daddo96
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giovedì 15 ottobre 2015
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emozioni al quadrato
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Gran bel film, (premetto che scrivo da 18enne,) adatto a tutte le età, perche riesce a rappresentare in modo efficace un mondo misterioso, quello della mente, che riesce a farci immedesimare nel film, perchè ognuno di noi ha un'esperienza comune a quello che viene raccontato, dai più piccoli ai più adulti.
La struttura sul quale viene montata la storia è perfetta, più parti della nostra mente vengono svelate è perfettamente immaginate, dal subconscio allo scaffale dei ricordi, dall'amico immaginario a coloro che si occupano dello smaltimento d i ricordi, tutto è geniale e ben assemblato.
La storia è ottima, perchè racconta di come le nostre azioni quotidiane cambino con il passare del tempo perchè sono le nostre esigenze emozionali che mutano, è così tutti i mostri ricordi vengono visti con "occhi" diversi.
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Gran bel film, (premetto che scrivo da 18enne,) adatto a tutte le età, perche riesce a rappresentare in modo efficace un mondo misterioso, quello della mente, che riesce a farci immedesimare nel film, perchè ognuno di noi ha un'esperienza comune a quello che viene raccontato, dai più piccoli ai più adulti.
La struttura sul quale viene montata la storia è perfetta, più parti della nostra mente vengono svelate è perfettamente immaginate, dal subconscio allo scaffale dei ricordi, dall'amico immaginario a coloro che si occupano dello smaltimento d i ricordi, tutto è geniale e ben assemblato.
La storia è ottima, perchè racconta di come le nostre azioni quotidiane cambino con il passare del tempo perchè sono le nostre esigenze emozionali che mutano, è così tutti i mostri ricordi vengono visti con "occhi" diversi.
Passando dalla gioiosa infanzia alla più malinconica e confusionaria adolescenza.
L'emozioni che viviamo vedendo il film sono letteralmente elevate al quadrato, perchè oltre ad averne una rappresentazione visiva, si vivono guardando attentamente il cartone, che ci fa vivere e provare tutte e 5 le emozioni che sono protagoniste della storia, ci si diverte, ci si rattrista, e ci si impaurisce anche, questo soprattutto per i bambini che vedono perdere lo scettro del comando di gioia con la crescita.
È un concentrato di emozioni, che mixato ad un'idea di base geniale, rende inside out il miglior Disney degli ultimi anni, e forse anche tra i migliori 10 di sempre.
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zarar
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lunedì 28 settembre 2015
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un approccio da capovolgere
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Film ingegnoso, variegato, esplosivo nelle forme e nei colori, con una punta di consapevole pedagogismo nell’approccio esplorativo, simile agli sperimentalismi che ci portavano a fare viaggi immaginari con la macchina da presa all’interno del corpo umano, percorsi anche questi con il duplice target bambini/adulti, pieni di fascino e – vorrei dire – di spirito d’avventura, alla ricerca di nuove frontiere nella rappresentazione filmica. Belle sperimentazioni. Perché questo viaggio che dà volto e colore alle emozioni non mi ha invece entusiasmato? Innanzitutto trovo sempre più insopportabile l’enfasi eretistica da cui sono invasati i personaggi (diffusissima oggi più che mai nelle animazioni): una tensione esasperata nei gesti, nel linguaggio, nelle azioni, che alla lunga infastidisce e stanca, ma – ahimé – entusiasma i bambini spettatori che poi la mimeranno regolarmente per la gioia degli adulti.
