catilina
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venerdì 19 febbraio 2010
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john dillinger non è morto
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La ragazza di Dillinger, Billie, vive in un appartamento incastrato sotto un ponte della ferrovia e ricoperto da una carta da parati bianca trasudante cronachistica noia. Eccolo il fil di Michael Mann: un racconto che rifugge i colpi di scena, che spegne il thrilling sul nascere, una cronaca che fa parlare i volti. Né il regista poteva scegliere facce migliori della bellezza intellettuale di Marion Cotillard e del volubile sguardo di Johnny Depp. La storia vera di un bandito da Great Depression, Mann la rifà imprimendo su la pellicola filotti di sparatorie ed evasioni, dove la musica non suona, e lascia il campo ai proiettili che a stormi sibilanti ti entrano nelle orecchie.
La curatissima fotografia di Dante Spinotti e con essa gl'ottimi costumi bastano per rendere verisimile l'ambiente anni trenta e la macchina ha così tutto l'agio di fissarsi sul mondo dei personaggi.
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La ragazza di Dillinger, Billie, vive in un appartamento incastrato sotto un ponte della ferrovia e ricoperto da una carta da parati bianca trasudante cronachistica noia. Eccolo il fil di Michael Mann: un racconto che rifugge i colpi di scena, che spegne il thrilling sul nascere, una cronaca che fa parlare i volti. Né il regista poteva scegliere facce migliori della bellezza intellettuale di Marion Cotillard e del volubile sguardo di Johnny Depp. La storia vera di un bandito da Great Depression, Mann la rifà imprimendo su la pellicola filotti di sparatorie ed evasioni, dove la musica non suona, e lascia il campo ai proiettili che a stormi sibilanti ti entrano nelle orecchie.
La curatissima fotografia di Dante Spinotti e con essa gl'ottimi costumi bastano per rendere verisimile l'ambiente anni trenta e la macchina ha così tutto l'agio di fissarsi sul mondo dei personaggi. Spuntano qui e là l'infantilismo distruttivo di "Baby Face", la gioia sanguinosa con cui la neonata F.B.I. abusa delle armi, la fissazione maniacale di Mervin Purvis verso il bandito più prestigioso e galante, al secolo John Dillinger. Ed è la storia di John che prende con la velata arroganza del personaggio il primo piano. E' una sua per4sonale giustizia che lo anima, correttezza verso sé stesso, lui è un ricco nomade, un Robin Hood cui piace tenersi il frutto delle sue ruberie. Vive di soldi rubati e d'amore, e dovrà proteggere la sua ragazza Billie da sé stesso.
Poteva trasformarsi in un'altra road movie, con l'affascinante bandito che porta a spasso l'amata tra posti di blocco e fucilate. Per fortuna Mann ha fatto una biopic che si nutre del gangster, senza lasciarsi definire in un genere solo, dove l'introspezione psicologica di John Dillinger illumina di significati la desolazione delle fughe e delle sparatorie in strada.
Arrestato e poi trasferito, John è atteso da una folla esaltata che lo ama e lo ammira, questo spirito libero che estingue i loro debiti con le banche. Qualche inquadratura suggerisce la fama mediatica del bandito, ma sembra che Mann voglia dirci chiaramente che la sua scelta è opposta, tutta diretta dentro il personaggio: quando su lo schermo vede la sua faccia, John ha paura di venir scoperto. E sarà il cinema stesso a lasciare l'ultima impressione nella vita di John, tradito e giustiziato a pistolettate fuori da un cinema di quartiere.
La strada che ha sempre percorso sfrecciante nelle sue Ford V8 sarà pure il teatro della morte di John. Ma era tutto in conto, la morte e la vita sempre troppo vicine per lui, fatalmente connesse, così da farlo morire come gli eroi, al culmine della gloria. E un eroe John Dillinger lo è davvero, nella finzione della pellicola. Si è costruito un personaggio e ha vissuto coerente a esso, la sua vita è stata quella di un Clark Gable in Manhattan Melodrama. E con l' muscita dal cinema verso il destino di morte che sembra già avvertire, Micheal Mann parla attraverso John Dillinger, e sembra dire che il cinema può essere più sincero della vita, o persino più vero.
