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domenica 3 maggio 2009
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da non perdere
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Dall'ottimo Kevin Macdonald,un political-thriller intrigatissimo e ben fatto che riesce a tenere lo spettatore incollato davanti allo schermo per tutti i 125 minuti di durata. Come in un complicato puzzle,i pezzi vengono uniti un pò alla volta,la verità viene a galla pian piano in un crescendo di efficaci colpi di scena sparati al momento giusto,dove il giornalista d'assalto Russell Crowe -bravissimo,come al solito - si sostituisce di fatto al detective che sta svolgendo le indagini (Robin Wright Penn),mettendo così in evidenza i contrasti che spesso nascono tra giornalisti e polizia. E in effetti il film è anche questo,una critica e nello stesso tempo un elogio al mondo del giornalismo,dove c'è chi pensa solo a vendere copie e chi ancora prende il suo mestiere seriamente,come fosse una missione,cercando di far emergere la verità a qualsiasi costo.
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Dall'ottimo Kevin Macdonald,un political-thriller intrigatissimo e ben fatto che riesce a tenere lo spettatore incollato davanti allo schermo per tutti i 125 minuti di durata. Come in un complicato puzzle,i pezzi vengono uniti un pò alla volta,la verità viene a galla pian piano in un crescendo di efficaci colpi di scena sparati al momento giusto,dove il giornalista d'assalto Russell Crowe -bravissimo,come al solito - si sostituisce di fatto al detective che sta svolgendo le indagini (Robin Wright Penn),mettendo così in evidenza i contrasti che spesso nascono tra giornalisti e polizia. E in effetti il film è anche questo,una critica e nello stesso tempo un elogio al mondo del giornalismo,dove c'è chi pensa solo a vendere copie e chi ancora prende il suo mestiere seriamente,come fosse una missione,cercando di far emergere la verità a qualsiasi costo. Gli attori contribuiscono in maniera fondamentale alla riuscita del film,tra tutti spicca il "camaleonte" Russell Crowe,ma la vera sorpresa è la convincente prova di Ben Affleck,completamente a suo agio in una parte insolita per lui,mentre sul resto del cast c'e poco da dire:Robin Wright Penn,Hlen Mirren,Jason Bateman ma pure Jeff Daniels e la promettente Rachel McAdams interpretano così bene i lori rispettivi ruoli che è difficile immaginarsi altri attori ai loro posti (e tanti saluti a Brad Pitt ed Edward Norton...)
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ciccio capozzi
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giovedì 7 maggio 2009
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un'opera contemporanea dal cuore antico
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“STATE OF PLAY” di KEVIN MACDONALD; USA, 09. Cal è un giornalista vecchio stampo; è sulle tracce di diversi crimini. Questi sembrano puntare sul suo amico Stephen della Camera dei Rappresentanti, che si sta battendo contro una opaca società di Security con inquietanti ambizioni. Il film riscopre un sottogenere del cinema poliziesco: quello delle indagini giornalistiche. Solitamente sono opere che mettono in campo dei valori democratici: come quello, assai sentito in USA, del ruolo di “cane da guardia” della democrazia da parte della stampa libera. Il film trae la sua forza dalla sincerità di questo approccio. Anzi: ha fatto propria la lezione di celebri film che hanno lanciato l’icona del mito del giornalismo democratico, come “Tutti gli uomini del Presidente” (76).
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“STATE OF PLAY” di KEVIN MACDONALD; USA, 09. Cal è un giornalista vecchio stampo; è sulle tracce di diversi crimini. Questi sembrano puntare sul suo amico Stephen della Camera dei Rappresentanti, che si sta battendo contro una opaca società di Security con inquietanti ambizioni. Il film riscopre un sottogenere del cinema poliziesco: quello delle indagini giornalistiche. Solitamente sono opere che mettono in campo dei valori democratici: come quello, assai sentito in USA, del ruolo di “cane da guardia” della democrazia da parte della stampa libera. Il film trae la sua forza dalla sincerità di questo approccio. Anzi: ha fatto propria la lezione di celebri film che hanno lanciato l’icona del mito del giornalismo democratico, come “Tutti gli uomini del Presidente” (76). Grazie ai bravi sceneggiatori, e al modo compatto e serrato con cui il regista organizza la narrazione, questo aspetto tematico è immesso in un una cupa atmosfera metropolitana. Sembra che non ci sia soluzione di continuità tra la criminalità di strada e le felpate atmosfera delle istituzioni. Questo elemento individua un’atmosfera visuale originale, anche perché riesce a raccordarsi efficacemente all’importanza attribuita alla stampa libera, pur con tutte le limitazioni, e ai suoi eroi, come qui il bravo, sciupato, ma intenso e partecipe R.Crowe.
