vanessa zarastro
|
domenica 15 giugno 2014
|
l’importanza di sentirsi normale
|
|
|
|
Ken Loach dirige un film molto bello e commovente ambientato nell’Irlanda dei primi anni ‘30. Jimmy Gralton ritorna in patria dopo essere stato costretto a rimanere dieci anni a New York; ritorna a lavorare la sua terra e a vivere con la sua mamma, coraggiosa donna irlandese che una volta portava i libri da leggere nelle scuole. Riapre con i compagni e amici la sala – un centro sociale ante litteram – dove si ballano tutti i generi moderni, si praticano vari sport, in particolare la boxe, s’impara a disegnare, a cantare e così via. Una forma di volontariato sociale che non piace né al potere ecclesiastico locale né ai ricchi nobili latifondisti.
[+]
Ken Loach dirige un film molto bello e commovente ambientato nell’Irlanda dei primi anni ‘30. Jimmy Gralton ritorna in patria dopo essere stato costretto a rimanere dieci anni a New York; ritorna a lavorare la sua terra e a vivere con la sua mamma, coraggiosa donna irlandese che una volta portava i libri da leggere nelle scuole. Riapre con i compagni e amici la sala – un centro sociale ante litteram – dove si ballano tutti i generi moderni, si praticano vari sport, in particolare la boxe, s’impara a disegnare, a cantare e così via. Una forma di volontariato sociale che non piace né al potere ecclesiastico locale né ai ricchi nobili latifondisti. Sarà messa in atto una vera e propria persecuzione nei confronti di un’attività “sana” e “normale” come se il “piacere” e lo “stare bene insieme” siano da considerare attività sovversive. La poesia del film è proprio lì nella purezza e semplicità dei contadini – basti pensare al discorso fatto da Jimmy agli sfollati – nel loro desiderio di essere felici che non gli è concesso dal potere dominante che li vuole sottomessi e sventurati. Bravi gli interpreti di cui molti non professionisti. Con il cinema di Ken Loach si entra nelle vite dei personaggi passando direttamente dalla porta principale, vivendoci insieme e affrontando con loro il senso d'impotenza e la ricerca di un’alternativa. La storia di Jimmy Gralton, come tutte le altre rappresentate da Ken Loach, è una storia di uomini e donne onesti intellettualmente, animati da una fede umana radicata più nel cuore che nell’ideologica e che non si piegano né alle regole del perbenismo né ai compromessi facili; nel film, ad esempio, Jimmy rifiuta la proposta del prete di cedere la proprietà della sala alla Chiesa in cambio del suo stesso funzionamento. Molto bella la colonna sonora dove le musiche tradizionali irlandesi si fondono con il jazz importato da New York così come le danze tra tradizione e tip tap.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a vanessa zarastro »
[ - ] lascia un commento a vanessa zarastro »
|
|
d'accordo? |
|
enzo70
|
sabato 20 dicembre 2014
|
la maestria di ken loach nei tormenti irlandesi
|
|
|
|
Ken Loach ha il merito di essere uno dei pochi registi della scena internazionale che riesce a fare un cinema impegnato, coerentemente impegnato su temi sociali tipici della sinistra senza compromessi. Un duro e puro del messaggio solidale; ed è un merito perché il messaggio è scontato, il mezzo non lo è mai. E nella semplificazione estrema dei temi che tratta il regista inglese riesce a non essere mai banale. E si torna in Irlanda, nella verde, cattolica e sempre tormentata Irlanda; Jimmy Gralton torna a casa dopo essere stato costretto a fuggire negli States durante la guerra civile del 1921. Il problema per lui non era stato il conflitto tra i sostenitori e gli oppositori dell’accordo con la Gran Bretagna; la sua sala da ballo era il corpo del reato, un posto dove incontrarsi e discutere; inconcepibile che nell’Irlanda di allora questo posto non fosse la parrocchia del paese.
