storie di cinema
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mercoledì 21 gennaio 2015
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prevedibile, scritturato a pennello per hollywood
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La vita di una mente eccezionale non è mai semplice. Ce lo dice la storia, e il cinema, in più occasioni, ce lo ha ribadito. Alan Turing, genio, matematico, crittografo, viene ingaggiato dal governo inglese – Winston Churchill lo porrà a capo di una squadra di esperti - per decifrare i messaggi nazisti durante la Seconda guerra mondiale.
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La vita di una mente eccezionale non è mai semplice. Ce lo dice la storia, e il cinema, in più occasioni, ce lo ha ribadito. Alan Turing, genio, matematico, crittografo, viene ingaggiato dal governo inglese – Winston Churchill lo porrà a capo di una squadra di esperti - per decifrare i messaggi nazisti durante la Seconda guerra mondiale. Per farlo Turing metterà a disposizione tutte le sue facoltà, ritrovandosi poi vittima dello stesso paese che aveva contribuito a salvare dalla guerra e dalla furia hitleriana. The Imitation Game è un film lineare, fedele alla storia, abbastanza efficace nell’evidenziare le difficoltà comunicativa e caratteriale di Turing, la sua determinazione, la sua diversità. Turing, infatti, è diverso nel genio, e, per il governo di Sua Maestà, è diverso in quanto omosessuale. Tuttavia, se si esce dalla sfera privata, quella insomma più enigmatica e misteriosa, il film perde tono e potenza. La guerra, che si intravede qua e là alternando colori vividi al bianco e nero d'immagini di repertorio, fa da sfondo alle vicende, e il racconto del suo decorso, sommario e distaccato, non ha sufficiente carattere per imprimere la giusta atmosfera e l'adeguata grandezza. Si ha quasi la sensazione che le sorte di una delle guerre più brutali di tutti i tempi si decida sulle scrivanie di qualche ufficio segreto. Manca senz'altro nella sceneggiatura uno scatto di originalità che riesca a caratterizzare il lavoro di Turing non solo come un qualcosa intrappolato all'interno di una battaglia con se stesso e con i suoi spettri, ma come bene dell' intera umanità. Tanto che The Imitation Game, nei passaggi cruciali, sembra addirittura troppo prevedibile, regolare, scritturato a pennello per quella Hollywood degli Oscar così catturata dal dolore e dal tormento di questi uomini straordinari, le intimità dei quali, inevitabilmente, vanno a congiungersi e confondersi col destino della grande storia. Non è un caso se Benedict Cumberbatch viene già da tempo incluso tra le probabili nomination. The imitation Game è un film che rende omaggio in maniera sincera e appassionata ad una mente straordinaria, ad un uomo eccelso che forse pochi conoscono così a fondo. Un uomo solo e incompreso. Un uomo che per tutta la vita ha cercato di imitare e decifrare i meccanismi dell'intelligenza umana. Un uomo incapace di vincere il gioco crudele e affascinante dell'esistenza.
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parpignol
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mercoledì 21 gennaio 2015
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avvincente ma inopportunamente romanzato
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Il film è ben fatto, e gli attori sono convincenti, specie il protagonista che interpreta un Alan Turing cinico e razionale, e il Comandante che rispecchia appieno le tensioni militari e politiche che si dovevano percepire all'epoca dei fatti. Il problema semmai è impersonato dalla presenza di Keira Knightley, per la quale ammetto di avere una soggettiva e profonda avversione pregiudiziale: sembra che le parti che le affidino siano sempre quelle della donna anticonvenzionale, che ha pensieri e atteggiamenti mascolini, se non addirittura volgari nel contesto storico in cui il suo personaggio si trova. Questa non è certo una sua colpa, ma diciamo che in un film che già di per sè come cast è (necessariamente) "un campo di fave", la sua presenza invece che allietare gli occhi maschili, li affossa creando una sorta di inconscia repulsione verso una "Joan" che, proponendosi impropriamente come geniaccio della matematica pari al Turing in realtà.
