hal9001
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domenica 11 maggio 2014
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blue(grass) rapsody
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"La vita non è generosa" (Elise a Didier)
Il corpo. Tatuato per disegnare su di sè gli eventi più importanti della vita, teso ad arco durante l'orgasmo, che accoglie dentro di sè una nuova esistenza e si dilata per favorirne la nascita. Il corpo che accompagna con il movimento delle mani, dei fianchi, dei piedi i ritmi del country americano, il corpo devastato dalla malattia, la testa resa calva dalla chemio, il sistema immunitario distrutto, quando persino respirare diventa una fatica.
Le risate, gli abbracci, la complicità, sentire di avere un progetto comune. La musica bella e dolente del bluegrass americano interpretata da un gruppo di fiamminghi che anelano spazi e opportunità mitiche ("la frontiera") negate in Belgio, nel clima freddo e chiuso delle Fiandre.
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"La vita non è generosa" (Elise a Didier)
Il corpo. Tatuato per disegnare su di sè gli eventi più importanti della vita, teso ad arco durante l'orgasmo, che accoglie dentro di sè una nuova esistenza e si dilata per favorirne la nascita. Il corpo che accompagna con il movimento delle mani, dei fianchi, dei piedi i ritmi del country americano, il corpo devastato dalla malattia, la testa resa calva dalla chemio, il sistema immunitario distrutto, quando persino respirare diventa una fatica.
Le risate, gli abbracci, la complicità, sentire di avere un progetto comune. La musica bella e dolente del bluegrass americano interpretata da un gruppo di fiamminghi che anelano spazi e opportunità mitiche ("la frontiera") negate in Belgio, nel clima freddo e chiuso delle Fiandre.
L'amore, a prima vista. Quando l'immagine dell'altro si insinua dentro di te prepotente, ti scava dentro, ti colma di arsura e non riesci a spegnerla neanche dopo l'amplesso, perché non è solo una questione di sensi, ma di anime che desiderano stare vicino,unirsi, con/fondersi.
Il dolore. Quello, belluino e vitale, del parto, quello che ti stringe lo stomaco nel vedere tua figlia soffrire, quello che ti morde la carne come uno squalo vorace quando una persona amata muore. Il dolore che annulla la voglia di vivere, lo sguardo fisso sul paesaggio della campagna che scorre mentre una macchina ti riporta a casa, quella casa ormai colma di foto e ricordi che alludono a un passato felice e tu misuri ogni momento la distanza tra quel passato e un presente che ha perso ogni significato, ogni slancio.
La musica, parole di speranza, di conforto, di miseria, storie di derelitti che vogliono un futuro migliore. Il gruppo "bluegrass" come momento di gioia condivisa e argine contro le catastrofi, contro la poca generosità della vita. Un funerale, due accordi intorno a una bara troppo piccola, i fiori che si mescolano a palate di terra. Sei persone intorno al letto di una donna morente, l'estremo omaggio a una di loro, mentre le lacrime bagnano gli strumenti musicali.
Il tempo, rimescolato in un vortice di eventi, lieti e dolorosi, felici e rabbiosi, buffi e definitivi. "La vita non è generosa", con una mano dà, con l'altra prende, con gli interessi. E scagliarsi contro Dio e gli uomini vale poco, vale come una bottiglia di vino o una manciata di pastiglie per lenire il dolore.
I nomi tatuati e cancellati. Non più Elise, ma Alabama. Non più Didier, ma Monroe. Alla ricerca di un altrove che esiste solo in funzione del suo essere irragiungibile, un paese, una stella, una farfalla, un uccello.
Una proposta splendida, che scava nella gioia e nel dolore con una naturalezza stupefacente. "Alabama Monroe", un grande film.
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(di francesca50)
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sergio dal maso
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martedì 16 giugno 2015
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la costruzione di un amore
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“La costruzione di un amore spezza le vene delle mani, mescola il sangue col sudore, se te ne rimane
La costruzione di un amore non ripaga del dolore è come un altare di sabbia in riva al mare ....
e intanto guardo questo amore che si fa più vicino al cielo, come se dopo tanto amore, bastasse ancora Il cielo ….”
“La costruzione di un amore” - Ivano Fossati
Pur essendo da sempre uno dei temi per eccellenza del cinema, pochi film hanno saputo raccontare l’amore assoluto, disperatamente viscerale e struggente, come Alabama Monroe.
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“La costruzione di un amore spezza le vene delle mani, mescola il sangue col sudore, se te ne rimane
La costruzione di un amore non ripaga del dolore è come un altare di sabbia in riva al mare ....
e intanto guardo questo amore che si fa più vicino al cielo, come se dopo tanto amore, bastasse ancora Il cielo ….”
“La costruzione di un amore” - Ivano Fossati
Pur essendo da sempre uno dei temi per eccellenza del cinema, pochi film hanno saputo raccontare l’amore assoluto, disperatamente viscerale e struggente, come Alabama Monroe. Quella che il titolo in italiano definisce semplicemente una storia d’amore ha in realtà una potenza emotiva e una intensità capaci di emozionare e commuovere anche il più insensibile degli spettatori. E senza nessuna retorica, senza ricatti.
