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renato c.
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lunedì 23 maggio 2016
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woody e roma
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Carissimo Woody Allen, ti scrivo per ringraziarti di avere fatto questo film! Io sono milanese, ma non uno di quei milanesi che detestano Roma, perchè a me Roma è sempre piaciuta tantissimo, almeno turisticamente! Come luogo in cui vivere preferisco naturalmente Milano, ma Roma, almeno come l'ho conosciuta da ragazzo, in cui bastava essere seduto in un bar per vedere passare una carrozza con su dei turisti o sentire avvicinarsi qualcuno col violino o la fisarmonichetta intonando "Arrivederci Roma!" era sufficiente per sentirsi avvolti in un'atmosfera d'incanto! Ebbene tu, nella prima parte del film, hai ricreato quella Roma! Soprattutto per quei personaggi che non vi risiedevano! Le storielle sono simpatiche: la turista americana che trova un fidan
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Carissimo Woody Allen, ti scrivo per ringraziarti di avere fatto questo film! Io sono milanese, ma non uno di quei milanesi che detestano Roma, perchè a me Roma è sempre piaciuta tantissimo, almeno turisticamente! Come luogo in cui vivere preferisco naturalmente Milano, ma Roma, almeno come l'ho conosciuta da ragazzo, in cui bastava essere seduto in un bar per vedere passare una carrozza con su dei turisti o sentire avvicinarsi qualcuno col violino o la fisarmonichetta intonando "Arrivederci Roma!" era sufficiente per sentirsi avvolti in un'atmosfera d'incanto! Ebbene tu, nella prima parte del film, hai ricreato quella Roma! Soprattutto per quei personaggi che non vi risiedevano! Le storielle sono simpatiche: la turista americana che trova un fidanzato romano; l'Americano nostalgico che torna a Roma a fare da angelo custode ad un giovane studente in lotta con se stesso perchè gli è venuta a piacere più un'amica della sua ragazza che non lei stessa; la coppia di sposi in cui lui viene a Roma per cercare un lavoro tramite gli zii ed incappa involontariamente in due adulteri, che però miglioreranno il loro rapporto; ed il buon Benigni, che diventa all'improvviso famoso per un paio di giorni, ma poi quando la fama passa gli viene la nostalgia! Tutte storielle molto simpatiche! Vediamo i particolari: quel ragazzo di Pordenone, sposato con bellissima Alessandra Mastronardi dall'aspetto angelico, che si vede capitare in camera una supersexy Penelope Cruz, c'è da pensare come abbia fatto all'inizio a resisterle così tanto! Questa che fa la parte di una prostituta di buon cuore perchè ha un rapporto con lui per "svezzarlo" al finedi migliorare la vita sessuale con la moglie! La moglie tutta angelica ma che si lascia portare in albergo da un divo del cinema interpretato da uno stempiatissimo Antonio Albanese, perchè è un attore famoso e sta per cedergli sessualmente, ma poi finisce casualmente a letto con un topo d'albergo interpretato da Leonardo Scamarcio a cui non fa alcuna fatica a cedere! Certo che la presenza in albergo di un ladro armato di pistola che ti piomba in camera non fa certo bene al turismo romano! Non so poi come lo studente di architettura trovi tanto sexy Ellen Page, l'amica mangiauomini della sua ragazza, tanto da pensare di lasciarla e fuggire con lei! Ed infine Benigni, stanco della super-popolarità, ma che lo mette anche nella situazione di avere bellissime ragazze che fanno la coda per andare a letto con lui! Forse questo è uno dei principali motivi di rimpiangerla quando gli viene a mancare! E poi un più o meno felice happy-end per tutti! Ancora grazie Woody! Grazie per queste due ore di relax e serenità che ci doni!
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ilaxz
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martedì 6 agosto 2013
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a me è piaciuto.
