Anno | 2008 |
Genere | Commedia |
Produzione | Italia |
Regia di | Maurizio Nichetti |
Attori | Jennifer Poli, Fabio Bussotti, Daniele Trambusti, Luca Lombardi, Samia Kassir Francesca Ceci, Enzo Garinei, Simona Caparrini, Francesco Venditti, Massimo Ghini, Angela Finocchiaro, Simona Marchini, Christian Circi, Samuel Colungi, Andrea Garinei, Franco Trevisi, Serena Autieri, Simona Borioni. |
MYmonetro | 2,75 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 22 gennaio 2013
Roberto è un medico brillante ma anche molto arrogante. Dopo un'incidente d'auto che l'ha lasciato in coma, il dottore instaurerà un nuovo tipo di rapporto con i pazienti. La serie è stato premiato a Roma Fiction Fest,
CONSIGLIATO SÌ
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Il dottor Laurenti (Massimo Ghini) è un bravo medico ma tratta i malati come fossero oggetti, si ricorda i numeri dei letti ma non memorizza i nomi dei pazienti. Se in ospedale è una macchina, nel privato è un disastro: si dimentica del saggio di musica del figlio, sperpera lo stipendio collezionando macchine sportive e costosissime e, per completare il quadro, tradisce la moglie Serena (Serena Autieri) con donne più giovani. Un uomo senza scrupoli che ha dimenticato il valore dei sentimenti. Così appare all'inizio della vicenda ma, dopo un grave incidente, che lo lascia in coma per dieci giorni, riesce a risvegliarsi con una risata. E, come per magia, da quel momento in poi, ogni aspetto della vita di Laurenti prenderà una strada nuova e diversa, tutto verrà ammantato dalla meraviglia di un sorriso. Così le infermiere, di cui Barbara (Angela Finocchiaro) è capo sala, troveranno la forza di andare avanti e una laureanda in medicina (Jennifer Poli), con una tesi sulla comico-terapia, porterà emozioni e risate nelle corsie d'ospedale.
Nichetti ci ha abituato ad atmosfere circensi, musiche sincopate, sguardi buffi e capelli spettinati. Anche qui mescola tutti questi elementi, con lo stesso spirito leggero e scherzoso. Ma la differenza sta nello stile adottato: la libertà di regia di Ratataplan lascia lo spazio ad una gestione dei mezzi cinematografici molto meno fantasiosa. I surreali duetti con Angela Finocchiaro, spesso estremi e spudorati nell'andare oltre il limite della realtà (in Volere volare l'amore tra un cartone animato e un'assistente sociale) sono un ricordo del passato. I tempi di realizzazione di una fiction tv non permettono alla creatività di esprimersi al meglio e il regista si trattiene, mettendo la firma ad un lavoro più che dignitoso ma anonimo: la sceneggiatura segue lo schema tipico di una storia di formazione con happy end consolatorio, una sorta di parabola contemporanea con morale finale. L'evoluzione di un bruto che piano piano si rende conto di aver sprecato la vita in vizi e lussi ed è pronto per ricominciare da capo, osservando le persone, comunicando con il cuore e ritrovando l'amore perduto. Proprio in quest'ultimo aspetto il film riesce ad esprimere un punto di vista acuto sulla forza di una risata; la coppia Autieri-Ghini (un'alchimia già vista nel musical teatrale "Vacanze romane") funge da esempio di un'educazione sentimentale fondata sulla gioia di vivere.
D'altro canto, i bambini malati hanno bisogno di una carezza in più, di uno sguardo amico anche all'interno dell'ospedale. E il problema si risolve non solo con le medicine; servono palloncini colorati, nasi rossi e una parrucca riccioluta. Così entrano in azione il gruppo di circensi della comico-terapia, associazioni specializzate nel regalare sorrisi, in Italia ancora troppo poco conosciute. Chi snobba l'amore, è malato ma può guarire. E i malati veri dell'ospedale, con una risata, possono ancora vivere.
molto bello questo film: ci presenta un classico della fiction Italiana: professionista Romano, Ricco, piacione, che ha tutto tranne un po' di altruismo e umiltà; prima del trauma. Lo humour salverebbe tanti di questi personaggi di cui è piena la Sanità ad alti livelli: si prendono tanto sul serio; giocano con i sentimenti degli altri; pensano di giocare a MOnopoli.