alexcross
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domenica 30 dicembre 2012
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parigi è più bella sotto la pioggia....
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affascinante, incantevole e magico: sono i primi aggettivi che mi vengono in mente per commentare questo straordinario film di Woody Allen che ti coinvolge al punto da farti immedesimare nei personaggi e vivere una indimenticabile storia di amore verso Parigi e verso quei personaggi che l'hanno resa celebre.
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billyjo3
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giovedì 29 novembre 2012
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magico, e a tratti travolgente
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Gil, sceneggiatore di Hollywood in vacanza a Parigi con la futura sposa, è una persona che odia la mondanità, la vita frivola e gli ozi della borghesia americana. Da sempre è estraneo alla realtà che lo circonda, così, in una calda sera parigina, vive il sogno di tornare negli anni '20 ed avere così l'opportunità insolita di incontrare le personalità più importanti del tempo, che trovavano nella città il principale veicolo della vita culturale mondiale. Woody Allen omaggia la capitale francese con un gioiello di rara bellezza estetica: le atmosfere e le musiche immergono sin dall'inizio lo spettatore in un sogno ad occhi aperti rimandando ad un'epoca d'oro mai così viva e ricca di fermento.
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Gil, sceneggiatore di Hollywood in vacanza a Parigi con la futura sposa, è una persona che odia la mondanità, la vita frivola e gli ozi della borghesia americana. Da sempre è estraneo alla realtà che lo circonda, così, in una calda sera parigina, vive il sogno di tornare negli anni '20 ed avere così l'opportunità insolita di incontrare le personalità più importanti del tempo, che trovavano nella città il principale veicolo della vita culturale mondiale. Woody Allen omaggia la capitale francese con un gioiello di rara bellezza estetica: le atmosfere e le musiche immergono sin dall'inizio lo spettatore in un sogno ad occhi aperti rimandando ad un'epoca d'oro mai così viva e ricca di fermento. L'affresco contenutistico si nutre dell'esperienza artistica e culturale della società post-guerra mondiale, bonariamente genuina come un racconto di Hemingway e volutamente ricercata come un dipinto di Picasso.
La sensibilità del regista è notevole nel segnalare una vera e propria "malattia" che identifica il protagonista: quella di chi, per via della sua grande immaginazione, non riesce a vivere bene in una realtà troppo materiale per rendere giustizia all'altezza dei suoi sogni. L'ironica serie di piccoli vizi e tic del protagonista Owen Wilson rispecchiano poi a tutti gli effetti gli elementi tipici del carattere alleniano per eccellenza, diviso tra la durezza della realtà e il fascino della fantasia, accompagnati dalla solita irresistibile ironica sregolatezza. Alcuni punti deboli sono da segnalare però nella troppa superficialità con la quale vengono affrontati i personaggi storici, parecchio stereotipati e infarciti di citazioni da enciclopedia, e da troppi elementi anacronistici, che vanno a rovinare un po' l'impressionante potenza espressiva della pellicola. Magico e a tratti travolgente.
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narsil
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lunedì 22 ottobre 2012
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straordinario woody..
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Come al solito Woody non smentisce il suo talento, Midnight in Paris ne è la conferma.
Film insolito, come tutti quelli di Allen, riesce a coinvolgere lo spettatore per tutta la sua durata.
Owen Wilson rivela le sue capacità di grande attore, strano vederlo nelle vesti di un personaggio serio!!..
Davvero un ottimo film!..
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derriev
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domenica 14 ottobre 2012
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tempo... per riflettere
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In questo film Allen adopera al meglio la chiave surreale che ha spesso usato nella sua produzione, qui espressa con il tema del "viaggio nel tempo". Come è tipico del suo stile il "fenomeno" entra nella trama in modo morbido, conciliante e naturale.