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Forse non sarà il suo miglior film, ma devo dire che questa volta le critiche hanno davvero esagerato. Io l'ho trovato un film piacevole, mai noioso e con ottimi attori. Ho visto tutti i film di Woody Allen e quando è uscito al cinema To Rome with love non volevo nemmeno vederlo perché dato che tutti me lo sconsigliavano avevo paura di rimanere delusa da uno dei miei registi preferiti. Ma non è stato così. La fotografia è stupenda, raffigura una Roma che fa sognare e il ritratto dell'Italia è un po' esasperato ma fedele. Benigni che diventa famoso da un giorno all'altro senza aver nessun talento se non quello di essere un "coglione qualunque"; la prostituta che alla festa della "Roma bene" viene accerchiata da tutti i suoi clienti; il cantante che viene sminuito dai parenti finché non è apprezzato dal grande pubblico; e infine i due sposini con mentalità vecchio stile che si tradiscono (davvero perfetta Alessandra Mastronardi nel ruolo della ragazza provinciale ).
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Forse non sarà il suo miglior film, ma devo dire che questa volta le critiche hanno davvero esagerato. Io l'ho trovato un film piacevole, mai noioso e con ottimi attori. Ho visto tutti i film di Woody Allen e quando è uscito al cinema To Rome with love non volevo nemmeno vederlo perché dato che tutti me lo sconsigliavano avevo paura di rimanere delusa da uno dei miei registi preferiti. Ma non è stato così. La fotografia è stupenda, raffigura una Roma che fa sognare e il ritratto dell'Italia è un po' esasperato ma fedele. Benigni che diventa famoso da un giorno all'altro senza aver nessun talento se non quello di essere un "coglione qualunque"; la prostituta che alla festa della "Roma bene" viene accerchiata da tutti i suoi clienti; il cantante che viene sminuito dai parenti finché non è apprezzato dal grande pubblico; e infine i due sposini con mentalità vecchio stile che si tradiscono (davvero perfetta Alessandra Mastronardi nel ruolo della ragazza provinciale ). Queste secondo me sono tutte cose che in qualche modo ci rappresentano. Non ho trovato tutti questi stereotipi che molti hanno voluto vedere. Gli attori americani recitavano invece ruoli più tipici dei film di Allen: in particolare, il triangolo lui-lei-amica di lei e l'uomo che da consigli all'amico giovane, mi hanno ricordato molto Anything Else forse anche per la scelta degli attori, il protagonista impacciato, la ragazza pratica ma poco intrigante e l'amica (mi sembra di notare anche una leggere somiglianza tra Ellen Page e Christina Ricci) affascinante ed emotiva che poi si rivela insicura e priva di spessore. Il personaggio nevrotico poi, è ormai la sua firma non manca praticamente. Bellissima la scena del pagliaccio. Insomma mi è piaciuto.Da vedere senza pregiudizi.
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francesco2
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venerdì 22 marzo 2013
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un paradosso
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Diciamo subito che il film ha tanti difetti, anche di carattere
prettamente tecnico, in chiave di regia, miscasting ecc.. Ma la chiave di lettura, rispetto ciò che non va, potrebbe essere ancora più (ap)profond(it)a. A costo di risultare pedanti, per esempio, ha davvero u senso infarcire di comparsate un'opera che pare già spesso priva di un'idea caratterizza? Ea nche se facciamo la battuta più idiota della settimana, apparizioni come quelle della Muti e di Gemma, per fare i primi due nomi che mi vengono, appaiono ni un........."Omaggio"mancato alla citta' eterna(L'avete capita,no?), in cui si punta solo ad assemblare una carrellata di nomi; famosi; cosicché, si risalta ancora maggiormente il carattere(?) di "Spettacolo" rispetto a quello di "Storia".