Ci emoziona con la sincerità e la dolcissima umanità di Didier ed Elise, travolti prima dalla passione e dalla felicità più autentica, poi dalla sofferenza della malattia e dal dolore più lancinante. Didier è un barbuto musicista belga di country-bluegrass, un po’ hippy e un po’ cowboy, un gigante buono con i miti dell’America e del cantante Bill Monroe. L’incontro casuale con Elise, bellissima tatuatrice dall’anima sensibile e spirituale, è un colpo di fulmine per entrambi. Se la passione è irresistibile, non meno sinceri e corrisposti sono i sentimenti. Apparentemente molto diversi si scoprono complementari, vanno subito a vivere assieme. Elise entra nel gruppo di Didier come cantante solista. La magia della storia d’amore si corona con l’arrivo di Maybelle, una splendida bambina che cresce libera e felice tra i cavalli e le galline.
Ma un destino atroce spezza l’equilibrio della loro felicità, frattura un cerchio d’amore che sembrava infrangibile. La piccola Maybelle è malata di tumore al midollo spinale.
Con una regia e un montaggio straordinari, il regista belga Felix Van Groeningen racconta la terribile odissea della coppia e della bambina attraverso una serie di flashback, alternando in una struttura ellittica i momenti di gioia e di spensieratezza del passato alla sofferenza del calvario della piccola Maybelle. Meravigliose e toccanti sono le sequenze dei concerti, le canzoni raccontano da sole la storia, arrivando dritte al cuore degli spettatori. Le interpretazioni di Didier ed Elise hanno una intensità tale da stordire. Dal gioco di sguardi e di sorrisi delle prime esibizioni si passa agli occhi spenti e tristi delle ultime, i loro sguardi non si incrociano più. Dopo aver lottato senza risparmiarsi, quando la tragedia si compie Didier ed Elise sono consumati dalla sofferenza, svuotati di ogni forza. Reagiscono in modo diverso, incompatibile. Lui, razionalista e pragmatico, urla la sua rabbia contro la religione oscurantista e la politica di Bush che vieta la sperimentazione sulle cellule staminali. Elise, invece, cerca una speranza nella fede e nella spiritualità. Il crollo psicologico e l’elaborazione del lutto incrineranno ancora di più il loro cerchio d’amore, già fratturato dal dolore della malattia.
La potenza delle emozioni che Didier ed Elise riescono a trasmettere non sarebbe tale senza una coppia di attori semplicemente formidabili: Johan Heldenbergh e Veerle Baetens recitano con un’empatia e un livello di identificazione stupefacenti. Le stesse canzoni sono davvero cantate da loro due e suonate dal gruppo.
Va detto che l’attore belga è anche autore della piece teatrale da cui è tratta la sceneggiatura del film, in parte autobiografica. Quanto a Veerle Baetens, è incredibile che il cinema si sia accorto così tardi di un talento di questa portata: riesce a trasmettere i diversi stati d’animo con una naturalezza e un magnetismo ammalianti.
Niente da dire, il regista fiammingo ha centrato un capolavoro, rischiando molto, tra l’altro, considerate le tematiche difficili e scivolosissime.
Ha meritatamente conteso l’Oscar a Sorrentino fino all’ultimo e conquistato molti premi importanti, significativo il premio del pubblico al festival berlinese. Alabama Monroe non finisce con i titoli di coda, ti resta appiccicato alla pelle per giorni, ti accompagna assieme alle commoventi canzoni della colonna sonora e al ricordo dei due protagonisti. Anche il finale è superbo, un colpo al cuore. Il cerchio di Alabama Monroe non si spezza, malgrado tutto l’amore non si arrende. I due cuori trafitti dal dolore non si divideranno. La canzone “Will the circle be unbroken” con cui si apre il film si compie ...“il cerchio si chiuderà”.
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writer58
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mercoledì 14 maggio 2014
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hurt
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"I hurt myself today
To see if I still feel
I focus on the pain
The only thing that's real"
Johnny Cash
Ci troviamo in Belgio, nella campagna fiamminga, a cavallo del cambio di millennio. Lui- Didier- è un gigante pieno di vitalità ed energia che suona il banjo insieme a un gruppo di amici, ama l'America ("un posto per sognatori") e ne propone i ritmi "bluegrass". E' tenero e iracondo, vive in una roulotte e appartiene a quella cultura alternativa che ha popolato l'Occidente negli anni '60 e '70. Lei- Elise- è una giovane donna che iscrive sul suo corpo i nomi dei suoi amori e le immagini salienti della propria esistenza. E' una persona appassionata, curiosa, piena di vita. I tatuaggi sono la sua memoria e il suo lavoro.
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"I hurt myself today
To see if I still feel
I focus on the pain
The only thing that's real"
Johnny Cash
Ci troviamo in Belgio, nella campagna fiamminga, a cavallo del cambio di millennio. Lui- Didier- è un gigante pieno di vitalità ed energia che suona il banjo insieme a un gruppo di amici, ama l'America ("un posto per sognatori") e ne propone i ritmi "bluegrass". E' tenero e iracondo, vive in una roulotte e appartiene a quella cultura alternativa che ha popolato l'Occidente negli anni '60 e '70. Lei- Elise- è una giovane donna che iscrive sul suo corpo i nomi dei suoi amori e le immagini salienti della propria esistenza. E' una persona appassionata, curiosa, piena di vita. I tatuaggi sono la sua memoria e il suo lavoro. Si conoscono e si amano con la stessa naturalezza di un ruscello che sgorga da una sorgente. Cantano e suonano insieme in locali fumosi, ripercorrono le storie del country autentico, quello che racconta vicende di povera gente,che narra speranze, sogni, ostacoli, desideri e miserie. Lei rimane incinta, lui abbatte a colpi di mazza un muro per ricavare una casa abitabile per la figlia che verrà.
