fabio 3121
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domenica 17 maggio 2020
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la sala da ballo di jimmy gralton.
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il film, tratto da una pièce teatrale, racconta la storia dell'irlandese Jimmy Gralton che nel 1931 una volta ritornato dagli Stati Uniti nella Contea di Leitrim per aiutare la madre vi riaprirà la sala da ballo per consentire alla comunità del posto di avere un luogo dove potersi incontrare, discutere e ballare. La riapertura della sala verrà osteggiata dai politici e dalla Chiesa in quanto considerata alla stregua di un covo di comunisti. Il tema principale di questo film, molto impegnativo per le tematiche trattate, è la voglia di libertà, considerata nel suo termine più aulico e ampio, di poter esprimere le proprie idee a tutti i costi nonostante il rischio di essere arrestati.
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il film, tratto da una pièce teatrale, racconta la storia dell'irlandese Jimmy Gralton che nel 1931 una volta ritornato dagli Stati Uniti nella Contea di Leitrim per aiutare la madre vi riaprirà la sala da ballo per consentire alla comunità del posto di avere un luogo dove potersi incontrare, discutere e ballare. La riapertura della sala verrà osteggiata dai politici e dalla Chiesa in quanto considerata alla stregua di un covo di comunisti. Il tema principale di questo film, molto impegnativo per le tematiche trattate, è la voglia di libertà, considerata nel suo termine più aulico e ampio, di poter esprimere le proprie idee a tutti i costi nonostante il rischio di essere arrestati. il film è sorretto da un buon cast di attori e da una meravigliosa fotografia dove il colore verde predomina nelle terre rurali d'Irlanda come un segnale di speranza.
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great steven
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domenica 13 ottobre 2019
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prelati bigotti e liberi pionieri a confronto.
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JIMMY'S HALL – UNA STORIA D'AMORE E LIBERTà (UK/FR/IRL/BELG/GIAP, 2014) di KEN LOACH. Con BARRY WARD, SIMONE KIRBY, ANDREW SCOTT, JIM NORTON, BRIAN F. O'BYRNE
Irlanda, 1932. Sullo scenario della Grande Depressione, va al governo il partito repubblicano di sinistra (Fianna Fáil). Jimmy Gralton, piccolo proprietario di idee socialiste fuggito a New York perché malvisto aspramente dalla destra durante la guerra civile del 1922, può tornare a casa. I nuovi giovani, per i quali è un eroe, gli chiedono di riaprire il capannone-balera dove organizzava feste da ballo, ma che costituiva anche una specie di scuola popolare con corsi di letteratura, pittura, pugilato e danze folkloristiche.
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JIMMY'S HALL – UNA STORIA D'AMORE E LIBERTà (UK/FR/IRL/BELG/GIAP, 2014) di KEN LOACH. Con BARRY WARD, SIMONE KIRBY, ANDREW SCOTT, JIM NORTON, BRIAN F. O'BYRNE
Irlanda, 1932. Sullo scenario della Grande Depressione, va al governo il partito repubblicano di sinistra (Fianna Fáil). Jimmy Gralton, piccolo proprietario di idee socialiste fuggito a New York perché malvisto aspramente dalla destra durante la guerra civile del 1922, può tornare a casa. I nuovi giovani, per i quali è un eroe, gli chiedono di riaprire il capannone-balera dove organizzava feste da ballo, ma che costituiva anche una specie di scuola popolare con corsi di letteratura, pittura, pugilato e danze folkloristiche. Jimmy li accontenta volentieri, così la sua hall diventa anche una "camera del lavoro" dei contadini affittuari, sfrattati dai potenti latifondisti. È nuovamente preso di mira dai notabili di destra e soprattutto dal temuto parroco che, nonostante lo stimi, lo considera a ragione un pericolo mortale per la Chiesa cattolica. Venticinquesimo film di Loach, ricavato, almeno parzialmente, da una ricerca documentaria su un personaggio reale, è forse il più riuscito frutto della ventennale collaborazione alla sceneggiatura con Paul Laverty: 1) perché sublima l’ideologia nell’ideale, innalza l’impegno politico a impegno esistenziale, estende la lotta di classe a lotta di cultura, di modo di vivere, di umanità, coniugando il pane con le rose, il politico e il privato; 2) perché, in forme classiche, rende a meraviglia la bellezza dell’Irlanda, quella naturale – nelle mille sfumature