Eau Zoo

Film 2014 | Drammatico 78 min.

Anno2014
GenereDrammatico
ProduzioneBelgio
Durata78 minuti
Regia diEmilie Verhamme
AttoriClément Bertrand, Delphine Girard, Margaux Lonnberg, Clément Louis, Martin Nissen .
TagDa vedere 2014
MYmonetro 3,25 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Emilie Verhamme. Un film Da vedere 2014 con Clément Bertrand, Delphine Girard, Margaux Lonnberg, Clément Louis, Martin Nissen. Genere Drammatico - Belgio, 2014, durata 78 minuti. - MYmonetro 3,25 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento domenica 23 novembre 2014

Due adolescenti vorrebbero fuggire dai genitori iperprotettivi, ma riusciranno davvero a farlo?

Consigliato sì!
3,25/5
MYMOVIES 3,50
CRITICA
PUBBLICO 3,00
CONSIGLIATO SÌ
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Critica
Premi
Cinema
Una grandissima metafora universale sulla rabbia di un gruppo di adolescenti nel più vago e indefinito dei contesti.
Recensione di Gabriele Niola
venerdì 21 novembre 2014
Recensione di Gabriele Niola
venerdì 21 novembre 2014

In un'isola imprecisata, in un tempo imprecisato si svolge la più eterna delle battaglie, quella dell'emancipazione di un gruppo di ragazzi dalla dittatura dei genitori uniti nella più grande "comunità" dell'isola, disposta a tutto pur di chiudere e trattenere la risorsa costituita dai giovani. Lo scopo è quello di qualsiasi piccolo nucleo: perpetuare se stesso e le proprie tradizioni. Un gruppo di ragazzi, per nulla coeso al proprio interno, è motivato a fuggire dalla situazione e scappare dall'isola; le loro idee non sono molto efficaci, le loro tecniche sono poco coordinate e in particolare due di loro, due che si amano, non riescono a starsi vicino e a sorreggersi come dovrebbero. Ci proveranno con inusuale disperazione.
Cercando una specie di ambientazione da fantascienza distopica per un film che non ha nulla a che vedere con questo genere, Emilie Verhamme dimostra di aver capito molto di come funzioni il cinema contemporaneo. I suoi ragazzi vivono in una microsocietà isolata, vestiti tutti alla stessa maniera, inquadrati in schemi rigidi e ritualità a cui si obbedisce con una cecità impressionante, data la loro tangibile sete di autonomia e libertà. Corrono, si allenano e vengono chiusi dai genitori in botole simili a bare per essere pronti a combattere "quelli che vengono da fuori".
Dopo aver creato quest'acquario nel quale scrutare il comportamento umano, Emilie Verhamme lascia esplodere le cariche accuratamente disposte per indagare con camera a mano, da vicinissimo, le reazioni dei suoi due animali preferiti, Martin e Lou, innamorati bisbetici, incapaci di controllare i sentimenti, totalmente annebbiati nei loro ragionamenti, due bestie d'istinto di cui la comunità e i genitori approfittano in ogni maniera.
Ovviamente il destino e il fatalismo sono dietro l'angolo in attesa di balzargli addosso in un finale shakespeariano di grande effetto che pone rimedio ad una certa stanchezza che sopraggiunge nel finale per eccessivo rinvio di una chiusa. Tuttavia, non è solo con la fine che Eau zoo riesce a dire più di quanto molti altri film sull'adolescenza facciano, è con la forza di una grandissima metafora, di questo microcosmo senza punti di riferimento (dove sono? in che anno sono? da dove vengono?) talmente vago da essere universale, con i suoi genitori che preparano i figli alla lotta contro "gli altri", che li vogliono trattenere verso il basso, che li vogliono come loro e come i loro genitori prima di loro. L'impresa più ambiziosa di tutte: affrontare i concetti nella maniera più universale possibile, è raggiunta con impressionante precisione e sfruttando i nostri preconcetti sul cinema d'autore.
Siamo infatti abituati all'idea che nel cinema d'autore la videocamera a mano e le inquadrature ravvicinate siano sinonimo di estremo realismo, di un cinema che non ricostruisce nulla ma fa di luoghi naturali il suo set; Eau zoo è l'esatto contrario. Il primo lungometraggio di Emilie Verhamme finge tutto, sfrutta un set naturale per una storia che non ha nulla a che vedere con le isole e tutto con l'essere isolati, utilizza pistole, piccole fosse e anche una spartana imitazione di nucleo domestico in stile Dogville per parlare di violenza, costrizione e desideri inespressi. In questo modo il film va dritto al proprio punto: il senso d'oppressione, la rabbia giovane, la violenza insita nell'imposizione delle tradizioni e il senso di lontananza ed emarginazione di chi non riesce ad essere davvero libero dalla propria comunità.

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