L'irruzione del dolore e della malattia cambia in modo radicale questa condizione. Come succede spesso nella vita reale, i drammi e le perdite isteriliscono i rapporti, chiudono i protagonisti dentro solitudini non comunicanti, svuotano anche relazioni ancora vitali basate su un affetto autentico. Didier beve, impreca contro Dio e i potenti della terra,non si da' pace; Elise avverte una spirale mortifera insinuarsi progressivamente dentro di lei. Come la felicità, anche la sofferenza non conosce mediazioni, compromessi, colpisce i protagonisti come uno schiaffo sul volto.
E anche la musica diventa, nel momento della tragedia, uno strumento che da' voce al lutto collettivo, accompagna i personaggi nel terreno impervio della perdita e dello smarrimento. Gli attori (Betens e Heldenbergh,ma anche Cattrysse nel ruolo della figlia Maybelle) sono straordinari, interpretano i loro ruoli con grande naturalezza ed efficacia, quasi respirassero invece di recitare. La sceneggiatura procede per flashback vorticosi che scompongono la linearità del racconto senza comprometterne il respiro fluido.
"Alabama Monroe" è un film che lascia qualcosa agli spettatori: intensità, emozioni non artefatte, commozione, rammarico. La colonna sonora sembra accompagnare i protagonisti nel percorso dalla gioia alla caduta e carica di una forte emotività tutta la narrazione.
"Alabama Monroe", un film magnifico.
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(di francesca50)
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filippo catani
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lunedì 27 gennaio 2014
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un film meraviglioso e struggente
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Belgio. Una coppia di genitori riceve una terribile notizia: la propria bimba ha un cancro. I due genitori cercano di starle vicini il più possibile ma questo dramma sconvolgente finirà con il travolgere la vita della coppia.
Un film meraviglioso, intenso e commovente che ci arriva dal Belgio e che è stato giustamente insignito della nomination quale migliore film straniero. Il film parte dal 2006 e dalla rivelazione alla coppia della tragedia che ha appena colpito la loro piccola. Una serie di flashback ci offriranno però la possibilità di vedere come si è arrivati a questo punto e quale meraviglioso legame univa la coppia di genitori. Lei una ragazza con la passione per i tatuaggi e lui con la passione per la musica country e ha infatti un gruppetto musicale e vive in una fattoria.
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Belgio. Una coppia di genitori riceve una terribile notizia: la propria bimba ha un cancro. I due genitori cercano di starle vicini il più possibile ma questo dramma sconvolgente finirà con il travolgere la vita della coppia.
Un film meraviglioso, intenso e commovente che ci arriva dal Belgio e che è stato giustamente insignito della nomination quale migliore film straniero. Il film parte dal 2006 e dalla rivelazione alla coppia della tragedia che ha appena colpito la loro piccola. Una serie di flashback ci offriranno però la possibilità di vedere come si è arrivati a questo punto e quale meraviglioso legame univa la coppia di genitori. Lei una ragazza con la passione per i tatuaggi e lui con la passione per la musica country e ha infatti un gruppetto musicale e vive in una fattoria. Tra i due è più o meno amore a prima vista. Tutto questo verrà inghiottito dal terribile buco nero della malattia della figlia e dal modo diametralmente opposto in cui i due protagonisti decidono di vivere il dramma: la madre cerca di costruirsi un mondo illusorio ma quantomeno per lei in parte consolatorio mentre il padre si rifugia in uno stringente razionalismo, nella musica e nell'alcol. La scelta della donna di cambiare nome come segnale di svolta e il terribile sfogo del padre durante il concerto contro le religioni sono l'emblema di due mondi che ormai hanno smesso di comunicare così come testimonierà il tragico epilogo. Davvero complimenti al regista Van Groeningen, al duo Baetens-Heldenberg e alla meravigliosa ma struggente colonna sonora country che accompagna tutti gli snodi fondamentali della pellicola.
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no_data
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giovedì 11 settembre 2014
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la vita deve continuare
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La storia d'amore tra Elise e Didier nasce dall'incontro fortuito di due persone profondamente diverse ma complementari. La passione per la musica bluegrass, la creatività dei reciproci lavori( lei disegna tatuaggi, lui canta in un gruppo)contribuiranno fin da subito ad unirli in un sincero amore. Vanno a vivere insieme, si sposano. Pochi anni dopo la nascita inattesa di una bambina saranno messi a dura prova da una tragica scoperta.
Il nuovo film del regista fiammingo Felix Van Groeningen è tratto da una pièce teatrale dell'attore protagonista J.
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La storia d'amore tra Elise e Didier nasce dall'incontro fortuito di due persone profondamente diverse ma complementari. La passione per la musica bluegrass, la creatività dei reciproci lavori( lei disegna tatuaggi, lui canta in un gruppo)contribuiranno fin da subito ad unirli in un sincero amore. Vanno a vivere insieme, si sposano. Pochi anni dopo la nascita inattesa di una bambina saranno messi a dura prova da una tragica scoperta.
