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mirkohello
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giovedì 23 gennaio 2014
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all'heineken preferisco la nastro...
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Brrrr... Non è un film, è una pena. Orrendo, semplicemente orrendo. Ok, si capisce il senso del film, la... chiamiamola riflessione sulla morte, ma... Nient'altro. Bastavano 15 minuti. Non 2 ore. Non c'è trama, la sceneggiatura fa pena, e lo si intuisce dal primissimo scambio di battute. I personaggi sono gettati lì, senza corpo, senza carattere. Si potrebbe sostenere che volutamente si è cercato di sostituirli con... cosa? Mi dispiace, ma non l'ho ancora capito.
Dialoghi e situazioni costruiti solo per inserire la frase figa, che però, detta così, senza quasi contesto, lo spettatore perde completamente. Alla fine sai che sono state dette frasi "fighe" (troppe), ma non ne ricordi neanche una (fuorchè quelle del trailer).
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Brrrr... Non è un film, è una pena. Orrendo, semplicemente orrendo. Ok, si capisce il senso del film, la... chiamiamola riflessione sulla morte, ma... Nient'altro. Bastavano 15 minuti. Non 2 ore. Non c'è trama, la sceneggiatura fa pena, e lo si intuisce dal primissimo scambio di battute. I personaggi sono gettati lì, senza corpo, senza carattere. Si potrebbe sostenere che volutamente si è cercato di sostituirli con... cosa? Mi dispiace, ma non l'ho ancora capito.
Dialoghi e situazioni costruiti solo per inserire la frase figa, che però, detta così, senza quasi contesto, lo spettatore perde completamente. Alla fine sai che sono state dette frasi "fighe" (troppe), ma non ne ricordi neanche una (fuorchè quelle del trailer). Le situazioni sono scollegate, stranianti, e in effetti lo straniamento è l'unica emozione che il film riesce a regalare allo spettatore.
Un insieme di marchette inutili (Ferrari, Nokia, LG, Bentley, Jaguar, Marlboro, e chi più ne ha ne metta) e nient'altro. Bè, almeno un'azienda italiana si è fatta pubblicità.
Evidentemente avevano bisogno di soldi... Perchè la sceneggiatura sarà stata scritta in un pomeriggio, e le riprese saranno durate 1 mesetto. O almeno spero per loro. Poi, gli attori... Cast stellare per quale risultato? Brad Pitt, sempre il solito: guarda quanto sono figo e bono anche se vestito come un cowboy deficiente. Di Fassbender le donne in sala si ricorderanno solo il sorriso e i pettorali mostrati in una delle scene finali con la camicia sbottonata (scena inutile atta solo a quello). Cameron Diaz bellissima e inespressiva; o meglio, una sola espressione, sempre quella, in tutte le scene, un misto tra "non vedo l'ora di spogliarti" , un "so già tutto di tutto" e "guarda quanto sono figa". Solo l'Edward Cullen di Twilight è più inespressivo. Penelope Cruz... inutile, più o meno come gli altri. Comunque la più brava nel mare della mediocrità. Il filo narrativo dei personaggi insomma è la "fighitudine" degli stessi, praticamente una sfilata. Belli i pantaloni di cotone di Fassbender, forse mi ha dato un'idea di stile. Le giacche di Brad invece solo lui può indossarle senza apparire un idiota. Poi, il Nokia C2-01! Dai, un po' superato! Almeno un Lumia 520! Inoltre l'Heineken non mi piace tanto, preferisco la Nastro... Come scusa? Devo parlare del film? Ah è un film? Pensavo fosse un carosello un po' elaborato, commentavo i prodotti...
Capitolo regia: secondo me Scott non è stato male con la macchina da presa, qualche spunto decente c'è. Ma puoi essere il migliore al mondo, ma se devi riprendere schifezze, sempre schifezze restano.
E ci lamentiamo del cinema italiano (per certi orrori, giustamente). Ma Hollywood, da un po' ormai, di schifezze costose ne sta facendo parecchie. (Oltre a film bellissimi, ci mancherebbe; ma sempre meno).
Non bisogna produrre per forza, se non ci sono idee...