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Il film è ben fatto, e gli attori sono convincenti, specie il protagonista che interpreta un Alan Turing cinico e razionale, e il Comandante che rispecchia appieno le tensioni militari e politiche che si dovevano percepire all'epoca dei fatti. Il problema semmai è impersonato dalla presenza di Keira Knightley, per la quale ammetto di avere una soggettiva e profonda avversione pregiudiziale: sembra che le parti che le affidino siano sempre quelle della donna anticonvenzionale, che ha pensieri e atteggiamenti mascolini, se non addirittura volgari nel contesto storico in cui il suo personaggio si trova. Questa non è certo una sua colpa, ma diciamo che in un film che già di per sè come cast è (necessariamente) "un campo di fave", la sua presenza invece che allietare gli occhi maschili, li affossa creando una sorta di inconscia repulsione verso una "Joan" che, proponendosi impropriamente come geniaccio della matematica pari al Turing in realtà... non combina nulla di realmente utile per la causa "enigma". Davvero. Non sono andato a spulciare, per pigrizia, la storia vera di Turing e della sua equipe, ma presumo con buona probabilità di certezza che NON ci fosse una donna tra gli studiosi, considerato pure che le donne dell'epoca non potevano, per tante limitazioni, ascendere ai più alti gradi accademici e di studio, e figurarsi a quelli necessari per decriptare un codice segreto! Tanto più che, come dicevo, Joan non è mai utile a tale fine. La sua presenza, anzi, sembra essere stata immessa a "giustificare" o "attenuare" se non "distorcere" l'omosessualità di Turing, secondo la solita retorica anti-gay in voga nel cinema attuale come altrove. La donna in questo film è stata inserita perché il Turing si innamorasse di lei, e viceversa, ma senza però giungere al "dunque" perché Turing è omosessuale, quindi last minute egli rinnega l'innamoramento palese accontentandosi (e accontentandoCI) dell'amicizia. Il messaggio che viene così passato al pubblico sembra allora essere "ok, Turing era omosessuale, ma non troppo, perché comunque si era innamorato di una donna. Quindi possiamo riabilitarlo, perché in fondo forse era bisessuale"; a ciò magari aggiungiamo anche l'attenuante nascosta "era omosessuale perché traumatizzato fin da piccolo dagli altri ragazzini... quindi possiamo perdonarlo". No, no, NO. Questa non è una riabilitazione, ma un'altra offesa alla memoria di Alan Turing! Bisognava per forza dolcificare la sua figura e renderla commestibile con l'inserimento (per me campato in aria) della figura purificatrice femminile nella trama? Non era politically correct dire che era omosessuale E BASTA? Joan è la figura su cui poi si accentra tutto il film nell'ultima parte, andando così a scemare la parte realmente avvincente che è quella dello spionaggio e degli intrighi legati a Ultra; e figura che, come detto, si rivela completamente INUTILE ai fini della decifrazione di Enigma. Insomma, troppa importanza data a Joan, troppa poca data invece al VERO team di sviluppo, e blando finale che lascia la sensazione di aver visto un buon film, ma non un ottimo film. Se poi ci aggiungiamo anche che, da italiani, un po' di rodimento di fegato dovremmo avercelo nel vedere come (e con che fortuna sfacciata) gli inglesi hanno decifrato Enigma condannandoci alla sconfitta in guerra, il quadro si fa completo.
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no_data
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martedì 20 gennaio 2015
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turing story
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ottimo film con un cast di attori eccellenti e una storia umana intensa trattata in modo delicato .Le recensioni parlano di omosessualità del protagonista e così lui si definisce , ma a me sembra che dal film si possa invece arguire che si trattava di pedofilia.
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lisa costa
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lunedì 19 gennaio 2015
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i giochi del genio
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La prima regola per fare un film biografico come si deve è quella di raccontare di un personaggio, di una storia, di cui si sa poco, di cui si deve approfondire, di cui si può provare interesse.
The Imitation Game questa regola la rispetta alla perfezione, raccontandoci non solo di un uomo che poco si conosce, ma anche di anni rimasti sepolti tra i segreti di Stato, di anni condivisi e mai divulgati da un manipolo di persone, scienziati.
Cos'hanno fatto questi scienziati? Cosa fino al 1974 il Regno Unito ha tenuto nascosto?