[+]
Ken Loach ha il merito di essere uno dei pochi registi della scena internazionale che riesce a fare un cinema impegnato, coerentemente impegnato su temi sociali tipici della sinistra senza compromessi. Un duro e puro del messaggio solidale; ed è un merito perché il messaggio è scontato, il mezzo non lo è mai. E nella semplificazione estrema dei temi che tratta il regista inglese riesce a non essere mai banale. E si torna in Irlanda, nella verde, cattolica e sempre tormentata Irlanda; Jimmy Gralton torna a casa dopo essere stato costretto a fuggire negli States durante la guerra civile del 1921. Il problema per lui non era stato il conflitto tra i sostenitori e gli oppositori dell’accordo con la Gran Bretagna; la sua sala da ballo era il corpo del reato, un posto dove incontrarsi e discutere; inconcepibile che nell’Irlanda di allora questo posto non fosse la parrocchia del paese. Jimmy torna dopo dieci anni e dietro le insistenze dei giovani del posto riapre la sua sala, un posto di ritrovo contrastato, ora come allora, dalla chiesa e dai padroni dei terreni. Chiaramente la battaglia materiale la vinceranno loro, ma la ragione sta tutta dalla parte di Jimmy. Come detto, tutto scontato se il regista non fosse Loach che è un fuoriclasse e riesce ad aggiungere alla storia il tocco di magia del grande regista. E ne esce un gran bel film.
[-]
[+] loach celebra la libertà e la voglia di vivere
(di antonio montefalcone)
[ - ] loach celebra la libertà e la voglia di vivere
|
|
[+] lascia un commento a enzo70 »
[ - ] lascia un commento a enzo70 »
|
|
d'accordo? |
|
giorgio47
|
mercoledì 24 dicembre 2014
|
oscurantismo contro la ragione
|
|
|
|
Un grande registra, un bravo sceneggiatore ed ecco un ottimo film. Se si aggiunge che questo binomio è uno degli ultimi rimasti a trattare argomenti seri e, anche se collocati, come nel caso di questo film, in tempi lontani, attuali come non mai! Il film è una storia di amore e fondamentalmente di ribellione, che senza mezzi termini mette da una parte il potere, i ricchi e la chiesa e dall'altra i pensanti poveri e diseredati ma liberi ,che purtroppo nella loro comunità sono troppo spesso in minoranza e quindi perdenti. E' la ragione contro l'oscurantismo che riesce a trascinare, anche con l'aiuto e con l'opera di una chiesa sempre a braccetto con il potere anche quello più bieco, chi dovrebbe esser per colloc
[+]
Un grande registra, un bravo sceneggiatore ed ecco un ottimo film. Se si aggiunge che questo binomio è uno degli ultimi rimasti a trattare argomenti seri e, anche se collocati, come nel caso di questo film, in tempi lontani, attuali come non mai! Il film è una storia di amore e fondamentalmente di ribellione, che senza mezzi termini mette da una parte il potere, i ricchi e la chiesa e dall'altra i pensanti poveri e diseredati ma liberi ,che purtroppo nella loro comunità sono troppo spesso in minoranza e quindi perdenti. E' la ragione contro l'oscurantismo che riesce a trascinare, anche con l'aiuto e con l'opera di una chiesa sempre a braccetto con il potere anche quello più bieco, chi dovrebbe esser per collocazione naturale nelle file dei poveri e dei diseredati! Con gli accenni alla crisi del '29, che è anche l'attuale, rimane chiaro che è soltanto grazie a questo coacervo di poteri che la parte peggiore della società riesce ad imporre il suo ottuso e squallido potere ad una maggioranza ignorante e succube di tutte le forme di ricatto che sono in grado di mettere in campo poteri come la chiesa e la classe abbiente! Insomma un ottimo film da vedere e su cui riflettere anche considerando che nelle nostre sale cinematografiche sono sempre di meno le pellicole che parlano dei problemi della gente e delle profonde ingiustizie che ci vengono imposte senza che si trovi la forza di reagire!
[-]
|
|
[+] lascia un commento a giorgio47 »
[ - ] lascia un commento a giorgio47 »
|
|
d'accordo? |
|
zarar
|
domenica 4 gennaio 2015
|
qualche volta dormicchia anche ken loach
|
|
|
|
Non è uno dei migliori film di Ken Loach, anche se è interessante l’approccio indirizzato a mostrare il conflitto di classe che intreccia strettamente il conflitto religioso cattolico-protestante e quello nazionalistico. Chi non può dimenticare l’Irlanda di registi come Sheridan o Greengrass, o anche solo, per es., Philomena, per quanto riguarda il peso della Chiesa cattolica irlandese sui destini degli individui, non riesce ad emozionarsi per un film un tantino agiografico, con uno sfondo da cartolina nostalgica e parecchie concessioni al sentimentalismo. I temi su cui Loach è grande, a mio parere, perché li sente proprio nella pelle, non sono quelli storico-politici, ma le storie anonime di vita in cui l’individuo si misura nel quotidiano con il sistema capitalistico in una lotta tanto più titanica, quanto più oscura e inavvertita tra le pieghe della grande storia.