Il nuovo film del regista fiammingo Felix Van Groeningen è tratto da una pièce teatrale dell'attore protagonista J. Heldenbergh, e ne conserva certamente gli elementi essenziali come l'intensità, la cura psicologica, la profondità dei dialoghi. In favore di questi aspetti contribuisce la frammentazione della usuale linearità della trama, grazie ad un sapiente utilizzo narrativo di analessi e prolessi. Il regista, servendosi di una rappresentazione che parla, come la memoria quando è suscitata dalle emozioni, attraverso attimi custoditi intimamente, riesce a mescolare momenti di dolcezza ad altri di rabbia, di gioia ad altri invece più dolorosi, coinvolgendo lo spettatore in un'esperienza emotiva eterogenea e di rara potenza. Merito anche di una recitazione impeccabile dove, in particolare, una bravissima Veerle Baetens imprime al suo personaggio un'umanità complessa e struggente senza pari. Un'altra protagonista è certamente la musica bluegrass, presenza irrinunciabile e filo conduttore del film. Qui la musica diventa una forma di speranza, una sopravvivenza attiva nella sofferenza depressiva degli eventi, un mezzo per provare a dire l'indicibile, esorcismo e catarsi. La musica è ciò che rimane dopo l'uragano emotivo che si abbatte su Elise e Didier, la passione incrollabile in cui rifugiarsi perchè la vita non si spezzi o si richiuda su di sè. Trasfigurando il dolore lo rende accettabile, affrontabile. Già dalle prime scene è esplicita questa idea. Ogni volta, infatti, nelle situazioni più inestricabili, compare sciogliendo il nodo narrativo/emotivo e allo stesso trasforma l'emozione di chi guarda, in forza per reagire. La musica qui è sempre in relazione alla fede che, in Elise, risponde alla necessità di un altrove, di dare un senso a ciò che è accaduto, tentativo ad ogni costo di trovare un motivo, fino all'autocolpevolizzazione per suffragare la credenza che per ogni cosa ci sia una causa e, in assenza di essa, una colpa. Nel presentare il dualismo arte/fede il regista non è mai approssimativo e pone nelle condizioni di comprendere piuttosto che giudicare o giustificare. “La libertà non sta nello scegliere tra bianco e nero, ma nel sottrarsi a questa scelta prescritta”, di certo questo principio è rispettato.
Alabama Monroe oblia dolcemente, nel calore di lacrime di gioia e di dolore, in brividi di tenerezza e di compassione, la vita di tutti coloro che si riconoscono nella molteplicità dei temi trattati, nella ricchezza di spunti, nelle numerose riflessioni artistiche e politiche. Un capolavoro pluririconosciuto nel mondo.
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adelio
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martedì 14 ottobre 2014
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una donna e un uomo in occidente
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Quando prima di andare a vedermi il film ho dato un’occhiata alla presentazione su My Movies mi sarei aspettato la solita pellicola sul sogno americano visto da giovani Europei…. Niente di tutto questo!..Alabama Monroe è un capolavoro di cultura teatrale trasposto in linguaggio cinematografico sopraffino, è puro simbolismo, è racconto attraverso le emozioni dei protagonisti, è denuncia di una società falsa e contraddittoria specie riguardo agli aspetti etico-morali.
Quel che è incredibile è la capacità del Regista di proiettare i valori dell’Occidente Europeo su tre piani sovrapposti e consequenziali: quello dei rapporti individuali o di coppia (personale/intimista), quello morale (filosofico/religioso) e quello Politico (sociale/culturale).
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Quando prima di andare a vedermi il film ho dato un’occhiata alla presentazione su My Movies mi sarei aspettato la solita pellicola sul sogno americano visto da giovani Europei…. Niente di tutto questo!..Alabama Monroe è un capolavoro di cultura teatrale trasposto in linguaggio cinematografico sopraffino, è puro simbolismo, è racconto attraverso le emozioni dei protagonisti, è denuncia di una società falsa e contraddittoria specie riguardo agli aspetti etico-morali.
Quel che è incredibile è la capacità del Regista di proiettare i valori dell’Occidente Europeo su tre piani sovrapposti e consequenziali: quello dei rapporti individuali o di coppia (personale/intimista), quello morale (filosofico/religioso) e quello Politico (sociale/culturale). I protagonisti sono, sul primo piano, semplicemente un uomo ed una donna con i problemi che loro pone la vita (nella gioia e nel dolore) con tutte le loro tensioni, sul secondo piano sono simbolicamente il laicismo razionale (Lui) e l’anima cristiana mistica fatalista (Lei) infine sul terzo piano si intravvede il vero rapporto tra due società che compongono l’Occidente mondiale: l’Europa e l’America, la prima ricca di storia …la seconda che non ha cose da ricordare, come dice Elise a Didier “l’americano” quando non vuole farsi tatuare. In tutto questo il tempo è una variabile aleatoria, è una grandezza che transita incessantemente tra futuro, passato e presente e…. ritorno, marcando anche in questo senso il forte simbolismo di cui è impregnata la storia. La lettura attraverso i tre piani diventa emblematica quando si pensi alla figlia e all’evoluzione della sua malattia. La figlia è il classico oggetto d’amore e di affetto famigliare laddove proiettato nella coppia, diventa il valore della vita nella lettura dell’aspetto moral-filosofico per materializzarsi nel simbolo della gioventù occidentale in balia di una “vecchia” Europa e di una “giovane” America, una gioventù che non ha speranza. In tale visione il giovane corvo è una speranza, è la libertà …piena… trasparente, priva di sovrastrutture.. di tranelli! La libertà è scevra da condizioni ma....deve imparare dall'esperienza... Pena la morte!.. Quando muore la speranza..quando muore l’amore, la vita, la gioventù resta il dolore da affrontare.
