lindab
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lunedì 20 aprile 2009
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un film di protesta ma non solo..
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Concordo con la recensione di mymoovies quando si afferma che Jamal è il protagonista di una favola mediatica e aggiungerei americana in cui si avverano i desideri dell'uomo indiano comune (e non solo). Questa è la mia conclusione e amarezza che ho avvertito alla fine della proiezione. Vi è un concetto di felicità in film come questi che hanno sempre un finale prevedibile fin dall'inizio, non mi riferisco al puro lieto fine in sè, ma si pensi al raggiungimento della felicità con Willy Smith, anch'esso sembra fare tristemente rima con denaro,ma non potrebbe esser altrimenti, se pensiamo che situazioni come quella di Jamal esistono veramente.Per questo credo che l'elemento vincente del film sia stato più lo stile verista che denuncia una povertà tipica di un paese come l'India, tutto il resto è puro contorno.
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Concordo con la recensione di mymoovies quando si afferma che Jamal è il protagonista di una favola mediatica e aggiungerei americana in cui si avverano i desideri dell'uomo indiano comune (e non solo). Questa è la mia conclusione e amarezza che ho avvertito alla fine della proiezione. Vi è un concetto di felicità in film come questi che hanno sempre un finale prevedibile fin dall'inizio, non mi riferisco al puro lieto fine in sè, ma si pensi al raggiungimento della felicità con Willy Smith, anch'esso sembra fare tristemente rima con denaro,ma non potrebbe esser altrimenti, se pensiamo che situazioni come quella di Jamal esistono veramente.Per questo credo che l'elemento vincente del film sia stato più lo stile verista che denuncia una povertà tipica di un paese come l'India, tutto il resto è puro contorno.Apprezzabili le musiche, ma non del tutto convinta sull'assegnazione di così tanti Oscar.
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lunetta
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sabato 25 aprile 2009
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meno male che non vivo in india!
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Il titolo è polemico, naturalmente. Ma il quadro che emerge da questo film dell'India fa davvero inorridire: miseria, violenza. crudeltà più o meno gratutite,invidia, odio, schiavismo, stragi s sfondo religioso. Inperdonabile l'errore di traduzione:"arrivano i musulmani e uccidono tutti". Erano gli indù che uccidevano i musulmani, ma nella nostra ottica post 11 settembre viene preferita questa versione, anche se falsa. L'unico "buono" del film è il ragazzo, protagonista, una specie di martire isolato, l'eccezione che conferma la regola. Dopo una vita fatta solo di sofferenze ed umiliazioni, un percorso ad ostacoli in mezzo al male assoluto, ne esce vincitore (mi ricorda i polpettoni dell'800 tipo Remì, etc)vince un sacco di soldi, riscatta la sua "principessa", una figura femminile patetica e senza partcolari meriti, oltre quello di aver aspettato, ridotta in schiavitù, che un principe senza macchia e senza paura, con un sacco di soldi, naturalmente, la liberasse dal suo padrone cattivo.
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Il titolo è polemico, naturalmente. Ma il quadro che emerge da questo film dell'India fa davvero inorridire: miseria, violenza. crudeltà più o meno gratutite,invidia, odio, schiavismo, stragi s sfondo religioso. Inperdonabile l'errore di traduzione:"arrivano i musulmani e uccidono tutti". Erano gli indù che uccidevano i musulmani, ma nella nostra ottica post 11 settembre viene preferita questa versione, anche se falsa. L'unico "buono" del film è il ragazzo, protagonista, una specie di martire isolato, l'eccezione che conferma la regola. Dopo una vita fatta solo di sofferenze ed umiliazioni, un percorso ad ostacoli in mezzo al male assoluto, ne esce vincitore (mi ricorda i polpettoni dell'800 tipo Remì, etc)vince un sacco di soldi, riscatta la sua "principessa", una figura femminile patetica e senza partcolari meriti, oltre quello di aver aspettato, ridotta in schiavitù, che un principe senza macchia e senza paura, con un sacco di soldi, naturalmente, la liberasse dal suo padrone cattivo.