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dario carta
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sabato 21 novembre 2009
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un affresco in un'epoca di crisi
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Nell'America della Grande Depressione del'29,la gente di ogni livello sociale travolta dalla crisi e privata di sogni e speranze cercò un’immagine simbolo nella quale trovare il conforto e la distrazione dalla condizione di stenti e privazioni in cui si trovò costretta a vivere e la trovò nella figura dell’eroe fuorilegge che rapinava le banche,riscattandola dai furti che queste stesse banche avevano perpetrato nei loro confronti.
John Dillinger affascinò un’intera nazione che,per i pochi mesi che videro la parabola del fuorilegge,seguì le incredibili gesta dell’uomo-mito inseguito e braccato,ma sempre super partes rispetto al sistema poliziesco del quale arrivò perfino a farsi beffe.
Mann fornisce il racconto dell’ultima parte della vita di questo affascinante criminale e lo fa scavando nella controversa personalità dell’uomo divenuto ideale popolare che mise in scacco la polizia e la nascente struttura del Bureau ad opera di Hoover.
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Nell'America della Grande Depressione del'29,la gente di ogni livello sociale travolta dalla crisi e privata di sogni e speranze cercò un’immagine simbolo nella quale trovare il conforto e la distrazione dalla condizione di stenti e privazioni in cui si trovò costretta a vivere e la trovò nella figura dell’eroe fuorilegge che rapinava le banche,riscattandola dai furti che queste stesse banche avevano perpetrato nei loro confronti.
John Dillinger affascinò un’intera nazione che,per i pochi mesi che videro la parabola del fuorilegge,seguì le incredibili gesta dell’uomo-mito inseguito e braccato,ma sempre super partes rispetto al sistema poliziesco del quale arrivò perfino a farsi beffe.
Mann fornisce il racconto dell’ultima parte della vita di questo affascinante criminale e lo fa scavando nella controversa personalità dell’uomo divenuto ideale popolare che mise in scacco la polizia e la nascente struttura del Bureau ad opera di Hoover.
Secondo l’assetto filmico del regista,in Dillinger confluiscono le componenti fondamentali che costituirono la struttura di quel periodo di storia americana.
Mann mette molto seriamente a fuoco il rapporto fra il fuorilegge e la sua nemesi,Melvin Purvis (Christian Bale),l’agente del Bureau incaricato da J. Edgar Hoover (Billy Crudup)di perseguire il criminale.
Hoover,uomo discusso,avrebbe in seguito riassunto in sé degli aspetti fondamentali dell’atteggiamento politico del Paese,identificando il suo lavoro sulla scena mondiale,con le contraddizioni della Nazione,allora in una evoluzione sociologica ed idealistica non sempre allineata alla morale internazionale,mescolando la sua guerra al gangsterismo,portata avanti con i metodi rigidissimi dell’Organizzazione Federale indebolita dalle beghe e dagli inciucci governativi e restaurata in un clima di ferrea disciplina,con le indagini tese ad individuare le opinioni politiche di personalità governative e civili sospettate di connivenza con le ideologie comuniste.
Nel film di Mann Dillinger si muove nello scenario sociale di una Nazione indebolita da una grave crisi ed il regista chiama come protagonisti le interrelazioni fra questi tre personaggi chiave che,interagendo fra loro,imbastiscono la trama di una vicenda che non porterebbe che ad un superficiale interesse storico,se non vista attraverso questa prospettiva.
Dillinger appare come una sorta di eroe cavalleresco capace di restituire il denaro rubato nelle banche ai cittadini,vere vittime di un sistema violento ed ingrato che Dillinger vedeva operare sia ai danni del popolo che della sua persona.
