Frost/Nixon - Il duello

Il mio film sulle scuse di Níxon. Quelle che Bush non farà mai

Tre anni di silenzio dopo le dimissioni. Poi una celebre intervista tv in cui il presidente ammetteva le sue colpe. Ron Howard porta la storia al cinema. E, obamiano di ferro, ha una certezza: non ricapiterà.
Anche Richie e Fonzie voteranno per Obama. Ron Howard ed Henry Winkler hanno nuovamente indossato, un quarto di secolo dopo, i giubbotti di Happy days (e anche una parrucca rossa, nel caso del regista ora pelato) per uno spot elettorale a favore del candidato democratico. L'idea è di Howard, che per la prima volta ha deciso di schierarsi: «Non è la solita presa di posizione liberal da hollywoodiano: in passato ho votato sia i democratici che i repubblicani. Ma stavolta il nostro Paese ha bisogno di un cambiamento reale, siamo disperati». Uex Cunningham, direttore fin qui poco impegnato, s'è buttato in politica. A dicembre uscirà negli Usa il suo Frost/Nixon (in Italia a gennaio da Universal), il film che racconta l'intervista in cui Rìchard Nixon ammise per la prima volta, nel `77, le sue colpe nel Watergate. «Se lo fa il presidente, significa che non è illegale» sbottò Nixon incalzato dalle domande dell'inglese David Frost. Ventotto ore di registrazione per quattro puntate da 90 minuti l'una: a tutto oggi lo show politico più visto nella storia della tu Nixon, unico su 43 presidenti degli Stati Uniti a essersi dimesso, taceva da tre anni e pensava, accettando l'offerta di quell'apparentemente innocuo conduttore - una specie di Bonolis un po' in disgrazia - che da quel salotto sarebbe cominciato il suo riscatto politico, dopo lo scandalo Watergate. Oltretutto intascando un milione di dollari. E invece cadde nella trappola e crollò, per la prima volta ammettendo le sue responsabilità e, quasi in lacrime, di aver tradito la gente, gli amici, l'America e i giovani che per colpa sua avrebbero pensato alla politica come ad una roba sporca.
Ron Howard, vedremo mai anche un mea culpa di Bush? «No. Nixon accettò quell'intervista perché aveva bisogno di soldi e, s'illudeva, di riabilitazione politica. Bush è ricco, quindi non lo farebbe neanche per denaro».
Nixon era considerato il peggior presidente della storia americana: lo è ancora? «Bush li batte tutti, nettamente. In realtà gli americani politicamente più sofisticati rispettavano Nixon e pensavano che fosse il più spudorato di tutti, non il peggiore».
Il principio della sicurezza nazionale, cui si appellava Nixon per giustificare i suoi traffici sporchi, vale ancora per Abu Ghraib, le inesistenti armi nucleari di Saddam eccetera? «Quell'intervista chiuse in modo scioccante il capitolo su un periodo brutale e umiliante per l'America. Ricordo, davanti alla tv, la sensazione di sollievo e dolore allo stesso tempo: una volta per tutte capimmo che Nixon era colpevole e non
vittima di un complotto politico. Noi dì quella generazione pensavamo che non avremmo mai più visto un presidente abusare così dei suo potere ed è molto frustrante che invece sia accaduto ancora e che un presidente ci abbia manipolato un'altra volta. Questo ci fa capire che abbiamo veramente bisogno dei media: qualcuno deve direi la verità o almeno darci l'opportunità di conoscerla, se lo vogliamo».
Che futuro si Immagina nel caso vinca MeCain?
«Un tempo pensavo che non fosse molto importante chi era H presidente degli L'sa, ma Bush ci ha ricordato purtroppo quanto lo sia. Con MeCain avremmo un Paese spaccato in due e una presidenza molto debole. Non è all'altezza dell'incarico. Sarebbe solo un portavoce dei neocon. L'immagine degli States davanti al resto del mondo non migliorerebbe e questo si ripercuoterebbe sulla nostra società. Sarebbe una scelta sbagliata. insomma, ma viviamo in democrazia».
Quanto Inciderà sul voto il fattore razzismo?
«Sicuramente inciderà. Il solo fatto che Obama sia arrivato fin qui è un passo immenso e la conferma che il “melting pot” sia pure così sgangherato e lento, ha funzionato. E eh è incoraggiante. Spero che molti afroamericani, fin qui mi rappresentati e non motivati a partecipare, colgano l'opportunità e bilancino l'effetto razzista».
Quale attore vedrebbe bene nella parte di Obama?
«È talmente carismatico e sciolto che potrebbeinterpretare se stesso. L'ho conosciuto: dovreste sentire come parla delle sue figlie. Lui incarna davvero quei valori che i repubblicani sbandierano tanto. Al suo posto, appena eletto formerei uno staff con gente al dì fuori della sua ristretta cerchia finche con un paio di repubblicani. E poi aprirei di nuovo le porte e tenderci la mano al resto del mondo. Cosa che MeCain non farebbe: perciò non lo voto».
A proposito di aperture, il Vaticano quest'estate le ha negato l'accesso ad alcune chiese romane per le rïprese di Angeli e demoni.
«Non mi ha sorpreso: non mi aspettavo È tappeto rosso e non abbiamo neanche insistito più di tanto. A Roma ho avuto anche qualche problema a essere del fresco cambio di amministrazione cittadina: permessi spariti, intoppi burocratici. Ma ce la siamo cavata».
Un'ultima curiosità: ora quanti altri Oscar dovrà vincere perché la gente dica «ah Howard: il regista» e non più «ah, Richie Cunningham»?
«Beh, dopo il primo Oscar per la prima volta mi hanno dato del regista, anche se lo facevo da 25 anni. Ora ne servirebbero un altro paio. Ma a me piace essere Richie: non mi dà noia, è un bel ricordo». br/ > Da Il venerdì di Repubblica, 31 Ottobre 2008

di Emilio Marrese, 31 Ottobre 2008