simone pasquali
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giovedì 11 febbraio 2021
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che noia!!!!
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Un sempre ottimo Phoenix (sino ad ora però visto sempre nel solito registro, chissà che un giorno si confronti con qualcosa di nuovo per lui) e una buona fotografia a mio avviso non bastano a salvare un film la cui incessante voce di sottofondo prosegue senza sosta a leggere un romanzo tra l'altro da seguire con attenzione, lasciandoti a mio parere più volte spaesato perchè o segui uno, o segui lo svolgersi del film.
La trama è intricatissima ma a mio giudizio più che altro per cercare un virtuosismo tecnico alla regia, per quanto riguarda gli "gli eccessi dei '70" portati in scena a mio avviso in modo un pò volgare e a volte eccessivo - NON COMMENTO CHI HA FATTO UN PARALLELO TRA QUESTO FILM E IL MIO FILM PREFERITO IN ASSOLUTO "IL GRANDE LEBOWSKI, credo non sia proprio il caso - li trovo forzati, ostentati a tutti i costi, e non incorniciati in un racconto corale che al contrario pare ridurre i 70 al solo sesso libero e stop.
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Un sempre ottimo Phoenix (sino ad ora però visto sempre nel solito registro, chissà che un giorno si confronti con qualcosa di nuovo per lui) e una buona fotografia a mio avviso non bastano a salvare un film la cui incessante voce di sottofondo prosegue senza sosta a leggere un romanzo tra l'altro da seguire con attenzione, lasciandoti a mio parere più volte spaesato perchè o segui uno, o segui lo svolgersi del film.
La trama è intricatissima ma a mio giudizio più che altro per cercare un virtuosismo tecnico alla regia, per quanto riguarda gli "gli eccessi dei '70" portati in scena a mio avviso in modo un pò volgare e a volte eccessivo - NON COMMENTO CHI HA FATTO UN PARALLELO TRA QUESTO FILM E IL MIO FILM PREFERITO IN ASSOLUTO "IL GRANDE LEBOWSKI, credo non sia proprio il caso - li trovo forzati, ostentati a tutti i costi, e non incorniciati in un racconto corale che al contrario pare ridurre i 70 al solo sesso libero e stop.
Dopo 1h e mezzo ho guardato la durata, mancava ancora 1h, e allora li ho mollato e mi sono addormentato beato.
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lorenzodv
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sabato 7 settembre 2019
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incomprensibile ma soddisfaciente
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Qualcuno che abusa smodatamente di sostanze stupefacenti, o forse schizofrenico o ancora, non si può escludere, con entrambe le particolarità, ha scritto una trama per questo film che è imposssibile da seguire o perlomeno io non ci ho capito niente. Lo svolgimento è caoico e l'intreccio poco oganico, però è un bel film! La sorpresa è stata alla fine: ho avuto la sensazione di soddisfazione tipica di quando si ha visto un bel film e sarei stato disponibile a guardarne un'altra buona mezz'ora.
Tuttavia non è bello abbastanza da motivarmi a rivederlo, ecco quindi le tre stelle. Che poi non sarebbero precisamente tre stelle, ne avrei assegnate undici su un massimo di ventitrè, considerando sempre una stella come voto minimo, quindi non equivarrebbero a cinquantacinque ventitreesimi di stella su cinque ma ad un giudizio migliore di quello perché sulla base di cinque stelle l'equivalente di quattro stelle e passa è assegnato come minimo al film peggiore.
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Qualcuno che abusa smodatamente di sostanze stupefacenti, o forse schizofrenico o ancora, non si può escludere, con entrambe le particolarità, ha scritto una trama per questo film che è imposssibile da seguire o perlomeno io non ci ho capito niente. Lo svolgimento è caoico e l'intreccio poco oganico, però è un bel film! La sorpresa è stata alla fine: ho avuto la sensazione di soddisfazione tipica di quando si ha visto un bel film e sarei stato disponibile a guardarne un'altra buona mezz'ora.
Tuttavia non è bello abbastanza da motivarmi a rivederlo, ecco quindi le tre stelle. Che poi non sarebbero precisamente tre stelle, ne avrei assegnate undici su un massimo di ventitrè, considerando sempre una stella come voto minimo, quindi non equivarrebbero a cinquantacinque ventitreesimi di stella su cinque ma ad un giudizio migliore di quello perché sulla base di cinque stelle l'equivalente di quattro stelle e passa è assegnato come minimo al film peggiore.