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Diciamo subito che il film ha tanti difetti, anche di carattere
prettamente tecnico, in chiave di regia, miscasting ecc.. Ma la chiave di lettura, rispetto ciò che non va, potrebbe essere ancora più (ap)profond(it)a. A costo di risultare pedanti, per esempio, ha davvero u senso infarcire di comparsate un'opera che pare già spesso priva di un'idea caratterizza? Ea nche se facciamo la battuta più idiota della settimana, apparizioni come quelle della Muti e di Gemma, per fare i primi due nomi che mi vengono, appaiono ni un........."Omaggio"mancato alla citta' eterna(L'avete capita,no?), in cui si punta solo ad assemblare una carrellata di nomi; famosi; cosicché, si risalta ancora maggiormente il carattere(?) di "Spettacolo" rispetto a quello di "Storia". La carenza di idee, o quantomeno ripetitività, emerge se solo i puntualizza che l'Allen (Futuro?) suocero "Anticomunista" riecheggia quello del piccolo "Midnight in Paris", visto neanche due anni fa, e che persino l'episodio di Benigni (Disastroso), nella sua satira(Sic!) all'acqua di rose sulla società di oggi, dove si avvera all'inverosimile la teoria di Wahrol sui"Minuti di "celebrità", richiama l'attore toscano quando sia utodirigeva nei panni dello svampito "Johnny Stecchino": e forse persino, in misura minore, l'episodio da lui interpretato in "Taxisti da notte" di Jarmusch. Sempre a costo di risultare pedanti, è proprio superfluo sottolineare una misoginia che fa capolino(?) nel tratteggiare il personaggio della Page, peraltro la migliore interprete insieme alla Godreche, e forse, parzialmente, quello della Mastronardi.
Se però riusciamo a non disprezzare "To Rome with love", è perché .....per esempio, perché l'episodio della già citata Page ci regala due, già citate, discrete o belle interpretazioni femminili, insieme a Goodwin ed altri uomini totalmente fuori parte, e risulta anche -E soprattutto- simpatico, e persino significativo. Anche se pure film intermedi come "Tutti dicono".....paiono lontani. Perché quando il regista ebreo inventa situazioni come quelle che coinvolgono la già menzionata Mastronardi e Scamarcio, non possiamo -Forse- fare a meno di sorridere. E persino la già citata situazione di Benigni, un autentico -Spiace dirlo- disastro, alla fine regala una morale politicamente scorretta sui soldi, il potere ecc.
Come anche la situazione dello stesso Allen, desolante quasi come quella con Benigni, ci regala un'ironia, questa sì, tipicamente alleniana, sulla morte, i becchini.......
Che poi il finale, a dir poco didascalico, ricordi l'inizio. da cui trapela un idea dell'Italia mandolinesca, conferma solo che Woody, in un film spesso privo di ispirazione, si lascia prendere
-Ho già scritto- anche dal folklorismo.
Ma il paradosso è proprio questo: se ci si sente quasi in dovere di salvare un filmetto come questo, allora ciò va a vantaggio dello
stesso Allen. Perché solo gli artisti cadono in piedi anche nelle lro opere davvero minori.
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luca scialo
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giovedì 5 maggio 2016
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l'unica a salvarsi è roma
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Da diversi anni, il maestro della commedia Woody Allen ci ha abituato all'alternanza di film belli e brutti. Purtroppo alla "nostra" Roma è toccata una pellicola del secondo tipo.
Dopo l'ispirato, esilarante, onirico e coinvolgente Midnight in Paris, Allen torna alle solite gag trite e ritrite. Lui stesso appare stanco e invecchiato, proprio come la sceneggiatura. A parte qualche sprazzo esilarante e qualche spunto interessante che scuote un pò dal sonno lo spettatore, il film è lento e sonnacchioso. Prevedibile. Oltre ai fedelissimi di Allen, gli attori italiani se la cavano bene, con Benigni che si sforza di essere all'altezza della situazione.
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Da diversi anni, il maestro della commedia Woody Allen ci ha abituato all'alternanza di film belli e brutti. Purtroppo alla "nostra" Roma è toccata una pellicola del secondo tipo.
Dopo l'ispirato, esilarante, onirico e coinvolgente Midnight in Paris, Allen torna alle solite gag trite e ritrite. Lui stesso appare stanco e invecchiato, proprio come la sceneggiatura. A parte qualche sprazzo esilarante e qualche spunto interessante che scuote un pò dal sonno lo spettatore, il film è lento e sonnacchioso. Prevedibile. Oltre ai fedelissimi di Allen, gli attori italiani se la cavano bene, con Benigni che si sforza di essere all'altezza della situazione. La storia he vede protagonista la Mastronardi, poi, scomoda Lo sceicco bianco di Fellini.