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massimiliano di fede
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sabato 9 maggio 2009
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fantapolitica o realtà?
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La politica, il denaro, la vita privata, i tradimenti. Una miscela davvero esplosiva per una storia ben raccontata con l'imprevedibile colpo di scena.Una storia che potrebbe essere vicina alla realtà.... Abbiamo un giornalista navigato (Russel Crowe), un politco importante (Ben Affleck), una giovane e inesperta giornalista (Rachel McAdams). La storia si fonde con gli intrighi politici che, vogliono privatizzare la sicurezza nazionale, a discapito di vite umane, per interessi miliardari.
Ma il tutto viene scoperto grazie alla vocazione del giornalista a tratti investigatore, interpretato da un appesantito Russel Crowe, che arriva sempre prima della polizia e ricostruisce il puzzle pezzo per pezzo, pur di aiutare l'amico di college e politico, parte affidata al belloccio mascellone di Ben Affleck.
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La politica, il denaro, la vita privata, i tradimenti. Una miscela davvero esplosiva per una storia ben raccontata con l'imprevedibile colpo di scena.Una storia che potrebbe essere vicina alla realtà.... Abbiamo un giornalista navigato (Russel Crowe), un politco importante (Ben Affleck), una giovane e inesperta giornalista (Rachel McAdams). La storia si fonde con gli intrighi politici che, vogliono privatizzare la sicurezza nazionale, a discapito di vite umane, per interessi miliardari.
Ma il tutto viene scoperto grazie alla vocazione del giornalista a tratti investigatore, interpretato da un appesantito Russel Crowe, che arriva sempre prima della polizia e ricostruisce il puzzle pezzo per pezzo, pur di aiutare l'amico di college e politico, parte affidata al belloccio mascellone di Ben Affleck.
Per l'interpretazione di Crowe, siamo lontani dagli albori del Gladiatore, pur mantenendo un'ottima performance, mentre per Ben Affleck siamo sempre lì, interpretazione statica, la stessa per tutti i films che ha interpretato. Bene la giovane McAdams, sufficiente l'interpretazione del capo redattore del Washington Globe, una Hellen Mirren, non proprio in forma e lontana dal suo oscar per l'interpretazione della Regina Elisabetta II.Bene anche Jeff Daniels e nella parte della moglie del politco Collins (Ben Affleck), Robin Wright Penn. Ottima la Regia affidata a Kevin Mcdonald (l'ultimo Re di Scozia). Montaggio buono, con ritmi veloci e incalzanti.
Tre stelle meritate.
Massimiliano Di Fede. www.fmfilm.it
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houssy
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mercoledì 13 maggio 2009
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state of play: tutto bene tranne la fine
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Winnie the Pooh direbbe: Ooooh rabbia. Peccato che questo State of play non rimanga fedele a se stesso fino in fondo, svaccando nel thriller più becero negli ultimi 5 minuti. Un vero peccato, perchè per la prima ora e 55, non solo assistiamo ad una grande inchiesta giornalistica, volta a smascherare quello che c'è di marcio sotto il sole, ma il tutto è raccontato con grandissimo senso dello spettacolo e del ritmo. Le interpretazioni degli attori sono un valore aggiunto e la vicenda si avvia spedita verso una degna conclusione, però... SEGUE SPOILER quella che sembra essere un'inchiesta cazzutissima sulla gestione della guerra negli Stati Uniti, si trasforma in un baleno nell'atto cosciente di un imbecille.