La trama narra di uno scrittore americano che si trova a Parigi in crisi esistenziale: il suo rapporto di coppia è agli sgoccioli, la sua vena creativa balbetta, e lui, per compensare a questo, sogna di vivere nella Parigi dei primi anni 20, quando nei "café" si riunivano fior di intellettuali ed artisti.
Magicamente questo gli accade: una misteriosa carrozza, ogni mezzanotte, gli consente di viaggiare nel tempo ed incontrare così Hemingway, Picasso.
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In questo film Allen adopera al meglio la chiave surreale che ha spesso usato nella sua produzione, qui espressa con il tema del "viaggio nel tempo". Come è tipico del suo stile il "fenomeno" entra nella trama in modo morbido, conciliante e naturale.
La trama narra di uno scrittore americano che si trova a Parigi in crisi esistenziale: il suo rapporto di coppia è agli sgoccioli, la sua vena creativa balbetta, e lui, per compensare a questo, sogna di vivere nella Parigi dei primi anni 20, quando nei "café" si riunivano fior di intellettuali ed artisti.
Magicamente questo gli accade: una misteriosa carrozza, ogni mezzanotte, gli consente di viaggiare nel tempo ed incontrare così Hemingway, Picasso... tutti i "grandi", oltre che una graziosa fanciulla che bazzica questa congrega.
Ma presto arriverà la disillusione: un ulteriore salto nel tempo all'indietro (bellissima idea!) con questa ragazza, gli farà capire che c'è sempre un "mondo migliore" e immaginario, a cui voler accedere.
Infatti la fanciulla del 900, gli comunica la volontà di voler rimanere in quel passato, anche per lei, remoto e idealizzato, così come lui idealizzava il periodo di lei!
Non gli resta che tornare da solo al futuro, il "suo", e lì ricominciare da capo, magari con una donna che ha incontrato per caso a Parigi, una "semplice" commessa in un negozio di libri.
Il film ha una sua morale, "classica" (per carità), ma il tutto è funzionale; la trama è lineare, Wilson validissimo, il doppio viaggio temporale è un'idea "perla", ed alcune battute sono esilaranti.
Per finire, una regia semplice che si bea della splendida cornice che offre Parigi, e ci regala suggestive visioni.
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rampante
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martedì 9 ottobre 2012
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paris
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Gil è in vacanza a Parigi, città che già conosce e che ci mostra con una carellata di splendide immagini, con la sua fidanzata Inez ed i genitori di lei. Il soggiorno rischia di trasformarsi in un incubo dopo l'incontro di una copia di amici di Inez ma, una sera a mezzanotte Gil sale su una misteriosa macchina d'epoca che lo trasporta negli anni Venti e come in una favola conosce luoghi e persone famose del passato, vive in altri affetti, altri sentimenti si rifugia nel passato poi all'alba torna subito al presente.
Gil rompe con la fidanzata, sceglie di rimanere a Parigi, vivere il suo sogno con un nuovo amore che stà per nascere.
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ziopatrizio
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sabato 29 settembre 2012
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noioso e dalla metà in poi trama banale
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Ho visto ieri sera il fim in home video assieme a mia moglie.
Personalmente l'ho trovato piuttosto noioso e ripetitivo. A mio modesto parere dalla metà in poi non accade più nulla che vada la pena di raccontare.
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savio 86
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giovedì 9 agosto 2012
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woody allen si fa perdonare.
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Midnight in Paris ripaga ampiamente chi è rimasto deluso da certi "scempi" (per essere Allen) degli ultimi anni.
Forse non è un film così semplice da sentire. Bisogna essere un pò scrittori, oppure un pò romantici, o nostalgici, o avere in sè una brezza di poesia; bisogna amare Parigi, capire un pò Allen e la sua ironia. Si deve almeno una volta essersi seduti a un cafè immaginando di essere un centinaio d'anni addietro, aver camminato lungo la Senna, essere scesi da Montmartre nel cuore della notte.
Se poi si ha un fil rouge che lega tutti questi elementi, questo film diventa pressapoco letale.