Il contrasto Legge/Crimine si incarna in un solo elemento,nel film di Mann,mutandosi in una fusione di due valori di segno opposto in un’unica realtà che vede i due uomini sovrapporsi in una stessa dimensione esistenziale,facendone una sola identificazione.
Mann mette in scena nella forma di un melodramma,una analisi sulla complessità di un uomo che si compiacque delle proprie azioni fino alla fine,scendendo nell’intimo di una persona che non voleva vedere altro davanti a sé che la libertà dell’orizzonte e che ebbe la possibilità di identificarsi con il periodo che lo accolse come protagonista,cui egli stesso sentì il dovere di rendere omaggio,tributandolo,seppur nel brevissimo lasso di tempo di 13 mesi,dell’aura di leggenda di cui si seppe circondare.
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beitsman
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mercoledì 13 gennaio 2010
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una grande delusione
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Un film senza trama, senza sviluppo psicologico dei personaggi, che si regge solo su rocambolesche fughe, sparatorie e proiettili incastrati dentro il cranio della gente. Magari giovani registi avessero la metà del budget sprecato da Mann per questo film!
Se si eccettua un cast di alto livello, la fotografia in HD di qualità e accurate ricostruzioni storiche nella scenografia e nei costumi - caratteristiche dovute solo al budget elevatissimo per la realizzazione del film - il risultato è quantomai deludente. Tutto inizia in medias res senza conoscere per nulla la storia di nessuno dei personaggi, neanche del "famosissimo" John Dillinger.
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Un film senza trama, senza sviluppo psicologico dei personaggi, che si regge solo su rocambolesche fughe, sparatorie e proiettili incastrati dentro il cranio della gente. Magari giovani registi avessero la metà del budget sprecato da Mann per questo film!
Se si eccettua un cast di alto livello, la fotografia in HD di qualità e accurate ricostruzioni storiche nella scenografia e nei costumi - caratteristiche dovute solo al budget elevatissimo per la realizzazione del film - il risultato è quantomai deludente. Tutto inizia in medias res senza conoscere per nulla la storia di nessuno dei personaggi, neanche del "famosissimo" John Dillinger. personaggi ridotti a nomi e soprannomi tra cui lo spettatore si muove con difficoltà che si mischiano si scontrano e soprattutto si sparano di continuo. Un film che non si rende interessante in nessun momento. Se mi si chiedesse di citare i temi attorno ai quali ruota la pellicola non saprei rispondere... L'amore? no, solo un prepotente, infantile e sconosciuto Dillinger che resta fedele fino in fondo ad una arcisconosciuta guardarobiera quasi rapita. Eroismo, mi si consenta il paragone, alla Robin Hood della crisi del '29? no di certo, nel film vi è un accenno all'altruismo del Dillinger solo in un'occasione. Poteva essere un approfondimento dello scontro bene/male o magari una autocelebrazione, in odore di americanata, della nascita della polizia federale, ma neanche a parlarne, una polizia prima incompetente poi violenta fino a dar il voltastomaco. Le tante speranze suscitate, in me per primo, per l'uscita di questo film sono state totalmente deluse. La visione suscita la peggiore delle sensazioni l'amaro sapore dell'aver sprecato il proprio tempo.
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(di stanliok)
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rodeus99
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sabato 16 aprile 2011
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la grande depressione non è cinematografica
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USA,1933- Grande Depressione. John Dillinger (Johnny Depp) e la sua banda di criminali evadono per l'ennesima volta dal carcere e incominciano a depredare le più grandi banche del Midwest. Così, per non cadere nel ridocolo, le autorità affidano a Melvin Purvis (Christian Bale) l'incarico di catturarlo o ucciderlo ponendo così fine ai numerosi saccheggi. Dillinger intanto gode con una sorta di esibizionismo la vita, facendo apparizioni in pubblico, sgommando con le sue auto in città o semplicemente mettendo a segno colpi leggendari.