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Winnie the Pooh direbbe: Ooooh rabbia. Peccato che questo State of play non rimanga fedele a se stesso fino in fondo, svaccando nel thriller più becero negli ultimi 5 minuti. Un vero peccato, perchè per la prima ora e 55, non solo assistiamo ad una grande inchiesta giornalistica, volta a smascherare quello che c'è di marcio sotto il sole, ma il tutto è raccontato con grandissimo senso dello spettacolo e del ritmo. Le interpretazioni degli attori sono un valore aggiunto e la vicenda si avvia spedita verso una degna conclusione, però... SEGUE SPOILER quella che sembra essere un'inchiesta cazzutissima sulla gestione della guerra negli Stati Uniti, si trasforma in un baleno nell'atto cosciente di un imbecille. FINE SPOILER Quello che resta sono un pugno di dialoghi felici, almeno un paio di sequenze memorabili, un bravo Russel Crowe dal capello ribelle, una grandissima Helen Mirren, un imbambolato (come al solito) Ben Affleck e l'ultima sequenza, che accompagna degnamente i titoli di coda. La sequenza in questione mostra la stesura di un quotidiano, dall'impaginazione fino alla stampa. Nell'epoca di internet e della tv sul cellulare, ha qualcosa di arcano e magico vedere la nascita di un quotidiano, un gusto antico, dimenticato e prezioso, che culmina nella creazione di qualcosa che possiamo toccare ed annusare. Una bellissima chiosa un pò retrò, in un mondo dominato dalla fibra ottica e dall'immagine. Bello, peccato per quel finaletto appiccicato con lo sputo.
LA SCENA CHE VALE IL FILM
I titoli di coda, di cui abbiamo già diffusamente parlato.
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samanta
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martedì 26 maggio 2020
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un thriller ben riuscito
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Uscito nel 2009 il film è un thriller su un caso di corruzione ambientato in USA, diretto da Kevin Mcdonald famoso per diversi film documentari (ricevette anche un Oscar) e che riuscì a avere un successo con L'ultimo Re di Scozia sulla vicende dell'Uganda dominata dal crudele dittatore Idi Amin.
Il film, ambientato a Washington, inizia con l'assassinio di un giovane afro americano da un Killer con un valigetta metallica che ferisce gravemente anche un giovane ciclista di passaggio (lo finirà due giorni più tardi in ospedale). Il giorno dopo muore sotto il treno della metro Sonia Baker giovane assistente del deputato Stephen Collins (Ben Affleck) che presiede una commissione d'inchiesta del Congresso sui fondi appaltati (40 miliardi di $) ad un società di contractors a cui si vorrebbe anche affidare la sicurezza interna in USA, il fatto è definito un suicidio su cui alcuni giornali insinuano che alla base ci sia una delusione amorosa.
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Uscito nel 2009 il film è un thriller su un caso di corruzione ambientato in USA, diretto da Kevin Mcdonald famoso per diversi film documentari (ricevette anche un Oscar) e che riuscì a avere un successo con L'ultimo Re di Scozia sulla vicende dell'Uganda dominata dal crudele dittatore Idi Amin.
Il film, ambientato a Washington, inizia con l'assassinio di un giovane afro americano da un Killer con un valigetta metallica che ferisce gravemente anche un giovane ciclista di passaggio (lo finirà due giorni più tardi in ospedale). Il giorno dopo muore sotto il treno della metro Sonia Baker giovane assistente del deputato Stephen Collins (Ben Affleck) che presiede una commissione d'inchiesta del Congresso sui fondi appaltati (40 miliardi di $) ad un società di contractors a cui si vorrebbe anche affidare la sicurezza interna in USA, il fatto è definito un suicidio su cui alcuni giornali insinuano che alla base ci sia una delusione amorosa. Il politico chiama Cal un giornalista vecchio amico, che nel passato prima del matrimonio, aveva avuto una relazione con sua moglie Anne (Robin Wright) ed ammette che con Sonia aveva una relazione ma non poteva essere suicidio perché fa vedere a Cal un messaggio video di Sonia che prima di prendere il treno è allegra e dice a Collins di amarlo; in realtà sospetta un omicidio, probabilmente ordinato dalla società indagata: la PointCorp. Cal aiutato dalla giovane giornalista Della (Rachel McAdams, Le pagine della nostra vita, Un amore all'improvviso) del settore on line e la supervisione del direttore del quotidiano Cameron (Helen Mirren) inizia le indagini.
