Titolo originale | Chiamatemi Francesco - Il Papa della gente |
Anno | 2015 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia |
Durata | 94 minuti |
Regia di | Daniele Luchetti |
Attori | Rodrigo De la Serna, Sergio Hernández, Muriel Santa Ana, José Ángel Egido Alex Brendemühl, Mercedes Morán, Pompeyo Audivert, Paula Baldini, Matteo Leoni, Andres Gil (II), Leah Allers, Cuyle Carvin, Claudio De Davide, Marco Di Tieri, Maximilian Dirr, José Eduardo, Gabriela Flores (II), Gera Maleh, Maria Cecilla Miserere, Simone Santia, Ferdinando Vetere. |
Uscita | giovedì 3 dicembre 2015 |
Tag | Da vedere 2015 |
Distribuzione | Medusa |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,10 su 6 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 12 dicembre 2016
Il racconto del percorso che ha portato Jorge Bergoglio, figlio di una famiglia di immigrati italiani a Buenos Aires, alla guida della Chiesa Cattolica. In Italia al Box Office Chiamatemi Francesco ha incassato nelle prime 4 settimane di programmazione 3,6 milioni di euro e 1,3 milioni di euro nel primo weekend.
CONSIGLIATO SÌ
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Jorge Bergoglio è uno studente come tanti nella Buenos Aires degli anni Sessanta, con amici e fidanzatina, quando decide di entrare a far parte dell'Ordine dei Gesuiti. Vorrebbe diventare missionario in Giappone ma non gliene viene data l'opportunità, perché da subito deve apprendere la virtù dell'obbedienza: sarà proprio questa a porlo di fronte alle scelte più importanti della sua vita, perché dovrà distinguere fra i doveri verso la propria coscienza e la sottomissione al regime dittatoriale di Videla e allo strapotere dei proprietari terrieri in una terra polarizzata fra grandi ricchezze e grandissime povertà.
Daniele Luchetti e il suo produttore, Pietro Valsecchi, si sono buttati nell'impresa di raccontare la storia di Bergoglio prima che diventasse Papa con lui ben vivo e presente in Vaticano, senza consultarlo e senza chiedere la collaborazione dell'istituzione ecclesiastica. Questo ha dato loro la (relativa) libertà di raccogliere testimonianze da una quantità di persone più o meno attendibili, di affrontare direttamente il capitolo più spinoso e controverso della vita dell'allora Responsabile provinciale gesuita, ovvero il suo rapporto con la dittatura argentina negli anni fra il 1976 e il 1981, e di prendere le sue parti dando credibilità alla versione della Storia che lo vede a fianco dei desaparecidos e dei preti militanti. Il che non significa che la sceneggiatura sorvoli sul fatto che Bergoglio ha tolto ad alcuni di questi ultimi la protezione dell'Ordine dei Gesuiti di fatto consegnandoli al regime, ma significa che concede al suo comportamento il beneficio di quella doppia lettura che riguarda gran parte della quotidianità sudamericana, ovvero la coesistenza di una condotta ufficiale e una ufficiosa, data dalla necessità di muoversi apparentemente all'interno delle regole per poi trasgredirle di nascosto seguendo la propria etica. Ed è attraverso un altro sdoppiamento che il film di Luchetti affronta il rapporto fra la "Chiesa classica", che il film non esita a descrivere come pavida e conservatrice quando non apertamente reazionaria e connivente con i poteri forti (fino alla delazione), e la Chiesa che guarda con simpatia alla "teologia della liberazione". Non mancano i riferimenti al misticismo, caro alla tradizione gesuitica e che in Sudamerica (come in una certa Europa "esoterista") ha da sempre i suoi convinti seguaci.
L'efficacia del racconto sta principalmente nell'aderenza della sua estetica a quella popolare latina, in rispettosa aderenza della forma al suo contenuto e all'etnia del suo protagonista. Luchetti si concede l'apparente elementarità "sudamericana" del racconto dipingendo un murales di larga accessibilità, e parte da un inizio fortemente didascalico (ad alto rischio biopic televisivo, nel solco di quelle "vite dei santi e dei prelati" dominato da Lux Vide) che diventa a poco a poco cinema, complice anche il potente inserto che ricostruisce l'inferno dei desaparecidos attingendo a piene mani da Garage Olimpo più ancora che da La notte delle matite spezzate. Solo alla fine, nella scena della messa di Bergoglio fra i nullatenenti alla viglia della sua ascesa alla poltrona papale, Luchetti si concede uno stile fortemente autoriale, facendo lievitare la sua cinematografia in parallelo all'elevazione spirituale di un uomo che ha imparato il coraggio passando attraverso lunghe e dolorose mediazioni: un uomo che oggi si espone dal balcone più visibile del mondo dopo che per una vita ha invitato gli altri a "non esporsi".
