buxter
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martedì 1 aprile 2014
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pura vita
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Film bellissimo, forse il migliore in assoluto di Ozpetek.
La storia fluisce con un ritmo assolutamente reale, naturale.
Non v'è nulla di forzato, di "attoriale".
I momenti felici si alternano a quelli tragici, magari anche nell'arco della stessa giornata, esattamente come è la vita.
Chi non riso anche solo per un attimo al funerale di una persona carissima, pur avendo la morte nel cuore?
L'esistenza di tutti noi è così, e non è ipocrisia.
Gli attori restano nel ruolo perfettamente grazie alla loro intelligenza ma anche grazie alla mano invisibile del regista, che conduce la danza della trama con soavità, anche nei passaggi più drammatici.
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fafia61
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domenica 30 marzo 2014
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questione di equilibrio
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Chi ama Ferzan Ozpetek continuerà ad amarlo, nonostante questa pellicola, bella ma non convincente, bella ma non bellissima.
Partiamo dalle cose belle.
La storia, innanzitutto. Toccante e coinvolgente. Perchè è pur vero che l'amore tra opposti, con la ragazza intelligente e colta, democratica ed impegnata che si innamora del ragazzaccio bello e rude, muscoloso e ignorantello sia già stato visto e rivisto, ma, col contorno stuzzicante di malattia devastante, fidanzati traditi e amicizie contrariate, funziona ancora.
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Chi ama Ferzan Ozpetek continuerà ad amarlo, nonostante questa pellicola, bella ma non convincente, bella ma non bellissima.
Partiamo dalle cose belle.
La storia, innanzitutto. Toccante e coinvolgente. Perchè è pur vero che l'amore tra opposti, con la ragazza intelligente e colta, democratica ed impegnata che si innamora del ragazzaccio bello e rude, muscoloso e ignorantello sia già stato visto e rivisto, ma, col contorno stuzzicante di malattia devastante, fidanzati traditi e amicizie contrariate, funziona ancora.
Gli attori, poi. Sorprendentemente bravi. Da Kasia Smutniak (voto 7,5), capace di spargere e trasmettere gioie e dolori, soddisfazioni e drammi, con grande impegno, con grande enfasi, con grande profondità, regalando, soprattutto nei passaggi delicati e difficili della malattia, un'inaspettata e stupefacente bravura.
Poi, l'altro protagonista, Francesco Arca (voto 6), trasportato in fretta e furia, e con mille polemiche e diffidenze, dal trono di Uomini e donne al set cinematografico. Eppure bravo, pur nella sua sostanziale inesperienza, a recitare una parte fatta soprattutto di sguardi e di silenzi, ma anche di rudezze, tatuaggi, muscoli e strafalcioni, nei quali il prestante fisicaccio si muove con sufficiente abilità.
Poi, i comprimari. Strepitosi. Da Filippo Scicchitano (voto 8), bravissimo a fare l'amico-gay, a Carla Signoris ed Elena Sofia Ricci (voto 6,5), brave soprattutto nei loro chiacchiericci battaglieri e ficcanti, a Carolina Crescentini (voto 6,5), Francesco Scianna (voto 6,5) e Paola Minaccioni (voto 7), quest'ultima impegnata in un difficile ed insolito ruolo di malata terminale.
Poi, la fotografia, buona; la location (Lecce e dintorni), ottima; il mare, fantastico.
E poi, tutti gli altri, abituali, dettagli dei tipici film di Ozpetek: la tavola conviviale e aggregante, il ceppo familiare solitamente allargato, l'amico gay, la colonna sonora accattivante.
Passiamo alle cose meno belle.
Solitamente bravo a barcamenarsi tra serio e faceto, tra impegno ed ironia, tra gag divertenti ed incursioni drammatiche, Ozpetech, questa volta, sbaglia l'equilibrio, eccedendo sia in qualche battutaccia umoristica( troppo banali e scontate quelle dedicate ai gay) sia, soprattutto, in certe situazioni patetiche e commoventi.
La tematica della malattia è argomento sensibile e controverso, soprattutto se va a toccare quelle parti, il seno, così importanti e coinvolgenti, per le donne.
Raccontarla in questo modo, come una fiction lacrimosa e lacrimevole, evidenziando e disseminando persino i suoi aspetti più atroci e drammatici, spaziando persino nelle sue componenti ospedaliere, curative e sanitarie, vuol dire, inevitabilmente, allontanarsi troppo dalla commedia e dalla leggerezza, per sprofondare nel melodramma e nell'impegno.
