jacopo b98
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venerdì 29 maggio 2015
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un film di sentimenti emozionante e riuscito
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Il 26 dicembre 2004 un colossale tsunami colpisce la Thailandia. Una famiglia è divisa dalla forza dirompente del mare: la madre (Watts) resta con il figlio maggiore (Holland), il padre (McGregor) con gli altri due (Joslin e Pendergast). Ma alla fine tutti sopravvivono e cercheranno di ricomporre la famiglia e soprattutto di lasciarsi alle spalle la più terrificante delle esperienze. Su sceneggiatura di Sergio G. Sanchez, Bayona, disponendo di un budget di 45 milioni di dollari, ha potuto portare sullo schermo la più grande catastrofe naturale degli ultimi anni. Chiaramente però l’incanto visivo di alcune sequenze non basta per fare un film e perciò il regista e il suo sceneggiatore hanno deciso di raccontare la storia vera della famiglia Bennett.
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Il 26 dicembre 2004 un colossale tsunami colpisce la Thailandia. Una famiglia è divisa dalla forza dirompente del mare: la madre (Watts) resta con il figlio maggiore (Holland), il padre (McGregor) con gli altri due (Joslin e Pendergast). Ma alla fine tutti sopravvivono e cercheranno di ricomporre la famiglia e soprattutto di lasciarsi alle spalle la più terrificante delle esperienze. Su sceneggiatura di Sergio G. Sanchez, Bayona, disponendo di un budget di 45 milioni di dollari, ha potuto portare sullo schermo la più grande catastrofe naturale degli ultimi anni. Chiaramente però l’incanto visivo di alcune sequenze non basta per fare un film e perciò il regista e il suo sceneggiatore hanno deciso di raccontare la storia vera della famiglia Bennett. È un film di sentimenti, certo, nulla di più, però c’è un’attenzione non indifferente nello sviluppo dei personaggi e nel complesso il risultato risulta emozionante e riuscito. Chiaramente la vera forza del film sono le incredibili scene dello tsunami, realizzate con pochissimi effetti digitali, preferendo (una volta tanto) quelli artigianali. Notevoli gli interpreti: la Watts (candidata all’Oscar) si autoinfligge una performance tortura con notevole coraggio, ma più di lei a brillare sullo schermo è il giovane Tom Holland, vera e propria rivelazione del film, notevolissimo nella sua interpretazione (e interpreta peraltro il personaggio più bello e riuscito del film). Fotografia di Oscar Faura, musiche di Fernando Velazquez.
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ibba1
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lunedì 8 settembre 2014
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ottimo
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previsit
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lunedì 19 maggio 2014
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ho pianto tanto!
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Ad un anno dalla sua uscita ieri ho visto questo film. L'ho trovato molto bello, molto umano, molto fedele alla realtà, molto angosciante, commovente, insomma, mi è piaciuto veramente tanto.
Il legame che unisce genitori e figli e altrettanto unisce figli e genitori, si respira durante l'intera proiezione, si percepisce che la disperazione fa crescere all'improvviso tre bambini, uno dei quali piccolissimo, si percepisce l'importanza del legame fraterno, del legame familiare. Bellissima la scena in cui i tre fratelli si ritrovano, me la immagino così anche nella realtà, bellissima la scena del racconto di lui e dell'uomo che gli presta il telefono, come odiosissima la scena dell'uomo che non gli presta il telefono, fa capire la vera essenza della natura umana, mette in contrasto la grande solidarietà da una parte e l'enorme egoismo da un'altra, anche in un frangente così catastrofico.
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Ad un anno dalla sua uscita ieri ho visto questo film. L'ho trovato molto bello, molto umano, molto fedele alla realtà, molto angosciante, commovente, insomma, mi è piaciuto veramente tanto.
Il legame che unisce genitori e figli e altrettanto unisce figli e genitori, si respira durante l'intera proiezione, si percepisce che la disperazione fa crescere all'improvviso tre bambini, uno dei quali piccolissimo, si percepisce l'importanza del legame fraterno, del legame familiare. Bellissima la scena in cui i tre fratelli si ritrovano, me la immagino così anche nella realtà, bellissima la scena del racconto di lui e dell'uomo che gli presta il telefono, come odiosissima la scena dell'uomo che non gli presta il telefono, fa capire la vera essenza della natura umana, mette in contrasto la grande solidarietà da una parte e l'enorme egoismo da un'altra, anche in un frangente così catastrofico. E la gente del posto, pur nella grande tragedia che li ha colpiti, sempre umana!