La storia di Bergoglio diventa in Chiamatemi Francesco metafora di un mondo diviso fra chi distoglie lo sguardo e chi sceglie di vedere, e in questo è supremamente cinematografica. L'Argentina dei dittatori, così come quella dei latifondisti che tolgono le terre ai contadini, è un mondo anche visivamente diviso in un sopra e un sotto, laddove il sotto diventa prigione o rifugio, visibile o invisibile, a seconda di chi effettua l'opera di occultamento, e dei motivi alti o bassi per cui sceglie di farlo. E la compulsione del giovane Bergoglio a "fare quel che si può fare" diventa nella maturità quella capacità (quantomeno dichiarata) di spingersi alle estreme conseguenze del pensiero cristiano, negando ogni complicità con chi opera in direzione contraria.
Grande importanza nella formazione morale di Bergoglio e nella sua acquisizione di coraggio e consapevolezza è data in Chiamatemi Francesco alle donne. Senza calcare troppo la mano, Luchetti e il suo cosceneggiatore argentino Martin Salinas intessono la trama di figure femminili forti e anticonformiste, gettando i semi di quel pensiero papale tanto favorevole all'energia muliebre da far sperare nel futuro accesso delle donne al sacerdozio. La qualità portante del Bergoglio di Luchetti è infatti la propensione alla cura, più spesso identificata col materno perché comporta un obbligo inderogabile di protezione altrui.
Grande freccia all'arco di Luchetti è infine Rodrigo de la Serna, umanissimo attore argentino che porta con sé (cinematograficamente parlando) il ricordo di almeno due sue interpretazioni memorabili e supremamente attinenti: quella di Alberto Granado ne I diari della motocicletta, portatore insieme al Che del pensiero socialista in Sudamerica, e quella del desaparecido evaso in Cronaca di una fuga - Buenos Aires 1977. La sua interpretazione nei panni del giovane Jorge scansa l'agiografia e fa leva sulla dignità personale dell'attore per portare mano nella mano gli spettatori senza mai stancarli, pur restando praticamente sempre al centro della scena. Sergio Hernandez, l'attore cileno che ricordiamo in Gloria e in No - I giorni dell'arcobaleno, non è da meno nei panni del Bergoglio più anziano, la cui risata finale è presa d'atto definitiva e gioiosa della suprema ironia della vita.
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Daniele Luchetti ha fatto un film discreto, la vita di Papa Francesco propone momenti interessanti che possono essere sviluppati in un film che non sia la solita favoletta agiografica sul personaggio di turno e lui l'ha fatto . Il film ci mostra tre momenti cruciali nella vita del Papa , la sua gioventù laica , vicina al movimento Peronista , la sua elezione a Papa [...] Vai alla recensione »
Chiamatemi Francesco. Film di Lucchetti. Film su un papa vivente. E solo all'inizio di un pontificato, si spera lungo. Un film che poco concede alla spiritualità che magari qualcuno poteva attendersi. Un film più visto con l'occhio della politica. Schierandosi dalla parte dei deboli. Contro il fascismo delle dittature militari dell'Argentina e del sud America.
Sono rimasto molto sorpreso, mi aspettavo tutto un altro film,anche perché non avevo letto commenti ed opinioni,cosa che spesso faccio. Non c'è delusione nel cammino spirituale appena accennato ,piuttosto c'è consapevolezza di aver assistito in buona parte alla storia della dittatura argentina e a personali interessi dei potenti.
Questa pellicola si concentra nel descriverci la vita da giovane del sommo Pontefice Papa Francesco, facendoci comprendere il difficile periodo della dittatura argentina negli anni '70 che causò la persecuzione e l'uccisione di molti prelati e cattolici attivisti. Una sorta di colpo allo stomaco che fa riflettere e che ci riempie di amarezza e di rancore nei riguardi di questo difficile [...] Vai alla recensione »
CHIAMATEMI FRANCESCO – IL PAPA DELLA GENTE (IT/GERM/ARG, 2015) diretto da DANIELE LUCHETTI. Interpretato daRODRIGO DE LA SERNA, SERGIO HERNàNDEZ, MURIEL SANTA ANA, JOSé ÀNGEL EGIDO, ÀLEX BRENDEMüHL, CLAUDIO DE DAVIDE, MERCEDES MORàN, POMPEYO AUDIVERT Storia del 266° pontefice della Chiesa Cattolica, nato Jorge Mario Bergoglio a Buenos Aires il [...] Vai alla recensione »
Vista la storia e il materiale a disposizione (l'avventurosa vita di Jorge Bergoglio) e il regista Daniele Lucchetti, dispiace dirlo, ma francamente pensavo meglio. La storia si concentra solo su 4 punti della vita di Bergoglio la sua vocazione con conseguente rinuncia alla fidanzata, il diventare gesutia, la diffcoltà di amministrare un collegio universitario [...] Vai alla recensione »
Daniele Lucchetti racconta la biografia di Jorge Bergoglio, dai suoi anni giovanili fino al momento in cui viene eletto Papa. Gran parte del racconto verte sulla lotta politica che impegna il popolo argentino prima contro il regime di Videla e poi contro i nuovi capitalisti che senza scrupoli tentano di appropriarsi di terreno occupati dalle favelas.
