pigal
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domenica 23 marzo 2014
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uno dei più bei film di ozpetek (per me)
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Questo film a me ha colpito molto, sarà la nostalgia per Lecce, sarà il tema trattato sarà il periodo storico (anni 2000)…
Di cosa parla Ferzan Ozpetek in questo film? Della malattia? Della passione che va oltre la logica e il buonsenso? Dell’ammore che ci fa accettare tutto…
Di tutto questo ma soprattutto: del tempo; del corpo e della sua bellezza e dei cambiamenti che subisce; della necessità di vivere la vita attivamente e non lasciarsi condizionare dalle circostanze. La vita non è un traguardo da raggiungere ma una partita da giocare in ogni momento in ogni istante.
Personalmente, complice una colonna sonora stupenda, mi ha commosso in tante scene è stata dura trattenere le lacrime.
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Questo film a me ha colpito molto, sarà la nostalgia per Lecce, sarà il tema trattato sarà il periodo storico (anni 2000)…
Di cosa parla Ferzan Ozpetek in questo film? Della malattia? Della passione che va oltre la logica e il buonsenso? Dell’ammore che ci fa accettare tutto…
Di tutto questo ma soprattutto: del tempo; del corpo e della sua bellezza e dei cambiamenti che subisce; della necessità di vivere la vita attivamente e non lasciarsi condizionare dalle circostanze. La vita non è un traguardo da raggiungere ma una partita da giocare in ogni momento in ogni istante.
Personalmente, complice una colonna sonora stupenda, mi ha commosso in tante scene è stata dura trattenere le lacrime. La bravissima Kasia Smutniak che piange nella panoramica di piazza Mazzini vestita di bianco avvolta dalla luce del sud è una scena che custodirò dentro di me come un momento di grande cinema…
Poi c’è Francesco Arca, certo forse è lui e il suo essere un bellissimo involucro vuoto che condiziona molte critiche poco entusiastiche.
Ma Ozpetek lo usa come un caratterista, come Pasolini usava Ninetto Davoli. In questo contesto il personaggio è una persona “basic” che fa del suo corpo un punto di forza, lo scudo contro un mondo che lo rifiuta. Un corpo che scatena la passione della bella protagonista che riesce ad andare oltre il suo essere “basic”. Si parla anche di dislessia è forse anche questo è un argomento che tocca delle corde personali.
Il mio è un giudizio personale, forso troppo condizionato dal mio vissuto, ma per me questo è uno dei film più belli di Ozpetek.
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maggie69
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domenica 23 marzo 2014
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sentimenti non verbali
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La sceneggiatura è ottima. Gli attori bravi. Stavolta il regista piú che sul dialogo punta sui silenzi, sui sentimenti che ci sono ma non vengono espressi a parole ma con uacmuizione fatta di attenzioni, di presenza, di l'amore vero non si dice, si mostra. Lei brava. Inedito lui, la cui bellezza peró non oscura nè appanna la emotivitá che lo caratterizza. Scicchitano é il piú naturale, piú lo vedo e piú mi piace. Non il solito Ferzan, ma acquisteró il dvd...
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danskara
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sabato 22 marzo 2014
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da vedere
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bravo Ozpetek e bravi gli attori
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clairelle
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sabato 22 marzo 2014
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un film che ti rimane dentro
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All'inizio non riusciva a convincermi, ma poi all'improvviso le immagini bellissime della Puglia, il calore delle emozioni che solo Ozpetek sa trasmettere, le battute inconfondibili dei suoi personaggi ti sciolgono il cuore e il film ti rimane dentro. Continuano a tornarmi in mente i fotogrammi più belli di Elena e Antonio che raccontano la normalità della vita tra gioie e dolori. E'incredibile continuare a sentire addosso le loro emozioni e bellissima l'idea dell'Amore che il regista tratteggia e porta con se' in ogni film: abbandono totale all'altro e accettazione completa di tutto il suo essere. Di grande forza e trasporto la scena in ospedale tra Elena e Antonio. Forse per alcuni potrebbe risultare banale l'idea degli opposti che si attraggono, ma è proprio nella semplicità che si rivela la grande del maestria del regista nel raccontare un frammento di una storia comune e però speciale.