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Film ingegnoso, variegato, esplosivo nelle forme e nei colori, con una punta di consapevole pedagogismo nell’approccio esplorativo, simile agli sperimentalismi che ci portavano a fare viaggi immaginari con la macchina da presa all’interno del corpo umano, percorsi anche questi con il duplice target bambini/adulti, pieni di fascino e – vorrei dire – di spirito d’avventura, alla ricerca di nuove frontiere nella rappresentazione filmica. Belle sperimentazioni. Perché questo viaggio che dà volto e colore alle emozioni non mi ha invece entusiasmato? Innanzitutto trovo sempre più insopportabile l’enfasi eretistica da cui sono invasati i personaggi (diffusissima oggi più che mai nelle animazioni): una tensione esasperata nei gesti, nel linguaggio, nelle azioni, che alla lunga infastidisce e stanca, ma – ahimé – entusiasma i bambini spettatori che poi la mimeranno regolarmente per la gioia degli adulti. Alla fine del film – per dirne una - vorresti avere tra le mani Joy e torcerle il collo per vedere se sta un attimo zitta e si dà una calmata, così simile com’è a un certo tipino molto americano dall’entusiasmo compulsivo tutto self-esteem, assertiveness e think positive. Non è un caso che sia personaggio dominante in tutto il film e sia comunque lei a pilotare la catatonica Sadness verso un happy end. In secondo luogo (e soprattutto) ho trovato fastidioso e veramente riduttivo l’approccio primitivo e meccanicistico al tema: un noto studioso colse una volta il passaggio da una visione primitiva ad una più complessa della psiche umana nel confronto tra Iliade e Odissea: nell’Iliade impulsi diversi guidano le distinte parti del corpo e le diverse azioni dell’eroe; nell’Odissea Ulisse, non più burattino disarticolato, ma uomo, si autogoverna come un tutt’uno complesso, in cui raziocinio/emozioni/azioni sono inscindibili tra loro. Con le debite differenze, qui mi è parso di tornare al primo modello, che di fatto cancella la povera Riley come protagonista e ne fa un burattino che si muove a seconda di come le sue disarticolate emozioni tirano i fili. Non mi sembra un gran passo nell’analisi della complessità, di cui oggi avremmo tanto bisogno… Il progetto esplorativo sarebbe forse più riuscito se l’approccio fosse stato completamente capovolto, dalla bimba al mondo della psiche e non viceversa. Tre stelle all’originalità e alle buone intenzioni. In fondo, un’occasione mancata.
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mickey97
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domenica 27 settembre 2015
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l'ingegneria della mente
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Il regista Pete Docter, qui anche in vesti di sceneggiatore, guardando sua figlia crescere ed appurando sempre più i cambiamenti fra un'eta à un'altra, maturò infine l'idea di fare un film inerente le emozioni, la loro cooperazione e ad una magistrale esemplificazione della mente. Gioia fa in modo che Rylei sia felice cercando sempre il lato positivo persino nelle cose che vanno storto, Tristezza invece pensa sempre in negativo, Paura è molto bravo a tenere Rylei al sicuro, Disgusto si prodiga a farla sentire bene socialmente ed evita che venga praticamente avvelenata ( coi broccoli ad esempio) mentre Rabbia fa sì che non riceva alcuna ingiustizia.
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Il regista Pete Docter, qui anche in vesti di sceneggiatore, guardando sua figlia crescere ed appurando sempre più i cambiamenti fra un'eta à un'altra, maturò infine l'idea di fare un film inerente le emozioni, la loro cooperazione e ad una magistrale esemplificazione della mente. Gioia fa in modo che Rylei sia felice cercando sempre il lato positivo persino nelle cose che vanno storto, Tristezza invece pensa sempre in negativo, Paura è molto bravo a tenere Rylei al sicuro, Disgusto si prodiga a farla sentire bene socialmente ed evita che venga praticamente avvelenata ( coi broccoli ad esempio) mentre Rabbia fa sì che non riceva alcuna ingiustizia. La resa di ciascuna emozione è a dir poco encomiabile, già solo per la scelta del color verde per disgusto ( il colore dei broccoli) e per l'intenso brillare di Gioia, la quale alla sua prima apparizione irradia tutta la scena e tale risultato è stato conseguito dopo due anni di lavoro. Inside Out lo si può definire principalmente come l'ingegneria della mente visto che ne spiega magistralmente il funzionamento già a partire dal fatto che ad ogni ricordo base ( che sono cinque in tutto ) corrisponde un determinatto aspetto della personalità di Rylei ma questo non è tutto. Gioia e Tristezza nell'addentrarsi nei meandri della mente in seguito ad un incidente