Guida per riconoscere i tuoi santi |
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Un film di Dito Montiel.
Con Robert Downey Jr., Shia LaBeouf, Chazz Palminteri, Dianne Wiest, Channing Tatum.
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Titolo originale A Guide to Recognizing Your Saints.
Drammatico,
durata 98 min.
- USA 2006.
- Mikado Film
uscita venerdì 9 marzo 2007.
MYMONETRO
Guida per riconoscere i tuoi santi
valutazione media:
3,44
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Alla ricerca delgli affetti perdutidi EugenioFeedback: 34763 | altri commenti e recensioni di Eugenio |
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martedì 7 giugno 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Ognuno di noi è un firmamento che in virtù della sua decantata forza non ha il coraggio di alzare gli occhi verso il cielo ma contempla il basso, il terreno, accontentandosi di un’esistenza grigia scandita dall’assenza degli affetti familiari.E’ quanto accade al protagonista dell’esordiente scrittore/regista Montiel, vincitore con il suo “Guida per riconoscere i tuoi santi” del premio speciale della giuria alla 63° mostra internazionale del cinema di Venezia. Dito (Robert Downey Jr) è un affermato scrittore di successo residente a Los Angeles che ha trascorso la sua giovinezza nel quartiere di Astoria (nel Queens) tra droga, rapporti sessuali precoci e criminalità da “teppistello” di periferia. Un mondo chiuso,avulso dalla vita reale che rifiuta ogni appoggio esterno, preferendo all’austera legge la silente omertà di lavare i panni sporchi in famiglia. Dito è membro e parte integrante di essa: il suo tempo libero è la strada, la sua compagnia il duro Antonio, il solare Nerf, la (mica tanto) dolce Laurie, le spalle su cui piangere i permissivi genitori (tra cui spicca una magistrale interpretazione di Palminteri nel ruolo del padre). Eppure dopo qualche tempo (e l’ennesimo pestaggio) questo protettivo e animalesco macrocosmo inizia a diventare soffocante e opprimente agli occhi dell’ambizioso giovane: Dito, infatti, aspira a nuovi orizzonti e prospettive lavorative, a quell’apertura mentale possibile solo con l’allontanamento da Astoria. Deciderà quindi di partire per la California nonostante il volere contrario del padre e la silenziosa sofferenza della madre per costruirsi quel destino da lui fortemente desiderato. Quindici anni dopo, il passato sottoforma di telefonata, busserà sua alla porta costringendolo a ripercorrere nuovamente quelle strade (solo in apparenza) dimenticate per il saldo dell’antico debito affettivo mai colmato. Attraverso il ritratto della singola vicenda di Dito, Montiel, spinto dalla sua esperienza autobiografica, descrive una generazione di giovani “bruciati” dalla vita il cui unico credo sembra essere l’odio, la sopraffazione e l’inciviltà nei confronti degli altri. Ne sono esempio le numerose scorribande del branco di Antonio (cui Dito,volente o nolente appartiene), i violenti pestaggi per futili motivi, il doloroso significato della parola vendetta. Tuttavia tali scene di ordinaria violenza metropolitana narrate secondo l’usuale tecnica del flashback, sono sapientemente bilanciate dall’utilizzo di un’arte filmica intimista e spontanea, variabile da un registro costituito da lunghe e immobili riprese del quartiere a intensi primi piani di Dito a confronto con i suoi fantasmi del passato. Primo tra tutti l’anziano e morente padre che rifiuta ogni ricovero ospedaliero attendendo la morte su un divano (molto potente lo scambio di battute con il rinnegato figlio), la saggia madre così preoccupata per le condizioni di Dito da non rendersi conto del suo disfacimento morale, la bella Laurie con figlia al seguito (avuta da chissà chi) fredda e indifferente nei confronti dell’ex ganzo di una volta e il vecchio protettore Antonio condannato all’ergastolo per l’uccisione di un violento “graffitaro”.I santi della pellicola si riconoscono subito: sono le stelle del cielo, coloro che vegliano su di te dall’alto e che ti accompagnano e accompagneranno sempre in ogni tua azione senza dimenticarti: una lezione che il giovane protagonista,seppur in ritardo, imparerà ad accettare e a condividere.
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