Ma esistono veramente i prncipi senza macchia, neanche un minuscolo puntino??
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(di valentina82)
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nicola scanga
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domenica 29 marzo 2009
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jamal: scalata al milione
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Un film che rilascia emozioni ad ogni fotogramma che scorre. Un discorso continuo, senza pause, e quando appare il silenzio, questo emoziona. Scende un pò sul finale, ballo in stazione compreso, ma se il senso è quello della rivalsa, bene, dopo tanta sofferenza un lieto fine è assolutamente meritato. Ritengo questo film un capolavoro, un cult movie da far passare nelle scuole, come elemento educativo. Alla stregua di "Schindler's List" del "Pianista", dello stesso "La vita è bella". In questa pellicola viene evidenziato lo stato di vita e lo sfruttamento che subiscono molti bambini indiani. Ninos de rua di Mombei. Jamal e Latika, due eroi antieroi, milionari per amore.
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vittomymovies
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lunedì 20 aprile 2009
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sopravvalutato, ma tocca il cuore
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A distanza di 4 anni da "Milions", Danny Boyle torna con "The Millionnaire" a parlare di "milioni" (di soldi) e questa volta sbanca la roulette di Hollywood: 8 statuette portate a casa dalla pellicola (fra cui miglior film, regia, montaggio e sceneggiatura non-originale) e qualcosa come un altro centinaio di riconoscimenti (fra premi vinti e nomination) in tutto il mondo. A fronte di questo impressionante palmares, il primo commento che viene spontaneo dopo la visione del film è: sopravvalutato, esageratamente sopravvalutato. Ma, si sa, non è certo la prima volta che l'Academy si innamora di una pellicola rimpiendola di Oscar a dispetto del sentire comune.
Detto questo, The Milionnaire è comunque un ottimo film, che tocca il cuore.
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A distanza di 4 anni da "Milions", Danny Boyle torna con "The Millionnaire" a parlare di "milioni" (di soldi) e questa volta sbanca la roulette di Hollywood: 8 statuette portate a casa dalla pellicola (fra cui miglior film, regia, montaggio e sceneggiatura non-originale) e qualcosa come un altro centinaio di riconoscimenti (fra premi vinti e nomination) in tutto il mondo. A fronte di questo impressionante palmares, il primo commento che viene spontaneo dopo la visione del film è: sopravvalutato, esageratamente sopravvalutato. Ma, si sa, non è certo la prima volta che l'Academy si innamora di una pellicola rimpiendola di Oscar a dispetto del sentire comune.
Detto questo, The Milionnaire è comunque un ottimo film, che tocca il cuore. Scritto benissimo, la storia è quella del giovane Jamal Malik, nato e cresciuto negli slum di Mumbai (Bombay), il quale participa al quiz televisivo "Chi vuol essere milionario", come concorrente aspirante alla vincita di 20 milione di rupie. Il quiz è senza dubbio un punto forte del film ma è alla fine solo un pretesto per accompagnarci lungo tutta la vita di Jamal. Ed infatti, accusato di aver imbrogliato dall'odioso condutorre (che non riesce a credere che un orfano venuto dalle baraccopoli come Jamal possa sapere tutte le tisposte), Jamal viene arrestato e malmenato dalla polizia. All’agente che lo interroga, Jamal racconta - in una serie di flash-back - la propria incredibile storia, e di come in ogni episodio della sua vita abbia trovato le risposte alle domande del quiz, senza imbrogliare nessuno. In particolare, si scopre come è stato l’amore per la bellissima Latika, conosciuta da bambino, poi persa, ma mai dimenticata, a spingerlo a partecipare al quiz perchè potesse ritrovarla. E alla fine, di fronte all'ultima domanda, a Jamal in fondo non importa nulla di vincere, perchè ormai ha ritrovato la sua principessa, e tanto gli basta per vivere felice... la principessa prima di tutto... (toccantissimo davvero un flashback che racconta di come Jamal tentò di liberare Latika dalle grinfie del proprio protettore; Jamal implora Latika di scappare con lei... Latika gli domanda "ma non abbiamo un soldo, di che cosa vivremo?" ... Jamal gli risponde: "Vivremo del nostro amore"). Vit.