Questo film mi ha dato grandi emozioni.
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rita branca
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domenica 27 aprile 2014
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nulla è impossibile di rita branca
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The Impossible (2012) film di Juan Antonio Bayona con Naomi Watts, Ewan McGregor, Tom Holland, Samuel Joslin, Oaklee Pendergast, Marta Etura, Sönke Möring, Geraldine Chaplin
Emozionante, drammatico film basato sulla storia vissuta nel 2004 da una famigliola armoniosa che si reca in Tailandia per le vacanze di Natale. Tutto è perfetto nel paese esotico per offrire ai cinque protagonisti, due giovani genitori e tre figlioletti, un gioioso periodo da godere insieme, quando all’improvviso le loro allegre attività subiscono uno stop fuori programma, preannunciato solo dall’inconsueto subitaneo silenzio degli uccelli, seguito dall’agitarsi delle chiome delle palme da cocco, ed in fine, dal devastante scompiglio di un’onda anomala che getta tutti nella disperazione e ridisegna i contorni ordinati del sito in una nuova tela caotica.
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The Impossible (2012) film di Juan Antonio Bayona con Naomi Watts, Ewan McGregor, Tom Holland, Samuel Joslin, Oaklee Pendergast, Marta Etura, Sönke Möring, Geraldine Chaplin
Emozionante, drammatico film basato sulla storia vissuta nel 2004 da una famigliola armoniosa che si reca in Tailandia per le vacanze di Natale. Tutto è perfetto nel paese esotico per offrire ai cinque protagonisti, due giovani genitori e tre figlioletti, un gioioso periodo da godere insieme, quando all’improvviso le loro allegre attività subiscono uno stop fuori programma, preannunciato solo dall’inconsueto subitaneo silenzio degli uccelli, seguito dall’agitarsi delle chiome delle palme da cocco, ed in fine, dal devastante scompiglio di un’onda anomala che getta tutti nella disperazione e ridisegna i contorni ordinati del sito in una nuova tela caotica.
E’ a questo punto che comincia la vera tragedia dei cinque protagonisti, divisi dallo Tsunami in tre gruppi diversi, colpiti sia fisicamente che nello spirito, poiché sono convinti, dopo disperate ricerche, di aver perso gli altri.
Ma la disperazione, che spesso offre l’occasione a certi esseri umani per offrire il peggio di sé, non annienta le grandi qualità umane dei protagonisti, anzi le esalta, particolarmente nel caso della madre Maria, del figlio maggiore Lucas e del padre Henry superbamente interpretati da Naomi Watts, Ewan McGregor e Tom Holland che trasformano il film in un’opera altamente educativa, facendo scaturire inevitabili riflessioni sulla fragilità della vita umana ed il valore della solidarietà.
Magnifica regia così come la fotografia e la colonna sonora.
Applausi!
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stefano bruzzone
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lunedì 10 febbraio 2014
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pessimo
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peccato perchè la Watts è sempre brava e l'argomento, seppur tragico, poteva dare spunti per un disaster movie spettacolare e commovente. invece il film è di una noia terrificante, privo di effetti speciali degni di tal nome e senza l'emozione che la magia del cinema dovrebbe regalare allo spettatore. un freddo reportage su quello che è un fatto realmente accaduto a questa famiglia britannica miracolosamente uscita indenne da una catastrofe senza precedenti anche se dubito che, come narrato nel film, alla fine vengano prelevati da un misterioso signore stile diplomatico e imbarcati su un jet privato con destinazione la migliore clinica medica di Singapore!! suvvia.
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peccato perchè la Watts è sempre brava e l'argomento, seppur tragico, poteva dare spunti per un disaster movie spettacolare e commovente. invece il film è di una noia terrificante, privo di effetti speciali degni di tal nome e senza l'emozione che la magia del cinema dovrebbe regalare allo spettatore. un freddo reportage su quello che è un fatto realmente accaduto a questa famiglia britannica miracolosamente uscita indenne da una catastrofe senza precedenti anche se dubito che, come narrato nel film, alla fine vengano prelevati da un misterioso signore stile diplomatico e imbarcati su un jet privato con destinazione la migliore clinica medica di Singapore!! suvvia.....è triste vederli ,seduti su comode poltrone in pelle di un aereo tutto per loro con tanto di hostess dedicata e una sala medica degna dell'air force one, guardare dall'oblò le terre devastate dallo tsunami. se amate il festival del piagnisteo e dei riabbracci questo film fa per voi. se amate il cinema potete evitarlo.