inerente i ricordi base entreranno a far parte di una certa dinamica, la quale si concretizza in una vera e propria esplorazione ed avventura nella stessa per poter ritornare al quartier generale e sventare per così dire la tragedia. Infatti a seguito dell'assenza dei ricordi base, tutte le isole ( Stupidera, Amicizia, Famiglia, Onestà, Hockey ) sono spente e la personalità di Rylei è confusa, perdendo l'amore per determinate cose. Per questo motivo, tali isole si sgretolano e portano Rylei a commettere azioni di cui potrebbe pentirsi, solo Gioia e Tristezza e sottolineo... TRISTEZZA possono evitare che accada tutto questo. Come dicevo prima si tratta di un vero e proprio viaggio nella mente, a partire dalla memoria a lungo termine per poi passare in zone quali il mondo asilo, immaggilandia ( luogo in cui si trova tutto ciò che è frutto dell'immagginazione di Rylei ) e la cineproduzione sogni, a questo proposito il film eccelle nell'aspetto onirico, trattandolo con estrema cura, prendendo in considerazione però anche il subsconcio, ubicato appositamente nelle profondità della mente, in quanto albergo delle peggiori paure. Inside Out alla fine si mostra come un film magistrale, conduce lo spettatore in un incredibile viaggio all'interno della mente e lo rapisce non solo per la bellezza insita in essa ma sopratutto per la costituzione di un filo prettamente logico che domina incontrastato per tutta la durata della pellicola ed il risultato è uno svolgimento realmente degno di nota. Inside Out lascia senza dubbio il segno e spero vivamente che vinca l'oscar come miglior film di animazione del 2015.
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dimoo
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giovedì 24 settembre 2015
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fa piangere di gioia e di tristezza
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Tutte le trame dei film possono racchiudersi nella frase "qualcosa va storto". E ciò è naturale. Il vero talento sta nel come sviluppare il tutto.
Molto profondo il significato di questa trama. Tutto è perfetto all'inizio, tutto funziona in armonia finché qualcosa va terribilmente storto, specie se si considera l'animo innocente di una bambina.
La vendita brusca della casa. La bambina che a sua insaputa si trasferisce in un'altra città. Ed ecco che la Gioia tenta di riportare tutto in pace ed armonia giocando ad Hockey nella casa vuota. Funziona per un po' ma poi i problemi ci riportano alla vita reale. La mamma che ci chiede di sorridere per il papà e la nostra Gioia che tenta in tutti i modi di organizzare una favolosa giornata per il giorno dopo.
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Tutte le trame dei film possono racchiudersi nella frase "qualcosa va storto". E ciò è naturale. Il vero talento sta nel come sviluppare il tutto.
Molto profondo il significato di questa trama. Tutto è perfetto all'inizio, tutto funziona in armonia finché qualcosa va terribilmente storto, specie se si considera l'animo innocente di una bambina.
La vendita brusca della casa. La bambina che a sua insaputa si trasferisce in un'altra città. Ed ecco che la Gioia tenta di riportare tutto in pace ed armonia giocando ad Hockey nella casa vuota. Funziona per un po' ma poi i problemi ci riportano alla vita reale. La mamma che ci chiede di sorridere per il papà e la nostra Gioia che tenta in tutti i modi di organizzare una favolosa giornata per il giorno dopo. Scopiamo la Tristezza sotto il tappeto e vediamo che tutto sembrerà in ordine. Ciò che conta è la nostra immagine non la nostra essenza. Abbiamo bisogno di appovazione altrui, specie alla nostra tenera età, quando abbiamo bisogno di crearci un'identità e di credere di essere qualcuno socialmente accettato. Un tipo ok. L'apparenza prima di tutto. Così c'è bisogno di creare un cerchio che la Tristezza non deve oltrepassare. C'è bisogno di catalogare tutte le paure che incombono su di noi. Darle un nome e darci l'illusione di poterle controllare alla perfezione. Ma la Tristezza è come un palloncino gonfiato che si tenta di affondare. Così leggero da poter credere di essere sconfitto con facilità, ma in realtà così forte da opporre resistenza e tentare di riaffiorare a tutti i costi. Ed ecco che il caos che sembra apparentemente creato dalla Tristezza è in realtà (ad un occhio attento) creato solo ed esclusivamente dalla Gioia. Non è un caso infatti che durante il viaggio di ritorno la Gioia non è in grado di consolare l'amico elefante-delfino rosa ma solo la Tristezza può. Perché quando si è tristi, voler essere gioiosi a tutti i costi non fa altro che crearci maggiore tristezza. E' un reprimersi. Ed ecco che ora si può andare avanti: l'elefante è tornato in sé.