Nel film di Michael Mann, Dillinger non è di certo un eroe ma un uomo,amante della vita e galante con le donne nonchè esperto di cinema.
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USA,1933- Grande Depressione. John Dillinger (Johnny Depp) e la sua banda di criminali evadono per l'ennesima volta dal carcere e incominciano a depredare le più grandi banche del Midwest. Così, per non cadere nel ridocolo, le autorità affidano a Melvin Purvis (Christian Bale) l'incarico di catturarlo o ucciderlo ponendo così fine ai numerosi saccheggi. Dillinger intanto gode con una sorta di esibizionismo la vita, facendo apparizioni in pubblico, sgommando con le sue auto in città o semplicemente mettendo a segno colpi leggendari.
Nel film di Michael Mann, Dillinger non è di certo un eroe ma un uomo,amante della vita e galante con le donne nonchè esperto di cinema. Johnny Depp da quell'interpretazione che può essere definita banalmente efficacie perchè si fonde con quella di Christian Bale, il poliziotto che brama la morte del furfante gentiluomo ma alla fine non avrà scelta che rinunciare ad un ingente incarico nei servizi segreti per decidere di togliersi amaramente la vita, quella che di Dillinger aveva odiato ma che in fondo sapeva di non poter rubare. Perchè l'unica cosa che Dillinger non rubava quella era proprio la vita.Ecco perchè era un gentiluomo.
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jacopo b98
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giovedì 2 maggio 2013
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mann ci regala un raffinato gangster movie-melò
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La storia di John Dillinger (Depp), il più famoso rapinatore di banche degli anni della grande depressione, inseguito dall’FBI guidato da J. Edgar Hoover (Crudup) e definito “nemico pubblico n.1”. Il film racconta l’ultimo anno di vita del fuorilegge, braccato dal G-Man Melvin Purvis (Bale), l’amore per Billie Frechette (Cotillard) ed infine la morte, all’uscita da un cinema, il 22 luglio 1934. Il titolo italiano modifica leggermente il titolo originale che è “Public Enemies”, nemici pubblici, infatti i criminali, in questo film di gangster, sono più di uno; ci sono Baby Face Nelson e Alvin Carpis. Mann, uno dei più importanti registi del cinema d’azione americano, ha messo in immagini l’inseguimento durato oltre un anno di questa leggenda della malavita.
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La storia di John Dillinger (Depp), il più famoso rapinatore di banche degli anni della grande depressione, inseguito dall’FBI guidato da J. Edgar Hoover (Crudup) e definito “nemico pubblico n.1”. Il film racconta l’ultimo anno di vita del fuorilegge, braccato dal G-Man Melvin Purvis (Bale), l’amore per Billie Frechette (Cotillard) ed infine la morte, all’uscita da un cinema, il 22 luglio 1934. Il titolo italiano modifica leggermente il titolo originale che è “Public Enemies”, nemici pubblici, infatti i criminali, in questo film di gangster, sono più di uno; ci sono Baby Face Nelson e Alvin Carpis. Mann, uno dei più importanti registi del cinema d’azione americano, ha messo in immagini l’inseguimento durato oltre un anno di questa leggenda della malavita. Ma perché John Dillinger è così famoso? Il regista si prende più di due ore per spiegarcelo: per le fughe miracolose dai carceri, perché in fondo il rapinatore era una star (come dimostra la discesa dall’aereo dell’uomo, accolto da una folla adulatrice), amato dalla gente come un Robin Hood, come è esplicitato nella prima rapina “li metta via” dice ad un uomo che fa per dargli il portafoglio, “non vogliamo i suoi soldi ma quelli della banca”. Il film svela inoltre che per arrivare a Dillinger si è fatto ampio uso di interrogatori sotto tortura, come dimostra la terribile scena del torchio dell’uomo di John che non è riuscito a scappare insieme a Baby Face Nelson e il protagonista. Inoltre un altro merito di Mann; oltre all’impeccabile riuscita del versante figurativo, come scenografie e costumi molto curati; è di essere riuscito a trasformare una leggenda in un mito, grazie anche alla fascinosa interpretazione del protagonista Depp, supportato da un bravissimo Bale e dalla “sempre più internazionale” Cotillard. Discreto successo di pubblico. Fotografia eccezionale di Dante Spinotti.