del suo profondo, prorompente e vitale verde (fotografia di Robbie Ryan) – e quella storico-sociale, attraverso le architetture, gli arredi, le vesti, gli ornamenti della sua civiltà contadina del primo ‘900 (scene di Fergus Clegg, costumi di Eimer Ni Mhaoldomhnaigh). Loach torna nell’Irlanda che aveva messo al centro del suo cinema con Il vento che accarezza l’erba e lo fa in modo apparentemente inusuale, in quanto questa storia vede protagonisti uomini e donne che difendono quello che un tempo avremmo denominato dancing. La musica che accompagna le dure immagini della Depressione americana descrive il contesto più adorato dal regista britannico: la vita di individui maschili e femminili che cercano nella condivisione di idee spazi quel senso della socialità su cui terzi vorrebbero legiferare per potervi avere sopra un controllo rigorosissimo. Quello che Gralton edifica per due volte è di fatto un centro sociale avanti lettera in cui ci si possono scambiare pareri insieme alla voglia di stare uniti. Definire "peccaminose" le danze che vi si praticano è, per l’autorità clericale locale e per gli esponenti della destra, soltanto un pretesto per non autorizzare la circolazione di un pensiero ritenuto sovversivo. Chi frequenta la Pearse-Connolly Hall è spesso anche un cristiano di tutto rispetto che si reca alla messa domenicale. È proprio questo che va colpito e debellato da quel potere ecclesiastico che, comunque, a differenza dei reazionari più retrivi, ancora comprende l’onestà degli intenti dell’avversario. La distinzione fra migliori e peggiori emerge netta, ma senza manicheismi: la figura del sacerdote tiene onorevolmente testa a quella di Jimmy – B. Ward eccellente nel rendergli una credibilità d’azione che trascende la sua nobiltà d’animo e il suo implacabile furore combattivo –, quasi come nelle vere tragedie, in cui si scontrano due verità equivalenti. Storicamente fornisce un’immagine icastica della pervasività del controllo sociale esercitato dalla Chiesa Cattolica. Ci si emoziona alquanto nelle scene in cui i passi di danza accompagnati dalla tradizione folkloristica vengono interrotti bruscamente dagli spari dei fucili, quasi a sottolineare la contrapposizione fra il gaudio della festa e l’ignoranza arrogante dei suoi imperterriti calunniatori. Splendida la cura ambientale, supportata da una girandola di interpretazioni assai convincenti. Distribuisce BiM. Presentato a Cannes 2014, dove ha ottenuto l’applauso più lungo di tutto il Festival.
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francesco2
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venerdì 3 marzo 2017
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my name is jimmy
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All'inizio, la messinscena potrebbe apparire più accurata di altri Loach,
come era avvenuto nel "Vento che accarezza l'erba", incredibile Palma d'Oro
a Cannes nell'anno di "Volver e "Babel". Ma invece, nonostante i tentativi di
non (s)cadere nel manicheismo, mettendo in evidenza i dubbi del prete anziano
e non "eroicizzando"troppo la figura di Jimmy, è un film davvero schematico ed
ingenuamente didattico, che paradossalmente rischia di cadere in quei difetti che
dice di condannare (mi riferisco anche all'apprendimento di musica, poesia ecc.
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All'inizio, la messinscena potrebbe apparire più accurata di altri Loach,
come era avvenuto nel "Vento che accarezza l'erba", incredibile Palma d'Oro
a Cannes nell'anno di "Volver e "Babel". Ma invece, nonostante i tentativi di
non (s)cadere nel manicheismo, mettendo in evidenza i dubbi del prete anziano
e non "eroicizzando"troppo la figura di Jimmy, è un film davvero schematico ed
ingenuamente didattico, che paradossalmente rischia di cadere in quei difetti che
dice di condannare (mi riferisco anche all'apprendimento di musica, poesia ecc.).
Davvero poca cosa.
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filippo catani
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martedì 15 marzo 2016
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ballare è rivoluzionario
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Irlanda 1932. Dopo dieci anni di esilio negli USA, un uomo rientra a casa. Verrà contattato dagli amici e conoscenti di un tempo per rimettere in piedi una piccola sala da ballo. Questo non piacerà per niente a ecclesiastici e conservatori.