Ma tutte le nostre certezze crollano. Rabbia, Disgusto e Paura non sono certo le emozioni migliori a cui lasciare le redini della nostra vita. E il treno dei Pensieri crolla. La Gioia da perfetta ingenua, ancora non capisce e vuole tornare alla base senza la Tristezza. Ma non si può. E' impossibile.
Commuovente l'elefantino rosa che sparisce com'è giusto che sia.
E una volta tornati alla base in un momento così delicato non si può non lasciarsi trasportare dalla Tristezza. E' lei al timone. Quella disprezzata da tutti era quella che avrebbe salvato la situazione sin dall'inizio. Ma per alcuni serve comunque un lungo travaglio per capirlo, specie se è la nostra prima sofferenza.
Ma la Tristezza da sola non può nulla e necessita della Gioia con sé al timone. Yin e Yang. Ora siamo completi. Ora siamo in pace e possiamo cominciare a vivere per davvero.
La simpatia delle scene del sogno o di ciò che accade nelle teste degli altri personaggi, persino nel gatto, sono la ciliegina sulla torta di un'ottima trama che non fa altro che sottolineare che il vero obiettivo è sistemare l'interno. Ciò che accade all'esterno è nulla ed anzi si adegua a ciò che siamo all'interno. Per questo l'esterno non merita nemmeno pià di tanta attenzione nel film.
Non è una questione di emozioni. Lì dentro è tutto immaginario. Basti pensare che le emozioni possono persino incontrare un unicorno. No le emozioni sono anch'esse un'illusione. E' questo che lo spettatore medio spesso non coglie o magari non vuole cogliere perché ancora troppo identificato con le proprie di emozioni. C'è qualcosa di più di questo per chi ha il "coraggio" di guardare più in là. Far leva su di esse pe poter tornare al proprio Centro e al proprio Essere. Solo cadendo nell'illusione possiamo ritornare alla realtà e al centro che eravamo alla nostra nascita. Senza interferenze. Solo che allora non ne eravamo coscienti. Ora possiamo decidere di esserlo.
L'equilibrio tra Gioia e Tristezza per poter ritornare alla propria Essenza. Ora siamo coscienti di ciò che realmente siamo.
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shaque
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martedì 20 ottobre 2015
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le emozioni di disney
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Film di animazione non della tradizione Disney per intenderci, ma ricca di contenuti e situazioni che ti portano ad emozionarti e riflettere. Più adatto ad un pubblico adulto o quantomeno per adolescenti o ragazzini. Invece per le situazioni espresse uno spettatore di età piccola finirebbe con l'annoiarsi. Buona produzione, ma non definiamolo capolavoro.
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elpiezo
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lunedì 21 settembre 2015
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intelligente ed emozionante
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La Pixar non delude e grazie alla sapiente regia del prodigio Pete Docter confeziona una favola che emoziona e commuove, un racconto di formazione adatto ad ogni tipologia di pubblico che si candida sicuramente tra i migliori film d'animazione degli ultimi anni.
La crescita di un'adolescente osservata attraverso i suoi sentimenti; in un immaginaria, vasta e funzionale torre di controllo, argute creature impersonano i sentimenti primari e si dannano l'anima per il bene della bimba alle prese con le prime asperità della vita. Paura, disgusto, rabbia, gioia, isole dell'inconscio, isole dei ricordi, infantili amici immaginari... sogni ed emozioni della giovane protagonista narrati in una moltitudine di colori e folli corse attraverso il suo inconscio; un continuo percorso di maturazione e sviluppo, dove ogni sequenza, per quanto surreale stabilisce l'evolversi della personalità, rendendo Inside Out un perfetto connubio di animazione e apprendimento.
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La Pixar non delude e grazie alla sapiente regia del prodigio Pete Docter confeziona una favola che emoziona e commuove, un racconto di formazione adatto ad ogni tipologia di pubblico che si candida sicuramente tra i migliori film d'animazione degli ultimi anni.