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tomdoniphon
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martedì 20 maggio 2014
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dillinger: un destino già scritto
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Chicago, 1933. Ritratto (personalissimo e mai così vero) del rapinatore di banche più famoso dell'America della Grande Depressione, John Dillinger (Johnny Depp, memoriabile), che verrà ucciso in un agguato all'uscita del cinema, dove si era recato a vedere "Manhattan Melodrama". Al centro del film c'è un uomo (Dillinger) che sembra non considerare i vincoli che la società (e lo stesso mondo criminale) gli impone ("dove sei diretto?" gli chiede la fidanzata Billie Frechette, "ovunque io desideri" gli risponde Dillinger); un moderno Robin Hood, amato dalla gente e divenuto presto il "pericolo pubblico numero 1".
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Chicago, 1933. Ritratto (personalissimo e mai così vero) del rapinatore di banche più famoso dell'America della Grande Depressione, John Dillinger (Johnny Depp, memoriabile), che verrà ucciso in un agguato all'uscita del cinema, dove si era recato a vedere "Manhattan Melodrama". Al centro del film c'è un uomo (Dillinger) che sembra non considerare i vincoli che la società (e lo stesso mondo criminale) gli impone ("dove sei diretto?" gli chiede la fidanzata Billie Frechette, "ovunque io desideri" gli risponde Dillinger); un moderno Robin Hood, amato dalla gente e divenuto presto il "pericolo pubblico numero 1". Le sue imprese criminali, realizzate in più stati americani, porteranno alla nascita della moderna FBI (un crimine oltre il confine statale diventava un reato federale) e soprattutto al tradimento dei "colleghi" criminali di Dillinger, preoccupati proprio dall'inasprirsi della "lotta al crimine". Mann, in questo modo, ci offre anche (se non soprattutto) un affresco di un'epoca fondamentale nella storia americana (oltre che, ovviamente, del genere gangster), in cui sono ancora forti i retaggi del vecchio west (si veda il libro "Hot kid" di Leonard); fondamentale, da questo punto di vista, una sceneggiatura non aderente al cento per cento ai fatti realmente accaduti (nella realtà Dillinger morì prima di Baby Face Nelson, mentre nel film accade il contrario), che piuttosto cerca di "scavare" negli eventi per sottolineare come il destino di Dillinger (e del suo antagonista Melvis Purvis, Christian Bale, agente incaricato dall'FBI di arrestare Dillinger) fosse già scritto. Stupenda musica di Elliott Goldenthal e almeno 5 scene da antologia (come la visita "fantasma" di Dillinger alla polizia). Come al solito impeccabili gli attori, con una menzione particolare per Marion Cotillard, perfetta nella parte della fidanzata di Dillinger.
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biso 93
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lunedì 18 maggio 2015
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film sottovalutato
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Non capisco come mai si tenda a snobbare questo film che di per se ritengo sia un gangster movie un po piu raffinato! Publib enemies( nemici pubblici) ci sbatte in faccia una ricostruzione degli anni 30 in america in cui si muovono varie figure...ognuna di esse con le sue colpe! Rivedo a pieno lo stile mann....fatto di film con una forte componente psicologica...spesso riflessa negli sguardi e nelle espressioni degli attori. Qui mann cerca di dare una figura romantica in dillinger...mina vagante in un mondo di accordie truffe via via organizzate. Nulla da dire nelle interpretazioni...superbe...depp torna a fare un film decente ed impegnato...ritengo il film una variante di genere...nemici non mafiosi o spietati.