[Spoiler] Cal trova la ragazza del giovane nero ucciso scopre che la ragazza aveva tolto dalla valigetta metalica che il ragazzo voleva restituire dietro compenso, delle fotografie in cui si vede Sonia con un uomo, lo scopo era avvertire la ragazza della foto in cui c'era il suo numero telefonico che era seguita. Viene individuato l'uomo che appare nelle foto: un intermediario della PointCorp che aveva trovato la ragazza e che tramite il capogruppo di Collins era stata assunta al Congresso e assegnata a Collins. L'uomo Dominic (Joseph Baterman) confessa che la ragazza aveva avuto come ricompensa il pagamento dei suoi debiti e 26.000 $ al mese in cambio doveva informare ogni mese sulle indagini di Collins, ma si era innamorata del politico e messa incinta e dopo 5 mesi aveva smesso di dare informazioni. La vicenda viene confermata da Collins che con la moglie va al giornale ammette la relazione e che la ragazza aveva passato informazioni poi innamorata di lui aveva smesso. C'é però un colpo di scena nel finale che non racconto perché rovinerebbe la visione a chi volesse vedere il film.
State of Play è un buon thriller di due ore o poco più, tratto da una miniserie della BBC del 2003 e diffusa l'anno successivo in USA dalla durata di 6 ore, una volta tanto ci sono risparmiati effetti speciali e folli inseguimenti automobilistici, tra l'altro molti interni sono girati nel complesso del Watergate. Lo spettacolo è teso, con tutti i pezzi del puzzle che s'incastrano , un'avvincente suspence, una trama ben articolata, i personaggi sono psicologicamente ben costruiti, da una parte c'é l'approccio alla corruzione politica, dall'altra sono illustrate le debolezze umane. Viene messa in risalto la forza del giornalismo d'inchiesta serio basato sui fatti e non sulle insinuazioni. Ben orchestrato il cast stellare con un ottimo Rossel Crowe giornalista un pò bohémien, Ben Affleck per una volta riesce ad essere espressivo, ottima Helen Mirren ed anche Robin Wright e Rachel Adams. Il film ha avuto buoni incassi che non hanno coperto il budget (ben 60 milioni di $) in parte dovuto al fatto che è uscita a poca distanza dalla serie Tv e dal costo del cast.
In conclusione un film che consiglio di vedere in TV o in DVD.
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dario carta
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giovedì 28 maggio 2009
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giornalismo e politica interpolati
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Politica e giornalismo si confrontano in questo thriller ambientato nei corridoi del potere di Washington e che vede Cal McAffrey (Russell Crowe),ostinato e veterano reporter alle prese con un caso che coinvolge molti nomi illustri del panorama politico americano.
"State of Play" racconta di come Cal McAffrey possa essere l'ultimo dei reporter di stampo tradizionale,ossessivo nella sua ricerca di quello che considera la verità,il giornalista determinato che sopravvive ad una condizione che vede il mondo dell'informazione cambiare. Il confronto con la sua collega Della Frye consente di assistere alla competizione di una scuola di stampo tradizionale con la nuova corrente da cui il giornalismo trae vita,l'approccio all'informazione immediata,in tempo reale,l'identificazione della natura del blogger come fonte primaria ed,oggi insostituibile.
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Politica e giornalismo si confrontano in questo thriller ambientato nei corridoi del potere di Washington e che vede Cal McAffrey (Russell Crowe),ostinato e veterano reporter alle prese con un caso che coinvolge molti nomi illustri del panorama politico americano.
"State of Play" racconta di come Cal McAffrey possa essere l'ultimo dei reporter di stampo tradizionale,ossessivo nella sua ricerca di quello che considera la verità,il giornalista determinato che sopravvive ad una condizione che vede il mondo dell'informazione cambiare. Il confronto con la sua collega Della Frye consente di assistere alla competizione di una scuola di stampo tradizionale con la nuova corrente da cui il giornalismo trae vita,l'approccio all'informazione immediata,in tempo reale,l'identificazione della natura del blogger come fonte primaria ed,oggi insostituibile.
Ma nonostante l'appartenenza dei due colleghi a mondi di diversa impostazione professionale,il loro interesse è accomunato dal desiderio di scrivere buone storie.
