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toty bottalla
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venerdì 30 dicembre 2016
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giornalismo, polizia e politica, il massimo!
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Una storia suxarticolata e inafferrabile, storia di politica contro informazione contro polizia, un intreccio in cui il denaro tanto per cambiare è protagonista e movente di ogni nefandezza, Crowe anche in sovrappeso si muove bene e la sua bravura attoriale fa la differenza e per una volta le fasi d'azione risultano credibili, un pò troppo caricate sono invece quelle in redazione e si nota poca suspense in alcune sequenze di tensione, un racconto eroico di giornalismo integerrimo credibile solo al cinema. Saluti.
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elgatoloco
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sabato 27 agosto 2016
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"state of play"=un'eccezione
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Il cinema "d'investigazione"(detection's movie and cinema)USA è probabilmente l'unica alternativa, rispetto a quella che il grande linguista e mass-mediologo Noam Chomsky definisce il sostanziale monopartitismo USA(Repubblicani e Democratici non sarebbero altro che due facce della stessa medaglia e le differenze tra i due partiti null'altro che un'ìllusione):dai film degli anni Settanta in poi("All the President's Men"di Pakula, emblematicamente, ma non è l'unico film esemplare), non vi sarebbe altra via"di fuga"dalla situazione bloccata del panorama politico USA e dell'apparato mediatico che lo supporta.
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Il cinema "d'investigazione"(detection's movie and cinema)USA è probabilmente l'unica alternativa, rispetto a quella che il grande linguista e mass-mediologo Noam Chomsky definisce il sostanziale monopartitismo USA(Repubblicani e Democratici non sarebbero altro che due facce della stessa medaglia e le differenze tra i due partiti null'altro che un'ìllusione):dai film degli anni Settanta in poi("All the President's Men"di Pakula, emblematicamente, ma non è l'unico film esemplare), non vi sarebbe altra via"di fuga"dalla situazione bloccata del panorama politico USA e dell'apparato mediatico che lo supporta. Forse la tesi di Chomsky è un po'troppo"estrema", "radicale", ma credo sia sostanzialmente vera: il cinema e a fortiori la TV puntano sull'"intrattenimento"piuttosto che sull'approfondimento, fatalmente anche politico e sociale, rimanendo dunque un po'"in superficie", senza sondare i problemi. Ecco allora che"State of Play", pur con una trama forse un po'(non molto, invero)un po'più contorta rinnova i fasti della citata tradizione degli Anni Settanta, non senza qualche personalismo(vicende sentimentali etc.)e un po'di suspense che talora sembra(ma poi riesce a farlo, diremmo)intralciare la demistificazione implacabile della logica dell'uso spregiudicato del potere. Realizzato in maniera eccelsa, questo film di ormai sette anni fa(inizio della presidenza Obama, per contestualizzare)alterna i momenti di riflessione-detection(prevalenti)all'aspetto della"suspense"e, in maniera più contenuta, "d'azione", legato a omicidi-attentati. Come si è detto, la componente sentimentale-personale ha un peso notevole(anche la cronaca di molte vicende presidenziali USA va in questa direzione, peraltro), ma non inficia assolutamente la continuità di una ricerca che, certo non seguendo una logica à la Sherlock Holmes("abduzione", dicevano Umberto Eco e Carlo Ginzburg definendola), ma molti più passaggi, in una realtà, la nostra, "post-moderna"che è fatalmente molto più complicata. Russell Crowe e Ben Affleck(meglio Crowe, comunque), Helen Mirren, Rachel Mac Adams e altri/e entrano perfettamente nel"play"o"superplay", che dir si voglia... El Gato
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orion84
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lunedì 28 dicembre 2015
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interpreti credibili per un film azzeccatissimo
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Film visto per caso, devo dire che mi ha stupito piacevolmente. La trama è interessante e proprio come in un caso giornalistico monta di momento in momento come un'onda fino all'epilogo inatteso, di certo la scenggiatura è stata realizzata in modo ammirevole, i tempi morti sono ridotti all'osso e il film scorre in modo piacevole. Una nota particolare sul cast: perfetto. I protagonisti in primis, su cui giganteggia un Russel Crowe che riesce incredibilmente ad essere credibile sia in ruoli fisici sia quando recita con 20 kg di troppo; Ben Affleck perfetto così come la McAdams, ma è anche nel cast dei personaggi di contorno che il film si regge a meraviglia, Helen Mirren superba, Jason Bateman in un ruolo che gli calza a pennello e perfino Robin Wright, sempre bellissima, riprende con efficacia i panni della moglie stanca (ricordandomi in parte il ruolo che recitò in Unbreakable).