[+]
Non è uno dei migliori film di Ken Loach, anche se è interessante l’approccio indirizzato a mostrare il conflitto di classe che intreccia strettamente il conflitto religioso cattolico-protestante e quello nazionalistico. Chi non può dimenticare l’Irlanda di registi come Sheridan o Greengrass, o anche solo, per es., Philomena, per quanto riguarda il peso della Chiesa cattolica irlandese sui destini degli individui, non riesce ad emozionarsi per un film un tantino agiografico, con uno sfondo da cartolina nostalgica e parecchie concessioni al sentimentalismo. I temi su cui Loach è grande, a mio parere, perché li sente proprio nella pelle, non sono quelli storico-politici, ma le storie anonime di vita in cui l’individuo si misura nel quotidiano con il sistema capitalistico in una lotta tanto più titanica, quanto più oscura e inavvertita tra le pieghe della grande storia. Là il conflitto è profondamente interiorizzato dai personaggi, vittime ed eroi vitali e intensi, con tutte potenzialità negative e positive e le contraddizioni che li rendono veri. Qui il conflitto è tutto esterno e il nostro eroe Jimmy, bello, buono e allegro, ha una sola dimensione, dall’inizio alla fine. I personaggi di contorno sono sbiaditi, o, come il prete, troppo schematici anche quando vorrebbero esprimere un’intima e non risolta contraddizione. Una piccola comparsa che merita da sola una citazione: la bambinetta paffuta che con due sole apparizioni conquista il cuore con una faccina buffa indimenticabile.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a zarar »
[ - ] lascia un commento a zarar »
|
|
d'accordo? |
|
luigi chierico
|
martedì 6 gennaio 2015
|
ricchezza e poverta'
|
|
|
|
Protagonista principale di questo bel film è l’ Irlanda con i suoi colori, il verde dei suoi prati, la campagna accogliente con i suoI magnifici animali, cavalli e buoi. L’Irlanda lacerata nella prima metà del XX secolo da guerre d’indipendenza e civili, sommosse, scioperi, arresti e deportazioni, lotte religiose tra cattolicesimo e chiesa anglicana.
Sono proprio tanti i film che hanno trattato l’argomento, tutti toccanti; per citarne solo qualcuno che mi torna a mente: Il campo, La moglie del soldato,
Nel nome del padre ed infine Il vento che accarezzava l’erba, dello stesso regista Ken Loach.
Alle belle scene offerte dal paesaggio irlandese si accompagna tanta bella musica, canto e ballo.
[+]
Protagonista principale di questo bel film è l’ Irlanda con i suoi colori, il verde dei suoi prati, la campagna accogliente con i suoI magnifici animali, cavalli e buoi. L’Irlanda lacerata nella prima metà del XX secolo da guerre d’indipendenza e civili, sommosse, scioperi, arresti e deportazioni, lotte religiose tra cattolicesimo e chiesa anglicana.
Sono proprio tanti i film che hanno trattato l’argomento, tutti toccanti; per citarne solo qualcuno che mi torna a mente: Il campo, La moglie del soldato,
Nel nome del padre ed infine Il vento che accarezzava l’erba, dello stesso regista Ken Loach.
Alle belle scene offerte dal paesaggio irlandese si accompagna tanta bella musica, canto e ballo. Jimmy’s hall è il locale in cui si raccolgono tutti coloro che hanno voglia di imparare qualcosa, dalla pittura alla letteratura, dalla musica al canto, pugilato ecc, non si fa politica, non si professa religione o culto, c’è tanta amicizia, puro divertimento, c’è gioia di vivere la propria età, ci sono deliziose figure di bambini, bei ragazzi e ragazze nella loro adolescenza, gioventù ai primi approcci amorosi, coppie sposate con figli e anziani.