Della ha familiarità con il mondo informatico e sfrutta la possibilità che la tecnologia le mette a disposizione.
Cal entra in trincea ed,alla vecchia maniera si considera uno che usa le mani per affrontare l'indagine.
Vecchi lupo di mare,navigato e disilluso,McAffrey incarna il personaggio che respira la realtà contradditoria che la stampa riassume nella osservanza della nozione di obiettività.
L'obiettività del giornale di fronte agli argomenti trattati viene messo in discussione e tradotta in un'antitesi che coinvolge il lato umano del reporter stesso.
La devozione al concetto di diritto all'informazione conduce il giornalista ad un coinvolgimento emotivo e una dedizione totale che non riesce a lasciare indifferente l'indole e la passione dell'autore,che resta implicato in ciò che scrive.Quindi McAffrey non è libero al cento per cento da intimi moti emozionali,perchè è coinvolto nell'indagine su un suo amico.
Collins è un deputato in forte ascesa al potere,potenziale candidato alla Presidenza,ambizioso e ricco di talento politico,con un futuro invidiabile.
Abile manovratore,Collins appartiene ad un mondo che usa le persone ed i loro favori per il proprio tornaconto,in un altalenarsi di concessioni e restituzioni di appoggi beneficiari.
"State of Play" è un progetto che porta in sè un certo fascino.
Solo apparentemente thriller politico,nella sua realtà racconta il mondo di una professione che si sta trasfigurando.
La storia di due reporter di diversa età e differente impostazione è immagine di una realtà ove è forte la contrapposizione fra il vecchio e il nuovo,per quanto le due figure si armonizzino a dare una raffigurazione della completezza dell'informazione.
Con un un evidente e dichiarato (dal regista) ossequio a "Tutti gli uomini del Presidente" di Alan Pakula,"State of Play" è molto attento alla descrizione della metamorfosi di una realtà lavorativa ed,alla trasformazione del giornalismo di tipo tradizionale.La trasformazione del mondo editoriale lascerà posto a qualcosa d'altro,meno tattile e tangibile,forse adimensionalizzato,ma sarà comunque simbolo del cambiamento dei tempi e toccherà ogni aspetto dell'attività dell'uomo,unico ed imprescindibile motore per produrre quell'energia che porterà sempre con sè il confronto di un McAffrey con una Della,come simbolo di un passaggio di epoche che avranno sempre l'Uomo come unico protagonista della storia ed artefice del proprio lavoro comunque questo si possa evolvere.
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orion84
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lunedì 28 dicembre 2015
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interpreti credibili per un film azzeccatissimo
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Film visto per caso, devo dire che mi ha stupito piacevolmente. La trama è interessante e proprio come in un caso giornalistico monta di momento in momento come un'onda fino all'epilogo inatteso, di certo la scenggiatura è stata realizzata in modo ammirevole, i tempi morti sono ridotti all'osso e il film scorre in modo piacevole. Una nota particolare sul cast: perfetto. I protagonisti in primis, su cui giganteggia un Russel Crowe che riesce incredibilmente ad essere credibile sia in ruoli fisici sia quando recita con 20 kg di troppo; Ben Affleck perfetto così come la McAdams, ma è anche nel cast dei personaggi di contorno che il film si regge a meraviglia, Helen Mirren superba, Jason Bateman in un ruolo che gli calza a pennello e perfino Robin Wright, sempre bellissima, riprende con efficacia i panni della moglie stanca (ricordandomi in parte il ruolo che recitò in Unbreakable).
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Film visto per caso, devo dire che mi ha stupito piacevolmente. La trama è interessante e proprio come in un caso giornalistico monta di momento in momento come un'onda fino all'epilogo inatteso, di certo la scenggiatura è stata realizzata in modo ammirevole, i tempi morti sono ridotti all'osso e il film scorre in modo piacevole. Una nota particolare sul cast: perfetto. I protagonisti in primis, su cui giganteggia un Russel Crowe che riesce incredibilmente ad essere credibile sia in ruoli fisici sia quando recita con 20 kg di troppo; Ben Affleck perfetto così come la McAdams, ma è anche nel cast dei personaggi di contorno che il film si regge a meraviglia, Helen Mirren superba, Jason Bateman in un ruolo che gli calza a pennello e perfino Robin Wright, sempre bellissima, riprende con efficacia i panni della moglie stanca (ricordandomi in parte il ruolo che recitò in Unbreakable).