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Film visto per caso, devo dire che mi ha stupito piacevolmente. La trama è interessante e proprio come in un caso giornalistico monta di momento in momento come un'onda fino all'epilogo inatteso, di certo la scenggiatura è stata realizzata in modo ammirevole, i tempi morti sono ridotti all'osso e il film scorre in modo piacevole. Una nota particolare sul cast: perfetto. I protagonisti in primis, su cui giganteggia un Russel Crowe che riesce incredibilmente ad essere credibile sia in ruoli fisici sia quando recita con 20 kg di troppo; Ben Affleck perfetto così come la McAdams, ma è anche nel cast dei personaggi di contorno che il film si regge a meraviglia, Helen Mirren superba, Jason Bateman in un ruolo che gli calza a pennello e perfino Robin Wright, sempre bellissima, riprende con efficacia i panni della moglie stanca (ricordandomi in parte il ruolo che recitò in Unbreakable).
Nel complesso un film che va oltre le attese.
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dario
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venerdì 2 gennaio 2015
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contorto
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Innanzi tutto è insopportabile il gigionismo di Crowe (orribile con i capelli lunghi, in più è bolso, appesantito e ha una sola espressione), poi la storia è inutilmente complicata (e prevedibile sin dalla prima inquadratura). La sceneggiatura, con poche idee, si affida al deja vu. Film del genere ce ne sono a quintali, con le solite schermaglie dialettiche che portano al solito colpo di scena. Comunque, la regia è robusta e le scene sono svelte. La Mirren è sprecata. Carina la Mc Adams, e la migliore.
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gianleo67
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martedì 22 aprile 2014
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lo 'stato dell'arte' tra giornalismo e cinema
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Combattivo e irriducibile giornalista d'assalto del Washington Globe deve condurre, insieme ad una giovane e rampante collega, una difficile inchiesta che vede coinvolto un suo amico deputato a capo di una commissione del congresso che indaga su una potente compagnia di sicurezza privata concessionaria di miliardari appalti governativi. Tra omicidi misteriosi, pericolose lobbies guerrafondaie, conflitti privati e pubbliche virtù dovrà ricomporre il difficile bandolo di una matassa intricata e inestricabile in cui vittime e colpevoli non sembrano stare necessariamente da una sola parte del campo di battaglia.
Dal soggetto di una famosa (almeno in patria) serie televisiva targata BBC, il regista britannico Kevin Macdonald ('Un giorno a settembre' - 1999 e 'L'ultimo re di Scozia' - 2006) trae un efficace dramma giornalistico che, se presta il fianco alle rocambolesche inverosimiglianze di una sceneggiatura dove il colpo di scena è perennemente in agguato, dall'altro guarda alla solidità dei modelli hollywoodiani di riferimento ('I tre giorni del Condor', 'Tutti gli uomini del Presidente', 'Quinto Potere') capaci di coniugare suspence e impegno civile, protagonismo attoriale ed impeccabili caratterizzazioni, scrittura a più livelli e ritmo serrato, non mollando mai la presa da una materia narrativa (chi ha fatto cosa) in cui il primato inalienabile del 'primo emendamento' (concetto molto lato nel mondo anglosassone) è il motore dinamico che anima la scena fino all'implacabile rotativa dei titoli di coda.
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Combattivo e irriducibile giornalista d'assalto del Washington Globe deve condurre, insieme ad una giovane e rampante collega, una difficile inchiesta che vede coinvolto un suo amico deputato a capo di una commissione del congresso che indaga su una potente compagnia di sicurezza privata concessionaria di miliardari appalti governativi. Tra omicidi misteriosi, pericolose lobbies guerrafondaie, conflitti privati e pubbliche virtù dovrà ricomporre il difficile bandolo di una matassa intricata e inestricabile in cui vittime e colpevoli non sembrano stare necessariamente da una sola parte del campo di battaglia.