Non è facile, poi, staccarsi da questo abbraccio forte e mortale, sperando che la simpatia di Scicchitano o le spiritosaggini della Signoris alleggeriscano la tensione e riportino la trama nell'alveo naturale del cinema ozpetekiano.
Persino una delle scene più importanti e forti del film, la scena di sesso ospedaliero tra la malata Kasia ed il marito Arca, rischia, in questo contesto di essere facilmente travisata, immersa com'è in quel dramma medico che si sta compiendo, e al quale il prorompente protagonista cerca di opporsi donando alla moglie quello che lui sa dare, e cioè la sua fisicità, la sua sessualità.
E pure il tentativo del film di far trapelare una sorta di messaggio, 'L'amore è cieco' o, tutt'al più, 'Al cuore non si comanda', risulta piuttosto banale e grossolano, come se, per conquistare e sedurre la Smutniak bastino muscoli, sguardi e tatuaggi piuttosto che simpatia, dialogo e cultura.
E' logico, quindi, che non ci sia un vero e proprio approfondimento del matrimonio dei due protagonisti, tagliato via dai vari sbalzi temporali della sceneggiatura, soprattutto perchè risulterebbe difficile spiegare come si regga un rapporto che, nato bruscamente e frettolosamente su sguardi e sesso, si protrae poi, senza affinità nè similitudini, per anni ed anni.
Questa volta non sembra azzeccatissima neppure la colonna sonora, ad eccezion fatta per la bellissima 'A mano a mano', di Rino Gaetano, che conclude in modo dolce e commovente il finale.
La sensazione è che Ozpetek si sia stufato di cercare sempre quell'equilibrio di cui dicevamo prima, e che cerchi escursioni in altri campi, come dimostrano le recenti impennate visionarie o da ghost-story di 'Magnifica presenza'(2012) o le forzature melò di questo 'Allacciate le cinture'.
Sembrano distanti, insomma, i tempi di 'Saturno contro'(2007) e 'Mine vaganti'(2010), piccoli gioiellini del genere e indimenticabili roccaforti del tipico stile del regista.
Più che altro, quindi, questione di equilibrio.
Ma ,come diceva un famoso aforisma, 'Se vuoi fare un passo avanti, devi perdere l'equilibrio per un attimo'.
Già, ma solo per un attimo.
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guglia74
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sabato 29 marzo 2014
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film romantico mai sdolcinato
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Carino, leggero, attuale e realizzato con attori di non grande spessore. Rimane una pellicola incentrata sull'aspetto dell'amore come sentimento travolgente in modo impetuoso senza regole. Unico difetto i troppi minuti di film girati in ospedale. Carino anche il finale con un ritorno all'inizio della storia.
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no_data
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venerdì 28 marzo 2014
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l'età avanza...il prodotto è scadente...scaduto
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Superficiale psicologia dei personaggi, per un film che appare un po' datato nelle stantie scelte registiche e stilistiche. Caro Oz, capisco che Arca possa piacere, ma a quel punto meglio invitarlo a cena e divertirsi, piuttosto che fare un film così noioso, tutto per lui.
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ludo3
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giovedì 27 marzo 2014
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deludente...
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Mi dispiace ma questo film secondo me non sta in piedi... che mollezza. Non ci si crede al loro amore. E poi perchè girarlo a Lecce se nessuno parla pugliese!? Non ha senso... non posso credere che una cosa così importante passi come dettaglio inosservato... e cosi tante altre cose. Non tornerei a vederlo.
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maximo333
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giovedì 27 marzo 2014
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cosi' cosi'
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Sono entrato in sala cosi', come si va a vedere un qualsiasi altro film. senza attendermi niente.
E cosi', la realta' ha ripagato questa mia sensazione.
Il film non mi ha preso, belle le inquadrature, e la fotografia al solito.
Bravi gli attori, un po' meno Francesco Arca, che non mi e' piaciuto.
Tecnicamente il film è piu' che corretto.Ozpetek si sa oramai e' un po' un marchio di fabbrica in questo.
Ma la storia e' frammentaria e non mi ha convinto ne' emozionato.Del resto un' opera d'arte non è creata solo ed esclusivamente per il pubblico,spesso e' un'opera in cui l'artista si autocelebra, dimenticandosi poi, di tutto il resto.
Purtroppo, rimango troppo legato ad emozioni passate, vissute con i precedenti suoi lavori.
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Sono entrato in sala cosi', come si va a vedere un qualsiasi altro film. senza attendermi niente.
E cosi', la realta' ha ripagato questa mia sensazione.