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Non capisco come mai si tenda a snobbare questo film che di per se ritengo sia un gangster movie un po piu raffinato! Publib enemies( nemici pubblici) ci sbatte in faccia una ricostruzione degli anni 30 in america in cui si muovono varie figure...ognuna di esse con le sue colpe! Rivedo a pieno lo stile mann....fatto di film con una forte componente psicologica...spesso riflessa negli sguardi e nelle espressioni degli attori. Qui mann cerca di dare una figura romantica in dillinger...mina vagante in un mondo di accordie truffe via via organizzate. Nulla da dire nelle interpretazioni...superbe...depp torna a fare un film decente ed impegnato...ritengo il film una variante di genere...nemici non mafiosi o spietati..ma ribelli che diventano miti..per evadere e.vivere liberi dalle istituzioni e dal marciume sociale che si stava diffondendo...regia e fotografia superbe ed una godibillissima colonna sonora e sparatorie di otta fattura.....vivamente consigliato!!
er
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fabio57
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giovedì 12 maggio 2016
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ritratto accurato del criminale dillinger
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Notevole e accurata ricostruzione degli ultimi anni di vita di Dillinger, personaggio molto controverso,rapinatore di banche col debole per i bei vestiti e le auto di lusso, che a detta di molti aveva durante le sue incursioni distrutto ipoteche e cambiali, dando respiro agli americani più deboli, impoveriti dalla grande depressione, e ciò creò un alone di eroismo intorno alla sua figura,tuttavia negli ultimi tempi prima della sua rocambolesca uccisione,le sue imprese erano diventate più violente e sanguinarie anche a causa di alleanze"pericolose".Depp da il volto a questo personaggio, in maniera eccellente,il film è gradevole e con i tratti del gangster-movie racconta un pezzo di storia americana.
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Notevole e accurata ricostruzione degli ultimi anni di vita di Dillinger, personaggio molto controverso,rapinatore di banche col debole per i bei vestiti e le auto di lusso, che a detta di molti aveva durante le sue incursioni distrutto ipoteche e cambiali, dando respiro agli americani più deboli, impoveriti dalla grande depressione, e ciò creò un alone di eroismo intorno alla sua figura,tuttavia negli ultimi tempi prima della sua rocambolesca uccisione,le sue imprese erano diventate più violente e sanguinarie anche a causa di alleanze"pericolose".Depp da il volto a questo personaggio, in maniera eccellente,il film è gradevole e con i tratti del gangster-movie racconta un pezzo di storia americana.Per inciso, il suo giustiziere lasciò L'FBI e morì, forse suicida, qualche anno dopo.Considerazioni sui metodi dei federali e del suo capo sono pleonastiche.E' certo che non andassero molto per il sottile,tuttavia è indubbio che incassarono sicuramente qualche importante risultato.
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jos_d
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mercoledì 13 gennaio 2010
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una gangster story di buon livello
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Storia vera del celebre rapinatore di banche John Dillinger, colui che, a cavallo fra gli anni ’20 e ’30 ha infiammato gli States con la sua gang, operando come una sorta di “cane sciolto”, non essendo cioè affiliato alla famigerata “commissione” del crimine americana. Dillinger (Johnny Depp) ha un fidato braccio destro, John “Red” Hamilton (Jason Clarke), che però rimarrà ucciso durante una fuga, una donna, Billie Frechette (Marion Cotillard), che lo amerà incondizionatamente fino alla fine, ma anche un instancabile nemico, l’agente speciale Melvin Purvis (Christian Bale), incaricato dall’FBI di prenderlo ad ogni costo, vivo…o morto. Sceneggiato dallo stesso Mann in collaborazione con Ronan Bennet ed Ann Biderman sulla base del saggio di Brian Burrough, un film sicuramente di buon livello, grazie anche ai grandi contributi tecnici di cui si avvale la produzione (costumi, scenografie ecc.