Vari film di argomento religioso e monografici sui pontefici, nel corso della storia del cinema e della storia complessivamente intesa, sono stati apologetici, mentre non lo è affatto questo"Chiamatemi Franesco: il Papa della gente"di Luchetti, che ci mostra un passaggio complessivamente"sofferto"alla condizione sacerdotale, l'adesione al peronismo di sinistra(non quello [...] Vai alla recensione »
La domanda che dovrebbe sorgere dalla visione è: perché questo film, quale obiettivo, quale 'messaggio'? Tenendo conto che il biopic è su un personaggio anziano (quasi 80enne) ed è strutturato più o meno in tal modo: 5% cornice con Bergoglio cardinale a Roma in procinto e a ridosso dell'elezione; 5% sequenza giovanile con la comunicazione agli amici (peraltro totalmente avulsi da ogni dimensione spirituale [...] Vai alla recensione »
Nel realizzare "Chiamatemi Francesco. Il Papa della gente," il regista Daniele Lucchetti si è fedelmente attenuto a quanto testimoniato da persone che hanno avuto salve le loro vite grazie alle provvidenziali e forti mediazioni dell'allora superiore provinciale e, in seguito, vescovo ausiliare, gesuita Jorge Mario Bergoglio presso i più alti esponenti sia della Chiesa che del regime dittatoriale argentino [...] Vai alla recensione »
“Llámenme Francisco” (Y les confesaré sobre los “desaparecidos” de Argentina) “CHIAMATEMI FRANCESCO” Film del regista italiano Daniele Luchetti, 2015 Es mía la frase entre paréntesis, porque en realidad el film lleva como subtitulo “El Papa de la gente” y tiene la intención [...] Vai alla recensione »
Complimenti vivissimi al regista di questo film! Un film che merita davvero per la sua originalità e nella sua validità nel rappresentare la vita di quest'uomo che è entrato, in un certo senso, nelle nostre vite in punta di piedi, da umile servo. Un film che rispecchia pienamente la realtà di una dittatura sanguinaria e feroce, qual'è stata quella di Videla. [...] Vai alla recensione »
Un film da non perdere. Lucchetti ci pone sotto gli occhi la terribile, traumatica vicenda della dittatura argentina, vissuta in prima persona da Bergoglio. Il titolo del film appare più che giustificato se si guarda all' attuale e futura azione do Bergoglio- Pontefice, volta a dare un taglio visibile alla dimensione temporale della Chiesa Cattolica, spesso collusa col potere e affascinata [...] Vai alla recensione »
Non voglio soffermarmi sulla trama, non la trovo fondamentale essendo una storia vera, vorrei soffermarmi invece su come questa storia è stata rappresentata sul maxi schermo. "La preoccupazione più grande era quella di non fare un santino" dice Lucchetti. Perfetto, non l'hai fatto, anzi, sei riuscito a mettere in evidenza la doppia "personalità" di Bergoglio nel periodo della dittatura argentina del [...] Vai alla recensione »
Daniele Lucchetti insieme a Mediaset, producono questo film che racconta il cammino di fede di Jorg Bergoglio o come lo conosciamo noi Papa Francesco . Lucchetti fa molta attenzione ai particolari della storia e riesce a raccontare parte della vita di Papa Francesco in modo molto coinvolgente e questo fa un gran film che sopratutto i cattolici apprezzeranno molto.
Luchetti non fa molti film ma quelli che fa non si dimenticano.La storia di Papa Bergoglio e della sua lotta contro le dittature raccontata in modo lineare, semplice, esauriente. Agghiaccianti le scene delle torture sottintese, inespresse così come quella dei " voli della morte".Esci dalla sala soddisfatto, con la voglia di saperne di più sul periodo e sulla vicenda.
Film per lo più incentrato su fasi importanti della vita di Bergoglio, sulla sua determinazione nel limitare le crudeltà della dittatura Argentina....pochissima religione ma tanta voglia di giustizia e coraggio. In oltre é anche un film snello e non complesso.