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Midnight in Paris ripaga ampiamente chi è rimasto deluso da certi "scempi" (per essere Allen) degli ultimi anni.
Forse non è un film così semplice da sentire. Bisogna essere un pò scrittori, oppure un pò romantici, o nostalgici, o avere in sè una brezza di poesia; bisogna amare Parigi, capire un pò Allen e la sua ironia. Si deve almeno una volta essersi seduti a un cafè immaginando di essere un centinaio d'anni addietro, aver camminato lungo la Senna, essere scesi da Montmartre nel cuore della notte.
Se poi si ha un fil rouge che lega tutti questi elementi, questo film diventa pressapoco letale.
Perdersi nel tempo, nei pensieri, nel sogno di quel passato perfetto in una città perfetta, forse la più bella dell'universo per quel che ne sappiamo.
Gill, sceneggiatore insodisfatto di Hollywood e aspirante scrittore, si innamora e sogna Parigi, la Parigi degli anni'20 di Hemingway, Picasso e Dalì. A mezzanotte, come nella migliore e più classica delle favole, in un punto preciso della città passa una Peugeot 22CV che lo porta direttamente in quella Parigi così tanto sognata. Qui riconoscerà e conoscerà i suoi miti, in una nebbia surrealista che interseca realtà e immaginario(il bello del cinema è che non dobbiamo necessariamente svegliarci) e innamorandosi della bellissima amante di Pablo, Adriana.
Poesia e ironia si fondono nei grandi artisti e poeti che costellavano la Ville Lumière creando un percorso per lo stesso Gill, che abbandonerà le scelte ragionate e si lascerà andare, vincendo quella eterna oppressione dei falsi intelletuali moderni, saccenti, pedanti, rpesuntuosi e senza genio artistico, così come il conformismo della sua futura moglie che preferisce quei film hollywoodiani stupidi e scritti a mo' di catena di montaggio, dal dal fidanzato, "belli ma dimenticabili".
E'la perenne condizione degli artisti di oggi, pazzi in una camicia di forza, costretti a urlare parole spesso non proprie per accontentare la casa editrice, la produzione o la galleria, rincorrere quel bello non deciso da sè, ma dal pubblico che molto spesso non sa neanche cosa sia il bello.
Restiamo incantati di fronte alle parole di Hemigway, al surrealismo rinorocentiano di Dalì, a quel buio illuminato dai lampioni che si riflettono nella Senna. Se non la miglior regia, sicuramente è una delle punte di diamante del repertorio Alleniano, che mette un pò da parte spunti, riflessioni e ironia(presenti ma in misura minore), puntando molto alle immagini, alle atmosfere e alla poesia. Un Owen Wilson che si rivela un attore eccellente, quasi una caricatura perfettamente riuscita del giovane Allen( di cui probabimente il personaggio di Gill ha molto) affiancato da una stupenda e bravissima Mariion Cotillard.
Siamo qui a lamentarci del nostro tempo, ma nessuno è contento del tempo in cui vive, e forse tra cento anni qualcuno ci dirà che gli anni duemila sono stati la vera età d'oro.
Tanto vale sognare allora.... che da qualche, in qualche punto imprecisato della città passi una carrozza o un'auto d'epoca, e che ci porti lì dove veramente crediamo di dover stare. Solo così almeno, accettando il presente ma vivendo il passato, si avrà la speranza di scrivere, dipingere, comporre.
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mahleriano
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martedì 31 luglio 2012
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a mio nonno...
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Perché questo titolo?