Conto che lo sproloquio sulle stelle sia stato utile a capire cosa significa non capirci niente.
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wathan
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lunedì 2 settembre 2019
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soporifero.
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Un classico già consacrato dal tipico spettatore snob radical chic, sceneggiatura noisa, confusa, intrigatissima. La trama racconta le strampalate avventure di un investigare privato ingaggiato dall' ex fidanzata per indagare sulle vicende del suo attuale fidanzato. La comicità del film è simile a quella dei fratelli Coen di "Il Grande Lebowski, che personalmente tale comicità non mi fa ridere neanche sotto tortura, anzi la trovo irritante e senza senso. È stata dura arrivare alla fine senza crollare, naturalmente non ciò capito un bel niente ma va bene così, col cavolo che gli do un'altra chance.
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dario lodi
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domenica 24 febbraio 2019
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labirintico
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Si salvano i dialoghi e si salva l'interpretazione, il resto è noia (come il testo di Pynchon, scrittore presuntuoso e provocatore). La denuncia del sottobosco americano, in questo caso è sottolineata dall'epoca (il post '68), famosa per i suoi eccessi e la sua pochezza culturale. Anderson non sa che strada prendere e imbastisc una specie di giallo dove manca del tutto la supense. Un'assurdità.
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sia21
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mercoledì 4 aprile 2018
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anderson alle prese con il noir
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'Vizio di forma' rappresenta un unicum nella carriera di Paul Thomas Anderson, si tratta infatti del suo film più strampalato e allucinato. Protagonista della vicenda è 'Doc' Sportello, un detective hippie con una grande passione per le droghe, che si viene a trovare nel bel mezzo di un caso particolarmente intrigato, in cui poteri forti e suoi affetti personali risultano coinvolti in una fitta rete di rapporti non sempre ben definiti. Seguire lo svolgimento della vicenda di questo film non è assolutamente facile: dialoghi serrati, buchi temporali, personaggi che non si capisce se realmente esistenti o frutto di qualche allucinazione del protagonista rendono la comprensione della trama un compito a tratti impossibile.
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'Vizio di forma' rappresenta un unicum nella carriera di Paul Thomas Anderson, si tratta infatti del suo film più strampalato e allucinato. Protagonista della vicenda è 'Doc' Sportello, un detective hippie con una grande passione per le droghe, che si viene a trovare nel bel mezzo di un caso particolarmente intrigato, in cui poteri forti e suoi affetti personali risultano coinvolti in una fitta rete di rapporti non sempre ben definiti. Seguire lo svolgimento della vicenda di questo film non è assolutamente facile: dialoghi serrati, buchi temporali, personaggi che non si capisce se realmente esistenti o frutto di qualche allucinazione del protagonista rendono la comprensione della trama un compito a tratti impossibile. Ma questo non è un limite della pellicola, bensì un pregio, un intento volontariamente perseguito dal regista, che così vuole rendere lo spettatore stesso coinvolto in un tunnel, o meglio in un trip, da cui non si capisce mai come se ne verrà fuori (forse nemmeno alla fine). È innegabile che questa tecnica narrativa voglia anche essere un omaggio sui generis al grande cinema noir, in particolare a pellicole come 'The big sleep' o 'Chinatown' (solo per citare due capisaldi del genere), e che Doc Sportello non sia altro che un novello Bogart, assolutamente sui generis anch'egli, invischiato in un caso praticamente irrisolvibile in cui le donne, ed il loro pericoloso fascino, giocano un ruolo centrale. Film difficilmente comprensibile, ma, proprio per questo, riuscito.
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ennio
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lunedì 26 febbraio 2018
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guazzabuglio alla ellroy in salsa hippy
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Non può non farsi immediato il paragone con James Ellroy e le sue storie ambientate in una Los Angeles di poliziotti corrotti e senza scrupoli, contornati da una miriade di personaggi più o meno laterali e spesso poco utili alla narrazione. Qui però, a differenza di L.A. confidential, siamo nei primi anni '70 in pieno flower power, e la storia, che parrebbe un thriller, si dipana in modo un pò sconclusionato e con molte ambizioni da commedia brillante. Bella la ricostruzione storica di quell'epoca molto colorata. Molti protagonisti famosi e anche bravi, ma alla fine l'unico degno di menzione è Phoenix, abbastanza credibile nel ruolo di fattone non più giovanissimo.