Comunista! Bastava questo epiteto per tacciare tutti coloro che si battevano per una maggiore giustizia sociale. In questo caso ci troviamo nell'Irlanda post indipendenza dilaniata da guerre civili e dissapori. Insomma cosa ci sarebbe di meglio di una stanza da ballo dove potersi divertire la sera e magari studiare di giorno? Le due cose non sono ben viste nè dai tutori dell'ordine e men che meno dal parroco reazionario che non esita a fare nome e cognome dal pulpito delle ragazze che hanno commesso il peccato di divertirsi.
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Irlanda 1932. Dopo dieci anni di esilio negli USA, un uomo rientra a casa. Verrà contattato dagli amici e conoscenti di un tempo per rimettere in piedi una piccola sala da ballo. Questo non piacerà per niente a ecclesiastici e conservatori.
Comunista! Bastava questo epiteto per tacciare tutti coloro che si battevano per una maggiore giustizia sociale. In questo caso ci troviamo nell'Irlanda post indipendenza dilaniata da guerre civili e dissapori. Insomma cosa ci sarebbe di meglio di una stanza da ballo dove potersi divertire la sera e magari studiare di giorno? Le due cose non sono ben viste nè dai tutori dell'ordine e men che meno dal parroco reazionario che non esita a fare nome e cognome dal pulpito delle ragazze che hanno commesso il peccato di divertirsi. E allora è impossibile non solidarizzare con Jimmy e la sua banda. Un film impegnato, schierato e bellissimo del maestro Loach che speriamo non sia il suo ultimo contributo alla cinematografia.
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rampante
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lunedì 16 novembre 2015
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una storia d'amore
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Un film molto bello ambientato nell'Irlanda dei primi anni trenta. Il regista racconta la storia di Jimmy tornato da un decennio di esilio a New York dalla madre anziana. Jimmy su richiesta di un gruppo di giovani ridà vita alla vecchia sala da ballo rurale, lui e gli altri vogliono un luogo in cui essere se stessi ed è questo a preoccupare poichè si inizia con il ballo e si finisce con i libri e coi libri nascono poi strane idee.
La sala assume il valore di un simbolo la libertà dei giovani e come tale non puo essere tollerata.
Loach attraverso il perdonaggio di Jimmy racconta l'aprirsi di un fronte sociale che oppone proprietari terrieri ultrareazionari e chiesa cattolica ultraconservatrice alle istanze dei più poveri e della libertà di comportamento e di opinione.
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Un film molto bello ambientato nell'Irlanda dei primi anni trenta. Il regista racconta la storia di Jimmy tornato da un decennio di esilio a New York dalla madre anziana. Jimmy su richiesta di un gruppo di giovani ridà vita alla vecchia sala da ballo rurale, lui e gli altri vogliono un luogo in cui essere se stessi ed è questo a preoccupare poichè si inizia con il ballo e si finisce con i libri e coi libri nascono poi strane idee.
La sala assume il valore di un simbolo la libertà dei giovani e come tale non puo essere tollerata.
Loach attraverso il perdonaggio di Jimmy racconta l'aprirsi di un fronte sociale che oppone proprietari terrieri ultrareazionari e chiesa cattolica ultraconservatrice alle istanze dei più poveri e della libertà di comportamento e di opinione.
Il film esce in un momento i cui a Roma siede un pontefice che ha dichiarato di saper ballare e di non sostenere il comunismo ma, di aver conosciuto tanta brava gente che era comunista.
Un pontefice che si chiede; "Chi sono io per giudicare?"
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luca scial�
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martedì 10 novembre 2015
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loach torna a parlare di irlanda
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Dopo il vento che accarezza l'erba, Ken Loach torna a parlare di Irlanda e dei difficili anni d'inizio '900 quando il Paese stava vivendo una guerra civile. Se con Il vento che accarezza l'erba, il regista britannico ha descritto la fase della guerra con gli inglesi, che arrivò a dividere perfino i due fratelli protagonisti del film, con questa pellicola descrive la fase successiva. Questa volta la nemica da affrontare non è la Gran Bretagna, bensì la Chiesa, con le sue idee conservatrici, restia perfino alla felicità e alla spensieratezza.