Voto: 4
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frangitore
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mercoledì 5 febbraio 2014
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tsunami al miele
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Il film si conclude dopo la scena dello tsunami. Il seguito è solo banalità, pianti, dialoghi inverosimili, bambini tredicenni con il ciclo e titoli di coda. L'unica stella è per la fotografia, davvero di alto livello.
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oronzo canà
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martedì 4 febbraio 2014
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veramente un film impossibile
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credo che neanche Spielberg avrebbe potuto fare un film tanto melenso con retorica a vagonate....
gli unici minuti da vedere sono la ricostruzione dello tzunami..fatta davvero bene..il resto sono solo pianti,scene strappalacrime,dialoghi scontati e momenti inverosimili...
Classico film da fazzoletto...
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shiningeyes
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martedì 24 dicembre 2013
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spettacolare e d'impatto!
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Il titolo è già un programma per la storia raccontata da questo film: una famiglia inglese benestante che sta passando una vacanza da sogno in un bellissimo resort in Thailandia è spazzata dalla furia del più disastroso tsunami della storia, che causò centinaia di migliaia di vittime in quel nefasto dicembre 2004. L’impossibile, in una tragedia di tali proporzioni, è che questa famiglia sia riuscita a ricongiungersi, e ciò è riportato dal film di Juan Antonio Bayona, prodotto da un’unione di due case cinematografiche spagnole, che hanno investito ben quaranta milioni di euro in tale progetto. Il progetto però deve far successo, è per questo che vengono chiamati due ottimi attori come Naomi Watts ed Ewan Mcgregor, portando a interesse maggiore la pellicola e immagazzinare più gente possibile nelle sale.
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Il titolo è già un programma per la storia raccontata da questo film: una famiglia inglese benestante che sta passando una vacanza da sogno in un bellissimo resort in Thailandia è spazzata dalla furia del più disastroso tsunami della storia, che causò centinaia di migliaia di vittime in quel nefasto dicembre 2004. L’impossibile, in una tragedia di tali proporzioni, è che questa famiglia sia riuscita a ricongiungersi, e ciò è riportato dal film di Juan Antonio Bayona, prodotto da un’unione di due case cinematografiche spagnole, che hanno investito ben quaranta milioni di euro in tale progetto. Il progetto però deve far successo, è per questo che vengono chiamati due ottimi attori come Naomi Watts ed Ewan Mcgregor, portando a interesse maggiore la pellicola e immagazzinare più gente possibile nelle sale. Ciò influisce anche nella storia, benché sia reale apporta numerosi gonfiamenti di tensione e scene strappalacrime in abbondanza, che però non fanno rimanere indifferente nessuno spettatore. Il bel lavoro di Bayona si mette in evidenza nella scena dello tsunami che travolge l’isola e investe la Watts facendola riportare numerose e terribili ferite di una drammaticità reale che ci prende allo stomaco; poco lo spazio per McGregor che risulta più come comparsa che come co-protagonista. Un film ad alto tasso emotivo, fatto apposta per accattivarsi bei commenti e lacrime facili, certo. Tuttavia, la così buona realizzazione di questo film sembrerebbe allontanare tali sospetti ed è un fattore da tenere in conto, perché “The Impossible” sembra davvero essere una pellicola lavorata bene che vorrebbe dire qualcosa di più che di una semplice storia di un miracolo; un miracolo che è terreno fertile per una storia commovente che ti sa catturare, anche se sei uno di quelli a cui questi film non ti toccano. E’ per l’appunto questo, il maggior pregio di “The Impossible”, saperti toccare, nonostante tu sia preparato e pensi che lo scontato di questo film non possa farlo. Infine, teniamo anche conto di una fantastica Naomi Watts,brillante e brava a diventare simbolo della sopravvivenza e sofferenza umana di una catastrofe che ha segnato la vita di tutti coloro che ne sono scampati
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purplerain
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sabato 16 novembre 2013
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solo un racconto.