Elise con tutto il suo carico simbolico, che il film le carica sulle spalle, prova il riscatto, Lei con tutta la sua storia, i suoi blasoni sulla pelle, ha dietro le spalle una parete bianca di fronte una finestra, una speranza un vento nuovo che muove le fronde degli alberi…..ma non basta ed ecco che
la moglie, la fede, l'anima cristiana dell’Europa rinunciano si piegano sino a soccombere sotto il nuovo pragmatismo freddo occidentale…..vince l’anima laica di un’Europa falsa e ipocrita
Molti bei passaggi ...luce notte...sole pioggia...interno esterno
Dopo la rinuncia alla reazione ...tutto diventa asettico...pallido come gli abiti bianchi del gruppo musicale che interpreta il bluegrass (peraltro stupendo!)....
È la catarsi che prelude alla morte...
Muore la donna (amore)...muore la fede (il sogno)...muore l'Europa (la cultura la storia)....
È morta Elisa...(Mozart) ....nasce e si afferma Alabama Monroe (il frivolo)
Belle inquadrature... Ottima scenografia.... Buon uso del simbolismo...e del linguaggio filmico.
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[+] ottimo
(di luisa valli)
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jacopo b98
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domenica 28 settembre 2014
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un film bellissimo e dolente
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Elise (Baetens) e Didier (Heldenbergh) si innamorano, la loro storia d’amore è intensa, piena di momenti indimenticabili e di musica, tantissima musica. Cantano insieme in un gruppo musicale ed un giorno hanno una figlia Maybelle (Cattrysse). La crescono amorevolmente nella loro casa di campagna, fino a che non scoprono che è malata di cancro. I due genitori e la bambina combattono come leoni contro la malattia, ma vanamente: Maybelle muore. Didier è distrutto dal dolore, m è anche rassegnato al fatto che la vita debba andare avanti. Elise invece non riesce ad accettare che Maybelle sia morta e incolpa Didier di tutto ciò che è successo, mandando in crisi il loro matrimonio… Scritto dal regista trentasettenne con Carl Joos, era uno dei 5 film candidati all’Oscar per il miglior film straniero successivamente vinto dalla Grande Bellezza del nostro connazionale Sorrentino.
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Elise (Baetens) e Didier (Heldenbergh) si innamorano, la loro storia d’amore è intensa, piena di momenti indimenticabili e di musica, tantissima musica. Cantano insieme in un gruppo musicale ed un giorno hanno una figlia Maybelle (Cattrysse). La crescono amorevolmente nella loro casa di campagna, fino a che non scoprono che è malata di cancro. I due genitori e la bambina combattono come leoni contro la malattia, ma vanamente: Maybelle muore. Didier è distrutto dal dolore, m è anche rassegnato al fatto che la vita debba andare avanti. Elise invece non riesce ad accettare che Maybelle sia morta e incolpa Didier di tutto ciò che è successo, mandando in crisi il loro matrimonio… Scritto dal regista trentasettenne con Carl Joos, era uno dei 5 film candidati all’Oscar per il miglior film straniero successivamente vinto dalla Grande Bellezza del nostro connazionale Sorrentino. Forse lo ammetto, ho ancora preferito il capolavoro di Sorrentino, ma è impossibile non ammettere la straziante bellezza di questo magnifico film belga. Una storia d’amore e di dolore come di rado se n’erano viste al cinema. E poi è una storia di musica, non poche infatti sono le sequenze musicali (giustamente sottotitolate) cantate in presa diretta dagli attori. E che attori! Infatti sia Heldenbergh che la Baetens (premiata con l’EFA, l’equivalente europeo dell’Oscar) sono straordinari, due grandissime interpretazioni. E Alabama Monroe è un film bellissimo, raffinato, un autentico pugno nello stomaco, siamo sinceri, ma alla fine lo si accoglie volentieri, per la sua grande bellezza. Dopodiché si può discutere la ricerca di sempre maggiori tragedie, in modo fin un po’ sadico, ma d’altra parte è un film che rifugge il lieto-fine come la peste. Anche se, paradossalmente, il finale, seppur triste, è una delle sequenze meno drammatiche del film poiché la morte di Elise è accolta quasi come una liberazione dalle pene della vita. E quella canzone, con l’ultima inquadratura dedicata al tatuaggio della donna, lascia uno spiraglio di speranza. Groeningen mette in scena con perizia e scrive in modo adeguato i dialoghi, anche se alcuni passaggi della storia sono forse un po’ programmatici e scontati. Cèsar come miglior film straniero.
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ely57
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lunedì 12 maggio 2014
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nevermore
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Lo scenario americano rappresentato nel film lo è a 360 gradi.