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peer gynt
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martedì 11 novembre 2014
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fai qualunque cosa allo spettatore, tranne annoia
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Storia straparlata, soporifera e mal raccontata di un balordo, di professione avvocato, che per superare un periodo finanziariamente difficile (non tanto però da non andare all'altro capo del mondo, cioè ad Amsterdam, per comprare un costoso diamante per la fidanzata:non c'era proprio un posto più vicino dove fare l'acquisto?) si improvvisa intermediario in un affare di droga, facendosi consigliare da due navigati malandrini della zona. Risultato, malgrado le filosofiche perle di saggezza che i due (Bardem e Pitt) ci ammanniscono in continuazione, un fallimento totale. Sembravano così saggi, così profondi conoscitori del male che alberga nell'uomo e dei desideri delle donne! Come mai alla fine si sono dimostrati così assurdamente stupidi? Il problema del film è tutto qui: una scrittura che vola alto si mette a fare a pugni con una storia già vista e piena di buchi narrativi (quanto fa più atmosfera il non detto! non vorrai mica spiegare tutto?) e con dei personaggi inconsistenti.
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Storia straparlata, soporifera e mal raccontata di un balordo, di professione avvocato, che per superare un periodo finanziariamente difficile (non tanto però da non andare all'altro capo del mondo, cioè ad Amsterdam, per comprare un costoso diamante per la fidanzata:non c'era proprio un posto più vicino dove fare l'acquisto?) si improvvisa intermediario in un affare di droga, facendosi consigliare da due navigati malandrini della zona. Risultato, malgrado le filosofiche perle di saggezza che i due (Bardem e Pitt) ci ammanniscono in continuazione, un fallimento totale. Sembravano così saggi, così profondi conoscitori del male che alberga nell'uomo e dei desideri delle donne! Come mai alla fine si sono dimostrati così assurdamente stupidi? Il problema del film è tutto qui: una scrittura che vola alto si mette a fare a pugni con una storia già vista e piena di buchi narrativi (quanto fa più atmosfera il non detto! non vorrai mica spiegare tutto?) e con dei personaggi inconsistenti.
Insomma, sa tanto di operazione commerciale malriuscita: grande scrittore + grande regista + grandi attori = grande film.
No, operazione sbagliata! E il risultato non arriva.
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[+] come fa pitt ad avere 20 milioni di dollari
(di conny72vr)
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fabal
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giovedì 7 luglio 2016
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vetrina di situazioni estreme
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Un avvocato a corto di soldi decide di mettersi in società con due loschi figuri per gestire un traffico di droga dal Messico. L’affare è di quelli grossi: una partita di coca da circa 20 milioni di dollari. Che però viene rubata e tra i complici del furto compare anche un ragazzo uscito di prigione da poco, a cui proprio l’avvocato aveva pagato la cauzione. La malavita messicana, che non crede nelle coincidenze, mette in atto la sua rappresaglia.
Ridley Scott dirige The Counselor per omaggiare il fratello Tony, morto l’anno prima dell’uscita del film. Il montaggio clippato e i primi piani, con dialoghi serrati e incisivi, ricordano in effetti il dinamismo di Spy Game o Pelham 123.
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Un avvocato a corto di soldi decide di mettersi in società con due loschi figuri per gestire un traffico di droga dal Messico. L’affare è di quelli grossi: una partita di coca da circa 20 milioni di dollari. Che però viene rubata e tra i complici del furto compare anche un ragazzo uscito di prigione da poco, a cui proprio l’avvocato aveva pagato la cauzione. La malavita messicana, che non crede nelle coincidenze, mette in atto la sua rappresaglia.
Ridley Scott dirige The Counselor per omaggiare il fratello Tony, morto l’anno prima dell’uscita del film. Il montaggio clippato e i primi piani, con dialoghi serrati e incisivi, ricordano in effetti il dinamismo di Spy Game o Pelham 123. La sceneggiatura del premio Pulitzer Mc Carthy è adeguata nel sostenere il ritmo imposto dal regista, ma deraglia quando presenta scene di sesso o violenza spesso gratuite, o quando chiude ciascuna delle clip con la pretesa di un qualche insegnamento filosofico, esposto con scambi di battute dalla dubbia profondità. I protagonisti vorrebbero essere antieroi ma con un onesto bignami-aforismario zen; ovviamente lo zen scafato, brutale, disilluso di chi convive col marcio e non teme la morte. Ne risultano personaggi caricaturali, specie la bella e cinica Cameron Diaz, talmente spietata da essere poco credibile. Come poco credibile, al limite del ridicolo, è il suo rapporto sessuale con la Ferrari gialla dell’esterrefatto Bardem - non capiamo se per quello che sta recitando o per la controfigura bionda che apre una clamorosa spaccata sul parabrezza dell’auto, ma non vogliamo saperlo- scena gratuita che invece di alzare il tono volutamente corrotto del film, si sgonfia nella sua volgare inutilità (e, per inciso, non è comunque per niente sexy).