La crescita di un'adolescente osservata attraverso i suoi sentimenti; in un immaginaria, vasta e funzionale torre di controllo, argute creature impersonano i sentimenti primari e si dannano l'anima per il bene della bimba alle prese con le prime asperità della vita. Paura, disgusto, rabbia, gioia, isole dell'inconscio, isole dei ricordi, infantili amici immaginari... sogni ed emozioni della giovane protagonista narrati in una moltitudine di colori e folli corse attraverso il suo inconscio; un continuo percorso di maturazione e sviluppo, dove ogni sequenza, per quanto surreale stabilisce l'evolversi della personalità, rendendo Inside Out un perfetto connubio di animazione e apprendimento.
COSTRUTTIVO!!!!!!
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flyanto
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mercoledì 14 ottobre 2015
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là rappresentazioni delle emozioni che regolano la
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Ultima opera della Pixar "Inside Out" racconta di una ragazzina di undici anni che è costretta a cambiare città, e dunque a lasciare i propri luoghi e soprattutto i propri amici di sempre, per seguire i genitori a San Francisco. Per lei allontanarsi dal tanto caro Minnesota per una città che sin dall'inizio le appare come ostile (i cibi hanno infatti, secondo lei, un cattivo sapore o comunque diverso, i compagni di scuola non la considerano, ecc...) si verifica essere una grandissima delusione e così viene colta da una profonda malinconia da cui non riesce a uscire fuori, se non con l' azzardata decisione di raggiungere nuovamente la propria città natia.
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Ultima opera della Pixar "Inside Out" racconta di una ragazzina di undici anni che è costretta a cambiare città, e dunque a lasciare i propri luoghi e soprattutto i propri amici di sempre, per seguire i genitori a San Francisco. Per lei allontanarsi dal tanto caro Minnesota per una città che sin dall'inizio le appare come ostile (i cibi hanno infatti, secondo lei, un cattivo sapore o comunque diverso, i compagni di scuola non la considerano, ecc...) si verifica essere una grandissima delusione e così viene colta da una profonda malinconia da cui non riesce a uscire fuori, se non con l' azzardata decisione di raggiungere nuovamente la propria città natia. E' così che ella decide di scappare da casa e di ritornare in Minnesota alla volta dei suoi cari luoghi e soprattutto dei tanto amati amici. Ma appena sta per compiere questa preoccupante e sconsiderata azione, ella ritorna a casa, dai propri genitori che le vogliono un immenso bene e, grazie anche al loro aiuto e conforto, riuscirà piano piano ad integrasi nella realtà della nuova città.
La trama in sè di "Inside Out", a dire la verità, risulta piuttosto banale e scontata ma quello che rende un capolavoro quest' ultima opera della Pixar è l'originalità di come il soggetto viene presentato. Al di là del fatto che, come tutti i films di animazione della Pixar, i disegni, il montaggio, insomma, tutto l'apparato tecnologico in generale con cui essi vengono realizzati, risulti quanto mai perfetto ed accurato nei minimi particolari, è la rappresentazione stessa dei sentimenti e delle sensazioni varie che animano la protagonista (e tutti gli esseri umani in generale) durante l'intero suo percorso nella storia a divenire la protagonista principale in assoluto. Le emozioni, realizzate brillantemente con svariate e precise fisionomie, nonchè con tinte cromatiche sapientemente assegnate e distribuite, risultano in definitiva i personaggi che muovono e generano l'intero processo di crescita della protagonista e, di conseguenza, di tutti gli esseri umani, lottando e volendo prevaricare l'una sull'altra a volte, vincendo o perdendo altre volte o agendo insieme e creare confusione. Una lunga serie, inoltre (qui troppo lunga da enunciare), di elementi contribuisce a marcare e rappresentare il naturale passaggio dal mondo dell'infanzia a quello dell'adolescenza (qui si ferma il film) e tutto nell'insieme risulta perfettamente assemblato ed all'unisono.
E' difficile catalogare tale opera come un puro e semplice film animato: essa costituisce molto di più vista la sua ricchezza di tematiche e rappresentazioni che, sia pure molto esplicite, per i bambini, risultano sicuramente difficili da cogliere nella loro completezza. E pertanto, sebbene "Inside Out" sia una pellicola ideate e destinata al mondo infantile, sicuramente viene maggiormente apprezzata e compresa dagli adulti che ne sanno cogliere le infinite sfumature e significati, apprezzandoli appieno e, nello stesso tempo, anche divertendosi.