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Non può non farsi immediato il paragone con James Ellroy e le sue storie ambientate in una Los Angeles di poliziotti corrotti e senza scrupoli, contornati da una miriade di personaggi più o meno laterali e spesso poco utili alla narrazione. Qui però, a differenza di L.A. confidential, siamo nei primi anni '70 in pieno flower power, e la storia, che parrebbe un thriller, si dipana in modo un pò sconclusionato e con molte ambizioni da commedia brillante. Bella la ricostruzione storica di quell'epoca molto colorata. Molti protagonisti famosi e anche bravi, ma alla fine l'unico degno di menzione è Phoenix, abbastanza credibile nel ruolo di fattone non più giovanissimo.
L'unica certezza è che dopo aver visto il film non leggerò il libro, Ellroy mi basta e avanza.
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xxx
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venerdì 10 novembre 2017
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trama noiosa e intrigatissima.
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Ho sempre sostenuto che la visione di un film non necessita una capacità di memoria degna di un ingegnere astrofisiconucleare, se si è il film che fa per voi, questo fatto però non giustifica che sia un capolavoro.
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francirano
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lunedì 8 febbraio 2016
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troppo tardo adolescenziale, questo nuovo drugo.
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D'accordo. Facciamo pure il verso ai noir, alle intricatissime trame del falcone maltese, del grande sonno, di tutto quello che vogliamo. E va bene, benissimo, che a un certo punto i nomi di tutti i personaggi, i soprannomi, i cognomi, si perdano in un guazzabuglio di cui lo spettatore, proprio come il protagonista, non riesce a venire a capo.
E va pure benissimo che Joaquin Phoenix diventi un nuovo Lebowski, incarnando un altro divertentissimo e spettacolare personaggio. Sulla sua bravura e sul divertimento puro che crea non si puo' appuntare alcunchè.
Ma non si puo' proprio sorvolare su quella voce fuori campo, non solo inutile, ma addirittura dannosa, fastidiosa, che tenta di darsi un tono e ricreare un qualche virtuosismo letterario completamente all'ovest di ogni decenza diventando quanto di più odioso si possa immaginare.
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D'accordo. Facciamo pure il verso ai noir, alle intricatissime trame del falcone maltese, del grande sonno, di tutto quello che vogliamo. E va bene, benissimo, che a un certo punto i nomi di tutti i personaggi, i soprannomi, i cognomi, si perdano in un guazzabuglio di cui lo spettatore, proprio come il protagonista, non riesce a venire a capo.
E va pure benissimo che Joaquin Phoenix diventi un nuovo Lebowski, incarnando un altro divertentissimo e spettacolare personaggio. Sulla sua bravura e sul divertimento puro che crea non si puo' appuntare alcunchè.
Ma non si puo' proprio sorvolare su quella voce fuori campo, non solo inutile, ma addirittura dannosa, fastidiosa, che tenta di darsi un tono e ricreare un qualche virtuosismo letterario completamente all'ovest di ogni decenza diventando quanto di più odioso si possa immaginare.
Un abuso, non tanto di droghe, quanto di stilemi tardo adolescenziali, fatto di copulatine con le segretarie avanzando a passettini coi calzoni abbassati, pippate di cocaina, fumiganti sigarettoni accesi in continuazione. Il che andrebbe bene se tutto questo non sforasse nel ripetitivo utilizzo di termini quali "fattone", "leccata di fica", "cacata", che dovrebbero forse indurre ad un riso complice, ma che possono sortire questo effetto solo presso una manica di ventenni dalla canna facile. E ancora nutriamo sufficiente speranza nel genere umano da credere che il manipolo di ventenni in questione non si sganasci poi troppo.
E' un peccato. Un vero peccato, perchè la fotografia è buona, buona la colonna sonora, bravissimi gli attori. Si ride di gusto in almeno un paio di scene. Ma le cadute di stile fanno la differenza tra un film dei fratelli Coen ed una qualunque commedietta giovanilistica che le onde dell'oceano di Gordita Beach porteranno via.