Un piano, un lungo progetto, che ha permesso di finire la II Guerra Mondiale 2 anni prima, di salvare circa 14 milioni di persone e soprattutto di sconfiggere Hitler.
A capo di questi scienziati, c'era un certo Alan Turing.
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La prima regola per fare un film biografico come si deve è quella di raccontare di un personaggio, di una storia, di cui si sa poco, di cui si deve approfondire, di cui si può provare interesse.
The Imitation Game questa regola la rispetta alla perfezione, raccontandoci non solo di un uomo che poco si conosce, ma anche di anni rimasti sepolti tra i segreti di Stato, di anni condivisi e mai divulgati da un manipolo di persone, scienziati.
Cos'hanno fatto questi scienziati? Cosa fino al 1974 il Regno Unito ha tenuto nascosto?
Un piano, un lungo progetto, che ha permesso di finire la II Guerra Mondiale 2 anni prima, di salvare circa 14 milioni di persone e soprattutto di sconfiggere Hitler.
A capo di questi scienziati, c'era un certo Alan Turing.
Mente brillante, Alan Turing decide di collaborare e di aiutare l'esercito della corona non tanto per patriottismo, no, non tanto per senso civico, ma per sfidare se stesso in quello che è a tutti gli effetti l'enigma più intricato di quel tempo: la decriptazione di Enigma, il codice tedesco, di cui gli inglesi sono entrati in possesso, che informa ogni plotone dell'asse delle mosse da fare e degli attacchi da sferrare.
Decriptarlo significherebbe conoscere in anticipo ogni spostamento, ogni piano tedesco. Ma il farlo non è assolutamente semplice, e anche se a provarci sono le menti più brillanti del Paese (tra matematici, linguisti e scacchisti), ci vorranno anni di lavoro.
The Imitation Game ci racconta questi anni, ci racconta del duro lavoro nascosto in cui Turing non era certo il capo ideale e amato, ma che con i suoi modi di fare sbruffoni e poco amichevoli, riuscì a creare una macchina capace di entrare nel cuore di Enigma.
Morten Tyldum ci mostra questi anni, i dissidi interiori ed esteriori, nel modo migliore possibile, facendo delle basi di un biopic perfetto le sue basi.
Ma non si creda basti una qualche formula, una qualche regola scritta e non scritta e poi applicata, per fare di una biografia un film perfetto.
No, ci vuole quel pizzico di genio, ci vuole calibrazione, ci vuole un'anima.
E The imitation game un'anima, un genio, un equilibrio ce l'ha.
Merito prima di tutto di un Benedict Cumberbatch straordinario, la cui voce guida e incanta, la cui interpretazione, sentita e mai sopra le righe, ammalia.
Merito poi di una sceneggiatura in cui non si calca la mano sugli aspetti più morbosi di Alan Turing, non si mostra, non si sfrutta il suo essere omosessuale per creare pietà, non lo si vede baciare, stare con un uomo, non si vede il suicidio, non si vedono gli anni più disperati se non per pochi minuti, lasciando spazio invece al suo genio al lavoro, al suo passato tormentato che dà un senso al presente, al suo cercare di stare al mondo.
La calibrazione della pellicola sta anche in questo, in flashback che danno un nome alla macchina di Turing, che danno una spiegazione alla sua mania per la crittografia, che permettono di fare luce sulla personalità difficile di un uomo difficile.
Affiancato da attori inglesi doc (Matthew Good, Allen Leech di Downton Abbey e una Keira Knightley convincente), Benedict rende omaggio a un uomo che solo lo scorso anno ha visto perdonata la sua colpa di essere omosessuale, un uomo che con il suo genio ha salvato milioni di vite, e che questo film, prima di raccontarcelo, di farcelo conoscere, sembra volergli chiedere nuovamente scusa.
E nel farlo, rende tutti noi, pubblico, suoi devoti studenti.