Già, Fellini. Questo di Allen avrebbe dovuto essere anche un omaggio al regista emiliano. Ma a salvarsi è solo la città di Roma. Che si presta sempre da meraviglioso palcoscenico anche dei film più deboli. Dopo questo film, l'infaticabile Woody ha proposto Blue Jasmin, molto più interessante. Confermando così quell'alternanza evocata nell'incipit che ormai da tempo rievoca il suo cinema.
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ettoregna
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mercoledì 2 maggio 2012
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roma e l'amore
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Ancora una volta woody allen ci porta a conoscere l'amore e le sue sfaccettature (anche le più amare) ma questa volta lo fa passando attraverso i vicoli di Roma, sua musa, e tra meravigliosi tramonti e panoramiche dall'alto ci racconta quattro diverse storie rivelandosi come sempre maestro nell'espressione dell'animo umano. Storie apparentemente caratterizzanti da elementi senza senso; dall'inspiegabile successo di Leopoldo a il cantante lirico bravo solo sotto la doccia, il giovane architetto e la sua "coscienza esterna e onnipresente" e i due sposini alle prese con nuove esperienze.
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Ancora una volta woody allen ci porta a conoscere l'amore e le sue sfaccettature (anche le più amare) ma questa volta lo fa passando attraverso i vicoli di Roma, sua musa, e tra meravigliosi tramonti e panoramiche dall'alto ci racconta quattro diverse storie rivelandosi come sempre maestro nell'espressione dell'animo umano. Storie apparentemente caratterizzanti da elementi senza senso; dall'inspiegabile successo di Leopoldo a il cantante lirico bravo solo sotto la doccia, il giovane architetto e la sua "coscienza esterna e onnipresente" e i due sposini alle prese con nuove esperienze. Tutti alla ricerca di quel qualcosa in più che faccia per un attimo dimenticare la propria normalità. Quell'avere successo e sfuggire per un attimo dalla banale quotidianità che si rivela peró cosa futile con risvolti per alcuni devastanti e per altri risolutivi. To rome with love forse non sarà l'ultimo capolavoro di Allen ma rimane comunque un film divertente, ironico che svela sentimenti, emozioni e situazioni di vita raccontanti come solo questo grade regista sa fare. Non credo che le sue intenzioni, come molti critici hanno affermato, siano state quelle di raccontare Roma rifacendosi ai classici Felliniani ma credo piuttosto che ci abbia regalato la sua personale visione della città, delle sue meraviglie e degli uomini e delle donne che la abitano o la respirano solamente.
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sypnos
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martedì 8 maggio 2012
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un film comico sull'amore: perché poco apprezzato?
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È vero, non è certamente uno dei migliori film del grande Allen, però non ho capito tutta la critica negativa che ne hanno fatto.
Perché un film comico che parla d'amore dev'essere screditato? In fondo, è una leggera interpretazione di tutti gli stereotipi di lovers italiani e non.
L'idea di un intreccio di storie d'amore ambientate nella capitale italiana, una delle città più romantiche al mondo raccontate da qualcuno che le osserva tutti i giorni.
Il cast, poi, parla da sè: Benigni, Penelope Cruz, Ellen Page e Jesse Eisenberg, famoso per aver interpretato il fondatore di Facebook in "The Social Network".
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È vero, non è certamente uno dei migliori film del grande Allen, però non ho capito tutta la critica negativa che ne hanno fatto.
Perché un film comico che parla d'amore dev'essere screditato? In fondo, è una leggera interpretazione di tutti gli stereotipi di lovers italiani e non.
L'idea di un intreccio di storie d'amore ambientate nella capitale italiana, una delle città più romantiche al mondo raccontate da qualcuno che le osserva tutti i giorni.
Il cast, poi, parla da sè: Benigni, Penelope Cruz, Ellen Page e Jesse Eisenberg, famoso per aver interpretato il fondatore di Facebook in "The Social Network".