Dal soggetto di una famosa (almeno in patria) serie televisiva targata BBC, il regista britannico Kevin Macdonald ('Un giorno a settembre' - 1999 e 'L'ultimo re di Scozia' - 2006) trae un efficace dramma giornalistico che, se presta il fianco alle rocambolesche inverosimiglianze di una sceneggiatura dove il colpo di scena è perennemente in agguato, dall'altro guarda alla solidità dei modelli hollywoodiani di riferimento ('I tre giorni del Condor', 'Tutti gli uomini del Presidente', 'Quinto Potere') capaci di coniugare suspence e impegno civile, protagonismo attoriale ed impeccabili caratterizzazioni, scrittura a più livelli e ritmo serrato, non mollando mai la presa da una materia narrativa (chi ha fatto cosa) in cui il primato inalienabile del 'primo emendamento' (concetto molto lato nel mondo anglosassone) è il motore dinamico che anima la scena fino all'implacabile rotativa dei titoli di coda. Nell'artificiosa contrapposizione (questo è il limite strutturale di tutto il cinema di genere) tra l'impavido eroismo dei buoni e le infingarde ambiguità dei cattivi (le lobbies?la politica? i blogger? gli esecutori materiali? la lista è lunga e non sembra bastare mai) McDonald ci conduce lungo il tortuoso e implacabile processo di conoscenza di una verità giornalistica che non si ferma all'apparenza dei luoghi comuni, ma si addentra nei recessi insondabili di vite private mai troppo specchiate e trasparenti (financo la 'liaison' tra giornalista e consorte fedifraga del deputato infedele) per cercare la soluzione là dove nessun cronista era mai giunto prima e articolando la tesi di una responsabilità a più livelli (dai massimi sistemi alle beghe private), ma finendo per indebolire, in un finale di stagiste incinte e spie 'pseudo-dormienti', un meccanismo di implacabile conseguenzialità, laddove ci saremmo volentieri accontentati della semplice equazione soldi=potere=crimine. A parte i limiti ideologici dell'operazione (che forse risente del plot episodico della miniserie da cui è tratto) e quelli ancor più evidenti di congruenza (coerenza direbbe il puntiglioso e pragmatico giornalista impersonato dal corpulento attore australiano) narrativa, è comunque un film godibile sul versante dell'intrattenimento e della suspence, e dove si assiste al solito 'parterre d'heroes' tra buoni comprimari (Rachel McAdams, Ben Affleck e Robin Wright Penn) e 'all stars' (Russell Crowe ed Helen Mirren) impegnati nella solita gara di bravura (vince Crowe ai punti ma solo perchè ha più scene a disposizione). Solo adombrati (ma forse il soggetto è 'di parte') il ruolo di manipolazione giocato dai mezzi di informazione che altrove pare emergere con più chiarezza. Alla fine una sola domanda sullo 'Stato dell'Arte' tra giornalismo e finzione cinematografica: ma blogger e testate on line non dovevano soppiantare definitivamente la carta stamapata? Ai posteri l'ardua sentenza!
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rico90
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venerdì 8 giugno 2012
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coinvolgente da non perdere!
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Coinvolgente film che ti incolla allo schermo e pezzo dopo pezzo svela i misteri di un complotto politico inoltrandoti nel mondo del giornalismo investigativo.Da vedere assolutamente!
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clafiore
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lunedì 28 maggio 2012
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geniale intreccio
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Niente è quello che sembra, questo film ribalta le nostre convinzioni iniziali sullo svolgersi dei fatti con grande maestria. Regia molto curata, ma è soprattutto la sceneggiatura a colpire, con le batture geniali del bravissimo giornalistra Russel Crowe che insegna il mestiere ma si lascia anche un po' guidare dall'entusiasmo dell'inesperta (giornalista, non attrice) Rachel McAdams. In questa trama c'è spazio per tutto: intrecci politici mischiati ad accuse giudiziarie, il tutto farcito con un retroscena sentimentale. Anche la colonna sonora è degna del film, ci accompagna coinvolgendoci ancora di più nella trama, e senza accorgercene diventiamo parte della vicenda, ci ritroviamo nella sede del Washington Globe a cercare anche noi di dispiegare l'intreccio degli eventi, cercando un filone logico che alla fine ci stupirà.