Nel complesso un film che va oltre le attese.
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ultimoboyscout
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lunedì 16 maggio 2011
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la crisi nera della carta stampata.
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Internet non è la bibbia, anche se ce lo vogliono far credere ad ogni costo e la nostra società ce lo sta facendo diventare, ma il giornalismo è in crisi per un solo motivo: mancano i giornalisti quelli veri, le grandi firme come il personaggio interpretato da Crowe, strepitosamente a suo agio, che si cimenta in uan prova eccellente, come spesso gli succede negli ultimi anni. E' un legal thriller giornalistico solido, con basi fortissime merito di regia e sceneggiatura notevoli, il tutto condito da omicidi e mazzette ed intrallazzi politici. Film non facile, non a tutti piacerà, ma crudo nel suo essere reale e veritiero, quasi fosse un documento più che un film con un'azione incalzante particolare, non frenetica ma che spinge a far fretta agli eventi.
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filippo catani
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sabato 4 febbraio 2012
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giornalismo come cane da guardia del potere
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Un cronista d'assalto di Washinghton viene mandato ad indagare su un omicidio e un tentato omicidio. Non solo i due uomini non sono legati fra loro ma a questi omicidi si aggiungerà quello di una ricercatrice del Congresso. La ragazza intratteneva una relazione con un deputato del Congresso vecchio compagno di college del giornalista.
Ritmo incalzante per questo thriller ben costruito. Un Russell Crowe molto vissuto e ben lontano dallo statuario gladiatore è un giornalista che cerca ardentemente la verità per cercare di tirare fuori il vecchio amico dai guai. Il deputato del Congresso è un altrettanto bravo Ben Affleck che si cala nei cinici panni del classico uomo politico costretto a stringere troppe mani.
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Un cronista d'assalto di Washinghton viene mandato ad indagare su un omicidio e un tentato omicidio. Non solo i due uomini non sono legati fra loro ma a questi omicidi si aggiungerà quello di una ricercatrice del Congresso. La ragazza intratteneva una relazione con un deputato del Congresso vecchio compagno di college del giornalista.
Ritmo incalzante per questo thriller ben costruito. Un Russell Crowe molto vissuto e ben lontano dallo statuario gladiatore è un giornalista che cerca ardentemente la verità per cercare di tirare fuori il vecchio amico dai guai. Il deputato del Congresso è un altrettanto bravo Ben Affleck che si cala nei cinici panni del classico uomo politico costretto a stringere troppe mani. Completano un super cast Helen Mirren nel ruolo del duro caporedattore del giornale in cui lavora Crowe e che è molto attenta alle vendite del giornale. Cinismo, leggerezze, fughe rocambolesche caratterizzano questo bel thriller che riserverà allo spettatore continui colpi di scena fino all'ultimo fotogramma.
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gianleo67
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martedì 22 aprile 2014
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lo 'stato dell'arte' tra giornalismo e cinema
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Combattivo e irriducibile giornalista d'assalto del Washington Globe deve condurre, insieme ad una giovane e rampante collega, una difficile inchiesta che vede coinvolto un suo amico deputato a capo di una commissione del congresso che indaga su una potente compagnia di sicurezza privata concessionaria di miliardari appalti governativi. Tra omicidi misteriosi, pericolose lobbies guerrafondaie, conflitti privati e pubbliche virtù dovrà ricomporre il difficile bandolo di una matassa intricata e inestricabile in cui vittime e colpevoli non sembrano stare necessariamente da una sola parte del campo di battaglia.