Le storie che si sviluppano nel film vanno dal completamente comico (Leopoldo e la fama all'improvviso) alla più profonda analisi di un amore fuggitivo in un sogno d'estate, una scelta tra un amore incerto e avventuroso e uno stabile e monotono, un giovane architetto che deve scegliere tra una seducente e misteriosa sconosciuta e la monotonia di un rapporto quasi completamente consumato. Il ruolo via via sempre più trasparente di Alec Baldwin, come una specie di coscienza, che tutti ignorano ma che a tratti vedono, con lo scopo di avvertire i giovani delle loro scelte, da' alla storia una sfumatura romanzesca.
Si vede poi il tema dell'adulterio, una giovane coppietta sposata si trasferisce nella capitale ma, per una serie di eqivoci, i coniugi si ritrovano l'uno a tradire l'altro (purtroppo l'atmosfera della storia è guastata dalla recitazione mediocre di Alessandro Tiberi, compensata dalla Cruz e da Albanese) e infine la relazione di due giovani che li porta al matrimonio, richiedendo la presenza dei rispettivi genitori che sfocerà in un conflitto familiare dovuto alla voglia di sentirsi ancora in pista come menager di Jerry (Woody Allen) e la consecutiva carriera tragicomica di un tenore che canta solo sotto la doccia.
Il film ha un ritmo costante, fluido e piacevole, con un cast d'eccezione e una sceneggiatura amabile. A dispetto della critica, credo che questa commedia debba essere valorizzata e la ritengo comunque uno dei migliori lavori di Allen.
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filippo catani
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lunedì 23 aprile 2012
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un buon woody
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Nella Roma contemporanea si sviluppano quattro storie. Un uomo che improvvisamente e senza apparente motivo diventa famoso; una giovane coppia di ragazzi che incontrano un facoltoso architetto che farà loro da mentore durante la contemporanea visita di un'amica; due giovani che casualmente si conoscono e si fidanzano e infine troviamo una coppia che arriva a Roma e vivrà alcune vicissitudini l''uno con una escort di alto bordo e l'altra si perderà per Roma ma finirà per fare la conoscenza con alcuni attori.
Certo non al livello di altre fortunate pellicole, Woody Allen regala comunque un buon film ai suoi fans. La pellicola infatti scorre con leggerezza lungo tutto l'arco della sua durata e coinvolge lo spettatore con buone battute e interessanti punti di riflessione.
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Nella Roma contemporanea si sviluppano quattro storie. Un uomo che improvvisamente e senza apparente motivo diventa famoso; una giovane coppia di ragazzi che incontrano un facoltoso architetto che farà loro da mentore durante la contemporanea visita di un'amica; due giovani che casualmente si conoscono e si fidanzano e infine troviamo una coppia che arriva a Roma e vivrà alcune vicissitudini l''uno con una escort di alto bordo e l'altra si perderà per Roma ma finirà per fare la conoscenza con alcuni attori.
Certo non al livello di altre fortunate pellicole, Woody Allen regala comunque un buon film ai suoi fans. La pellicola infatti scorre con leggerezza lungo tutto l'arco della sua durata e coinvolge lo spettatore con buone battute e interessanti punti di riflessione. Infatti come non sottolineare il dialogo tra l'uomo improvvisamente famoso (un buon Benigni) e il suo autista quando alla domanda del primo sul perchè e il come sia diventato famoso il secondo risponde che spesso la fama premia che non sa la merita?. Del resto direi che la gag più riuscita è senza dubbio quella dell'uomo che si esibisce nei Pagliacci cantando sotto la doccia perchè come si sottolinea, con una certa ironia, tutti cantiamo bene sotto la doccia. Funziona anche il mix tra attori stranieri e nostrani con una particolare menzione per Antonio Albanese che, seppur presente per pochi minuti, riesce sempre a lasciare il segno. Accolto tiepidamente dalla critica, il film risulta invece piacevole anche se certamente lontano dai fasti anche solo del precedente Midnight in Paris per citarne uno.
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fulviowetzl
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lunedì 14 maggio 2012
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siamo o non siamo un paese burlesquonesco?