Che questo film mi fosse piaciuto particolarmente non avevo dubbi fin dall'uscita dal cinema. E me lo motivavo con varie argomentazioni: la passione autentica verso la città di Parigi, così sinteticamente e magnificamente descritta nell'introduzione, l'originalità della storia, l'arguzia e l'ironia abituale del regista... Non ultimo il fatto che pur non amando io particolarmente Parigi, era riuscito a coglierne così bene l'essenza e in modo così genuino l'atmosfera, che non potevo non ammettere che la sua passione era riuscita a coinvolgermi molto: onore dunque al merito! Ma recentemente, pensando per caso all'infanzia, ho capito davvero quali corde aveva toccato e ho realizzato perché l'avevo trovato così coinvolgente.
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Perché questo titolo?
Che questo film mi fosse piaciuto particolarmente non avevo dubbi fin dall'uscita dal cinema. E me lo motivavo con varie argomentazioni: la passione autentica verso la città di Parigi, così sinteticamente e magnificamente descritta nell'introduzione, l'originalità della storia, l'arguzia e l'ironia abituale del regista... Non ultimo il fatto che pur non amando io particolarmente Parigi, era riuscito a coglierne così bene l'essenza e in modo così genuino l'atmosfera, che non potevo non ammettere che la sua passione era riuscita a coinvolgermi molto: onore dunque al merito! Ma recentemente, pensando per caso all'infanzia, ho capito davvero quali corde aveva toccato e ho realizzato perché l'avevo trovato così coinvolgente. Firenze. Fine anni venti. Un nonno allora giovanissimo con qualità musicali così fuori del comune da essere notato da Mascagni. La nascita del Maggio Musicale Fiorentino ad opera sua e di altri orchestrali riuniti da Vittorio Gui. Più che un'orchestra, un insieme di solisti di qualità straordinarie. L'eco che si propaga e raggiunge l'Europa e oltre. I musicisti e gli interpreti più insigni dell'epoca che letteralmente vi accorrono per anni, e l'elenco sarebbe lungo. E nello stesso tempo i ricordi e gli aneddoti della vita di ogni giorno che naturalmente scaturivano dall'incontro quotidiano con loro e a me raccontati sia dai familiari sia dai tanti orchestrali che spesso si riunivano a casa a provare. Un giovane von Karajan che si aggirava in bicicletta per le strade di Firenze; uno Strauss non poi così abile nella direzione d'orchestra, che batteva il tempo con un braccio e teneva l'altro attaccato rigidamente al corpo. O uno Stravinskij bizzoso che batteva i piedi per terra come un bambino (incredibile ma vero), se non c'erano gli orchestrali che voleva lui e fra questi mio nonno, (lo confesso orgogliosamente e testimoni ne erano altri orchestrali, non la mia famiglia...). E sarebbe lunga la serie di aneddoti che nell'immaginario collettivo non "possono" appartenere all'idea dell'intellettuale, classicamente inteso come serioso, e che ne fa invece una persona reale, con le sue debolezze, le sue stramberie e spesso le boccaccesche irriverenti ironie. Tutto questo era lo spirito di una città che pur in un periodo difficile, (il fascismo e, dopo poco più di dieci anni, la guerra), era in un fermento culturale e intellettuale straordinario. Ed è lo stesso spirito che si ritrova in questo film, in cui l'idea bellissima di far respirare l'intenso clima culturale del tempo si dipana davanti agli occhi con incontri che smitizzano il genio e mostrano le persone in carne e ossa, con un protagonista ogni sera non pago degli incontri avuti il giorno prima e ogni sera curioso di conoscere qualche altro genio che avrebbe cambiato il mondo. Con tutta l'ironia e l'arguzia che ci voleva, anche, ma con un'ammirazione che si avverte essere davvero sincera, e che conferma quanto Woody Allen sia un regista assetato di cultura e che spesso ingiustamente non è considerato per quel che è: un genio lui stesso, con i suoi alti e bassi forse, ma un genio. E dunque, anche se ormai non c'è più da molti anni, dedico da spettatore questo film a mio nonno, per il quale nutrirò sempre un'ammirazione sconfinata, e a tutti coloro che con una passione infinita hanno fatto e faranno dell'arte la propria essenza.