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diomede917
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sabato 22 marzo 2014
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a ma non a mano ti è presa la mano
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Ferzan Ozpetek racconta una storia d'amore lunga tredici anni tra due persone all'apparenza incompatibili ma attratte tra loro da una forza magnetica irresistibile e le turbolenze che la vita di porta sotto forma di un tumore che metterà a dura prova la loro unione.
Se all'apparenza c'erano tutte le premesse per un moderno Voglia di Tenerezza diretto dal nostro regista più dotato nel mettere in scena il melo', Allacciate le cinture risulta un film totalmente sbagliato.
Non farò come molti che hanno gettato la croce addosso ad Francesco Arca, anzi lui pur consapevole del proprio background ce la mette tutta facendosi anche crescere una panza da bevitore di birra per aderire al personaggio.
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Ferzan Ozpetek racconta una storia d'amore lunga tredici anni tra due persone all'apparenza incompatibili ma attratte tra loro da una forza magnetica irresistibile e le turbolenze che la vita di porta sotto forma di un tumore che metterà a dura prova la loro unione.
Se all'apparenza c'erano tutte le premesse per un moderno Voglia di Tenerezza diretto dal nostro regista più dotato nel mettere in scena il melo', Allacciate le cinture risulta un film totalmente sbagliato.
Non farò come molti che hanno gettato la croce addosso ad Francesco Arca, anzi lui pur consapevole del proprio background ce la mette tutta facendosi anche crescere una panza da bevitore di birra per aderire al personaggio.
Il vero colpevole è il buon Ferzan...... In primis è inspiegabile raccontare una storia d'amore sanguigna e viscerale ambientandola nel sanguigno Salento e poi non avere nel cast nemmeno un pugliese (giusto per giustificare il finanziamento di Apulia Commission) e i meridionali sono relegati a banali cameo affidando il ruolo del maschio focoso a un fascista toscano.....un ossimoro sul nascere.
Il cast è descritto in modo disarticolato, ognuno col suo registro interpretativo.....alla fine più che un coro sembrava che ognuno avesse il suo spartito...... Così la Signoris e Elena Sofia Ricci risultano macchiette che recitano sopra le righe o Luisa Ranieri sembra il cliché di se stessa (a un certo punto pensavo dicesse Anto' fa caldo!!!!).....
Inoltre la sceneggiatura è sfilacciata, la storia scorre senza un senso logico e le scene si alternano in modo banale, scontato e un po' volgare come quando Francesco Arca dice la sua sui suoi amici alla Crescentini mentre fanno sesso (scena che ha ricordato i film anni '70 con Lando Buzzanca) o nella famosa scena dell'ospedale dove il protagonista maschile fa l'amore con la moglie seppur malata. Una scena che ha un significato importantissimo nell'evolversi della storia.......ma che meritava una passionalità e un'intensità diversa invece che risaltare i dorsali e i glutei di Francesco Arca.
Lo stesso finale molto allegorico in stile Sliding Doors sembra serva per far quadrare il cerchio coprendo le buche della sceneggiatura.
Comunque non tutto è da buttare via, la Smutniak regge benissimo nella parte più difficile del film risultando una donna tenace e combattente nonostante il tumore e che rappresenta con grande dignità la malattia con le sue sofferenze e umiliazioni e Schichittano è bravo nel suo ruolo di migliore amico gay.......forse la scena migliore del film è la sua sua quando spiega da dove è nata l'amicizia ad Arca dove trasmette tutto il dolore della situazione.
Rivoglio l'Ozpetek migliore quello che mi ha folgorato con Le fati ignoranti o Il bagno turco o mi ha emozionato con Saturno Contro o La finestra di fronte.....
Per questo ti do 4,5 per punire una certa presupponenza d'autore.....sei bravo non perderti nelle turbolenze Almodovariane
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gufus
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sabato 22 marzo 2014
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allacciarle ma quando?