Da non perdere assolutamente e rivolto ad un pubblico, appunto, non troppo piccolo di età.
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miranbaricic
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domenica 25 ottobre 2015
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finalmente
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Era davvero molto tempo che, nel campo dell'animazione, non veniva prodotto qualcosa di realmente valido. Inside out è, dopo tanto tempo, il primo film di animazione divertente (senza mai forzare le risate), capace di parlare a più fasce d'età, e soprattutto intelligente. Le interazioni fra gli omuncoli nella testa della protagonista sono tradotti in emozioni e comportamenti in maniera azzeccatissima, e il film porta con se un significato intelligente, senza cercare di mascherarlo o pomparlo con inutili sentimentalismi e uscite troppo smielate che avrebbero sicuramente rovinato il risultato. Ovviamente il sentimentalismo c'è, ma non è mai pesante, non è mai difficile da sopportare, non scade nello stucchevole o nel melenso.
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Era davvero molto tempo che, nel campo dell'animazione, non veniva prodotto qualcosa di realmente valido. Inside out è, dopo tanto tempo, il primo film di animazione divertente (senza mai forzare le risate), capace di parlare a più fasce d'età, e soprattutto intelligente. Le interazioni fra gli omuncoli nella testa della protagonista sono tradotti in emozioni e comportamenti in maniera azzeccatissima, e il film porta con se un significato intelligente, senza cercare di mascherarlo o pomparlo con inutili sentimentalismi e uscite troppo smielate che avrebbero sicuramente rovinato il risultato. Ovviamente il sentimentalismo c'è, ma non è mai pesante, non è mai difficile da sopportare, non scade nello stucchevole o nel melenso. L'unica cosa che personalmente non ho amato è la resa strettamente tecnica della computer grafica, e sinceramente avrei preferito che il film fosse realizzato tramite il disegno; i tempi tuttavia sono quelli che sono, e mi faccio andare bene la computer grafica così come è.
In buona sostanza Inside Out è una brillante metafora dei sentimenti che albergano nella giovane mente di Riley, la protagonista nel film, che riesce ad essere educativa e divertente in maniera non troppo infantile, e che riesce a intrattenere tutte le fasce d'età. Ne consiglio la visione
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alexmanfrex
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martedì 6 ottobre 2015
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siamo fatti così !!!
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Diciamoci la verità: Inside Out ha veramente spiazzato !!
Ci sono cinque "ometti": Gioia, Tristezza, Disgusto, Paura e Rabbia ... e una bambina, Riley, i cui stati d'animo sono regolati da questi 5 personaggi (che controllano il tutto da una sorta di torre di controllo computerizzata nel suo cervello !!!) ... e ancora: i ricordi come biglie stipate in sconfinati archivi, le realtà quotidiane rappresentate come vere e proprie isole felici, e tanto altro ...
L'antropomorfizzazione dei meccanismi che regolano il nostro corpo, riporta un po'indietro al successo dei cartoni animati della serie "Siamo fatti così", in cui le funzioni del nostro organismo venivano reappresentate da un campionario di simpatici (quanto improbabili) ometti, mostriciattoli, oggetti, mezzi di trasporto (e diciamocelo, quanti di noi hanno creduto per anni che tutto fosse effettivamente vero !!!).
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Diciamoci la verità: Inside Out ha veramente spiazzato !!
Ci sono cinque "ometti": Gioia, Tristezza, Disgusto, Paura e Rabbia ... e una bambina, Riley, i cui stati d'animo sono regolati da questi 5 personaggi (che controllano il tutto da una sorta di torre di controllo computerizzata nel suo cervello !!!) ... e ancora: i ricordi come biglie stipate in sconfinati archivi, le realtà quotidiane rappresentate come vere e proprie isole felici, e tanto altro ...
L'antropomorfizzazione dei meccanismi che regolano il nostro corpo, riporta un po'indietro al successo dei cartoni animati della serie "Siamo fatti così", in cui le funzioni del nostro organismo venivano reappresentate da un campionario di simpatici (quanto improbabili) ometti, mostriciattoli, oggetti, mezzi di trasporto (e diciamocelo, quanti di noi hanno creduto per anni che tutto fosse effettivamente vero !!!). Pur appoggiandosi a questo modello, IO va oltre: gli ometti buffi diventano emozioni che trafficano con i ricordi e le azioni/reazioni di Riley fin dai primi vagiti, per arrivare all'età dell'adoloscenza e delle primi crisi esistenziali.
