crisby
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venerdì 25 aprile 2008
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ottimo
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poco pubblicizzato, molto molto bello, senza sbavture e sentimentalismi: veramente da vedere
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rokerij
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mercoledì 23 aprile 2008
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un film vero...altro che moccia...
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Davvero molto bello,ti lascia il classico nodo in gola...Una storia di amicizia ,una storia d'amore,una storia di vita...intenso e vero...Emozionante.
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alessio novarelli
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venerdì 30 novembre 2007
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guida per riconoscere i tuoi santi
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Dito Montiel,scrittore,sceneggiatore ed infine regista della sua opera prima autobiografica.
Premiato e acclamato al Sundance Film Festival 2006 per la migliore regia e alla Mostra del Cinema di Venezia durante la Settimana della Critica.
“Sono Dito Montiel ed abbandonerò tutti in questo film”, con questa verità assoluta si apre questo lungometraggio, che come tutti del resto, poi ci lasciano.
Dito giovane (Shia LaBeouf) cerca di fuggire dal suo violento quartiere del Queens, tra l’anaffettività del padre e la crudeltà delle strade, mentre Dito di oggi (Robert Downey Jr.), affermato scrittore a Los Angeles, compie un viaggio di ritorno nella sua difficile periferia di New York, per rivedere il padre malato.
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Dito Montiel,scrittore,sceneggiatore ed infine regista della sua opera prima autobiografica.
Premiato e acclamato al Sundance Film Festival 2006 per la migliore regia e alla Mostra del Cinema di Venezia durante la Settimana della Critica.
“Sono Dito Montiel ed abbandonerò tutti in questo film”, con questa verità assoluta si apre questo lungometraggio, che come tutti del resto, poi ci lasciano.
Dito giovane (Shia LaBeouf) cerca di fuggire dal suo violento quartiere del Queens, tra l’anaffettività del padre e la crudeltà delle strade, mentre Dito di oggi (Robert Downey Jr.), affermato scrittore a Los Angeles, compie un viaggio di ritorno nella sua difficile periferia di New York, per rivedere il padre malato. (Chazz Palminteri)
Un ritorno forse più doloroso di una partenza, dove i Santi del titolo, sono i protettori del quartiere, che in un modo o nell’altro sono riusciti a salvarlo.
Geniale nella struttura narrativa, utilizza due piani paralleli che si alternano svelando passato e presente senza utilizzare flashback, due binari che sono uno la conseguenza dell’altro, passato e ritorno al passato.
Un film sincero, gli ambienti e i corpi sembrano parlare e i personaggi, in alcuni momenti di straniamento, si rivolgono direttamente allo spettatore guardando in macchina.
Innovativo in alcune strategie narrative, l’autore, lascia incontrare l’audio di certe battute del Dito giovane con quello attuale e anticipa i dialoghi di alcune tracce audio utilizzando delle scritte bianche su sfondo nero.
Un cinema che ricorda Martin Scorsese, (“Bronx” e “Mean Streets”) Coppola, (“I ragazzi della 56^ strada”) e per le analogie alla costruzione narrativa Woody Allen in “Radio Days”, è forse un caso la comune interpretazione di Dianne Wiest?
Tutti i personaggi in un modo o nell’altro cercano di fare la cosa giusta, ma nessuno sembra riuscire a costruirsi un domani senza poter distruggere le possibilità degli altri.
Colonna sonora di rilievo. (Jonathan Elias, Jimmy Haun, David Wittman)
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leonardo il cinemaniaco
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domenica 28 ottobre 2007
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reale
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e un film reale perke le cose accadono anke nella vita di tutti i giorni molti pensano che sia brutto magari perche nn ha visto il film ma solo il trailer e certi mettono commentare quei 3 minuti di trailer che sono insignificanti
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boffese
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venerdì 19 ottobre 2007
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la storia di dito
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uno dei migliori film dell'anno con dopo il matrimonio,le mele di adamo e i più famosi babel e the departed.è una storia raccontata in modo emozionante con passaggi di tempo ben strutturati da un ottimo montaggio.la prima regia di montiel,sembra un omaggio al maestro coppola di rusty il selvaggio. una grande colonna sonora ed un cast sfavillante guidato dai grandi palminteri e downey jr
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vale91
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sabato 25 agosto 2007
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un film stupendo che lascia senza parole!!!