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deadman
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giovedì 24 dicembre 2015
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bello bello ma che palle
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ma quanto sono belli i film di anderson, tutti perfetti, studiati nel più piccolo particolare, i costumi, le luci, perfino l'ultimo dei caratteristi o la comparsa che attraversa la scena di un secondo sono impeccabili, poi gli attori protagonisti, scelti tra i migliori e più bravi sulla scena, ma in tutta questa perfezione che succede se non ci lasciamo abbagliare dalla fotografia e dalle musiche? sì succede proprio quello ci annoiamo, anzi io mi sono veramente rotto le palle dal decimo minuto fino alla fine (e quanto durano i suoi film) perchè della storia sembra non fregarsene un fico secco il signor anderson se non per inserire una delle sue meravigliose scene o dialoghi superlativi.
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ma quanto sono belli i film di anderson, tutti perfetti, studiati nel più piccolo particolare, i costumi, le luci, perfino l'ultimo dei caratteristi o la comparsa che attraversa la scena di un secondo sono impeccabili, poi gli attori protagonisti, scelti tra i migliori e più bravi sulla scena, ma in tutta questa perfezione che succede se non ci lasciamo abbagliare dalla fotografia e dalle musiche? sì succede proprio quello ci annoiamo, anzi io mi sono veramente rotto le palle dal decimo minuto fino alla fine (e quanto durano i suoi film) perchè della storia sembra non fregarsene un fico secco il signor anderson se non per inserire una delle sue meravigliose scene o dialoghi superlativi. beh c'è chi resterà a bocca aperta dallo stupore dall'inizio alla fine e griderà al capolavoro, io se resto a bocca aperta è perchè sto russando
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francesco2
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mercoledì 11 novembre 2015
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quei film da seguire, ed inseguire
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Anche se con ritardo, desidero esprimere su "MyMovies" l'interesse che ha suscitato in me questo film, apparentemente minore, di Paul Thomas Anderson.
Bisogna seguirlo ed inseguirlo, "Vizio di forma" , anziché considerarlo la stessa pausa "di lusso" che, per il regista succitato, ha rappresentato "Ubriaco d'amore". Come il protagonista (in)segue invano la giovane che compare e ricompare nel film, ed al contempo una verità che, quasi sicuramente, gli e ci sfuggirà per sempre. Mentre si sviluppa l'intreccio non bisogna perdere l'occhio tutte le deviazioni della trama, probabilmente una metafora -più complessa di quanto non appaia- del decennio anni '70; chi scrive non ha potuto viverlo, essendo nato al suo inizio, ma l'atmosfera appare la stessa de "I tre giorni del Condor" e "Tutti gli uomini del presidente", a metà tra la contestazione del decennio predente ed il reaganismo di quello successivo.
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Anche se con ritardo, desidero esprimere su "MyMovies" l'interesse che ha suscitato in me questo film, apparentemente minore, di Paul Thomas Anderson.
Bisogna seguirlo ed inseguirlo, "Vizio di forma" , anziché considerarlo la stessa pausa "di lusso" che, per il regista succitato, ha rappresentato "Ubriaco d'amore". Come il protagonista (in)segue invano la giovane che compare e ricompare nel film, ed al contempo una verità che, quasi sicuramente, gli e ci sfuggirà per sempre. Mentre si sviluppa l'intreccio non bisogna perdere l'occhio tutte le deviazioni della trama, probabilmente una metafora -più complessa di quanto non appaia- del decennio anni '70; chi scrive non ha potuto viverlo, essendo nato al suo inizio, ma l'atmosfera appare la stessa de "I tre giorni del Condor" e "Tutti gli uomini del presidente", a metà tra la contestazione del decennio predente ed il reaganismo di quello successivo. Dietro l'apparente ripetitività, Anderson è molto bravo a giocare con le acrobazie temporiali ed esistenziali del protagonista ( Altro che i nostri "Sacro GRA" e "Giri di luna".........). Quel passato non è mai andato via ( guai ad aggiungere altro, per chi non abbia visto il film), ma in più è talmente parte di lui che diventa una chiave di lettura per il mondo; di lettura, ma mai di comprensione, perché come già detto l'intreccio è troppo complesso e stratificato, al punto che qualcuno potrebbe appellarsi -se non lo fa-al vizio che dà il titolo al film stesso, per impedire al personaggio di giungere alle conclusioni appropriate.
A conferma che si tratta un film importante, anche se una spanna sotto altre opere di questo artista, resta il finale apparentemente "lieto", e forse in parte "realmente", che tuttavia conferma irrimediabilmente il fallimento del protagonista, come anche -o probabilmente soprattutto- quello della società che lo circonda(va?).
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