 stelline ma non sono piene.
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freddie lee
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venerdì 25 settembre 2015
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geniale, innovativo e divertente
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Finalmente, dopo cinque anni di film mediocri ("Cars 2") o leggermente sopra la media dell'animazione ("Ribelle-The brave" e "Monsters University), scende in campo per la pixar uno dei suoi registi più geniali ed innovativi, Pete Docter ("Monsters & co" e "Up" ne sono la conferma), regalando a noi appassionati un capolavoro nel vero senso del termine.
"Inside out" è un film veramente magnifico che riporta la pixar alle vette raggiunte da capolavori del calibro di "Ratatouille" e "Wall-e", perché propone delle riflessioni non banali, ma soprattutto si sviluppa in modo assolutamente originale, antropomorfizzando nientepopodimeno che la mente dei personaggi.
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Finalmente, dopo cinque anni di film mediocri ("Cars 2") o leggermente sopra la media dell'animazione ("Ribelle-The brave" e "Monsters University), scende in campo per la pixar uno dei suoi registi più geniali ed innovativi, Pete Docter ("Monsters & co" e "Up" ne sono la conferma), regalando a noi appassionati un capolavoro nel vero senso del termine.
"Inside out" è un film veramente magnifico che riporta la pixar alle vette raggiunte da capolavori del calibro di "Ratatouille" e "Wall-e", perché propone delle riflessioni non banali, ma soprattutto si sviluppa in modo assolutamente originale, antropomorfizzando nientepopodimeno che la mente dei personaggi.
Se in "Monsters & co" era interessante la creazione di un universo parallelo abitato solo da essere mostruosi, terrorizzati però dai bambini, qui risulta ancora più geniale la creazione di un universo mentale che mutua i suoi cambiamenti con la crescita dell'individuo che la possiede.
La storia di Riley, il cambiamento radicale della sua vita, attua un cambiamento anche nella sua mente, nel suo modo di pensare, che non è più quello gioioso di una bambina che riesce a vedere del buono in tutto, ma diviene gradualmente sempre più malinconico, perché è giusto che sia così.
Gioia e tristezza sono semplicemente due facce della stessa medaglia, perché quando ricordiamo con gioia un avvenimento passato, il solo fatto di non poterlo rivivere più provoca in noi tristezza.
Purtroppo i nostri ricordi sono solo delle sfere colorate che riempiono la nostra mente, ma non dobbiamo mai smettere di crearne di nuovi, perché sono proprio queste sfere colorate a dar luce alla nostra vita.
Grazie Pete Docter per il capolavoro che ci hai regalato.
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25peter
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domenica 20 settembre 2015
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le emozioni che emozionano
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Un viaggio nella mente di una bambina di 11 anni che deve attraversare le difficoltà dovute ad un trasferimento della famiglia in una nuova città: nuova casa, nuova scuola, nuova squadra di hockey, la perdita dei vecchi amici. Cinque emozioni lavorano nel centro di controllo della sua mente: Gioia, Tristezza, Rabbia, Paura e Disgusto, con Gioia che cerca di tenere a bada le colleghe, Tristezza in particolare, per far avere alla bambina la migliore esperienza possibile.
In seguito ad un incidente Gioia e Tristezza si perdono nella mente e cercando di tornare al centro di controllo attraversano i vari centri del pensiero scoprendo come ricordi, anche belli, vengono cancellati per poter seguire la crescita della bambina.
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Un viaggio nella mente di una bambina di 11 anni che deve attraversare le difficoltà dovute ad un trasferimento della famiglia in una nuova città: nuova casa, nuova scuola, nuova squadra di hockey, la perdita dei vecchi amici. Cinque emozioni lavorano nel centro di controllo della sua mente: Gioia, Tristezza, Rabbia, Paura e Disgusto, con Gioia che cerca di tenere a bada le colleghe, Tristezza in particolare, per far avere alla bambina la migliore esperienza possibile.
In seguito ad un incidente Gioia e Tristezza si perdono nella mente e cercando di tornare al centro di controllo attraversano i vari centri del pensiero scoprendo come ricordi, anche belli, vengono cancellati per poter seguire la crescita della bambina.
Le rimanenti tre emozioni devono arrangiarsi per guidare da sole le scelte della bambina con esiti disastrosi. Paura e Disgusto non riescono a tenere a bada la Rabbia nell'affrontare la situazione nuova e questa spinge la bambina ad un tentativo di fuga. Cadono progressivamente i capisaldi della personalità della bambina: la “stupidera”, lo sport, l'onestà e, con la fuga, rischia di cadere anche la relazione con la famiglia.
La salvezza avviene grazie a Tristezza che riesce a far cambiare idea alla bambina facendole sentire il dolore per la mancanza dei genitori.
La morale del film è che le emozioni lavorano in squadra e che anche la tristezza può essere utile in quanto permette di capire quali sono le cose che contano veramente e quindi alla fine permette di ritornare alla gioia. Nel cammino della crescita si devono riaggiustare molte cose ma dopo ci si ritrova più ricchi interiormente.
Un film che parla a tutti: gli adulti riescono ad apprezzare le molte sfumature, i bambini pensano ai cambiamenti che hanno già vissuto nella loro crescita. Con i miei figli abbiamo discusso molto sul ruolo delle diverse emozioni (Paura non è riuscito a fermare la fuga della bambina), sulla scomparsa dei ricordi, sul fatto che l'isola della Famiglia fosse stata l'ultima a sopravvivere e perchè.
Chissà se ci sarà un sequel? Dopotutto alla fine per la ragazzina tutto va per il meglio, ma sulla nuova console del centro di controllo compare un bottone rosso (che per ora nessuna emozione si è ancora azzardata a schiacciare) che porta la scritta “Pubertà”...
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