In buona sostanza, più che un film solido e organico, The Counselor (perché poi sottotitolarlo “Il procuratore”, dato che significa "avvocato" e Fassbender è un avvocato, resta un enigma) sembra un collage di situazioni forzatamente estreme messe in vetrina, il solito vizio dell’hard boiled fine a stesso a cui anche Ridley Scott paga il suo tributo non richiesto. Il cappio meccanico che recide l’aorta, la decapitazione di un motociclista con un fil di ferro o la già citata porcata della Diaz sulla Ferrari. Di fondo, a parte le massime da solipsismo filosofico dei protagonisti, non vi è nemmeno il messaggio politico presente invece nel buon Traffic di Soderbergh, equivalente nella tematica, nei giochi di luce come nello scorrimento fluviale di sangue, ma decisamente più strutturato.
Stupisce come una penna del calibro di Cormac Mc Carthy possa aver costruito una sceneggiatura così debole, che forse avrebbe necessitato di un approccio maggiormente ironico. Nelle mani dei Coen il soggetto del già brillante sceneggiatore di Non è un paese per vecchi avrebbe magari trasformato in un funzionale grottesco quel che invece in The Counselor appare semplicemente superfluo.
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ennio
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martedì 18 settembre 2018
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sconclusionato
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Mi viene da dire: a ciascuno il suo. Se gli scrittori facessero gli scrittori e i registi facessero i registi, le opere artistiche ne guadagnerebbero. Invece nel caso di "il procuratore", uno scrittore di fama, e per me quasi di culto come Cormac Mccarthy, mette giù una sceneggiatura solo per il cinema.
Risultato: evanescente.
Un cast "stellare", per quanto di stelle mediamente stagionate, al servizio di una trama che la capisce solo chi l'ha scritta, e anche se la capisci non ha nulla nè di innovativo nè di thriller. L'appassionato di cinema sa per esperienza che un cast troppo "stellare" non è un buon presagio.
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Mi viene da dire: a ciascuno il suo. Se gli scrittori facessero gli scrittori e i registi facessero i registi, le opere artistiche ne guadagnerebbero. Invece nel caso di "il procuratore", uno scrittore di fama, e per me quasi di culto come Cormac Mccarthy, mette giù una sceneggiatura solo per il cinema.
Risultato: evanescente.
Un cast "stellare", per quanto di stelle mediamente stagionate, al servizio di una trama che la capisce solo chi l'ha scritta, e anche se la capisci non ha nulla nè di innovativo nè di thriller. L'appassionato di cinema sa per esperienza che un cast troppo "stellare" non è un buon presagio. Le stelle in genere funzionano al meglio quando sono una o due. E' nel carattere dell'attore-Narciso dare il meglio di sè quando sa che non ha rivali. Forse anche per questo in certi film che già si presume saranno delle tavanate, i grandi attori accettano di fare gruppo, mal che vada fanno una cattiva figura condivisa.
Se il buon McCarthy la prossima volta mi facesse il piacere di scriverci almeno un libro con la sua sceneggiatura.
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fausta rosa
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giovedì 13 marzo 2014
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la logica dell'assurdo
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The Counselor – Il Procuratore
La logica dell’assurdo
La realtà nella quale catapulta il film di Ridley Scott The Counselor è, fin dall’inizio, esasperata sia nel linguaggio sia nei dialoghi, seppur modesti, che racchiudono i punti di vista dei protagonisti, sia nelle immagini che accompagnano il racconto o a volte lo anticipano o lo sostituiscono . Scene veloci altre lente, troppo lente da far vivere allo spettatore l’angoscia dell’agguato, il terrore della morte, l’agonia del protagonista.
I piani temporali si sovrappongono con lucidità disarmante, tutto viene avvolto in un vortice inarrestabile e incontrollabile.
La brama di denaro e di potere irretisce il Procuratore, consapevole dei rischi ma convinto di conservare un margine di autonomia che gli consente di essere arbitro del proprio destino.
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The Counselor – Il Procuratore
La logica dell’assurdo
La realtà nella quale catapulta il film di Ridley Scott The Counselor è, fin dall’inizio, esasperata sia nel linguaggio sia nei dialoghi, seppur modesti, che racchiudono i punti di vista dei protagonisti, sia nelle immagini che accompagnano il racconto o a volte lo anticipano o lo sostituiscono . Scene veloci altre lente, troppo lente da far vivere allo spettatore l’angoscia dell’agguato, il terrore della morte, l’agonia del protagonista.
I piani temporali si sovrappongono con lucidità disarmante, tutto viene avvolto in un vortice inarrestabile e incontrollabile.
La brama di denaro e di potere irretisce il Procuratore, consapevole dei rischi ma convinto di conservare un margine di autonomia che gli consente di essere arbitro del proprio destino.
Ma non è affatto così.