Protagonista è Jimmy Hall, il quale fu costretto ad andarsene dal suo paese per raggiungere gli Stati Uniti. Tornato dieci anni dopo, rimette in piedi un piccolo ritrovo dove le persone possono imparare a dipingere, ballare, praticare la boxe, cantare.
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Dopo il vento che accarezza l'erba, Ken Loach torna a parlare di Irlanda e dei difficili anni d'inizio '900 quando il Paese stava vivendo una guerra civile. Se con Il vento che accarezza l'erba, il regista britannico ha descritto la fase della guerra con gli inglesi, che arrivò a dividere perfino i due fratelli protagonisti del film, con questa pellicola descrive la fase successiva. Questa volta la nemica da affrontare non è la Gran Bretagna, bensì la Chiesa, con le sue idee conservatrici, restia perfino alla felicità e alla spensieratezza.
Protagonista è Jimmy Hall, il quale fu costretto ad andarsene dal suo paese per raggiungere gli Stati Uniti. Tornato dieci anni dopo, rimette in piedi un piccolo ritrovo dove le persone possono imparare a dipingere, ballare, praticare la boxe, cantare. Ma che dalla Chiesa viene visto solo un covo del Diavolo. Verrà ancora una volta perseguitato.
Intenso, coinvolgente, dinamico, Loach conferma di avere feeling anche con la cinematografia moderna. E' passato quasi un secolo da quel periodo, ma lui non intende farlo dimenticare. Negli anni non ha perso la sua vena critica nei confronti del suo paese, tornato su una sponda politica conservatrice. Il suo cinema, dedito da sempre agli ultimi, è sopravvissuto anche alla tanto odiata .
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miguel angel tarditti
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venerdì 27 marzo 2015
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ken loach emoziona con su jimmy’s hall.
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KEN LOACH emoziona con su JIMMY’S HALL.
O mejor seria titular “Cuando los libros amenazan la prepotencia y ruindàd del poder.”
En la Irlanda del 1932, 10 años despuès de la independencia del pais, y despuès
de haber estado obligado a 10 años esilio fuera de Irlanda, al haber sido tildado de comunista por tener un humilde salòn de tipo cultural donde el libro, el baile, el deporte, la socializacion de gente de campo y la cultura “gritaban en silencio”, la necesidad de libertad , la necesidad de una identidad, la necesidad de poder sentir el place simple de la vida, del conocimiento, en definitiva la necesidad de Ser.
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KEN LOACH emoziona con su JIMMY’S HALL.
O mejor seria titular “Cuando los libros amenazan la prepotencia y ruindàd del poder.”
En la Irlanda del 1932, 10 años despuès de la independencia del pais, y despuès
de haber estado obligado a 10 años esilio fuera de Irlanda, al haber sido tildado de comunista por tener un humilde salòn de tipo cultural donde el libro, el baile, el deporte, la socializacion de gente de campo y la cultura “gritaban en silencio”, la necesidad de libertad , la necesidad de una identidad, la necesidad de poder sentir el place simple de la vida, del conocimiento, en definitiva la necesidad de Ser.
Regresa decia, a su casa de campaña dove lo espera su anziana madre y su salòn cerrado y abandonado.
Hasta aqui les cuento, despues no aggrego mas, vayan, vean, sientan, emocionense, indignense, enojence con la prepotencia , prejuicio y fanatismo de la iglesia, que rechaza la rebeliòn que produce los libros.
Prejuicios del gobierno contra una ideologia con sensibilidad por los maltratados, por los debiles, por los sometidos a la fuerza del poder de una ignorancia que por tener la fuerza se cree superior a los que trabajan humildemente la tierra, por ejemplo.
Jimmy, es una specie de Che Guevara de campaña de idealismo sensibile, y que en la actuaciòn magnifica de Barry Ward se vuelve heroico, grandioso, secundado por “trabajadores” que nos emocionan y sublevan en una platea de espectadores al inicio casi del 2015
Ken Loach, como siempre preocupado por los temas de la libertad, social e individual en un trabajo exhultante y memorable. Se subtitula “Una historia de amor y libertad”, y cuando termina el film, hundido en la platea, emocionado hasta los tuetanos, senti en mis entrañas amor por esa libertad que Ken Loach propone con sana insistencia.