Tutto in un periodo in cui ancora vi è conflitto civile e religioso. E’ proprio la figura bigotta del parroco, il cui cuore “non conosce cosa sia l’amore”, a distruggere tutto, incendia gli animi e le case, condanna dal suo pulpito la libertà di esprimersi, di fare le proprie scelte,addita la sala di Jimmy come posto di perdizione proibendo ai fedeli di frequentarla.
Un film tanto dolce e bello quanto forte e critico.
L’amore è espresso con poesia, un desiderio fortissimo che si consuma in un abbraccio durante un ballo invocato, è l’addio tra innamorati che si sono perduti e ritrovati per tornare a lasciarsi. Le loro mani si stringono, i loro corpi volteggiano durante il ballo in una stanza vuota ma colma di ricordi e rimpianti,
i visi e le labbra si sfiorano, i capelli fanno da cornice ad un amplesso fatto solo di sguardi di intesa, mai cercato e mai provato. E’ una scena bellissima che vede il contrasto di un amore puro in un mondo di cattiveria, di tradimento, di orrori e persecuzione. Per l’occasione Oonagh (Simone Kirby) indossa un vestito nuovo regalatole da Jimmy (Barry Ward ) mai indossato, un sogno vissuto e subito interrotto da una terribile condanna: esiliato!
Il vestito nuovo è un presagio per una Irlanda nuova, libera, indipendente.
La cattiveria, l’interesse, l’egoismo portano la gente cacciata di casa a cercare
“Il capitale”, ed è questo che sconvolge il parroco dimentico delle parole del Vangelo “Quello che avrai dato a loro lo avrai dato a me”.
Non aspettatevi un capolavoro ma solo un bel film da gustare e leggere attraverso immagini e musica locale e jazz, in un ambiente che riporta fedelmente all’epoca a cui si riferisce: un grammofono, il tip tap, le scarpette, i vestiti, la raccolta del fieno, la madre anziana che offre il classico tè nella modesta teiera d’allora,questa l’Irlanda!
Attori protagonisti e comparse bravissimi in un contesto che vede tre momenti esaltanti in cui ovviamente domina il personaggio Jimmy che il regista ha voluto presentarci: la riapertura della sala, il suo discorso, la confessione-accusa col parroco, l’addio con un corteo di biciclette; che spettacolo per dire addio allo spettatore! chibar22@libero.it
[-]
|
|
[+] lascia un commento a luigi chierico »
[ - ] lascia un commento a luigi chierico »
|
|
d'accordo? |
|
enrico danelli
|
domenica 4 gennaio 2015
|
comunismo di propaganda
|
|
|
|
Superficiale. Miope. I titoli di testa scorrono su immagini della crisi del '29 negli Stati Uniti, crisi che sembrerebbe la madre di tutti i mali (nel proseguio del film così si sentenzia). La cattivissima chiesa cattolica ostacola in tutti i modi un onesto ragazzone irlandase che all'inzio ha il solo scopo di far ballare al calduccio i suoi compaesani e poi si scopre essere comunista e per giunta con l'immagine di un giovane Lenin appesa nel suo locale. I salti logici nel film sono moltissimi: uno su tutti. Il vero coinvolgimento politico del protagonista viene preceduto da una discussione molto approfondita dei suoi accoliti, discussione che si conclude per una astensione.
[+]
Superficiale. Miope. I titoli di testa scorrono su immagini della crisi del '29 negli Stati Uniti, crisi che sembrerebbe la madre di tutti i mali (nel proseguio del film così si sentenzia). La cattivissima chiesa cattolica ostacola in tutti i modi un onesto ragazzone irlandase che all'inzio ha il solo scopo di far ballare al calduccio i suoi compaesani e poi si scopre essere comunista e per giunta con l'immagine di un giovane Lenin appesa nel suo locale. I salti logici nel film sono moltissimi: uno su tutti. Il vero coinvolgimento politico del protagonista viene preceduto da una discussione molto approfondita dei suoi accoliti, discussione che si conclude per una astensione. Nella scena immediatamente successiva troviamo invece il nostro a capeggiare la manifestazione che segnerà poi la sua rovina. L'atteggiamento di chiusura del parroco Sheridan sembra puro oscurantismo se non viene calato nella situazione storica di allora:: proprio negli stessi anni (1929-1930) in Russia si chiudono o demoliscono 6.715 chiese e il 26 agosto 1929 si instaura la settimana di 6 giorni proprio per eliminare la Domenica, ma l'accenno a Stalin e ai suoi orrori è fugacissimo e (volutamente) male sprecato in bocca all'iroso parroco. Per il resto si salva solo il travaglio psicologico proprio del parroco che in extremis concede l'onore delle armi al nemico sconfitto condannato all'esilio. Una ammiccante apertura di credito del regista al nuovo corso di papa Bergoglio ?