La scelta iniziale non gli permette di essere più padrone della sua vita, dei suoi affetti, in un crescendo che non lascia scampo.
Il giudice a cui si rivolge per chiedere aiuto quando si rende conto dell’abisso in cui è caduto spiega con un lungo e pacato monologo: è bastato entrare nell’ingranaggio per non avere più la possibilità di uscire.
Camerun Diaz alla fine del film sentenzia: il cacciatore è l’unico soggetto morale perché dice la verità: va alla ricerca della preda. Il peggior soggetto è il vigliacco perché non assume una posizione.
E’ così dà un fondamento ideologico alla sua inarrestabile caccia al potere attraverso il controllo del mercato della droga.
The Counselor non è un vero thriller, è piuttosto un film d’azione con importanti momenti di analisi.
Sorprendente il cast.
Cameron Diaz impermeabile, cinica, dallo sguardo gelido.
Penelope Cruz sensuale e innamorata, paga, inconsapevole, la scelta del suo uomo.
Brad Pitt, pedina importante nel giro di affari. Crede di poter uscire quando vuole di scena, ma anche lui è una preda.
Michael Fassbender, il Procuratore, un personaggio che scivola facilmente in un mondo che non consente ripensamenti, cedimenti, momenti di umanità, ed è la vera vittima, perché restando in vita muore dentro.
Eccessivamente violento.
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claudiofedele93
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lunedì 24 marzo 2014
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ridley scott messo in difficoltà da un avvocato!
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Cormac McCarthy è riuscito a raggiungere la fama a livello internazionale grazie ai romanzi legati alla così detta “Trilogia della Frontiera”, La Strada (Premio Pulitzer 2007) e alla trasposizione dei fratelli Coen del libro Non è un Paese per Vecchi. I suoi racconti, nel bene o nel male, sono stati per ben tre volte trasportati sul grande schermo ed hanno riscosso un ottimo successo, così tanto che il suo nome è stato subito inserito tra quegli autori che servono a richiamare l’attenzione del grande pubblico una volta che un film o una serie tv si basa su una sua produzione scritta.
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Cormac McCarthy è riuscito a raggiungere la fama a livello internazionale grazie ai romanzi legati alla così detta “Trilogia della Frontiera”, La Strada (Premio Pulitzer 2007) e alla trasposizione dei fratelli Coen del libro Non è un Paese per Vecchi. I suoi racconti, nel bene o nel male, sono stati per ben tre volte trasportati sul grande schermo ed hanno riscosso un ottimo successo, così tanto che il suo nome è stato subito inserito tra quegli autori che servono a richiamare l’attenzione del grande pubblico una volta che un film o una serie tv si basa su una sua produzione scritta. Il caso vuole che McCarthy abbia scritto, recentemente, anche una sceneggiatura, fino ad oggi rimasta celata ad Hollywood e mai presa in considerazione. Ci ha pensato Ridley Scott, regista di Alien, Blade Runner, Il Gladiatore a prendere in mano un lavoro realizzato unicamente per essere messo nero su bianco sul grande schermo. Cosa sarà mai uscito fuori da questa collaborazione?
Un lanciatissimo Avvocato (Micheal Fassbender), di cui non viene mai pronunciato il nome, in cerca di fortuna e ricchezza, dopo aver chiesto alla sua fidanzata, Laura, (Penelope Cruz) di sposarlo, accetta la proposta di un conoscente (Javier Bardem) legato alla malavita messicana, di portare un carico di cocaina del valore di 20 milioni di dollari dal Messico negli Stati Uniti. Credendo di poter uscire quando vuole dal mondo della droga, vede il suo successo e la sua vita andare progressivamente in pezzi.
The Counselor - Il Procuratore è un thriller altamente sofisticato, un’opera che pretende di essere vista con tanta attenzione da parte dello spettatore e che però non riesce, nel complesso, ad appagare e soddisfare appieno. La sceneggiatura realizzata da McCarthy stesso rileva ancora una volta tutte le tematiche e le fondamenta sulle quali si basa la sua filosofia di vita. Sotto questo punto di vista, l’ultima fatica di Scott, non si discosta molto dall’essere coerente con gli altri lavori già proposti al cinema che hanno come base delle storie dello scrittore americano; siamo messi ancora dinnanzi alla frontiera, questa volta però il confine rappresentato tra Messico e U.S.A. è quello dei giorni nostri riempito di colori saturi e sfumature ocra che ricordano il deserto e le aride pianure; vengono proposti personaggi ambigui e privi di qualsiasi virtù, che vivono i loro giorni in mezzo ad un’esistenza fatta di eccessi e affari loschi, tra sesso, perversione e alcool, guidati ciecamente dalla avidità e dall’arroganza; e inoltre c’è ancora un forte valore morale alla fine dell’opera che serve sia da monito che da specchio nei confronti della società di oggi. Tuttavia il problema principale dell’intera produzione è che ancora una volta una grande regia come quella di Scott non viene supportata da una sceneggiatura non tanto poco interessante, quanto macchinosa e troppo elaborata (per non dire astratta) che mal si adatta al grande schermo. Lo stile dello scrittore americano è supportato da una prosa tanto incisiva quanto arida, aspetti che magicamente riescono ad essere fusi in modo perfetto da McCarthy nelle sue storie scritte a macchina, mentre, sul grande schermo, qui le tante frasi e situazioni a volte non coinvolgono e appaiono troppo articolare, ricche di dialoghi che non riescono affatto ad esprimere concetti concreti e non portano ad un pathos che sappia attirare l’attenzione dello spettatore riguardo ciò che viene narrato.