Non è sicuramente un caso che il regista forse prova la stessa passione del protagonista per lo stile di vita country e il sogno americano e lo ricostruisce perfettamente in un angolo della campagna belga fuori Gand, che pare la campagna americana, e quando deve declinare la disperazione della madre Elisen-Alabama che torna nella camera di Maribelle e si siede a terra nel punto dove prima si trovava il letto della figliola prematuramente scomparsa ed anche se tutto è stato materialmente rimosso e ridipinto, il regista quel doloroso trasloco ce lo mostra riflesso nei vetri della porta di casa e proprio perchè gli oggetti fisici e materici sono riflessi il loro doloroso ricordo è paradossalmente molto pesante e resta presente nel profondo.
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Lo scenario americano rappresentato nel film lo è a 360 gradi.
Non è sicuramente un caso che il regista forse prova la stessa passione del protagonista per lo stile di vita country e il sogno americano e lo ricostruisce perfettamente in un angolo della campagna belga fuori Gand, che pare la campagna americana, e quando deve declinare la disperazione della madre Elisen-Alabama che torna nella camera di Maribelle e si siede a terra nel punto dove prima si trovava il letto della figliola prematuramente scomparsa ed anche se tutto è stato materialmente rimosso e ridipinto, il regista quel doloroso trasloco ce lo mostra riflesso nei vetri della porta di casa e proprio perchè gli oggetti fisici e materici sono riflessi il loro doloroso ricordo è paradossalmente molto pesante e resta presente nel profondo. In quella scena la madre osserva la finestra sul pioppeto, la stessa che Maribelle vedeva ogni giorno dal suo letto ed ecco che arriva un "corvo nero" traducendo cosí in citazione cinematografica il "Raven"del grande poeta americano Edgar Allan Poe e pare sentire in quella lunga inquadratura quel dolore decifrato da Poe capolavoro della letteratura di tutti i tempi insieme a Munch nella pittura con l'Urlo, quel dolore descritto in modo unico ed universale:
"E il mio cuore da quest'ombra che galleggia nella stanza
Non solleveró mai piú
Nevermore .. Nevermore"
I profili psicologici sono declinati come logici razionali per lui ed emotivi istintivi per lei.
Il film è anche una denuncia attraverso il dolore del maschio-padre che incardina la sua sofferenza post-lutto su una richiesta razionale di giustizia politica e sociale, sfogando la sua aggressività sulle scelte di veto alle sperimentazioni sugli embrioni umani adottate dal governo Bush e contro i danni dei moralisti , danni spesso indotti dai dogmi religiosi eternamente contro lo sviluppo scientifico e principali colpevoli di questi delitti.
La madre-moglie non puó superare ed elaborare il dolore per la morte della figliola in quanto lei ne ha dato la vita essendo produttrice di vita, inoltre essendo di mestiere e passione, tatuattrice ció la rende molto fragile e permeabile in quanto ogni giorno infierisce sulla sua scorza esterna mostrando così che anche interiormente ha le stesse fragilità, che sono fragilità masochistiche che preannunciano l'ulteriore dramma finale.
La sceneggiatura sembra scritta dai testi delle canzoni del genere Bluegrass che accompagnano e costruiscono il film, nello stesso modo in cui accompagnavano le comunità agricole americane raccontando i temi dell'amore, della casa, della famiglia e delle perdite sempre molto dolorose sia se materiali o non. Questo in realtà è un tema universale per tutte le comunità agricole del pianeta da sempre esposte a queste sofferenze, ma solo negli stati uniti ha scaturito un importante e straordinario genere musicale. Ovunque, le perdite dovute dalle invasioni delle cavallette ai tifoni per l'agricoltura sino alle morti più violente o per epidemie sono nella storia di tutte le popolazioni da Abele e Caino in poi, in questo film l'agricoltore contemporaneo e musicista country vivrà due drammi, la peggior malattia dei tempi d'oggi che puó colpire la sua bambina e la peggior fragilità che puó colpire la sua donna e la comunità-gruppo di cui fa parte, qui rappresentata dal suo gruppo musicale, nel film i momenti più belli e i più tragici vengono condivisi solidariamente con gli altri. Qui sono ben rappresentate dai componenti del gruppo musicale che aiutano a sistemar casa, a formalizzare l'amore tra i due protagonisti con uno pseudo e simpatico matrimonio, sino a suonare sul letto di morte della toccante scena finale. Il film non è un melodramma ma è un racconto antropologico sulla vita e la solidarietà che pervade da sempre le comunità consolidate qualunque esse siano. Film da non perdere.
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firewalkwithme
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martedì 20 maggio 2014
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l'amore,terreno di combattimento tra vita e morte
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L'argomento di un film come Alabama Monroe è solo epidermicamente una storia d'amore. Le dinamiche affettive e relazionali vissute da Elise e Didier sono una (bellissima) facciata,un'affascinante scorza che assume di sè il delicatissimo compito di descrivere una delle possibili articolazioni del dolore,e non di un dolore umano qualsiasi,ma di quello probabilmente più intenso e lacerante,provocato dalla perdita di un figlio. Siamo davvero in grado di tracciare un margine deciso e marcato tra un lutto normale e un lutto patologico di fronte ad un evento del genere? Probabilmente no. Ma Alabama Monroe tematizza una vasta gamma di reazioni generalmente messe in atto,talvolta inconsciamente,come strategie difensive:l'attribuzione della colpa,il rifiuto della dipartita e la conseguente credenza in una sorta di metempsicosi,il cambiamento del proprio nome come epifenomeno di una rinascita.