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the thin red line
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lunedì 19 gennaio 2015
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degno di nota, ma un pò sopravvalutato
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1950, Alan Turing viene arrestato per atti osceni e viene interrogato da un agente di polizia. Comincia cosi a raccontare la propria storia e di come fu assegnato ad un operazione top secret: decriptare il codice nazista Enigma, e conoscere le mosse dei tedeschi in anticipo per poter vincere la guerra.
Sullo sfondo della seconda Guerra Mondiale ecco un altro stralcio di quegli infiniti tragici anni. Stavolta si narra di tale Alan Turing, futuro inventore del computer (uno dei tanti!). Un uomo dal comportamento asociale ma geniale matematico capace di vedere dove gli altri non vedono ma incosistente nei rapporti umani nonchè disadattato gay ai tempi in cui ciò era reato. Morten Tyldum confeziona un opera di tutto rispetto incentrata sul personaggio di Turing sorretto alla grande da questo Benedict Cumberbatch già divino nel ruolo di Sherlock.
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1950, Alan Turing viene arrestato per atti osceni e viene interrogato da un agente di polizia. Comincia cosi a raccontare la propria storia e di come fu assegnato ad un operazione top secret: decriptare il codice nazista Enigma, e conoscere le mosse dei tedeschi in anticipo per poter vincere la guerra.
Sullo sfondo della seconda Guerra Mondiale ecco un altro stralcio di quegli infiniti tragici anni. Stavolta si narra di tale Alan Turing, futuro inventore del computer (uno dei tanti!). Un uomo dal comportamento asociale ma geniale matematico capace di vedere dove gli altri non vedono ma incosistente nei rapporti umani nonchè disadattato gay ai tempi in cui ciò era reato. Morten Tyldum confeziona un opera di tutto rispetto incentrata sul personaggio di Turing sorretto alla grande da questo Benedict Cumberbatch già divino nel ruolo di Sherlock. Con una sceneggiatura classica e lineare ma al tempo stesso pulita e senza falle il regista si sofferma più sul lato umano del protagonista e sulla sua mente complicata tanto quanto il codice da decifrare, le difficoltà con il suo gruppo di lavoro verranno risolte dall'intervento di un abile donna esperta di cruciverbi capace di toccare l'animo "cibernetico" del genio e istruendolo nelle relazioni umane fondamentali per il raggiungimento del proprio scopo. The Imitation Game non presenta novità autoriali e questo è un punto debole ma si tiene al classico imitando schemi già visti in "The Beautiful Mind". Come nel film di Ron Howard anche qui il ruolo della donna diviene fondamentale per i rapporti sociali del protagonista culminando in un matrimonio farsa. L'elogio più grande va riservato al già citato Cumberbatch autore di una prova d'attore magistrale che primeggia sul restante cast adombrato dalla sua performance. The Imitation Game non è un capolavoro, non finirò mai di dirlo, e le dieci statuette a cui è candidato sono davvero troppe, ma va apprezzato per ciò che di buono ci può dare in un anno cinematografico davvero avaro di buone cose.
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maurizio meres
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lunedì 19 gennaio 2015
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la tormentata vita di un genio
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Raccontare la vita di un genio non è mai facile in quanto la loro mente non può condividere e capire o se vogliamo giustificare l'ignoranza le incomprensioni e le banalità altrui, il genio si sente e forse è nella sua mente "Dio"inteso come creatore ,è un mondo tutto loro dove non esistono tabù mentali politico religiosi.
Film perfetto regia molto attenta alle sfumature nei dialoghi e soprattutto sguardi intensi con delle inquadrature superlative, ambientazione realistica con colori cupi che rispecchiano l'epoca ,sceneggiatura vera dove il racconto si basa sulla vita tormentata di Turing,vissuto in quel periodo dove la natura umana era ancora nel medioevo.
L'interpretazione di Benedict Cumberbatch nel ruolo di Turing è qualcosa di eccezionale ,si è calato nel personaggio studiandolo sicuramente nei più piccoli particolari caratteriali,ritengo che sia stata una delle più grandi interpretazioni degli ultimi anni,bravissimi tutti gli altri diretti da un regista con aperture mentali senza influenze di nessun genere e che sicuramente darà molto al cinema .