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Impossible!! Eppure è successo. Succede anche che raccontando un film su una storia vera, già molto conosciuta, si finisca quasi per perdere quello che è il filo portante di un film, cioè il non sapere cosa può succedere. Tuttavia il regista riesce a mantenere lo spettatore interessato alla vicenda, avvalendosi di una sceneggiatura convincente anche se poco accattivante. C’è da dire che il film infatti fa un po’ a sportellate con sé stesso, perché se da un lato si avvale dell’ottima interpretazione della Watts, dall’altro regala poco di tutto il resto: c’è difatti molta più descrizione della catastrofe in film come “Deep impact” o “Armageddon” che non in questo, che ha il suo tema centrale proprio nella catastrofe; la telecamera racconta poco delle immagini del prima e del dopo lasciando un po’ troppo spazio solo ai due protagonisti che sono sì importanti, ma lasciano inevitabilmente poco spazio ai paesaggi.
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Impossible!! Eppure è successo. Succede anche che raccontando un film su una storia vera, già molto conosciuta, si finisca quasi per perdere quello che è il filo portante di un film, cioè il non sapere cosa può succedere. Tuttavia il regista riesce a mantenere lo spettatore interessato alla vicenda, avvalendosi di una sceneggiatura convincente anche se poco accattivante. C’è da dire che il film infatti fa un po’ a sportellate con sé stesso, perché se da un lato si avvale dell’ottima interpretazione della Watts, dall’altro regala poco di tutto il resto: c’è difatti molta più descrizione della catastrofe in film come “Deep impact” o “Armageddon” che non in questo, che ha il suo tema centrale proprio nella catastrofe; la telecamera racconta poco delle immagini del prima e del dopo lasciando un po’ troppo spazio solo ai due protagonisti che sono sì importanti, ma lasciano inevitabilmente poco spazio ai paesaggi. Inoltre ciò che manca del tutto, a mio avviso, è la partecipazione emotiva delle persone a casa: non c’è un’immagine di qualche persona che da casa piange o si dispera per ciò che succede, non c’è un immagine di autorità che cerchino di fare qualcosa per i loro compaesani all’estero attraverso le ambasciate, e anche la semplice telefonata che il protagonista fa a casa non si capisce e chi la faccia e dall’altro lato sembra tutto tranquillo quasi il protagonista abbia solo perso l’aereo. Insomma in questo il regista non è riuscito a regalare pathos, già lasciando poco spazio alla presentazione dei personaggi prima dell’arrivo, lasciando che tutto il peso del film si reggesse sulle spalle della coppia protagonista trovando in Lucas una spalla tutt’altro che di secondo piano, cercando così di colmare qualche vuoto di sceneggiatura. Ottime le inquadrature regalate alla faccia del piccolo Lucas il quale ha dimostrato di saper reggere il confronto con attori molto più scafati ma il film, a mio avviso, tende a risultare un po’ troppo prolisso portandoci solo verso il finale senza aggiungere niente di suo, senza una filippica sul perché accadono certe cose o perché ancora non si riesce a prevederle nonostante siamo oltre il 2010. In definitiva il regista si limita al racconto ma ci mette poco di suo. Peccato.
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giorpost
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lunedì 11 novembre 2013
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incredibile realismo.impossibile non immedesimarsi
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26 dicembre 2004: un terribile terremoto a largo di Sumatra scatena un gigantesco tsunami nel sud-est asiatico che provoca la più grave catastrofe naturale a memoria d’ uomo, causando la morte di oltre 250.000 persone. A distanza di otto anni il Cinema ricorda i drammatici attimi seguiti all’ evento e genera una straordinaria rappresentazione della storia, in particolare quella vissuta da un’ intera famiglia, una delle tante presenti in quella parte di mondo in quei giorni in qualità di turisti. Sarebbe fin troppo semplice raccontarvi la storia di Henry e Maria e di come hanno fatto a sopravvivere tra le macerie in uno scenario di devastazione totale, o di come hanno potuto riabbracciare i loro tre figli.
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26 dicembre 2004: un terribile terremoto a largo di Sumatra scatena un gigantesco tsunami nel sud-est asiatico che provoca la più grave catastrofe naturale a memoria d’ uomo, causando la morte di oltre 250.000 persone. A distanza di otto anni il Cinema ricorda i drammatici attimi seguiti all’ evento e genera una straordinaria rappresentazione della storia, in particolare quella vissuta da un’ intera famiglia, una delle tante presenti in quella parte di mondo in quei giorni in qualità di turisti. Sarebbe fin troppo semplice raccontarvi la storia di Henry e Maria e di come hanno fatto a sopravvivere tra le macerie in uno scenario di devastazione totale, o di come hanno potuto riabbracciare i loro tre figli. No, in questo caso chi Vi scrive preferisce affrontare i temi di fondo che il regista Juan Antonio Bayona ha voluto affrontare in The Impossible (SPA, 2012).