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anto
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mercoledì 11 febbraio 2009
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il destino di un ragazzo povero ma che col coraggè
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Boyle è stato un grande nel formulare la regia di questo spettacolare film... i colori le foto la musica hanno donato al film un ritmo incalzante e avvolgente senza nulla togliere alla profondità delle scene costruttive e capaci di dare un senso immediato. inoltre l'intreccio tra le due componenti che hanno accompagnato il film in tutto il suo percorso: la vita sconfortante negli slum di Mumbay e la scalata verso 20000000.00 rupie hanno mantenuto il film interessante.
buon film che ci mette dinanzi una fotografia del mondo che ancora è costretto a subire i soprusi di una situazione sociale allarmante
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noxaro
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venerdì 17 aprile 2009
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grandioso
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Mi aspettavo un film strappalacrime e invece ho trovato un film che riesce a far sorridere e a sconvolgere. L'utilizzo della tecnica dei flash black per raccontare la vita di Jamal e quindi la vita dei bambini delle baraccopoli indiane è a dir poco geniale, Boyle ha raccontato a pezzetti la vita di tutte quelle persone che vivono in una condizione di miseria, perchè infatti la vita di Jamal non è altro che la vita di milioni di persone in India, Africa, Sud America. La speranza di Jamal è la speranza che qualcosa in questo mondo possa cambiare quando la gente si renderà conto che esistono certe realtà. Per finire definirei una bella novità anche il balletto finale.
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giacomo j.k.
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martedì 19 maggio 2009
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la scalata
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Mumbay, 2006. Jamal Malik è arrestato dalla polizia. L’accusa: essere riuscito ad arrivare a rispondere alla penultima domanda del popolare quiz televisivo “Chi vuol essere milionario?”. Jamal, infatti, è un diciottenne proveniente dalle bidonville della città: come ha fatto lui a riuscire lì dove schiere di medici, avvocati e menti illuminate hanno fallito? La risposta è semplice, tanto da apparire inverosimile: la sapienza di Jamal non è quella di un avvocato, né di un laureato. Essa è la conoscenza amplissima di chi da sempre si è trovato costretto a convivere con la durezza della vita, di chi ha fatto mille e più esperienze, di una persona che – nonostante tutte le avversità – ha sempre saputo tenere fissi i propri obiettivi: l’integrità e l’amore.
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Mumbay, 2006. Jamal Malik è arrestato dalla polizia. L’accusa: essere riuscito ad arrivare a rispondere alla penultima domanda del popolare quiz televisivo “Chi vuol essere milionario?”. Jamal, infatti, è un diciottenne proveniente dalle bidonville della città: come ha fatto lui a riuscire lì dove schiere di medici, avvocati e menti illuminate hanno fallito? La risposta è semplice, tanto da apparire inverosimile: la sapienza di Jamal non è quella di un avvocato, né di un laureato. Essa è la conoscenza amplissima di chi da sempre si è trovato costretto a convivere con la durezza della vita, di chi ha fatto mille e più esperienze, di una persona che – nonostante tutte le avversità – ha sempre saputo tenere fissi i propri obiettivi: l’integrità e l’amore. Da un lato, l’amore fraterno “non corrisposto” (o sì?) verso Salim, fratello maggiore dai tratti dispotici, il tipico antieroe, il ritratto speculare di Jamal, colui che si è lasciato corrompere dalla società in cui vive. Dall’altro lato, l’amore devoto e profondo verso Latina, bambina e ragazza degli slum e infine donna a servizio del boss malavitoso della zona. Se decide di partecipare al quiz, come dice esplicitamente, è solo perché “sapeva che lei l’avrebbe guardato”. Qualcuno potrebbe dire che la vita gli ha tolto tutto; Jamal pensa solo che la vita gli ha dato molto, nel bene e nel male, e che tutto ciò che ha acquisito è prezioso. Se riuscirà a vincere il quiz, sarà solo perché avrà saputo sfruttare tutto il suo bagaglio empirico-emozionale, tutte le sue piccole vittorie e le sue grandi sconfitte, come piedistallo su cui salire, come una montagna da scalare. Una montagna che, come si vede nel film, è davvero immensa, e che gli permetterà di arrivare là dove nessuno era ancora giunto.
