Anno | 2012 |
Genere | Documentario, |
Produzione | USA |
Durata | 90 minuti |
Regia di | Alison Klayman |
Attori | Weiwei Ai, Danqing Chen, Zuzhou Zuoxiao, Inserk Yang, Evan Osnos, Yanping Liu, Huang Hung, Tehching Hsieh, Gu Changwei, Ying Gao . |
Distribuzione | Pier Francesco Aiello per PFA Films e Feltrinelli |
MYmonetro | 2,96 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 9 gennaio 2015
L'esordio cinematografico di Alison Klayman, che ricostruisce la carriera artistica di Ai Weiwei, noto artista e attivista politico cinese. Al Box Office Usa Ai Weiwei - Never Sorry ha incassato nelle prime 3 settimane di programmazione 320 mila dollari e 45 mila dollari nel primo weekend.
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CONSIGLIATO SÌ
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Alla giovane Alison Klayman è andato l'onore di poter avvicinare uno dei personaggi più emblematici e discussi del mondo dell'arte contemporanea, Ai Weiwei. Simbolo del dissenso nei confronti del governo cinese, tanto da ricordare - persino nel look - l'epitome del dissenso anti-sovietico Solzenicyn, Ai Weiwei è sfuggito per anni - prima del misterioso arresto del 2011 - alle grinfie della polizia di Pechino in virtù della sua visibilità internazionale e dell'affermazione che si è conquistato grazie a mega-installazioni impresse nell'immaginario collettivo (lo stadio di Pechino, i 100 milioni di semi di girasole colorati esposti alla Tate Modern Gallery, simbolo del popolo cinese visto dall'Occidente). Armi che l'artista sa sfruttare fino in fondo, utilizzando Twitter e i media occidentali come veicolo per diffondere, attraverso telegrammi web di 140 caratteri o riprendendo i momenti di scontro con le autorità, lo stato delle cose all'ombra della Grande Muraglia.
La regista si avvicina molto timidamente all'opera dell'Ai Weiwei artista, sfiorandola appena, e se questo può apparire un limite e penalizza il lato visivo di un documentario che si sarebbe auspicato maggiormente visionario, non altrettanto si può affermare del lato politico della questione.
Grazie ad Ai Weiwei - Never Sorry l'artista riesce a veicolare il suo messaggio, aprendo gli occhi sulla tragedia del Sichuan o svelando nel dettaglio le tecniche adottate da Pechino per minare il suo dissenso. Sembra essere più Ai Weiwei ad utilizzare la macchina da presa della Klayman, come quando espone in favore di telecamera la parabola del gatto che sa aprire le porte, unico tra decine di altri, destinati a seguirlo ma senza l'intraprendenza di compiere il primo passo. Un documento semi-privato - deliziosi i duetti polemici tra Wei Wei e la madre - sicuramente improntato a una tesi, ma che si rende necessario per aprire gli occhi su quanto avviene nella nazione che si appresta a diventare la più potente al mondo. Intanto, al grido (sommesso) di "Never Retreat, Re-tweet", la battaglia di Ai Weiwei continua, al passo dettato dai media, per erodere i talloni d'argilla di un colosso liberticida.