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L'argomento di un film come Alabama Monroe è solo epidermicamente una storia d'amore. Le dinamiche affettive e relazionali vissute da Elise e Didier sono una (bellissima) facciata,un'affascinante scorza che assume di sè il delicatissimo compito di descrivere una delle possibili articolazioni del dolore,e non di un dolore umano qualsiasi,ma di quello probabilmente più intenso e lacerante,provocato dalla perdita di un figlio. Siamo davvero in grado di tracciare un margine deciso e marcato tra un lutto normale e un lutto patologico di fronte ad un evento del genere? Probabilmente no. Ma Alabama Monroe tematizza una vasta gamma di reazioni generalmente messe in atto,talvolta inconsciamente,come strategie difensive:l'attribuzione della colpa,il rifiuto della dipartita e la conseguente credenza in una sorta di metempsicosi,il cambiamento del proprio nome come epifenomeno di una rinascita.
Il film procede con un'ingegnosa struttura ad incastro tra piani temporali diversi (tre come minimo),e si piega ad una delle tattiche registiche a mio parere più dolorosamente efficaci da adottare,la stessa che Iñárritu utilizzò per 21 Grammi:quella di porre lo spettatore in un'indesiderata e costrittiva posizione d'onniscenza premonitrice,contribuendo a gettare un'ombra di infrangimento e di morte anche su momenti ed attimi genuini,spensierati e felici,ed esperibili come tali se solo li si potesse sganciare dal loro inevitabile sbocco. Ma lo spettatore non può revocare la sua consapevolezza. E la vive come una condanna.
Elise e Didier sono giovani,bellissimi nelle e per le loro imperfezioni. Elise è una tatuatrice,profondamente convinta la vita sia cosparsa di avvenimenti degni di essere scritti sulla propria pelle,a partire dai nomi dei propri fidanzati. Didier è un appassionato di musica bluegrass (prefigurazione del più noto genere country),affascinato dall'America e dalle millemila opportunità che pare essere in grado di offrire a chiunque calpesti il suo suolo. Didiera non pensa la vita sia disseminata di eventi così fondamentali da dover essere impressi sul proprio corpo.
Le differenze ideologiche e di temperamento dei due individui non tardano a ripresentarsi nel contesto genitoriale oltre che in quello di coppia:Didier non è in grado di trasmettere ad un essere fragile e minore quelle rappresentazioni di cui avrebbe un disperato bisogno,per quanto risibili possano suonare all'orecchio di una personalità realista,e Elise,creatura profondamente passionale e travolgente,si ritroverà (come spesso accade) ad essere a sua volta travolta da un lutto inelaborabile,e a tentare di scongiurarne il potenziale distruttivo con l'arma dell'irrazionalità.
La tendenza all'idealizzazione dei periodi radiosi è piuttosto accentuata,quanto quella alla drammatizzazione e demonizzazione dei vissuti già ontologicamente tristi e penosi:così la pellicola passa un po' troppo bruscamente da una spensieratezza e da una radiosità decisamente sopra le righe,ad un'esistenza del tutto vacua e svuotata di senso che segue la morte di Maybelle,scandita da crisi di pianto,liti aggressive e silenzi prolungati,manifestazioni che normalmente sono intercalate da conversazioni più razionali e svincolate da correnti emotive invasive.
Probabilmente l'atto di cambiare nome e di cambiarlo anche a Didier (caratteri che oramai aveva provveduto a lavare dalla propria pelle) era per Elise ben più di un capriccio puerile e teatralizzato:significava invertire incontrovertibilmente la rotta,lasciarsi tutto alle spalle,per ricominciare,insieme. Stavolta come Alabama e Monroe. Ma non è così che si integrano gli avvenimenti attannaglianti e luttuosi:vanno attraversati insieme,elaborati,interiorizzati,così da rendere sopportabile il dolore,e anzi da convertirlo in un rafforzatore di personalità,che rende più forti e aitanti.
E così l'edificio solo apparentemente saldo innalzato da Elise,diviene leggero e svenente come una piuma non appena Didier gli scaglia contro tutta la sua (oltremodo ingenua e infantile,ma tutto sommato in linea con il personaggio) rabbia blasfema e apolitica (l'America di George W. Bush ha un volto molto più moralista e ipocrita rispetto alla sua America,a quella terra dalle mille possibilità),e dopo un ultimo,verbalmente violentissimo litigio,il film arriva all'apice,alla sua drammatizzazione più estrema:dopo aver colmato,come sapremo dall'ultimissima inquadratura, con "Alabama Monroe" lo spazio epidermico lasciato vuoto dalla precedente cancellazione,Elise/Alabama butta giù con un alcolico un'ingente quantità di pillole.
Quando si tratta di cinema,sono sempre profondamente ostile a elucubrazioni spicciole su possibili alternative nella narrazione e simili,anche perchè un film non può certo fare l'impossibile,vale a dire rappresentare le molteplici,infinite probabilità che possono diramarsi da un episodio,e che sono attinenti all'esistenza tutta. Semplicemente in questo caso mi son trovata a confrontare le mie aspettative da spettatrice alla presa di coscienza dell'effettiva configurazione della pellicola,e mi ero raffigurata un plot e una conclusione significativamente diversi,che per lo più forse avrebbero ripercorso il sentiero tracciato da opere come La Stanza Del Figlio di Nanni Moretti e Blue Valentine di Derek Cianfrance,aprendo quindi ad aspettative piuttosto che a speranze,ma lasciando comunque in sospeso,mostrando le dinamiche del rapporto post trauma luttuoso in termini di cambiamento e stratificazione piuttosto che di annientamento e distruzione.