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Niente è quello che sembra, questo film ribalta le nostre convinzioni iniziali sullo svolgersi dei fatti con grande maestria. Regia molto curata, ma è soprattutto la sceneggiatura a colpire, con le batture geniali del bravissimo giornalistra Russel Crowe che insegna il mestiere ma si lascia anche un po' guidare dall'entusiasmo dell'inesperta (giornalista, non attrice) Rachel McAdams. In questa trama c'è spazio per tutto: intrecci politici mischiati ad accuse giudiziarie, il tutto farcito con un retroscena sentimentale. Anche la colonna sonora è degna del film, ci accompagna coinvolgendoci ancora di più nella trama, e senza accorgercene diventiamo parte della vicenda, ci ritroviamo nella sede del Washington Globe a cercare anche noi di dispiegare l'intreccio degli eventi, cercando un filone logico che alla fine ci stupirà. Il migliore di tutti Russel Crowe, un giornalista geniale ma dallo stile di vita confusionato. L'amicizia con molti contrasti con Ben Affleck (politico rampante), fa da cornice al film, ma è anche parte fondante della trama centrale. Da vedere e rivedere, da studiare e da citare.
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mugnaio
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mercoledì 2 maggio 2012
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giornalismo all'americana
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Un film che racconta un giornalismo un pò utopico e per certi versi "romantico" con un Russel Crowe che pur di risalire alla verità mette in pericolo se stesso e sceglie come assistente la giovane Della Frye invece di reporter più esperti. State of play però tocca con garbo anche altri temi importanti come il valore del denaro e la corruzione politica, tutto in un contesto thriller proprio del cinema americano, forse in questo caso un pò fuori contesto ma che permette di caricare di suspance e di colpi di scena un film altrimenti meno avvincente.
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filippo catani
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sabato 4 febbraio 2012
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giornalismo come cane da guardia del potere
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Un cronista d'assalto di Washinghton viene mandato ad indagare su un omicidio e un tentato omicidio. Non solo i due uomini non sono legati fra loro ma a questi omicidi si aggiungerà quello di una ricercatrice del Congresso. La ragazza intratteneva una relazione con un deputato del Congresso vecchio compagno di college del giornalista.
Ritmo incalzante per questo thriller ben costruito. Un Russell Crowe molto vissuto e ben lontano dallo statuario gladiatore è un giornalista che cerca ardentemente la verità per cercare di tirare fuori il vecchio amico dai guai. Il deputato del Congresso è un altrettanto bravo Ben Affleck che si cala nei cinici panni del classico uomo politico costretto a stringere troppe mani.
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Un cronista d'assalto di Washinghton viene mandato ad indagare su un omicidio e un tentato omicidio. Non solo i due uomini non sono legati fra loro ma a questi omicidi si aggiungerà quello di una ricercatrice del Congresso. La ragazza intratteneva una relazione con un deputato del Congresso vecchio compagno di college del giornalista.
Ritmo incalzante per questo thriller ben costruito. Un Russell Crowe molto vissuto e ben lontano dallo statuario gladiatore è un giornalista che cerca ardentemente la verità per cercare di tirare fuori il vecchio amico dai guai. Il deputato del Congresso è un altrettanto bravo Ben Affleck che si cala nei cinici panni del classico uomo politico costretto a stringere troppe mani. Completano un super cast Helen Mirren nel ruolo del duro caporedattore del giornale in cui lavora Crowe e che è molto attenta alle vendite del giornale. Cinismo, leggerezze, fughe rocambolesche caratterizzano questo bel thriller che riserverà allo spettatore continui colpi di scena fino all'ultimo fotogramma.
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rico90
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mercoledì 25 gennaio 2012
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bellissimo e appassionante!
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Il film parte forse un pò lento ma quando prende il via non si ferma più e con continui colpi di scena di fa rimanere incollato allo schermo inoltrandoti in modo appassionante nel mondo spietato del giornalismo. Consigliatissimo!
[+] film geniale, ma non parte lento
(di clafiore)
[ - ] film geniale, ma non parte lento
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