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Spesso le recinzioni dei critici sono tiepide nei confronti di Oz; me ne son sempre infischiato, ma stavolta devo unirmi alla corrente; mi è piaciuto nè poco nè punto. La prima parte, quella brillante, l'ho trovata stucchevole e fiacca tanto che mi pareva di assistere ad una puntata del "medico in famiglia" ed ero quasi tentato di filarmela dal cinema, cosa che mi capita di rado. Decisamente meglio la seconda parte dove il regista recupera slancio e sguardo poetico, tanto che pure gli attori, sin lì piuttosto piatti, sembrano rinfrancarsi e fornire un'interpretazione all'altezza. Molte polemiche si sono appuntate sui protagonisti, soprattutto su Arca; a mio avviso se la cavano e a tratti sono anche credibili, ma nn bucano lo schermo.
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Spesso le recinzioni dei critici sono tiepide nei confronti di Oz; me ne son sempre infischiato, ma stavolta devo unirmi alla corrente; mi è piaciuto nè poco nè punto. La prima parte, quella brillante, l'ho trovata stucchevole e fiacca tanto che mi pareva di assistere ad una puntata del "medico in famiglia" ed ero quasi tentato di filarmela dal cinema, cosa che mi capita di rado. Decisamente meglio la seconda parte dove il regista recupera slancio e sguardo poetico, tanto che pure gli attori, sin lì piuttosto piatti, sembrano rinfrancarsi e fornire un'interpretazione all'altezza. Molte polemiche si sono appuntate sui protagonisti, soprattutto su Arca; a mio avviso se la cavano e a tratti sono anche credibili, ma nn bucano lo schermo. Forse avrebbe loro giovato la presenza di qualche attore più smaliziato, un Favino, un Fantastichini o interpreti di quel valore per rendere più rotondi e meno da cartellina i loro personaggi. Han tutti fatto il loro compitino, ma raramente il film e la regia decollano.
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gufus
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sabato 22 marzo 2014
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eppur non decolla
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Forse sono troppo condizionato dal piacevole ricordo di film come "le fate gnoranti", forse sono vittima di pregiudizi assortiti sui tronisti, modelle e gieffini prestati al grande schermo, ma a me l'ultima fatica del pur bravo Ferzan nn ha convinto nè poco nè punto. La prima parte mi è parsa piatta, priva di sussulti, stereotipata, priva di quella coralitá scanzonata che si respirava in altri suoi film. Gli attori sembravano delle monadi monologanti, senza connessioni con gli altri interpreti se nn quelle puramente fisiche; le battute uscivano un po' fiacche e la regia, pur elegante, mi è parsa meno fluida che in altre circostanze. Mi pareva quasi di assistere ad una puntata di " un medico in famiglia" .
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Forse sono troppo condizionato dal piacevole ricordo di film come "le fate gnoranti", forse sono vittima di pregiudizi assortiti sui tronisti, modelle e gieffini prestati al grande schermo, ma a me l'ultima fatica del pur bravo Ferzan nn ha convinto nè poco nè punto. La prima parte mi è parsa piatta, priva di sussulti, stereotipata, priva di quella coralitá scanzonata che si respirava in altri suoi film. Gli attori sembravano delle monadi monologanti, senza connessioni con gli altri interpreti se nn quelle puramente fisiche; le battute uscivano un po' fiacche e la regia, pur elegante, mi è parsa meno fluida che in altre circostanze. Mi pareva quasi di assistere ad una puntata di " un medico in famiglia" . Molto più convincente, struggente ed evocativa la seconda parte dove il regista ha recuperato smalto e gli attori sembravano quasi rinfrancati. Smutniack e Arca se la sono cavata, considerando che nn sono professionisti, ma sarebbero serviti i Favino e i Fantastichini per valorizzarli maggiormente. E' un po' come nello sport; se a un esordiente affianchi un veterano smaliziato e carismatico, generalmente acquista sicurezza e si esprime al meglio, mentre se lo si affianca ad un altro elemento acerbo succede spesso che sbandi e si esprima in modo discontinuo; mi riferisco in particolare alla Smutniack, traballante nelle parti brillanti, più convincente in quelle drammatiche. Insomma mi pare che tutti, registi e attori, abbian fatto il compitino e nulla più.