Eppure, grazie ad un cast di primo ordine a volte sprecato ed in altre occasioni ben sfruttato come nel caso della femme fatale Malkina, interpretata strepitosamente da Cameron Diaz, The Counselor è un film che gode di una messa in scena notevole, una regia impeccabile ed una fotografia di gran lunga suggestiva, ma comunque, come è stato ammesso dal regista, con delle discrepanze e delle situazioni troppo poco chiare che purtroppo non giovano alla pellicola. I tanti tagli e le tante sequenze scartate in post produzione ne hanno fatto un lavoro che a volte nella sua vaghezza trova la sua massima debolezza, un lungometraggio che non conquista l’emotività di chi lo guarda e che sul finale riserva ben poche sorprese.
The Counselor - Il Procuratore poteva essere un ottimo film, ma ancora una volta Scott si ritrova tra le mani una sceneggiatura debole e difficile, obiettivamente, da gestire. Quel che ne esce fuori è un lavoro sempre ben curato sotto il profilo tecnico (dopo tutto stiamo parlando di un cineasta che ha sfornato capolavori, e non stiamo esagerando, del calibro di Blade Runner, Alien e cult movie altrettanto ottimi quali American Gangster o Thelma & Luise) ma che non trova una sua personalità ed incisività sul grande schermo, complice stavolta una trama tanto macchinosa quanto vaga che appare come uno dei peggiori lavori di Cormac McCarthy, il quale, forse, se l’avesse proposta come romanzo avrebbe quasi certamente portato alla luce una storia indubbiamente interessante ed appassionante date le sue ottime capacità di scrittore. Con un cast che non delude, ma nemmeno più di tanto riesce a convincere (sopratutto Fassbender che non sembra essere al top con una Penelope Cruz lontana anni luce dalle sue migliori performances) Il Procuratore probabilmente sarà ricordato come uno dei film minori del filmaker americano, magari anche ingiustamente perché sotto certi aspetti, nel complesso, è un film che merita di essere visto almeno una volta. E' dunque iniziare con altre pellicole se volete: capire ed apprezzare il grande cinema di Scott e avere una chiara idea delle ottime storie che McCarthy riesce a creare.
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ultimoboyscout
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lunedì 14 aprile 2014
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stai attento a quello che desideri.
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Ridley Scott è un super regista e per l'occasione assolda un super cast da mettere a disposizione del super sceneggiatore e premio Pulitzer Cormac McCarthy, alla sua prima sceneggiatura originale. La pellicola racconta della progressiva caduta negli inferi dell'avvocato Fassbender, coinvolto in un pericolo traffico di cocaina assieme a due uomini senza scrupoli, Bardem con capigliatura in stile Brian Grazer e Pitt con pizzo e Stetson, che non si capisce bene chi sia, cosa voglia e a che gioco stia giocando. Scott rivisita il genere classico delle dark lady e dei cattivi che in realtà sono cattivissimi e degli avvocati corrotti, l'inizio hot è solo apparenza perché il film precipita da subito in un mondo spietato in cui regnano narcotrafficanti e gente senza peli sullo stomaco (giusto per usare un eufemismo.