Il film non mi ha preso, belle le inquadrature, e la fotografia al solito.
Bravi gli attori, un po' meno Francesco Arca, che non mi e' piaciuto.
Tecnicamente il film è piu' che corretto.Ozpetek si sa oramai e' un po' un marchio di fabbrica in questo.
Ma la storia e' frammentaria e non mi ha convinto ne' emozionato.Del resto un' opera d'arte non è creata solo ed esclusivamente per il pubblico,spesso e' un'opera in cui l'artista si autocelebra, dimenticandosi poi, di tutto il resto.
Purtroppo, rimango troppo legato ad emozioni passate, vissute con i precedenti suoi lavori.
Se mi volto un attimo, indietro con la memoria, rivedo ancora Alessandro Gassmann che scorre le righe della lettera della zia, mentre il battello su cui viaggia, solca leggero le acque del Bosforo, mischiando i colori di oriente e occidente, ...........e mentre le parole della lettera diventano le assolute protagoniste della storia , io mi perdo in questo stupendo incantesimo.
Stavolta niente di tutto questo e' accaduto.
Alla prossima Ferzan
Massimo
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siebenzwerg
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giovedì 27 marzo 2014
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mano a mano verso l'immensità
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A differenza di quanto ho letto in altri commenti, il film non mi ha commosso né divertito particolarmente ma mi ha invece catturato, progressivamente. Dopo un inizio un po' tiepido è stato un crescendo. Nel raccontare storie Ozpetek davvero è uno dei migliori registi e anche in questo film conferma di essere un maestro, anche di equilibrio narrativo. Ogni suo lavoro aggiunge qualcosa di meglio alla sua arte. Qui ci fa entrare con una tenerezza inaudita nella vita sognata, goduta, sofferta, ricordata, rimpianta di Antonio, Elena e Michele, e le loro piccole vite, mano a mano, diventano immense.
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silvio lomonaco
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martedì 25 marzo 2014
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ozpetec ci regala ancora un ottimo film
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Allacciate le Cinture è una staria d'amore e di amicizia messa a dura prova dalla sofferenza e dal dolore. I protagonisti si chiamano Elena ed Antonio, due giovani impegnati sentimentalmente, che provano una forte attrazione l’uno per l’altra e non riescono a stare lontani.
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Allacciate le Cinture è una staria d'amore e di amicizia messa a dura prova dalla sofferenza e dal dolore. I protagonisti si chiamano Elena ed Antonio, due giovani impegnati sentimentalmente, che provano una forte attrazione l’uno per l’altra e non riescono a stare lontani. Lasciano i rispettivi compagni e si sposano, creando una vera e propria famiglia con due figli e una casa nel centro di Lecce. Elena crea una vantaggiosa attività con il suo amico gay Fabio e Antonio porta avanti la sua officina, tra litigate con la moglie e tradimenti che minacciano l’equilibrio del forte sentimento che li lega. Tutto diventa più complicato quando Elena scopre di avere un tumore in stato avanzato. La donna affronterà la malattia con grande coraggio mentre Antonio deve crescere e affrontare questa turbolenza che scuote la sua vita. Tutti i personaggi, anche quelli minori, recitano un ruolo importante donando al film molteplici sfumature. La sceneggiatura si conferma lineare e ben strutturata dall’inizio alla fine. La visione delicata e rispettosa della malattia è vista come qualcosa che separa e unisce nello stesso tempo, fino a rinforzare un legame di amore lì dove il sentimento c’è ed è forte. Come nel caso dei due protagonisti. Ozpetec ci regala un film drammatico, intenso e commovente ma capace anche di farci sorridere al fine di alleggerire scene altrimenti strazianti e troppo coinvolgenti. Ho trovato geniale la scelta della scena finale che chiude il film.
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filippo catani
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lunedì 24 marzo 2014
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un buon ozpetek e una bravissima smutniak
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Lecce. Una giovane e ambiziosa cameriera e un omofobo e grezzo meccanico si innamorano. Nel corso di tredici anni vivranno diversi momenti: dall'apertura di un nuovo locale alla nascita dei figli fino al tradimento di lui e alla terribile malattia di lei.
Riassumendo all'osso la pellicola si potrebbe dire che se da una parte la sceneggiatura offre poco di quanto non si sia già visto altrove è vero anche che raramente la scelta del cast e dei ruoli assegnati è parsa migliore. Ozpetek sfugge un po' ai leit motive degli ultimi tempi anche se le situazioni da cui prende le mosse sono più o meno sempre le stesse. La storia in questo caso non è malvagia ma nulla più.