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iron beatrix
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giovedì 19 luglio 2012
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parigi di notte,capitale di artisti e nostalgia.
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'Midnight in Paris' è la storia di Gil, uno sceneggiatore californiano in viaggio a Parigi con la futura moglie. È la storia di un aspirante scrittore intrappolato in un lavoro remunerativo ma che non ama e in una relazione per lui castrante. È la storia di tutti quelli che almeno una volta nella vita hanno provato il desiderio nostalgico di vivere in un'epoca passata, maledicendosi per essere nati troppo tardi, in un mondo inadatto, opprimente in quanto presente. Il sogno di Gil è quello di tornare indietro nel tempo alla Parigi degli anni '20 animata da tutti i suoi scrittori, pittori, scultori, con le sue muse meravigliose, il charleston e i salottini densi di fumo, di carta e di idee. E così Gil inizia un viaggio nello spazio-tempo e dentro se stesso, dove a bordo di una macchina d'epoca entra nei meandri della Parigi che tanto agognava, scambiando battute con personaggi del calibro di Hemingway, Picasso, Dalì, i Fitzgerald, Bùnuel, per lo stupore continuo dello spettatore che non sa più chi altro aspettarsi.
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'Midnight in Paris' è la storia di Gil, uno sceneggiatore californiano in viaggio a Parigi con la futura moglie. È la storia di un aspirante scrittore intrappolato in un lavoro remunerativo ma che non ama e in una relazione per lui castrante. È la storia di tutti quelli che almeno una volta nella vita hanno provato il desiderio nostalgico di vivere in un'epoca passata, maledicendosi per essere nati troppo tardi, in un mondo inadatto, opprimente in quanto presente. Il sogno di Gil è quello di tornare indietro nel tempo alla Parigi degli anni '20 animata da tutti i suoi scrittori, pittori, scultori, con le sue muse meravigliose, il charleston e i salottini densi di fumo, di carta e di idee. E così Gil inizia un viaggio nello spazio-tempo e dentro se stesso, dove a bordo di una macchina d'epoca entra nei meandri della Parigi che tanto agognava, scambiando battute con personaggi del calibro di Hemingway, Picasso, Dalì, i Fitzgerald, Bùnuel, per lo stupore continuo dello spettatore che non sa più chi altro aspettarsi.
Woody Allen cura ogni minimo dettaglio di questa storia e ha la capacità di far amare Parigi anche a chi non la conosce abbastanza. Attraverso il personaggio di Gil, un Owen Wilson finalmente sganciato dal ruolo comico 'spalla di Ben Stiller', il regista parla alla parte più intima e nostalgica di tutti quelli che almeno in un periodo della loro vita, sono stati intrappolati nel mito dell'epoca d'oro. Voler vivere nel passato è un inganno che la nostra mente ordisce quando siamo stanchi di questa vita e troppo poco volenterosi per cambiarla, è un oppio infallibile per anestetizzarsi dal vivere: a ogni boccata la vera esistenza si offusca ammantandosi di nostalgia.
L'affascinante Adriana, di cui il piacente Gil non poteva non innamorarsi, ci insegna che ogni epoca è frenetica per chi la vive, insostenibile, sterile e che qualsiasi mente ha sempre comandato al piede di fare un passo indietro per poter sopravvivere. Che il film abbia un lieto fine poi è soggettivo, dipende se ci si augura che Gil si dia una scossa e provi a cambiare la sua vita reale o che decida di rimanere nel passato, col rischio di odiarlo non appena diventi presente.
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[+] aggiudicato
(di bella bartok!)
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(di mahleriano)
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larada82
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mercoledì 18 luglio 2012
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bel film
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A me è piaciuto. Certo deve piacere Woody Allen e a me piace da impazzire. Io ho trovato l'idea base del film molto bella e originale e direi che tra gli ultimi film è sicuramente uno dei migliori. Quindi guardatelo!
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