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no_data
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giovedì 22 gennaio 2015
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un respiro di aria fresca
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Meraviglioso Ken Loach che ci mostra la strada del futuro parlando del passato. Un futuro in cui si possa ardentemente cercare di soddisfare le proprie aspirazioni, indipendentemente dalle difficoltà del presente e dalla possibilità di riuscirci. Con gioa e condivisione, con altruismo e solidarietà, Jimmy pianta il seme della speranza che i giovani coltiveranno anche dopo il suo forzato esilio.
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lisa costa
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mercoledì 21 gennaio 2015
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jimmy, ken e l'irlanda
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Ken Loach e la sua Irlanda sono una cosa sola, ormai.
E dopo la parentesi da commedia (seppur venata di impegno) de La parte degli angeli, torna a raccontarcela nella sua storia, nella sua lotta per l'indipendenza, nei suoi uomini simbolo.
Scegliendo James Gralton.
Un uomo qualunque, a prima vista, convinto dei suoi ideali, ateo, e per questo tacciato di comunismo e anche per questo mandato in esilio. Ma la colpa di Jimmy è prima di tutto quella di aver aperto una sala ricreativa, aver costruito su terre non sue un luogo dove la popolazione di uno sperduto villaggio nelle immense distese verdi d'Irlanda potesse trovarsi, la sera e nei weekend, e ballare, imparare a dipingere, a tirare di boxe, a leggere e a bere, anche.
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Ken Loach e la sua Irlanda sono una cosa sola, ormai.
E dopo la parentesi da commedia (seppur venata di impegno) de La parte degli angeli, torna a raccontarcela nella sua storia, nella sua lotta per l'indipendenza, nei suoi uomini simbolo.
Scegliendo James Gralton.
Un uomo qualunque, a prima vista, convinto dei suoi ideali, ateo, e per questo tacciato di comunismo e anche per questo mandato in esilio. Ma la colpa di Jimmy è prima di tutto quella di aver aperto una sala ricreativa, aver costruito su terre non sue un luogo dove la popolazione di uno sperduto villaggio nelle immense distese verdi d'Irlanda potesse trovarsi, la sera e nei weekend, e ballare, imparare a dipingere, a tirare di boxe, a leggere e a bere, anche... insomma, una sala ricreativa come tante, a cui oggi si sono sostituiti bar e oratori.
Nel 1921, però, questo non si poteva fare. A decidere cosa fosse giusto o sbagliato era il prete del paese, che vede nel ballo il demonio che tenta i più giovani, nella musica jazz che arriva d'oltreoceano un suono capace di oscurare la tradizione, nella boxe l'affinamento alla lotta e nei libri, non passati sotto il suo visto, la possibilità di fuorviare i suoi devoti cristiani.
Neanche fossimo in Footloose, Padre Sheridan inizia la sua battaglia contro la Jimmy's Hall, ora come 10 anni prima.
Perchè, già, la lunga battaglia al divertimento e all'istruzione di Jimmy è già stata fermata una volta, quando assieme ai suoi amici si è visto ostacolato e battuto, si è visto costretto a rifugiarsi in America, a New York, abbandonando la famiglia e l'amore.
Ora però è tornato, dopo un decennio, ma in pace non sa stare, sono cresciuti i figli, la nuova generazione chiede, ha bisogno di un luogo di ritrovo e Jimmy ce l'ha ancora la voglia di riaprirlo e di combattere per questo.
Allo stesso modo, padre Sheridan ce l'ha con lui, ossessionato dalla sua figura emblematica, tenta con tutti i suoi mezzi di ostacolarlo, predicando e accusando le famiglie che frequentano il luogo, innalzando i toni e inasprendo gli animi, che, va da sé, esploderanno nella violenza.
Come in una sineddoche, Loach fa di una persona un fascio, fa della lotta alla libertà (di espressione, di divertimento, di progresso) quello di un'intera nazione, divisa prima di tutto al suo interno.
Attraverso la breve parabola di Jimmy, durata sì 10 anni, ma passata per sconfitte, ci mostra la tenacia e la speranza.
Tutto bene, quindi?