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Step up è un film bellissimo ed appassionante, grazie a questo film ho riscoperto la mia voglia di ballare e di divertirmi ballando, io adoro ballare e finalmente posso ricominciare...grazie...:-)
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riccardo
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venerdì 3 agosto 2007
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mondo inquinato
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Montiel diventa regista per la trasposizione cinematografica del suo stesso libro autobiografico. Dito, adolescente residente nella periferia di Manhattan, a Queens, sogna di evadere dall'opprimente e malsano mondo in cui dimora, da quel circolo vizioso che lo trascina solo in drammi familiari e lo scaraventa in un vortice d'inquietudine a causa delle rivalità tra le gangs di periferia e delle conseguenti morti e criminalità. I buoni sentimenti circolano nell'aria ma nonostante ciò il protagonista non riesce a trovare una figura stabile, che possa donargli sollievo, equilibrio o almeno una pace temporanea: ne è un esempio il personaggio di Antonio, complicatissimo, estremamente protettivo nei confronti del giovane Dito ma irrequieto e assetato continuamente di vendetta; nella prima parte è accompagnato dal fratello, esattamente il suo opposto, che impersona le qualità di cui è privo, quelle caratteristiche che lo renderebbero un personaggio equilibrato: l'affetto, la mancanza d'odio, la semplicità.
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Montiel diventa regista per la trasposizione cinematografica del suo stesso libro autobiografico. Dito, adolescente residente nella periferia di Manhattan, a Queens, sogna di evadere dall'opprimente e malsano mondo in cui dimora, da quel circolo vizioso che lo trascina solo in drammi familiari e lo scaraventa in un vortice d'inquietudine a causa delle rivalità tra le gangs di periferia e delle conseguenti morti e criminalità. I buoni sentimenti circolano nell'aria ma nonostante ciò il protagonista non riesce a trovare una figura stabile, che possa donargli sollievo, equilibrio o almeno una pace temporanea: ne è un esempio il personaggio di Antonio, complicatissimo, estremamente protettivo nei confronti del giovane Dito ma irrequieto e assetato continuamente di vendetta; nella prima parte è accompagnato dal fratello, esattamente il suo opposto, che impersona le qualità di cui è privo, quelle caratteristiche che lo renderebbero un personaggio equilibrato: l'affetto, la mancanza d'odio, la semplicità. Ma l'aria che si respira nel Bronx è intossicata, e quei sentimenti che sembrano positivi svaniscono, inquinati. A Dito non rimane che fuggire, abbandonare tutto e tutti anche se quest'ultimi, al contrario, non l'hanno mai abbandonato. Shia LaBeouf è bravo e dimostra il suo talento come in Transformers; una nota di merito va anche a Channing Tatum che dà sicuramente un'interpretazione migliore di quella di Step up. Sicuramente la sceneggiatura è macchiata di molta volgarità ma dato lo sfondo suburbano delle vicende, era inevitabile.
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piernelweb
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mercoledì 25 luglio 2007
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guida per riconoscere un buon autore
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E' davvero sorprendente la capacità dell'autore Dito Montiel di trasformarsi da scrittore in regista per raccontare cinematograficamente la storia della sua vita. Sarà che il racconto autobiografico è quanto di più vero, sincero e sentito possa sceneggiarsi per realizzare un film; sta di fatto che molti e più blasonati moviemaker difficilmente avrebbero potuto far meglio. Intendiamoci, "Guida per riconoscere i tuoi santi", non è un film esente da difetti: spesso è inutilmente eccessivo e sopra le righe, ma conserva l'intensità di un dramma interiore vissuto sulla propria pelle che trasuda da ogni inquadratura e da ogni dialogo. Da un punto di vista tecnico la regia è vibrante e mai banale nel materializzare i conflitti del protagonista ed il difficile rapporto padre-figlio evitando di cadere nell'insidiosa trappola del buonismo generalizzato.
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E' davvero sorprendente la capacità dell'autore Dito Montiel di trasformarsi da scrittore in regista per raccontare cinematograficamente la storia della sua vita. Sarà che il racconto autobiografico è quanto di più vero, sincero e sentito possa sceneggiarsi per realizzare un film; sta di fatto che molti e più blasonati moviemaker difficilmente avrebbero potuto far meglio. Intendiamoci, "Guida per riconoscere i tuoi santi", non è un film esente da difetti: spesso è inutilmente eccessivo e sopra le righe, ma conserva l'intensità di un dramma interiore vissuto sulla propria pelle che trasuda da ogni inquadratura e da ogni dialogo. Da un punto di vista tecnico la regia è vibrante e mai banale nel materializzare i conflitti del protagonista ed il difficile rapporto padre-figlio evitando di cadere nell'insidiosa trappola del buonismo generalizzato. Il cast funziona a dovere, e oltre all'affidabile Palminteri, anche Robert Downey jr. e Rosario Dawson sono capaci di una prova più che convincente. Da annoverare tra gli esordi cinematografici più interessanti della stagione.
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giovanni
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lunedì 23 luglio 2007
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drammatico
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