Portare la psicologia al cinema non è mai stata una cosa semplice, terreno decisamente insidioso. Inserirla in un cartoon poi ... Si è vero: ormai siamo abituati a cartoni animati che, parallelamente al tentativo di intrattenere, indagano sempre più i risvolti dell'animo umano e creano un terreno fertile per affrontare con freschezza e intelligenza le complessità relazionali ...
Inside Out però fa un netto passo in avanti: crea un mondo e un ambiente rivoluzionari, dove sentimenti ed emozioni non sono più solo frutto di dinamiche fra i persoanaggi ... sono i personaggi stessi !!!!
La bellezza del significato di questo film risiede nell'evoluzione che coinvolge appunto le cinque emozioni nei loro rapporti reciproci, nel carattere di ognuno (Gioia che inizia a provare sconforto, Tristezza che scopre di poter donare in un certo senso una felice consapevolezza ...) per giungere alla conclusione che, tutte le emozioni sono utili e funzionali nel percorso di maturazione degli esseri umani, che non necessariamente sono in netto contrasto fra loro, ma quanto mai legate (anche se, bisogna dirlo, Gioia la fa da mattattrice in tutto questo !!).
Sviluppato ottimamente il duplice piano su cui si muove la vicenda, quella introsepttivo e quello esterno, inevitabilmente legati l'uno all'altro ...
Insomma: un cartone che non è certo un capolavoro memorabile, ma di una bellezza spiazzante (molto toccante anche il cortometraggio introduttivo "Lava").
A lungo abbiamo ricercato un cartoon intelligente, ai limiti della sensibilità e dell'attenzione per le tematiche esistenziali !! Beh è arrivato (ed "evviva") con un potenziale non indifferente per eventuali sequel (cosa c'è di più inesplorato ed esplorabile dell'animo umano ???).
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jack beauregard
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lunedì 5 ottobre 2015
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non mi unisco all'esagerato coro di elogi
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Per carità, si tratta di un buon film, che parte da un'idea abbastanza originale e pure molto ambiziosa. La realizzazione non era facile e la riuscita è, tutto sommato, discreta.
Però, io tutto questo gridare al capolavoro, sinceramente, l'ho trovato esagerato. Siamo lontani da Monster's & Co, ma anche dai primi dieci minuti di Up! (lì sì che ho pianto di commozione).
Qui ho trovato funzionanti ed esilaranti i momenti di interazione tra cervelli (che avrebbero meritato maggior spazio e sviluppo), quando entrano in gioco le emozioni dei vari soggetti (la scena a tavola in famiglia è forse la migliore), e che sono, insieme alle sequenze finali con i cervelli di cane e gatto le scene più divertenti.
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Per carità, si tratta di un buon film, che parte da un'idea abbastanza originale e pure molto ambiziosa. La realizzazione non era facile e la riuscita è, tutto sommato, discreta.
Però, io tutto questo gridare al capolavoro, sinceramente, l'ho trovato esagerato. Siamo lontani da Monster's & Co, ma anche dai primi dieci minuti di Up! (lì sì che ho pianto di commozione).
Qui ho trovato funzionanti ed esilaranti i momenti di interazione tra cervelli (che avrebbero meritato maggior spazio e sviluppo), quando entrano in gioco le emozioni dei vari soggetti (la scena a tavola in famiglia è forse la migliore), e che sono, insieme alle sequenze finali con i cervelli di cane e gatto le scene più divertenti. Invece, mi è sembrata troppo lunga e, a tratti, abbastanza noiosa tutta l'avventura di Gioia e Tristezza per rientrare alla centrale operativa.
Capisco l'intento: affrontare il trauma di un cambiamento nell'età pre-adolescenziale, da un punto di vista che non si era mai visto prima (scusate il gioco di parole), cioè rendendo concrete e visibili le emozioni e che si tratta di un intento difficile da mettere in pratica, ma la resa è, al massimo, più che sufficiente, certo non memorabile.
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