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Storia vera del celebre rapinatore di banche John Dillinger, colui che, a cavallo fra gli anni ’20 e ’30 ha infiammato gli States con la sua gang, operando come una sorta di “cane sciolto”, non essendo cioè affiliato alla famigerata “commissione” del crimine americana. Dillinger (Johnny Depp) ha un fidato braccio destro, John “Red” Hamilton (Jason Clarke), che però rimarrà ucciso durante una fuga, una donna, Billie Frechette (Marion Cotillard), che lo amerà incondizionatamente fino alla fine, ma anche un instancabile nemico, l’agente speciale Melvin Purvis (Christian Bale), incaricato dall’FBI di prenderlo ad ogni costo, vivo…o morto. Sceneggiato dallo stesso Mann in collaborazione con Ronan Bennet ed Ann Biderman sulla base del saggio di Brian Burrough, un film sicuramente di buon livello, grazie anche ai grandi contributi tecnici di cui si avvale la produzione (costumi, scenografie ecc.) ed al fascino del sempreverde Depp -ma ancher Bale è perfetto; qualche sequenza meno convincente (come quando lui si fa la passeggiatina indisturbato -anzi chiede anche ad un agente il risultato del match di baseball- nell’ufficio investigativo creato appositamente per lui) e qualche piccola lungagine impongono però di limitare l’entusiasmo e di considerare il film “solo” come l’ennesimo buon lavoro di un regista con un curriculum di tutto rispetto.
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roberto simeoni
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lunedì 9 novembre 2009
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giu' il cappello
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C’era molta attesa per questo nuovo film di Michael Mann, nel quale vengono raccontate le gesta del nemico pubblico numero uno, John Dillinger. Da una parte perché era inevitabile subire il confronto con “Bonny & Clyde” (Gangster Story) di Arthur Penn, un film che ne lontano 1967 ha cambiato per sempre la storia della settima arte, dall’altra perché si misurava con se stesso e cioè con “Heat – La sfida”, che ha una trama molto simile e che tuttora viene giustamente considerato il suo capolavoro. Mann ne esce a testa alta con un film che è una vera lezione di Cinema. A coadiuvarlo nell’impresa concorrono una ricostruzione storica ai limiti del maniacale, un cast perfetto, e la magnifica fotografia del nostro Dante Spinotti; ma la differenza la fa la storia ed il modo in cui viene raccontata.
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C’era molta attesa per questo nuovo film di Michael Mann, nel quale vengono raccontate le gesta del nemico pubblico numero uno, John Dillinger. Da una parte perché era inevitabile subire il confronto con “Bonny & Clyde” (Gangster Story) di Arthur Penn, un film che ne lontano 1967 ha cambiato per sempre la storia della settima arte, dall’altra perché si misurava con se stesso e cioè con “Heat – La sfida”, che ha una trama molto simile e che tuttora viene giustamente considerato il suo capolavoro. Mann ne esce a testa alta con un film che è una vera lezione di Cinema. A coadiuvarlo nell’impresa concorrono una ricostruzione storica ai limiti del maniacale, un cast perfetto, e la magnifica fotografia del nostro Dante Spinotti; ma la differenza la fa la storia ed il modo in cui viene raccontata. Fin dalle prime inquadrature capiamo subito che questo è un altro sport rispetto ai filmetti che capita di vedere di solito e che la pasta di Mann è quella dei Grandi. Inquadrature mozzafiato, montaggio impeccabile e siamo subito immersi nella Storia , con la esse maiuscola. Il magnetismo di Depp ci cattura, lo temiamo per quello che fa, ma lo amiamo perché vorremmo un po’essere come lui; la storia d’amore con il personaggio della Cotillard e di quelle che si ricordano e le lacrime nel finale ti fanno venire un groppo in gola. Ed è proprio la seconda parte del film quella migliore, a partire dalla incredibile sequenza della fuga nel bosco dove sembra proprio di essere lì con loro, altro che tecnologia 3D. Da quel momento in poi viaggiamo in apnea ed il finale nella sala cinematografica ti sembra un colpo di genio, se non fosse che è tutto vero, le cose sono andate proprio così, nero su bianco.
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