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Ognuno si merita quello che vale. L'Italia di Berlusconi è un cumulo di macerie culturali. L'immaginario è corrotto ma tutto ciò è avvenuto con la nostra complicità e ignavia. Le quattro storielline che si intercalano rendono bene l'esprit di quest'Italia che viaggia(va) al ritmo di bunga bunga verso il baratro. Il paradosso, e nessuno l'ha notato, è che il film è stato prodotto da Berlusconi (Medusa). Allen è riuscito quindi nel miracolo di far produrre a Berlusconi per la prima volta un film con Benigni, suo eterno e odiato nemico. Ma si sa, Berlusconi è interessato solo ed esclusivamente al profitto, quindi, deve aver pensato che mettere insieme due talenti complementari come Allen e Benigni fosse un affare.
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Ognuno si merita quello che vale. L'Italia di Berlusconi è un cumulo di macerie culturali. L'immaginario è corrotto ma tutto ciò è avvenuto con la nostra complicità e ignavia. Le quattro storielline che si intercalano rendono bene l'esprit di quest'Italia che viaggia(va) al ritmo di bunga bunga verso il baratro. Il paradosso, e nessuno l'ha notato, è che il film è stato prodotto da Berlusconi (Medusa). Allen è riuscito quindi nel miracolo di far produrre a Berlusconi per la prima volta un film con Benigni, suo eterno e odiato nemico. Ma si sa, Berlusconi è interessato solo ed esclusivamente al profitto, quindi, deve aver pensato che mettere insieme due talenti complementari come Allen e Benigni fosse un affare. Gli è riuscito in parte, perché il film non sta avendo grande successo. E Allen comunque è riuscito a non tradire se stesso. La storia di Leopoldo Pisanello, che conquista la fama per una settimana, (il famoso warholiano "quarto d'ora di celebrità"), grazie anche a Benigni e al suo uso del corpo e dello stupore, è un piccolo saggio sulla società dell'apparire degna del Buñuel de "Il fantasma della libertà". La storia dell'incontro tra Allen, regista lirico in pensione ed Armiliato che sa cantare solo sotto la doccia, e la conseguente messa in scena de "I pagliacci" con il box della doccia in scena è geniale e sapido e attinge come spostamento semantico dallo stesso film di Buñuel (là erano i commensali che defecavano tutti intorno ad un tavolo e ci si chiudeva di nascosto nel ripostiglio a mangiare), oltre al piacere di veder cantare dal vivo la migliore voce del canto italiano. Il remake de "Lo sceicco bianco" ( o forse dello sceico beige di Benigni nel FFSS arboriano?) con Mastronardi, Cruz, Albanese, Scamarcio ricorda più che Fellini, certi ricevimenti all'aperto di Johnny Stecchino e certe commedie italiane degli equivoci improbabili meno alte di Fellini, vedi Salce, il primo Scola, Dino Risi minore. L'unico episodio "americano" e completamente alleniano anzi, un omaggio a se stesso, è quello di Ellen Page, attricetta mangiauomini con Eisenberg che si fa consigliare da Alec Baldwin (come Bogart consigliava lui in "Provaci ancora Sam"), ed è pieno di riflessioni non di seconda mano sulla seduzione, sui sentimenti, sulla delusioni che lo scorrere del tempo ti riserva. Roma cartolinesca? Certo, tutta "caldarrostata" dalla fotografia rosso tramonto di Darius Khondji, "product placement" a gogò, mimetizzato nei dialoghi, trasforma il film in una serie ininterrotta di figurine liebig o in certi fotoromanzi anni cinquanta coevi delle Vacanze romane wyleriane. Non offendiamoci quindi. Allen ci ha comunque omaggiato del film che oggi ci meritiamo. Siamo o non siamo un paese burlesquonesco?
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faboj
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mercoledì 25 aprile 2012
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allen riprova con le lenti offuscate
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L'ultimo lavoro di Allen approdato nei cinema di tutta Italia è rimasto coerente con il titolo ''To Rome with Love'': l'imagine della'Italia, di Roma rimane impregnata di un colore americano, un colore di melodramma ricercato, di stereotipo oggettivato nel mito della città eterna. Solo alcuni brevissimi cenni della capitale permettono allo spettatore di godere della sua magnifica architettura, senza però alcuna vena di realismo, di descrittività, di oggettivismo. Ma è Allen! Certamente il grande regista ha creato più che un capolavoro, ma il suo nome, affiancato ad un cast di eccezione, è tutto quello che resta di attrattivo, tutto quello che può fare botteghino.