[-]
|
|
[+] lascia un commento a enrico danelli »
[ - ] lascia un commento a enrico danelli »
|
|
d'accordo? |
|
drumtaps
|
domenica 28 dicembre 2014
|
un quadrifoglio di emozioni
|
|
|
|
...come sempre Ken Loach è riuscito nella difficile operazione di far convivere il buon cinema a temi storici e sociali di alto spessore.
Bella l'ambientazione e pur nella linearità della costruzione non mancano momenti di forte emozione.
L'ennesimo centro di un regista lucido e appassionato.
|
|
[+] lascia un commento a drumtaps »
[ - ] lascia un commento a drumtaps »
|
|
d'accordo? |
|
omero27
|
sabato 3 gennaio 2015
|
un ken loach vecchia/nuova maniera
|
|
|
|
Ken Loach propone una dramma dolce ambientato nell'irlanda rurale degli anni '30.
Loach abbandona , o quasi, i lirismi e l'intimismo dei sui ultimi film e torna agli inizi. Un ritorno alle origini, quasi una riscoperta delle proprie radici culturali, personali, stilistiche.
un bel film che consiglio a tutti ( credo che un pubblico maturo lo apprezzi moltissimo).
Favolosi i primi 30 secondi del film, una fotografia della crisi americana del '29, un po' Fitzgerald e un po' De Sica.
|
|
[+] lascia un commento a omero27 »
[ - ] lascia un commento a omero27 »
|
|
d'accordo? |
|
catcarlo
|
mercoledì 21 gennaio 2015
|
jimmy's hall
|
|
|
|
Assieme a ‘Pride’, il nuovo film di Ken Loach ha segnato un Natale caratterizzato dal racconto, ravvivato in ogni caso da britannico umorismo, di gloriose sconfitte, ma anche della necessità di combattere certe battaglie indipendentemente dal loro esito: sin dall’inizio ci sono pochi dubbi su quale sia il destino che attende la lotta di Jimmy Gralton contro i mulini a vento nell’Irlanda degli anni Trenta. Ritornato dagli Stati Uniti, egli trasforma una vecchia costruzione in punto d’incontro per la gente del suo piccolo paese natale: uno spazio in cui divertirsi, ma anche dove imparare visto che di sera si balla dopo che durante il giorno si è fatto scuola o magari si è discusso di politica in tutta libertà.
[+]
Assieme a ‘Pride’, il nuovo film di Ken Loach ha segnato un Natale caratterizzato dal racconto, ravvivato in ogni caso da britannico umorismo, di gloriose sconfitte, ma anche della necessità di combattere certe battaglie indipendentemente dal loro esito: sin dall’inizio ci sono pochi dubbi su quale sia il destino che attende la lotta di Jimmy Gralton contro i mulini a vento nell’Irlanda degli anni Trenta. Ritornato dagli Stati Uniti, egli trasforma una vecchia costruzione in punto d’incontro per la gente del suo piccolo paese natale: uno spazio in cui divertirsi, ma anche dove imparare visto che di sera si balla dopo che durante il giorno si è fatto scuola o magari si è discusso di politica in tutta libertà. Adorata dai giovani e apprezzata dalla strato più popolare degli abitanti, l’iniziativa è vista come il fumo negli occhi dai maggiorenti locali più vicini alla parrocchia e, soprattutto, dai preti stessi con il risultato che, grazie a qualche maneggio e a una certa dose di stolida violenza, il problema viene risolto alla radice: al povero Jimmy, la faccenda costa anche un nuovo allontanamento dagli affetti più cari. Malgrado la vena amara, Loach mette per immagini questa storia confermando gli assi portanti del suo pensiero oltre che del suo fare cinema: la contrapposizione tra buoni e cattivi, riecheggiata quasi nel contrasto tra interni ed esterni, è senza troppe sfumature e il regista si schiera ignorando qualsiasi tentennamento, ma d’altra parte è indiscutibile anche la passione con cui la macchina da presa segue soprattutto coloro che sono emarginati