Rimane ad ogni modo una pellicola molto bella,con un montaggio in stato di grazia (momento forse più alto:il ruggito di Maybelle che diventa il rombo di un furgone),con due attori molto bravi anche nel delineare i tratti talvotla un po' bidimensionali e semplicistici dei loro personaggi. Sicuramente un lavoro più sincero e meno annacquato dall'autocompiacimento registico de La Grande Bellezza,ma che forse l'America non poteva apprezzare nel profondo.
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melvin ii
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lunedì 26 maggio 2014
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una ballata sull'amore e sulla morte
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Il biglietto d’acquistare per “Alabama Monroe” è 4)Ridotto
“Alabama Monroe una storia d’amore” è un film del 2012 diretto da Felix Van Groeningen.
Con: Johan Heldenbergh, Veerle Baetens, Nell Cattrysse.
I genitori non dovrebbero seppellire i propri figli. L’elaborazione di un lutto a volte unisce, ma spesso distrugge l’esitenza d’intere famiglie.
Etica e scienza si confrontano ,da sempre, se ci sia un limite alla ricerca e mentre si discute in maniera accademica, la gente muore.
“Alabama Monroe” è nello stesso tempo una storia d’amore e di dolore.
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Il biglietto d’acquistare per “Alabama Monroe” è 4)Ridotto
“Alabama Monroe una storia d’amore” è un film del 2012 diretto da Felix Van Groeningen.
Con: Johan Heldenbergh, Veerle Baetens, Nell Cattrysse.
I genitori non dovrebbero seppellire i propri figli. L’elaborazione di un lutto a volte unisce, ma spesso distrugge l’esitenza d’intere famiglie.
Etica e scienza si confrontano ,da sempre, se ci sia un limite alla ricerca e mentre si discute in maniera accademica, la gente muore.
“Alabama Monroe” è nello stesso tempo una storia d’amore e di dolore. Vita e Morte si alternano sullo schermo con ferocia armonia come è nella realtà.
Il film, ambientato in Belgio, è costruito come un puzzle dove lo spettatore segue la storia d’amore tra Didier Bontnick(Heldenbergh) suonatore di banjo e amante della musica bluegrass, forma di country più pura e Elise Vandevelde(Baetnes) splendida tatuatrice, che esprime se stessa proprio con i tatuaggi sul suo corpo.
I due si amano da subito, condividono la passione per la musica e formano una famiglia con la nascita della loro dolce figlia Maybelle (Nell Cattrysse).
La serena favola viene bruscamente interrotta dall’amara scoperta del cancro alla figlia .Tutte le cure si rivelano inutili anche l’estremo tentativo d’utilizzare le cellule staminali. Cosi la piccola Maybelle muore in ospedale tra le braccia della madre.
Le vite di Didier ed Elise sono stravolte dal dolore e anche il loro grande amore comincia a sfaldarsi.
Didier, grande fan dell’America, ne diventa un feroce critico perché rea secondo lui di ostacolare lo studio e ricerca sulle cellule staminali per motivi etici, ameno così dichiarò il presidente Bush quando firmò il decreto per opporsi.
Elise invece si chiude nel dolore che solo una madre può provare e giorno dopo giorno perde il sorriso e quella voglia di vivere che l’ha sempre caratterizzata.
Il film è una bella, dolce, amara ballata sulla vita e su quanto la felicità possa essere effimera, ma anche una dura e spietata critica all’oscurantismo delle religioni che bloccano il progresso scientifico.
La sceneggiatura è ben scritta anche se non originale (La stanza del figlio di Moretti docet), coinvolge ed emoziona e pone con ruvida dolcezza domande importanti. Ha però il limite di avere un ritmo blando addirittura lento nella seconda parte, perdendo strada facendo forza emozionale e narrativa.
I dialoghi sono intensi e profondi soprattutto grazie agli efficaci e talentuosi interpreti.
La regia è sicuramente apprezzabile nello costruzione e sviluppo della storia, ma non riesce a legare emozioni e ritmo, perdendo freschezza e godibilità nel complesso.
La musica è la coprotagonista del film. Le varie canzoni e ballate che si susseguono, sono lo sfondo alle vicende amorose e drammatiche dei due protagonisti.
La coppia d’attori è bella, piace sia dal punto fisico che sul piano emozionale. Riescono a trasmettere allo spettatore una profonda gamma di sentimenti, riuscendo sempre a essere credibili e coinvolgenti.
Oltre ad essere ottimi interpreti, non si può non sottolineare le loro qualità canore.
Il finale drammatico, anche se un po’ confuso ed eccessivamente pesante, convince per l’approccio laico e liberal su temi delicati come la religione degno di menzione l’intenso monologo di Didier sul palco alla fine di uno spettacolo) e la dolce morte.
“Alabama Monroe” ti fa ballare, cantare, emozionare e nello stesso ti fa riflettere su quanto sia passeggera la felicità e quanto la scienza sia ancora impotente e in ritardo rispetto alla Morte sempre più“moderna e veloce”.
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