Probabilmente non è un film da otto Oscar, ma da tre (fotografia, montaggio e colonna sonora). Gli altri sono forse da imputare alla mania degli Americani verso il sogno del riscatto sociale; resta comunque il fatto che Slumdog Millionaire - “Il pezzente milionario”, “tradotto” (e banalizzato) in “italiano” con The Millionaire - è una storia forte, romantica, a tratti forse monotona, un ritratto dell’India di oggi, con tutti i suoi fortissimi contrasti colti dalle audaci/sagaci inquadrature da Oscar del direttore della fotografia Anthony Dod Mantle e un film splendidamente interpretato da ogni componente del giovanissimo cast, che sa trovare la sua forza proprio negli esordienti e in volti semisconosciuti.
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angelo laratta
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giovedì 24 settembre 2009
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oscar come se piovesse...
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Otto Oscar nell'anno 2009, una tonnellata buona di premi vinti, la colonna sonora divenuta tormentone dell'anno, attori trasformati in un paio d'ore in idoli internazionali, un regista originale e che sa come si una la macchina da presa e che non ha paura di correre rischi, nonchè un soggetto di sicuro appeal. Questi erano i pensieri che si affollavano nella mente del sottoscritto mentre premeva il tasto play: Riuscirà a mantenere le promesse? O sarà la solita americanata che fa colpo in un momento e poi si rivela una bolla di sapone?
Comincia lo spettacolo, e l'avvio è fulminante! Una storia frantumata in tanti pezzi da rimettere insieme gradualmente, fotografia di assoluto rilievo, attori convincentissimi e chi più ne più ne metta! Non c'è che dire, la prima metà del film è un vero gioiello.
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Otto Oscar nell'anno 2009, una tonnellata buona di premi vinti, la colonna sonora divenuta tormentone dell'anno, attori trasformati in un paio d'ore in idoli internazionali, un regista originale e che sa come si una la macchina da presa e che non ha paura di correre rischi, nonchè un soggetto di sicuro appeal. Questi erano i pensieri che si affollavano nella mente del sottoscritto mentre premeva il tasto play: Riuscirà a mantenere le promesse? O sarà la solita americanata che fa colpo in un momento e poi si rivela una bolla di sapone?
Comincia lo spettacolo, e l'avvio è fulminante! Una storia frantumata in tanti pezzi da rimettere insieme gradualmente, fotografia di assoluto rilievo, attori convincentissimi e chi più ne più ne metta! Non c'è che dire, la prima metà del film è un vero gioiello... Ma ecco che dopo la fatidica soglia, ma anche prima, dell'ora e mezza, il film si fa fiacco, arranca, perde colpi, diventa una ricerca ripetitiva intermezzata dalle scene negli studi dello show televisivo. Il personaggio del fratello del protagonista, che nella prima parte era disegnato con sagacia e gusto, nella seconda parte diviene un semplice scagnozzo mafioso, pallida imitazione di ben altri film di cineasti italo-americani... Il film diviene di contro la concretizzazione del male di troppi film dell'ultimo decennio (non tutti per fortuna): un incip al fulmicotone e una ricaduta vorticosa nei meandri della banalità, la ricerca dell'amata perduta in questo caso.
Attenzione comunque a non confordere The Millionaire con la tazza del water! E' un film ben fatto e che si lascia guardare con piacere, ma a mio parere OTTO Oscar sono realmente eccessivi rispetto a capolavori come Amadeus...