dalla storia. Così, a prescindere dai tocchi di commedia che pure non sono pochi e culminano nel comico della fuga di Jimmy dalla fattoria materna, a restare nella memoria sono soprattutto le storie d’amore: quello più generale per la libertà, simboleggiata anche dai nuovi suoni e dalle nuove danze che provengono da oltreoceano, e quello pudico e impossibile di Jimmy per Oonagh che, durante l’assenza di lui, si è sposata e ha fatto due figli senza però mai dimenticarlo. La scena che più colpisce risulta così essere quella in cui i due si incontrano nella sala vuota e buia e, nella penombra, danzano seguendo una musica che esiste solo nei loro cuori dopo che lei ha indossato il vestito che lui le ha portato dall'America: un momento di grande delicatezza grazie al quale si possono dimenticare per un attimo le tensioni che segnano il resto della storia. Tensioni che Loach sa, peraltro, ben rappresentare a partire dal ballo che inaugura la sala seguito dalla messa della mattina successiva, in cui l'implacabile padre Sheridan elenca dal pulpito i nomi dei 'peccatori' che vi hanno partecipato. Da notare che il vecchio prete, pur essendo così stolidamente legato alle proprie idee, è visto - dal regista e dallo sceneggiatore Paul Laverty che ha adattato un lavoro teatrale di Donal O'Kelly - con un occhio di un niente meno critico rispetto ad altri personaggi, tanto che gli viene concessa almeno l'ombra di un dubbio: assai peggio ne escono il rude O'Keefe e il pavido padre Seamus, incapace (o timoroso) di esprimere le proprie idee, all'apparenza diverse da quelle di Sheridan. Così, alla fine, il buon Jimmy viene espulso dal sistema al quale non vuole adattarsi e nonostante sia con lui la maggioranza di chi vive nel suo piccolo mondo: almeno, ha la consolazione di un'uscita di scena da 'O capitano! Mio capitano!' regalatagli dai ragazzi del paese con in testa la figlia di O'Keefe. L'arrivo era stato ben diverso, con il piccolo carro, quasi schiacciato dalle colline ora verdi ora brulle, che procede verso uno sperduto villaggio lontano da tutto e da tutti e dove sono molti i segni di una miseria endemica: qui Loach ambienta il suo racconto guidando un bel gruppo di attori irlandesi i cui volti sono parte attiva nella riuscita del film. Barry Ward regala a Jimmy il suo testardo cipiglio, mentre Simone Kirby sa rendere i contrasti dell'animo di Oonagh, Jim Norton è un padre Sheridan perfetto e Andrew Scott (l'unico conosciuto, ma qui un po' in disparte) interpreta le insicurezze di padre Seamus. Assieme ai protagonisti, però, altrettanto efficace è il 'coro' che li circonda, personaggi secondari i cui volti non si fanno dimenticare con tanta facilità.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a catcarlo »
[ - ] lascia un commento a catcarlo »
|
|
d'accordo? |
|
great steven
|
domenica 13 ottobre 2019
|
prelati bigotti e liberi pionieri a confronto.
|
|
|
|
JIMMY'S HALL – UNA STORIA D'AMORE E LIBERTà (UK/FR/IRL/BELG/GIAP, 2014) di KEN LOACH. Con BARRY WARD, SIMONE KIRBY, ANDREW SCOTT, JIM NORTON, BRIAN F. O'BYRNE
Irlanda, 1932. Sullo scenario della Grande Depressione, va al governo il partito repubblicano di sinistra (Fianna Fáil). Jimmy Gralton, piccolo proprietario di idee socialiste fuggito a New York perché malvisto aspramente dalla destra durante la guerra civile del 1922, può tornare a casa. I nuovi giovani, per i quali è un eroe, gli chiedono di riaprire il capannone-balera dove organizzava feste da ballo, ma che costituiva anche una specie di scuola popolare con corsi di letteratura, pittura, pugilato e danze folkloristiche.