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Lecce. Una giovane e ambiziosa cameriera e un omofobo e grezzo meccanico si innamorano. Nel corso di tredici anni vivranno diversi momenti: dall'apertura di un nuovo locale alla nascita dei figli fino al tradimento di lui e alla terribile malattia di lei.
Riassumendo all'osso la pellicola si potrebbe dire che se da una parte la sceneggiatura offre poco di quanto non si sia già visto altrove è vero anche che raramente la scelta del cast e dei ruoli assegnati è parsa migliore. Ozpetek sfugge un po' ai leit motive degli ultimi tempi anche se le situazioni da cui prende le mosse sono più o meno sempre le stesse. La storia in questo caso non è malvagia ma nulla più. Bella e importante la scelta di ambientare la storia in Salento e ci sono delle fotografie stupende. Troviamo poi ben rappresentata la comunità gay che in questo caso è un po' più di contorno rispetto ad altre pellicole pur mantendo un ruolo importante e in questo caso molto spesso ironico. Veniamo allora al cast che come si diceva è il piatto migliore che offre la casa. La vera prelibatezza è una Smutniak che ultimamente non sta sbagliando un colpo regalandoci ottime interpretazioni (penso anche allo splendido ruolo nel rifacimento italiano di In Treatment). L'attrice si carica sulle spalle il film è nel farlo offre una prova di spessore che potrebbe essere riassunta nel primo piano in campo lungo in cui si abbandona al pianto dopo la scoperta della malattia. Un plauso va anche ad Arca che cerca di togliersi di dosso l'etichetta di tronista regalandosi una buona prova; peccato solo per quei continui primi piani sui suoi pettorali che alla lunga risultano stucchevoli. Ottima anche la coppia di contorno Signoris-Bruni Tedeschi con quest'ultima in un piacevole e insolito ruolo alternativo. Insomma un buon film corale ma indubbiamente nella valutazione pesa il fatto che Ozpetek ha saputo fare di meglio e ultimamente forse ha perso un pochino di smalto.
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maximo333
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lunedì 24 marzo 2014
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cosi' cosi'
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Sono rimasto abbastanza deluso.Ma questo e' anche normale.
Noi spettatori siamo sempre alla ricerca di qualcosa, e ci disegnamo mentalmente che il prodotto sara' senz'altro all'altezza delle nostre aspettative.
Ma la creativita', la fantasia di un artista, viaggia sempre sui binari della propria individualita' emozionale, del proprio pensiero e del proprio gusto.
E quindi...........alla luce di questo anche la critica di un'opera dì'arte diventa superflua, e percio'mi dilunghero' pochissimo.
Secondo me questo film non aggiunge niente alla filmografia del regista.
Bella al solito, la fotografia, le inquadrature, ma l'intreccio, la storia,.
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Sono rimasto abbastanza deluso.Ma questo e' anche normale.
Noi spettatori siamo sempre alla ricerca di qualcosa, e ci disegnamo mentalmente che il prodotto sara' senz'altro all'altezza delle nostre aspettative.
Ma la creativita', la fantasia di un artista, viaggia sempre sui binari della propria individualita' emozionale, del proprio pensiero e del proprio gusto.
E quindi...........alla luce di questo anche la critica di un'opera dì'arte diventa superflua, e percio'mi dilunghero' pochissimo.
Secondo me questo film non aggiunge niente alla filmografia del regista.
Bella al solito, la fotografia, le inquadrature, ma l'intreccio, la storia,..... e' un po' frammentata e non mi piace nemmneo granche'
Come secondo me, non e' azzeccato nemmeno il cast.
Arca non mi convince come attore, la Smutniak bravina...........il resto e' un po' il solito circo di cui Ozpetek si circonda da anni. E che adesso anche nel cinema e' diventato una moda.
Sembrero' un po' troppo critico, ma restare sulla cresta dell'onda con un prodotto nuovo, ogni volta, credo purtroppo, non sia facile.
Pecchero' di presunzione, forse di romanticismo, ma resto troppo legato alle atmosfere del "bagno turco" o della "finestra di fronte".
Li' si, che ho trovato emozioni, fascino narrativo /evocativo e suggestioni infinite.
Ritorno con la memoria alla lettera della zia di Alessandro Gasmann, mentre scorre le righe della sua lettera sul battello che attraversa lentamente il Bosforo.............
Indimenticabile.
Speriamo nel prossimo.
ndr. comunque un film che si puo' vedere.
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