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teo '93
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lunedì 27 settembre 2010
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l'india di boyle tra fiabe e macchinosità
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Storia con risvolti tipicamente fiabeschi, ma che non manca di elementi sconcertanti e dolorosi. “The Millionaire” è la commovente allegoria di un riscatto, simbolo dell’amore più profondo che sovrasta l’odio e la corruzione, dell’amicizia più sincera che prevarica sull’egoismo e sulla sopraffazione. Se tuttavia guardiamo ben oltre l’atmosfera incalzante e il coinvolgimento iniziale, ci accorgiamo di quanto in realtà si sentano un po’ troppo, dietro ciascun personaggio, i fili di una manipolazione perbenista e zuccherosa. Più che un film originale e intelligente può essere analizzato, infatti, come una parabola imbastita con prevedibilità, stilizzazione e frenesia colorita ma sfilacciata. La regia di Boyle è vivace, ma nel suo incedere per continui flash-back ed ellissi temporali è irreparabilmente macchinosa.
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Storia con risvolti tipicamente fiabeschi, ma che non manca di elementi sconcertanti e dolorosi. “The Millionaire” è la commovente allegoria di un riscatto, simbolo dell’amore più profondo che sovrasta l’odio e la corruzione, dell’amicizia più sincera che prevarica sull’egoismo e sulla sopraffazione. Se tuttavia guardiamo ben oltre l’atmosfera incalzante e il coinvolgimento iniziale, ci accorgiamo di quanto in realtà si sentano un po’ troppo, dietro ciascun personaggio, i fili di una manipolazione perbenista e zuccherosa. Più che un film originale e intelligente può essere analizzato, infatti, come una parabola imbastita con prevedibilità, stilizzazione e frenesia colorita ma sfilacciata. La regia di Boyle è vivace, ma nel suo incedere per continui flash-back ed ellissi temporali è irreparabilmente macchinosa. Inaspettata delusione.
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sassolino
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domenica 25 gennaio 2009
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una caleiodoscopio da 20 milioni d rupie
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Questo spettacolare caleiodoscopio ha molti più meriti che difetti; se infatti la partenza ci presenta qualche incertezza, rappresentata da un improbabile prigionia del giovanissimo giocatore, il seguito diventa man mano un crescendo di storie urbane, metropolitane, drammi personali di una città ormai esplosa quale Bombay.
Un luogo dove il tessuto connettivo e sociale è sradicato, sradicati i poveri orfanelli ridotti alla cecità per garantire le finanze e la sporavvivenza dei boss locali.
Il senso del riscatto si accende sin dalla prima domanda, serpeggia sinuoso tra le pendici monumentali del Taj Mahal e polverizza qualsiasi morale, inacastonando in tralice una nazione fortemente contradditoria, dominata dall'occidentalizzazione, sparpagliata tra sacro e profano, destinata a una sconfitta che sa di vittoria.
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Questo spettacolare caleiodoscopio ha molti più meriti che difetti; se infatti la partenza ci presenta qualche incertezza, rappresentata da un improbabile prigionia del giovanissimo giocatore, il seguito diventa man mano un crescendo di storie urbane, metropolitane, drammi personali di una città ormai esplosa quale Bombay.
Un luogo dove il tessuto connettivo e sociale è sradicato, sradicati i poveri orfanelli ridotti alla cecità per garantire le finanze e la sporavvivenza dei boss locali.
Il senso del riscatto si accende sin dalla prima domanda, serpeggia sinuoso tra le pendici monumentali del Taj Mahal e polverizza qualsiasi morale, inacastonando in tralice una nazione fortemente contradditoria, dominata dall'occidentalizzazione, sparpagliata tra sacro e profano, destinata a una sconfitta che sa di vittoria.
Unico vincitore morale, lo abbiamo desiderato con tutto il cuore, è proprio il nostro piccolo grande eroe, Jamal, una faccia da buono che non gli ha impedito di sognare, aggrapparsi a un treno in corsa per sfuggire un destino crudele e dulcis in fundo... credere ancora una volta e per sempiterna vita all'amore.
Emozionante come solo i caleidoscopi sanno essere; ad una storia avvincente si perdona anche qualche insistenza al videoclip e una certa tendenza al melting/pot
contenutistico. Se poi si considera che l'India ha prodotto mostri come Bollywood acquista un senso anche l'anarchia registica d Danny Boyle, quasi a testimoniare il totale disorientamento di un popo e di una cultura, troppo complessi per essere descritti unitaraiamente.
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