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Ridley Scott è un super regista e per l'occasione assolda un super cast da mettere a disposizione del super sceneggiatore e premio Pulitzer Cormac McCarthy, alla sua prima sceneggiatura originale. La pellicola racconta della progressiva caduta negli inferi dell'avvocato Fassbender, coinvolto in un pericolo traffico di cocaina assieme a due uomini senza scrupoli, Bardem con capigliatura in stile Brian Grazer e Pitt con pizzo e Stetson, che non si capisce bene chi sia, cosa voglia e a che gioco stia giocando. Scott rivisita il genere classico delle dark lady e dei cattivi che in realtà sono cattivissimi e degli avvocati corrotti, l'inizio hot è solo apparenza perché il film precipita da subito in un mondo spietato in cui regnano narcotrafficanti e gente senza peli sullo stomaco (giusto per usare un eufemismo...e non ripetere senza scrupoli!). E dove, più della psicologia contano l'apparire e i look posticci e tarocchi dei protagonisti. La violenza è al centro del film, reso incandescente dalla performance carica di sensualità esplosiva di Cameron Diaz, è quello che più si avvicina, almeno per atmosfere, al romanzo cult di McCarthy "Non è un paese per vecchi", portato al cinema dai fratelli Coen. Il film di Scott potrebbe quindi diventare "Non è un paese per avvocati" in cui il regista si interroga sulla natura del male e sulle conseguenze inevitabili e imprevedibili delle nostre scelte, è il racconto di una dinamica dove non c'è salvezza ma solo sconfitta, dove contano parole taglienti e i rapporti malati tra i figuranti di questo gioco al massacro. La curiosità per quello che è considerato il più grande romanziere americano vivente era forte, fortissima, ha oscurato persino quella dell'ingombrante super regista e del cast all star, il suo script è fatto di dialoghi serrati, humour nerissimo, personaggi ambigui e violenza come se piovesse, tra decapitazioni e mutilazioni varie. Era comunque lecito attendersi di più, tre stelle sono anche troppe. Dedicato a Tony Scott, morto suicida durante le riprese. R.I.P. Tony.
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jacopo b98
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giovedì 26 giugno 2014
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un noir incredibile!
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Un avvocato (Fassbender) che si trova economicamente con le spalle al muro decide di entrare nel giro del traffico di droga per fare un po’ di soldi. Chiede perciò aiuto a Reiner (Bardem) che lo mette in contatto con Westray (Pitt), intermediario dei trafficanti. Naturalmente l’affare farà una brutta fine e tutto il mondo del protagonista, la vita di coppia con la fidanzata (Cruz), la sua casa, ecc. verranno distrutti. La cosa che più colpisce quando si vede la locandina di The Counselor è quella scritta fatale: “sceneggiatura di Cormac McCarthy”. A quel punto qualsiasi amante della letteratura andrà in estasi: uno dei più grandi romanzieri americani esordisce come sceneggiatore.
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Un avvocato (Fassbender) che si trova economicamente con le spalle al muro decide di entrare nel giro del traffico di droga per fare un po’ di soldi. Chiede perciò aiuto a Reiner (Bardem) che lo mette in contatto con Westray (Pitt), intermediario dei trafficanti. Naturalmente l’affare farà una brutta fine e tutto il mondo del protagonista, la vita di coppia con la fidanzata (Cruz), la sua casa, ecc. verranno distrutti. La cosa che più colpisce quando si vede la locandina di The Counselor è quella scritta fatale: “sceneggiatura di Cormac McCarthy”. A quel punto qualsiasi amante della letteratura andrà in estasi: uno dei più grandi romanzieri americani esordisce come sceneggiatore. Ed infatti a suo tempo era stata una notizia-bomba: Cormac McCarthy sceneggerà il nuovo film di Ridley Scott. Una vera chicca avere uno sceneggiatore del genere per il buon vecchio Scott, e allo stesso tempo credo che neanche a McCarthy sarà dispiaciuto quando uno dei più grandi registi viventi ha accettato di dirigere il suo script. E Ridley Scott sembra il regista perfetto per questo film. Scott negli ultimi anni ha cominciato a realizzare opere di una certa sperimentalità (vedi Prometheus, eccezionale sci-fi non molto amato dal pubblico, forse proprio per il suo essere “diverso” e sperimentale), e questo The Counselor non fa eccezione. È la storia di un illuso che si allea con un idiota e un altro illuso per cercare di far soldi. Perché è proprio questo che è sono i tre personaggi principali: l’avvocato (senza nome) Fassbender, il Reiner di Bardem e il Westray di Pitt. Sono uomini che non riescono a capire davvero il mondo e la loro posizione personale nel mondo. Fassbender è un imbecille, che per far soldi si mette in affari con chi è più forte e ben più cattivo di lui; Reiner si comporta in modo