Dal soggetto di una famosa (almeno in patria) serie televisiva targata BBC, il regista britannico Kevin Macdonald ('Un giorno a settembre' - 1999 e 'L'ultimo re di Scozia' - 2006) trae un efficace dramma giornalistico che, se presta il fianco alle rocambolesche inverosimiglianze di una sceneggiatura dove il colpo di scena è perennemente in agguato, dall'altro guarda alla solidità dei modelli hollywoodiani di riferimento ('I tre giorni del Condor', 'Tutti gli uomini del Presidente', 'Quinto Potere') capaci di coniugare suspence e impegno civile, protagonismo attoriale ed impeccabili caratterizzazioni, scrittura a più livelli e ritmo serrato, non mollando mai la presa da una materia narrativa (chi ha fatto cosa) in cui il primato inalienabile del 'primo emendamento' (concetto molto lato nel mondo anglosassone) è il motore dinamico che anima la scena fino all'implacabile rotativa dei titoli di coda.
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Combattivo e irriducibile giornalista d'assalto del Washington Globe deve condurre, insieme ad una giovane e rampante collega, una difficile inchiesta che vede coinvolto un suo amico deputato a capo di una commissione del congresso che indaga su una potente compagnia di sicurezza privata concessionaria di miliardari appalti governativi. Tra omicidi misteriosi, pericolose lobbies guerrafondaie, conflitti privati e pubbliche virtù dovrà ricomporre il difficile bandolo di una matassa intricata e inestricabile in cui vittime e colpevoli non sembrano stare necessariamente da una sola parte del campo di battaglia.
Dal soggetto di una famosa (almeno in patria) serie televisiva targata BBC, il regista britannico Kevin Macdonald ('Un giorno a settembre' - 1999 e 'L'ultimo re di Scozia' - 2006) trae un efficace dramma giornalistico che, se presta il fianco alle rocambolesche inverosimiglianze di una sceneggiatura dove il colpo di scena è perennemente in agguato, dall'altro guarda alla solidità dei modelli hollywoodiani di riferimento ('I tre giorni del Condor', 'Tutti gli uomini del Presidente', 'Quinto Potere') capaci di coniugare suspence e impegno civile, protagonismo attoriale ed impeccabili caratterizzazioni, scrittura a più livelli e ritmo serrato, non mollando mai la presa da una materia narrativa (chi ha fatto cosa) in cui il primato inalienabile del 'primo emendamento' (concetto molto lato nel mondo anglosassone) è il motore dinamico che anima la scena fino all'implacabile rotativa dei titoli di coda. Nell'artificiosa contrapposizione (questo è il limite strutturale di tutto il cinema di genere) tra l'impavido eroismo dei buoni e le infingarde ambiguità dei cattivi (le lobbies?la politica? i blogger? gli esecutori materiali? la lista è lunga e non sembra bastare mai) McDonald ci conduce lungo il tortuoso e implacabile processo di conoscenza di una verità giornalistica che non si ferma all'apparenza dei luoghi comuni, ma si addentra nei recessi insondabili di vite private mai troppo specchiate e trasparenti (financo la 'liaison' tra giornalista e consorte fedifraga del deputato infedele) per cercare la soluzione là dove nessun cronista era mai giunto prima e articolando la tesi di una responsabilità a più livelli (dai massimi sistemi alle beghe private), ma finendo per indebolire, in un finale di stagiste incinte e spie 'pseudo-dormienti', un meccanismo di implacabile conseguenzialità, laddove ci saremmo volentieri accontentati della semplice equazione soldi=potere=crimine. A parte i limiti ideologici dell'operazione (che forse risente del plot episodico della miniserie da cui è tratto) e quelli ancor più evidenti di congruenza (coerenza direbbe il puntiglioso e pragmatico giornalista impersonato dal corpulento attore australiano) narrativa, è comunque un film godibile sul versante dell'intrattenimento e della suspence, e dove si assiste al solito 'parterre d'heroes' tra buoni comprimari (Rachel McAdams, Ben Affleck e Robin Wright Penn) e 'all stars' (Russell Crowe ed Helen Mirren) impegnati nella solita gara di bravura (vince Crowe ai punti ma solo perchè ha più scene a disposizione). Solo adombrati (ma forse il soggetto è 'di parte') il ruolo di manipolazione giocato dai mezzi di informazione che altrove pare emergere con più chiarezza. Alla fine una sola domanda sullo 'Stato dell'Arte' tra giornalismo e finzione cinematografica: ma blogger e testate on line non dovevano soppiantare definitivamente la carta stamapata? Ai posteri l'ardua sentenza!
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