Nì, perchè quello che davvero manca a questo racconto è la sostanza.
Passando sopra all'insensatezza che una lotta simile, che le parole di un prete più ossessionato che convinto della sua battaglia hanno, a Jimmy manca la solidità, manca la base che un passato raccontato per flashback non ha.
Ad importare al pubblico, infatti, è forse più il suo amore travagliato con Oonagh che la sua lotta idealistica, ed è un tutto dire per un film volutamente impegnato sia a livello storico che civile.
La visione scorre così piacevole senza mai scavare davvero a fondo, con interpretazioni calibrate e paesaggi da favola che ci riportano in quegli anni purtroppo non spensierati, ma così verdi e così naturali, in cui anche se una battaglia veniva persa, quello che era sicuro, è che nuovi semi, nuove generazioni, avrebbero solcato quei campi.
Che ci guardano, in un fermo immagine dal sottofondo volutamente commovente, e fin troppo buonista.
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mattiabertaina
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mercoledì 21 gennaio 2015
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un ken loach con poco mordente...
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“O con Dio o con Gralton” - così il reverendo padre dall’alto del suo scranno nella consueta predica della domenica. Ken Loach torna in terra irlandese e traspone sullo schermo la storia di un attivista realmente vissuto negli anni ’30 che, dopo la Grande Depressione, torna in terra natia (dopo essere stato costretto all’esilio un decennio prima). Jimmy Gralton torna nella casa in cui è nato, al fianco di una coraggiosa madre ormai anziana. Jimmy ora è diverso dal Jimmy del 1921 ma anche l’Irlanda è diversa per molti aspetti.
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“O con Dio o con Gralton” - così il reverendo padre dall’alto del suo scranno nella consueta predica della domenica. Ken Loach torna in terra irlandese e traspone sullo schermo la storia di un attivista realmente vissuto negli anni ’30 che, dopo la Grande Depressione, torna in terra natia (dopo essere stato costretto all’esilio un decennio prima). Jimmy Gralton torna nella casa in cui è nato, al fianco di una coraggiosa madre ormai anziana. Jimmy ora è diverso dal Jimmy del 1921 ma anche l’Irlanda è diversa per molti aspetti. La coesione sociale è da tempo andata in pezzi per una sanguinosa guerra civile che ha lasciato cocci difficili da raccogliere e sistemare. Una cosa però non è affatto cambiata: Jimmy, prima di essere cacciato perché tacciato di comunismo, aveva aperto una piccola sala da ballo, una sorta di centro culturale ante-litteram in cui si imparava a ballare, leggere le poesie, disegnare, boxare. Molti furono gli antagonisti di Jimmy un decennio prima, dalla parte civile più nazionalista al clero retrivo e poco propenso al cambiamento, costringendo la sala alla chiusura. Quando Jimmy torna in patria, i giovani chiedono di riaprire la sala, ma il protagonista si trova nuovamente ostacolato da nemici vecchi e nuovi con il reverendo padre asserto e convinto capofila. Ken Loach ha presentato il suo ultimo lavoro, Jimmy’s Hall, all’ultimo Festival di Cannes, raccogliendo un ampio consenso di pubblico, ma le vicende di Jimmy Gralton concedono qualche licenza di troppo al sentimentalismo, perdendo in efficacia e forza di denuncia di fatti realmente accaduti. Lo strapotere della chiesa in quel periodo, talmente forte da poter decidere della vita o della morte (sociale) di un individuo, fa ancora oggi tremare i polsi ma la storia di Loach non riesce a colpire nel profondo, non creando mai, a parere di chi scrive, un vero legame empatico. I personaggi sono intrappolati nei loro stereotipi: Jimmy Gralton è sempre l’eroe senza macchia, vittima incolpevole del sistema; il reverendo è il solito faccendiere ancorato al passato senza ripensamenti; i comprimari sono bidimensionali e un po’ opachi, non dando mai l’impressione di un vero sviluppo. La storia rappresentata, di indubbio interesse, risulta a conti fatti troppo lineare e prevedibile, verso un finale che non prevede climax e lascia con l’amaro in bocca per la grande occasione mancata. Rispetto ai lavori precedenti difetta di mordente e di quel piglio che da sempre fa risaltare e splendere i perdenti e gli emarginati di Loach.
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