Lo spagnolo non utilizza escamotage narrativi per raccontare questa storia. Lo fa in modo semplice e diretto (oltre che rispettoso) e con straordinario realismo grazie sia agli interpreti che alle ricostruzioni impressionanti dei luoghi colpiti dallo tsunami. Quello di cui si racconta in questa pellicola sono lo stupore, l’ angoscia, la reazione, la sopravvivenza, il coraggio, il rifiuto, la speranza. Lo stupore è dato da quell’ onda anomala che all’ improvviso fa la sua apparizione sulla spiaggia di un comune residence turistico che lascia gli ospiti a bocca aperta, impietriti, senza possibilità alcuna di poter solo accennare una reazione. Quest’ ultima si verificherà alcuni minuti dopo, quando il proprio corpo è rimasto letteralmente in balia del fiume da’ acqua e detriti che si è venuto a creare, sbattuto tra un tronco ed un’ auto galleggiante, provocando escoriazioni di ogni tipo, traumi contusivi, terrore psicofisico. La diretta conseguenza alla reazione è quella cosa che noi umani possediamo senza saperlo: l’ istinto di sopravvivenza. Questo si presenta solo in momenti particolari ed unici ed i protagonisti (realmente esistenti ma con nomi e nazionalità diversi) lo utilizzano nei modi più variegati. Maria è spaesata, ha dolori su tutto il corpo, non sa che fare tranne l’ unica cosa plausibile in quel momento ovvero proteggere il figlio maggiore, non ancora adolescente, salvo rendersi conto di avere bisogno molto più lei di essere protetta dal figlio. Questi ha una sorprendente forza d’ animo ed è munito di quella classica reattività tipica dei ragazzi di oggi, trovando sempre il modo di metter lui e la madre al riparo, sostenendola psicologicamente, cercando il cibo e riuscendo a trovare anche le forze e il tempo per salvare un bambino disperso. Henry, invece, è da tutt’ altra parte in quanto le onde hanno trascinato persone per chilometri, senza meta. Non ha subìto danni elevati a livello fisico ed è riuscito a mettere in salvo i due inseparabili figli più piccoli. Quando i due coniugi vengono aiutati dalle persone del posto e portati negli ospedali più vicini, è li che s’inizia a capire l’ entità del dramma, fatto di migliaia di persone ferite alla ricerca spasmodica dei propri cari dispersi o, purtroppo, inghiottiti dall’ oceano. E’ in quei luoghi che ci si confronta con l’ altro, con chi ti sta accanto che, tra le altre cose, comincia a vomitare sangue. Lì si percepisce l’ inadattabilità dell’ uomo a certi eventi e si carpisce la mancata preparazione di un Paese turistico ma comunque povero, nell’ affrontare un’ emergenza umanitaria di tali proporzioni. Nonostante tutto, tra un gesto di solidarietà e l’ altro, tra una telefonata intercontinentale fatta da un cellulare prestato da un altro superstite ed un viaggio in una camionetta che trasporta persone come fossero deportati, nella disperazione generata dalle urla di dolore (fisico o umano, quando altre persone vengono a conoscenza del decesso del proprio caro), i cinque elementi di questa famiglia riescono a ritrovarsi in un lungo abbraccio fatto di lacrime, di sangue che esce dalle ferite ancora fresche, di speranza mai tramontata e di incredulità nel rendersi conto di essere riusciti in qualcosa che 99 volte su cento avrebbe dato un esito diverso. La speranza è sempre l’ ultima a morire, ma quando si scampa alla morte nelle modalità affrontate (soprattutto da Maria ed il figlio Lucas) mettono i brividi. E la commozione che sovviene in quell’ abbraccio ci fa catapultare nella storia, ce la fa vivere come se fosse capitato tutto a noi stessi, facendoci immedesimare nella storia come solo un film di grande livello riesce a fare.
Sia McGregor, finalmente ai suoi livelli, che la Watts, da oscar, rendono a pieno il dramma vissuto dai veri protagonisti di questa storia. Nell' insieme, si tratta di un’ opera degna e completa per raccontare, rispettosamente, un’ immane tragedia accaduta nei nostri tempi.
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