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Raccontare la vita di un genio non è mai facile in quanto la loro mente non può condividere e capire o se vogliamo giustificare l'ignoranza le incomprensioni e le banalità altrui, il genio si sente e forse è nella sua mente "Dio"inteso come creatore ,è un mondo tutto loro dove non esistono tabù mentali politico religiosi.
Film perfetto regia molto attenta alle sfumature nei dialoghi e soprattutto sguardi intensi con delle inquadrature superlative, ambientazione realistica con colori cupi che rispecchiano l'epoca ,sceneggiatura vera dove il racconto si basa sulla vita tormentata di Turing,vissuto in quel periodo dove la natura umana era ancora nel medioevo.
L'interpretazione di Benedict Cumberbatch nel ruolo di Turing è qualcosa di eccezionale ,si è calato nel personaggio studiandolo sicuramente nei più piccoli particolari caratteriali,ritengo che sia stata una delle più grandi interpretazioni degli ultimi anni,bravissimi tutti gli altri diretti da un regista con aperture mentali senza influenze di nessun genere e che sicuramente darà molto al cinema .
Questo film va visto perché oltre ad essere bellissimo fa rivivere un periodo storico da dove è iniziato un processo di evoluzione chiamato Informatica.
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superciuky
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lunedì 19 gennaio 2015
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bel film
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Bella storia e personaggio interessante quanto importante che pochi conoscono, io solo ora grazie a questo film, se ne trovavano citazioni ma non ho mai approfondito. Buona anche l'interpretazione degli attori. Ne consiglio la visione, quattro stelle meritate!
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rasengan
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domenica 18 gennaio 2015
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ottimo film
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molto bello da non perdere
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lorenzo grigio
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domenica 18 gennaio 2015
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tanto rumore per nulla
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Si è parlato troppo di un film che non è abbastanza. "The imitation game" tratta con i toni leggeri di una commedia, quella che dovrebbe essere una tragedia.
Troppo spazio viene dato alla vita di Turing. Ormai, parlare di omosessualità in un film è diventato tanto ovvio quanto mettere il formaggio sugli spaghetti al sugo. è come se i produttori di tutto il mondo abbiano conservato nei cassetti tutte le storie omosessuali per anni e abbiano deciso di tirarle fuori tutte insieme. tuttavia, si sa che troppo formaggio rischia di coprire il sapore della pasta. così sembra avvenire in questo film.
Poco spazio, invece, ha l'importanza che la macchina di Turing ha avuto.
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Si è parlato troppo di un film che non è abbastanza. "The imitation game" tratta con i toni leggeri di una commedia, quella che dovrebbe essere una tragedia.
Troppo spazio viene dato alla vita di Turing. Ormai, parlare di omosessualità in un film è diventato tanto ovvio quanto mettere il formaggio sugli spaghetti al sugo. è come se i produttori di tutto il mondo abbiano conservato nei cassetti tutte le storie omosessuali per anni e abbiano deciso di tirarle fuori tutte insieme. tuttavia, si sa che troppo formaggio rischia di coprire il sapore della pasta. così sembra avvenire in questo film.
Poco spazio, invece, ha l'importanza che la macchina di Turing ha avuto. un sottotitolo ci informa che la scoperta di Turing ha salvato milioni di vite, ma sarebbe stato bello "approfondire" come un gruppo di pochi uomini e una donna ha deciso di salvare alcuni soldati piuttosto che altri. nel film si parla di statistica. sarebbe stato bello vedere qualche persona salvata. forse, si sarebbe dato maggiore importanza al genio di Turing, meno alle sue preferenze sessuali.
non male Benedict Cumberbatch, ma non da Oscar !
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dhany coraucci
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domenica 18 gennaio 2015
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sorprendente nella.... diversità
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Il confine che divide diversità e conformità non è quasi mai lineare, tracciabile o semplicemente visibile, ma corre lungo un labirinto con vaste zone d'ombra. Quando il cinema si addentra in questo intrico, tanto affascinante quanto sinistro; quando è in grado non solo di mostrarci la complessa architettura che si inalbera dietro a tale confine, ma anche di farci vibrare sulla pelle le onde emotive che vi risuonano, spesso siamo di fronte a un capolavoro. E questo film SPLENDIDO per me lo è. Non è il primo ad indagare sulla diversità, ma è senz'altro, a mio parere, il più complesso e sorprendente.