Daniele Luchetti si conferma uno dei nostri migliori registi, dotato di grande maestria e sensibilità che regala sempre emozioni
Daniele Lucchetti insieme a Mediaset, producono questo film che racconta il cammino di fede di Jorg Bergoglio o come lo conosciamo noi Papa Francesco . Lucchetti fa molta attenzione ai particolari della storia e riesce a raccontare parte della vita di Papa Francesco in modo molto coinvolgente e questo fa un gran film che sopratutto i cattolici apprezzeranno molto.
Consiglio questo film sono entrata scettica e uscita completamente soddisfatta. Il film è avvincente con ottimi attori soprattutto il Bergoglio giovane. Il film mette in evidenza quanto la vita sia complessa per gli uomini di chiesa che vivono la loro missione nel modo più autentico.
Gli episodi raccontati nel film e la vita di Papa Francesco, prima di diventare Papa, li conoscevo già ed in questo film sono stati presentati molto correttamente: la lotta alla dittatura, l'amore per la gente semplice, la vita condotta senza lusso e sfarzo. Un film senza rallentamenti, e che si avvale di un ottimo attore protagonista. Un film, tra l'altro, che non esalta o santifica il Papa, ma ce [...] Vai alla recensione »
Ero prevenuto entrando nella sala per Chiamatemi Francesco, e anche annoiato dalla promozione del film, su tutte le reti, per giorni, ora per ora, minuto per minuto. È un errore, una sovraesposizione in quel senso finisce per scaricare l'emozione e dare troppe informazioni. In sostanza mi pareva di aver già visto il film. Rappresentare un personaggio come Jorge Bergoglio è meno facile di come possa sembrare, proprio per l'esposizione mediatica del personaggio, quello vero.
Il successo del film di Daniele Luchetti, pensato per la televisione e distribuito in versione ridotta su grande schermo, si deve certamente alla popolarità di Papa Francesco, forse già oggi persino superiore all'amato Giovanni Paolo II - in particolare, al Wojtila stanco e umanissimo degli ultimi anni. Complice l'Anno Santo, con il Giubileo straordinario, e grazie e una intuizione del solito, astuto Pietro Valsecchi, Chiamatemi Francesco - Il Papa della gente cade al momento giusto e nel luogo giusto - le sale cinematografiche italiane.
Interessante cineasta Daniele Luchetti, classe 1960, già assistente di Nanni Moretti (Bianca), poi suo aiuto regista (La messa è finita) infine autore in proprio per il grande schermo ma anche, parallelamente, star delle regie pubblicitarie. È suo lo spot anni '90 del Maxibon Motta, quello con Stefano Accorsi che a Cristiana Capotondi "straniera" in Romagna, dice, ammiccando, "Due gust is megl che uan".
Se un giorno dovesse incontrare il Papa, la prima cosa che farebbe sarebbe chiedergli «perdono». Eppure Rodrigo De La Serna che, in Chiamatemi Francesco di Daniele Luchetti, è Jorge Bergoglio negli anni tra il 1961 e il 2005, non ha niente da farsi perdonare, almeno sul piano artistico. Il modo con cui incarna il futuro Pontefice, vigoroso, coerente, pragmatico, è uno dei pregi dell'opera.
Un indubbio danno a «Chiamatemi Francesco» lo provoca proprio il suo finale coinvolgente. Quando le immagini di repertorio post fumata bianca mostrano il vero neo papa Francesco affacciato al balcone mentre si rivolge alla piazza con l'umile e ormai celebre «fratelli e sorelle, buonasera»: a questo punto, infatti, il film appena visto sembra bruciato dall'impari confronto e consegnato all'archivio [...] Vai alla recensione »
Daniele Luchetti ha dedicato vera passione a una figura che la merita in pieno. Conosciamo il poco più che ventenne Jorge Mario che ha la ragazza e tanti amici, ha studiato chimica e lavora in un laboratorio, si astiene dall'animosità del confronto tra peronisti e non, e con sorpresa generale si fa prete con l'ambizione mai realizzata di partire missionario.
Papa Francesco un miracolo lo ha già fatto, riuscendo a portare, grazie a questo biopic che lo riguarda, un discreto numero di spettatori in sala. Luchetti è stato bravo a non trasformare la pellicola in un film religioso o nel «santino» dell'attuale Papa. Qui, si racconta la storia di un uomo, Bergoglio, alle prese con la dittatura argentina e con i pesanti silenzi della Chiesa davanti alle migliaia [...] Vai alla recensione »
Dignitosa, appassionata biografia del futuro papa Francesco, girata in Argentina. A Baires nel '60, Jorge Bergoglio molla la fidanzata e entra in seminario. Nel '76 ecco il golpe dei colonnelli. Il sacerdote, ora superiore generale dei gesuiti, si batte con gli oppositori del regime. Nel '92 è prete di campagna a Cordoba, poi vescovo. E ben altra promozione lo attende.