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no_data
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venerdì 21 marzo 2014
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pessimo
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Pessimo. Passo falso per Ozpetek. Aspetto il prossimo. La Smutniak non mi è piaciuta.
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rosalba bilotta
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venerdì 21 marzo 2014
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allacciate le cinture, in arrivo turbolenze
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Sulle note della canzone “A mano[+]
Sulle note della canzone “A mano a mano” di Rino Gaetano, si snodano le scene dell’ultimo film di Ferzan Ozpetec: “Allacciate le cinture”.
I protagonisti del film si cercano, si riconoscono fra tanta gente, pur essendo distanti caratterialmente, scelgono di vivere intensamente la propria vita e di rischiare per realizzare progetti importanti.
Le riflessioni sulla vita e sulla morte, sulla giovinezza e sulla vecchiaia, sulla verità e sulla menzogna, si alternano nel corso del film “Allacciate le cinture”.
Le anime di chi ha amato ed è stato amato, riescono ad andare oltre i corpi, alla ricerca di un’estasi eterna.
Perché chi ha amato davvero, non ha perso, ma ha vissuto un sentimento che, per quanto sbiadito, deturpato, sgualcito dal tempo, tradito, ha segnato una tappa importante, di avvio, di rinascita, di maggiore conoscenza di sé e di ciò che il cuore può provare, anche se l’essere umano non sempre ha la capacità di proteggere un dono che arriva.
Solo pochi imparano a cogliere tale dono, a riconoscerlo e a non lasciarlo andar via.
“Fai tutto quello che non hai mai avuto il coraggio di fare”, per non cedere più ai vincoli della società e dei ruoli assegnati, per avere e lasciare un ricordo, per orientarsi nella vita che può rilevare, anche inaspettatamente, turbolenze.
Per questo motivo, “Allacciate le cinture”.
Rosalba Bilotta
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abarà
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venerdì 21 marzo 2014
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magnifico ozpetek
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Come le recenzioni dei critici sembrano "di parte" anche la mia forse lo è: io adoro Ozpetek! L'ho scoperto guardando quasi per caso Le fate ignoranti e c'è subito stato feeling. Adoro le atmosfere che si creano nei suoi film, il dolce amaro, l'ironia sottile e adoro il suo modo di raccontare le storie. Io credo che molti che criticano questo film lo facciano perchè non riescano a coglierne l'essenza: una storia d'amore che può risultare assurda vista da fuori ma che è autentica se vista dalla parte dei protagonisti, nonostante il divario tra i due e nonostante i tradimenti. Un marito che fa tanti errori ma che impara da questi ed è capace di gesti di una dolcezza infinita. Una donna forte, che non si arrende e quando cede ottiene indietro tutto quello che prima ha fatto per gli altri.
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Come le recenzioni dei critici sembrano "di parte" anche la mia forse lo è: io adoro Ozpetek! L'ho scoperto guardando quasi per caso Le fate ignoranti e c'è subito stato feeling. Adoro le atmosfere che si creano nei suoi film, il dolce amaro, l'ironia sottile e adoro il suo modo di raccontare le storie. Io credo che molti che criticano questo film lo facciano perchè non riescano a coglierne l'essenza: una storia d'amore che può risultare assurda vista da fuori ma che è autentica se vista dalla parte dei protagonisti, nonostante il divario tra i due e nonostante i tradimenti. Un marito che fa tanti errori ma che impara da questi ed è capace di gesti di una dolcezza infinita. Una donna forte, che non si arrende e quando cede ottiene indietro tutto quello che prima ha fatto per gli altri. Secondo me sono personaggi bellissimi. Come mi è piaciuto un sacco il flash back finale che dopo tutta quella tristezza fa chiudere con un sorriso.
Altra cosa che mi piace di Ozpetek sono le immagini metaforiche che inserisce nei sui film, non ti dice il finale ma te lo lascia intendere: così come il bicchiere sul finale de Le fate ingnoranti, qui c'è il mare, un tempo calmo e limpido, adesso torbido e burrascoso; "allacciate le cinture, turbolenze in arrivo".
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