irresponsabile, non pensa al futuro e forse non si rende nemmeno conto di quanto male c’è nel mondo; e infine c’è Westray, l’unico dei tre ad aver capito davvero con chi ha a che fare, la sua illusione risiede nella sua convinzione di poter scappare, ma nessuno può scappare. Nessuno può sfuggire alle conseguenze delle proprie azioni. E difatti sarà proprio lui a fare la fine peggiore nella terrificante scena del bolito, in cui viene decapitato. Ma la sperimentalità del film non risiede tanto nella sua trama, piuttosto nel modo in cui viene sviluppata: attraverso una immensa serie di dialoghi, monologhi, conversazioni telefoniche. Parole, parole, parole. E non parole qualsiasi: parole di Cormac McCarthy, piene di angoscia, fatalità, dramma, violenza. E proprio qui che sta la forza nel film, in questo fiume in piena di raffinati dialoghi, che sono un preludio alla fine di tutto, alla fatale distruzione di ogni cosa. E, se prima abbiamo parlato dei tre illusi, dobbiamo parlare di quell’unico personaggio che ha davvero capito il suo mondo: Malkina (Cameron Diaz). Ella è la fidanzata di Reiner, nonché colei che manda al diavolo l’affare del procuratore, ed è l’unico personaggio che ha davvero compreso a fondo la sua posizione e la sua funzione: quella di distruttrice, femme-fatale. Ed è lei infatti a distruggere tutti quegli illusi, tutti quei pidocchi che credono che il mondo sia facile, sia buono, sia bello. E alla fine è l’unica a sopravvivere (se si fa eccezione per il procuratore, di cui parleremo ancora) e a vincere. E, come ho detto sopra, alla fine a sopravvivere è il procuratore, che dovrà fare i conti con i propri peccati e con i suoi fantasmi. È un quadro desolante e cinico quello di McCarthy, ma è assolutamente realistico ed avvincente. The Counselor non annoia un attimo e questo è senza dubbio merito anche di Scott. Il regista lavora in sottrazione, la sua messa in scena è scarna e semplice come non mai, del tutto priva di eccessi o inutili cliché. E realizza anche due delle sequenze più eccezionali della sua carriera: la vicenda parallela del camion che parte dal Messico per finire a Chicago che Scott mette in scena con precisione documentaristica e immagini di straordinaria crudezza, un vero capolavoro di regia e inventiva; e la morte di Westray, di tensione, violenza e perfezione nell’uso delle inquadrature, raramente vista prima. Visivamente perfetto in tutto: dai costumi (Janty Yates) che sembrano usciti direttamente da un negozio di Gucci o Versace, alle scenografie (Arthur Max) kitsch e raffinate, alla fotografia perfetta di Dariusz Wolski. Attori in gran forma: dal sempre grande Fassbender, a un eccellente Pitt, al sempre più spettinato Bardem. Ma è la Diaz che confeziona l’interpretazione migliore: un ruolo di femme-fatale da Storia del Cinema! Insomma: The Counselor è uno dei noir più incredibili del nuovo secolo! Eccellente!
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alexander 1986
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venerdì 31 gennaio 2014
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quando lo scrittore domina sul regista
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Un giovane e brillante avvocato (Fassbender), faccia pulita e vita perfetta con bellissima e dolce fidanzata (Cruz), decide di complicarsi l'esistenza. Si metterà d'accordo con un vecchio cliente, il bizzarro Reiner (Bardem), per partecipare a una faccenda di droga che gli frutterebbe un guadagno sontuoso. Le cose, forse, non saranno proprio così semplici. Specialmente quando si metteranno di mezzo imprevisti e regie occulte.
The Counselor (impropriamente tradotto in italiano con 'Il Procuratore') era uno dei film più attesi del 2013, forte di una regia prestigiosa, di un cast formidabile - comprensivo di Pitt e Cameron Diaz - e, dulcis in fundo, della sceneggiatura di Cormac McCarthy.
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Un giovane e brillante avvocato (Fassbender), faccia pulita e vita perfetta con bellissima e dolce fidanzata (Cruz), decide di complicarsi l'esistenza. Si metterà d'accordo con un vecchio cliente, il bizzarro Reiner (Bardem), per partecipare a una faccenda di droga che gli frutterebbe un guadagno sontuoso. Le cose, forse, non saranno proprio così semplici. Specialmente quando si metteranno di mezzo imprevisti e regie occulte.
The Counselor (impropriamente tradotto in italiano con 'Il Procuratore') era uno dei film più attesi del 2013, forte di una regia prestigiosa, di un cast formidabile - comprensivo di Pitt e Cameron Diaz - e, dulcis in fundo, della sceneggiatura di Cormac McCarthy. Personaggio normalmente schivo e impenetrabile, lo scrittore americano è tra le vette della narrativa mondiale e fino ad ora non si era interessato direttamente alla scrittura di film tratti dalle proprie opere. E forse questa eccezionalità ha avuto il sopravvento nel rapporto tra sceneggiatura e regia.