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L'ultimo lavoro di Allen approdato nei cinema di tutta Italia è rimasto coerente con il titolo ''To Rome with Love'': l'imagine della'Italia, di Roma rimane impregnata di un colore americano, un colore di melodramma ricercato, di stereotipo oggettivato nel mito della città eterna. Solo alcuni brevissimi cenni della capitale permettono allo spettatore di godere della sua magnifica architettura, senza però alcuna vena di realismo, di descrittività, di oggettivismo. Ma è Allen! Certamente il grande regista ha creato più che un capolavoro, ma il suo nome, affiancato ad un cast di eccezione, è tutto quello che resta di attrattivo, tutto quello che può fare botteghino. Non basta un viaggio episodico-onirico per rendere onore ad una grande metropoli o per rendere oggettivo il personaggio romano. Nessun accenno di dialetto romano (a Roma!) nella versione italiana, è una pecca. Gli americani sono ora architetti (in studio o voce della coscienza) ora timidi amanti ora star delle relazioni ora geni della musica ora psicanalisti; gli italiani possono invece trovare il loro spazio solamente nella semplicità (quasi atemporalmente anni '50, fre costumi, sfondi, bande e scene) dell'impiegato spaesato, della coppia del nord, del titolare di pompe funebri le cui figure oltrepassano il velo di ironia fino a sfociare in assurdità. Il senso sentimentale del film si ritrova solamente nell'amore giovanile e nel'aduilterio, fin troppo stereotipato; il senso culturale non è dato dai personaggi nè da sperute citazioni dislocate sporadicamente per alcuni episodi (alcune giustamente auto-criticate) ma dal poco ambiente cittadino romano.
To Rome with love insomma vede un insano accostamento: Roma, accennata, percorsa dalle figure dell'Americano esaltato e dall'Italiano stereotipato.
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hidalgo
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venerdì 27 aprile 2012
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cartoline romane che non arrivano a destinazione
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Dopo il delizioso Midnight in Paris il cinema di Woody Allen approda nella Città Eterna, dove il regista, ahimè, smarrisce un pò della sua genialità tra i vicoli e i monumenti di Roma. To Rome with love non è un film da buttare, come si è letto da qualche parte, ma è comunque un mezzo passo falso per il buon Woody. Quattro storie, tanti volti noti, poche trovate originali (eccezion fatta per la doccia...), una comicità in generale che sa di "già visto". Dei quattro episodi, il migliore è senza dubbio quello che lo stesso Allen come protagonista, il quale spara un paio delle sue battute memorabili e diverte nel vero senso della parola lo spettatore.
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Dopo il delizioso Midnight in Paris il cinema di Woody Allen approda nella Città Eterna, dove il regista, ahimè, smarrisce un pò della sua genialità tra i vicoli e i monumenti di Roma. To Rome with love non è un film da buttare, come si è letto da qualche parte, ma è comunque un mezzo passo falso per il buon Woody. Quattro storie, tanti volti noti, poche trovate originali (eccezion fatta per la doccia...), una comicità in generale che sa di "già visto". Dei quattro episodi, il migliore è senza dubbio quello che lo stesso Allen come protagonista, il quale spara un paio delle sue battute memorabili e diverte nel vero senso della parola lo spettatore. Il Baldwin-fantasma alle prese con le indecisoni ormonali di Jesse Eisenberg tende ad annoiare, così come diventa subito ripetitivo il famoso per caso Benigni, stregato da Woody Allen a tal punto da rimanere in mutande per lui. Penelope Cruza fa bella mostra di se, Albanese è simpatico in un ruolo decisamente poco adatto alle sue caratteristiche e Scamarcio in quei pochi minuti a sua disposizione dimostra di non essere solo bello ma anche bravo. Un film molto leggero, non particolarmente brillante, a volte quasi retorico. Sicuramente il meno riuscito di Allen. Incompiuto.
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