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Il confine che divide diversità e conformità non è quasi mai lineare, tracciabile o semplicemente visibile, ma corre lungo un labirinto con vaste zone d'ombra. Quando il cinema si addentra in questo intrico, tanto affascinante quanto sinistro; quando è in grado non solo di mostrarci la complessa architettura che si inalbera dietro a tale confine, ma anche di farci vibrare sulla pelle le onde emotive che vi risuonano, spesso siamo di fronte a un capolavoro. E questo film SPLENDIDO per me lo è. Non è il primo ad indagare sulla diversità, ma è senz'altro, a mio parere, il più complesso e sorprendente. Si narra qui la vita di un genio. Ma si narra anche di un'incredibile vicenda che per decenni è stata tenuta nascosta. Si narra di un uomo perseguitato per la sua omosessualità e di un misterioso e inquietante pezzo della nostra storia, del passato vergognoso dell'Inghilterra puritana e della seconda guerra mondiale. E lo fa utilizzando i colori freddi, mutevoli e sconfinati che appartengono ai paesaggi e alle atmosfere del nord Europa (il regista è norvegese) modulati e calibrati sulla tavolozza di una raffinatissima cinematografia britannica, la quale solo in apparenza mantiene un distacco dalle pulsioni indagate, perché in realtà vi si introduce con una tale sensibilità profonda e commossa da risultare di una potenza sbalorditiva. Io sono rimasta abbacinata, ammaliata e profondamente coinvolta, l'avrete già capito! Anche perché mai come in questo caso i trailers ne assopiscono la grandezza, dunque sono entrata al cinema senza grosse aspettative, credendo che si rivelasse della decodificazione del famoso Enigma (peraltro vi era già stato un film del 2001 di Michael Apted sull'argomento, il classico film di spionaggio con i colpi di scena e tutto il resto) senza sospettare che la pellicola mi avrebbe condotto lungo quel misterioso e abbagliante labirinto. Si tratta, infatti, di un film a più strati e non dico che tra di essi siano disdegnate le tecniche più efficaci di un buon thriller o le commoventi scene o battute ad effetto, le immagini tristi di repertorio della guerra e le sadiche dinamiche legate al potere, ma ciò che lo rende davvero SPLENDIDO è quando si sofferma sul suo protagonista Alan Turing (interpretato con sconvolgente veridicità dall'attore inglese Benedict Cumberbatch a cui ovviamente consegnerei subito l'Oscar) e, anche attraverso flashback, si insinua nella sua complessa, straniante e dolorosa vita privata (la parte dedicata alla sua adolescenza nel classico College inglese è da BRIVIDO tanto è emozionante e l'attore, sempre inglese, che recita la parte dell'Alan Turing bambino, Alex Lawther, è un mostro di bravura – tenerlo d'occhio, a tutti i costi!) e la racconta attraverso scene sommesse, quasi in sottrazione e mai banali ma di grande intensità e c'è da dire che è veramente una storia incredibile, la sua, per certi versi, tremenda. Sceneggiato dal giovanissimo scrittore americano Graham Moore (classe 1981) sulla biografia “Alan Turing. Storia di un'Enigma” scritta da Andrew Hodges, per la prima volta mi ha reso simpatica anche (l'impronunciabile) Keyra Knightley che per questo film, saputo or ora, è stata candidata all'Oscar come miglior attrice protagonista (bellissimo il discorso che fa sulla diversità). Curioso che tra le candidature vi sia anche quella di un film “antagonista” dedicato alla figura di un altro genio matematico strano e diverso Stephen Hawking (La Teoria del Tutto) e che Cumberbatch abbia già interpretato lo stesso ruolo qualche anno fa nel film intitolato “Hawking” (2004): sperando che questo non significhi che da ora in poi lo vedremo soltanto in ruoli di “disturbato pazzoide” , il che non mi sorprenderebbe affatto vista la poca fantasia di certi cineasti, a questo punto sono curiosissima e vado subito a cercarlo!
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