Il risultato è che The Counselor è un film impregnato della narrativa mccarthiana, nei dialoghi brillanti e paradossali, nel ritmo lento, nella definizione dei personaggi, nello stile minimalista e nell'intreccio ricco di vuoti e di sviluppi inaspettati. Tante caratteristiche che risultanto notevoli nei romanzi, ma che in sala funzionano solo a corrente alternata. E' un film di McCarthy, non di Scott; il quale ci mette solo la firma. Per questa ragione la pellicola fallisce in parte il suo obiettivo: sarebbe stato molto interessante vedere un reciproco venirsi incontro tra cinema e letteratura, ma così non è stato. Resta comunque una bella incompiuta.
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iuriv
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domenica 12 ottobre 2014
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parole, parole. tante parole.
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Questo film mi ha attirato come il miele con gli orsi. Un po' perché di Ridley Scott continuo a fidarmi, nonostante qualche passo falso di troppo, un po' perchè il cast prometteva favile, ma soprattutto per la presenza di Mccarty alla sceneggiatura.
Mi chiedevo cosa potesse venire fuori da un connubio così ampio di grossi calibri e dopo la prima parte della visione, mi sono sentito un fesso che ci è cascato con tutte le scarpe. L'esordio della pellicola propone una scena di simil sesso, devastata da un dialogo prolisso e ridondante che mi ha distrutto di noia. Tutto ciò prima ancora di vedere i titoli di testa.
Il guaio è che non finisce così. Gli autori insistono per tutta la prima fase della pellicola a costruire conversazioni dal suono artificiale, quasi fossero alla ricerca di donare al loro lavoro tonnellate di frasi storiche da ricordare e citare.
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Questo film mi ha attirato come il miele con gli orsi. Un po' perché di Ridley Scott continuo a fidarmi, nonostante qualche passo falso di troppo, un po' perchè il cast prometteva favile, ma soprattutto per la presenza di Mccarty alla sceneggiatura.
Mi chiedevo cosa potesse venire fuori da un connubio così ampio di grossi calibri e dopo la prima parte della visione, mi sono sentito un fesso che ci è cascato con tutte le scarpe. L'esordio della pellicola propone una scena di simil sesso, devastata da un dialogo prolisso e ridondante che mi ha distrutto di noia. Tutto ciò prima ancora di vedere i titoli di testa.
Il guaio è che non finisce così. Gli autori insistono per tutta la prima fase della pellicola a costruire conversazioni dal suono artificiale, quasi fossero alla ricerca di donare al loro lavoro tonnellate di frasi storiche da ricordare e citare. Peccato che queste situazioni siano davvero troppe e si finisca per faticare a tenere insieme ciò che si sta vedendo, provando la sensazione che la trama non stia andando da nessuna parte.
In realtà qualcosa sta succedendo e, anche se un po' in disparte, la storia sta arrivando allo zenith. Questa impostazione narrativa mi ha fatto piombare nel culmine della vicenda senza che quasi me ne accorgessi. Dal nulla è scoppiato tutto e si sono viste le caratteristiche che cercavo nel film.
Innanzitutto la regia di Scott, che quando le scene si fanno movimentate ha sempre da dire la sua. Ma soprattutto la forza narrativa di McCarty, con il suo modo asciutto di chiudere certi conti e la sua filosfia da strada.
Resta solo da capire se il gioco vale la candela, ovvero se l'esasperante prima parte del film sia digeribile a sufficienza per preparare lo spettatore ai fuochi d'artificio finali. Perché nell'attesa si notano anche altre stonature, oltre alla logorrea che affligge questo lavoro.
In particolare ho dovuto fare i conti con un disegno dei personaggi che non mi ha convinto più di tanto. A Bardem, per esempio, è stato affidato il ruolo di un criminale fuori dalle righe e ipercolorato decisamente eccessivo. Questo ha portato, oltre che a dialoghi troppo costruiti, a situazioni grossolane che dovevano delineare certi rapporti, ma che si sono trasformate in scene fuori dalla scala emotiva.
Di contro la pia mogliettina Penelope Cruz è irritante e zuccherosa da sembrare una dodicenne. Quando la situazione precipita, però, invece di farsela addosso se l'asciuga con un paio di lacrime e ragisce con incomprensible naturalezza.
Insomma, qui si tratta di un film a due volti in cui le cose che contano per lo sviluppo della trama non sono sempre in primo piano. E' una scelta ardita che, tutto sommato, è abbastanza in linea con la narrativa di Cormac McCarty. Però chiede un prezzo allo spettatore che, facendo i conti, può anche essere troppo alto.
Sopportare la prima metà della pellicola (e forse anche di più) è un compito non facile, ma ripaga quando tutti i tasselli tornano al loro posto. Ne varrà la pena?
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