[+]
JIMMY'S HALL – UNA STORIA D'AMORE E LIBERTà (UK/FR/IRL/BELG/GIAP, 2014) di KEN LOACH. Con BARRY WARD, SIMONE KIRBY, ANDREW SCOTT, JIM NORTON, BRIAN F. O'BYRNE
Irlanda, 1932. Sullo scenario della Grande Depressione, va al governo il partito repubblicano di sinistra (Fianna Fáil). Jimmy Gralton, piccolo proprietario di idee socialiste fuggito a New York perché malvisto aspramente dalla destra durante la guerra civile del 1922, può tornare a casa. I nuovi giovani, per i quali è un eroe, gli chiedono di riaprire il capannone-balera dove organizzava feste da ballo, ma che costituiva anche una specie di scuola popolare con corsi di letteratura, pittura, pugilato e danze folkloristiche. Jimmy li accontenta volentieri, così la sua hall diventa anche una "camera del lavoro" dei contadini affittuari, sfrattati dai potenti latifondisti. È nuovamente preso di mira dai notabili di destra e soprattutto dal temuto parroco che, nonostante lo stimi, lo considera a ragione un pericolo mortale per la Chiesa cattolica. Venticinquesimo film di Loach, ricavato, almeno parzialmente, da una ricerca documentaria su un personaggio reale, è forse il più riuscito frutto della ventennale collaborazione alla sceneggiatura con Paul Laverty: 1) perché sublima l’ideologia nell’ideale, innalza l’impegno politico a impegno esistenziale, estende la lotta di classe a lotta di cultura, di modo di vivere, di umanità, coniugando il pane con le rose, il politico e il privato; 2) perché, in forme classiche, rende a meraviglia la bellezza dell’Irlanda, quella naturale – nelle mille sfumature del suo profondo, prorompente e vitale verde (fotografia di Robbie Ryan) – e quella storico-sociale, attraverso le architetture, gli arredi, le vesti, gli ornamenti della sua civiltà contadina del primo ‘900 (scene di Fergus Clegg, costumi di Eimer Ni Mhaoldomhnaigh). Loach torna nell’Irlanda che aveva messo al centro del suo cinema con Il vento che accarezza l’erba e lo fa in modo apparentemente inusuale, in quanto questa storia vede protagonisti uomini e donne che difendono quello che un tempo avremmo denominato dancing. La musica che accompagna le dure immagini della Depressione americana descrive il contesto più adorato dal regista britannico: la vita di individui maschili e femminili che cercano nella condivisione di idee spazi quel senso della socialità su cui terzi vorrebbero legiferare per potervi avere sopra un controllo rigorosissimo. Quello che Gralton edifica per due volte è di fatto un centro sociale avanti lettera in cui ci si possono scambiare pareri insieme alla voglia di stare uniti. Definire "peccaminose" le danze che vi si praticano è, per l’autorità clericale locale e per gli esponenti della destra, soltanto un pretesto per non autorizzare la circolazione di un pensiero ritenuto sovversivo. Chi frequenta la Pearse-Connolly Hall è spesso anche un cristiano di tutto rispetto che si reca alla messa domenicale. È proprio questo che va colpito e debellato da quel potere ecclesiastico che, comunque, a differenza dei reazionari più retrivi, ancora comprende l’onestà degli intenti dell’avversario. La distinzione fra migliori e peggiori emerge netta, ma senza manicheismi: la figura del sacerdote tiene onorevolmente testa a quella di Jimmy – B. Ward eccellente nel rendergli una credibilità d’azione che trascende la sua nobiltà d’animo e il suo implacabile furore combattivo –, quasi come nelle vere tragedie, in cui si scontrano due verità equivalenti. Storicamente fornisce un’immagine icastica della pervasività del controllo sociale esercitato dalla Chiesa Cattolica. Ci si emoziona alquanto nelle scene in cui i passi di danza accompagnati dalla tradizione folkloristica vengono interrotti bruscamente dagli spari dei fucili, quasi a sottolineare la contrapposizione fra il gaudio della festa e l’ignoranza arrogante dei suoi imperterriti calunniatori. Splendida la cura ambientale, supportata da una girandola di interpretazioni assai convincenti. Distribuisce BiM. Presentato a Cannes 2014, dove ha ottenuto l’applauso più lungo di tutto il Festival.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a great steven »
[ - ] lascia un commento a great steven »
|
|
d'accordo? |
|
|