jona
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mercoledì 21 gennaio 2004
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ma che meglio
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la meglio gioventù, così come tanti altri film italiani è opera di superlativa retorica, i dialoghi sono da terza elementare,il rapporto tra nicola e la figlia con palloncino al seguito qualcosa di assolutamente patetico, per non parlare della scelta del figlio di Matteo di partire per la Norvegia...sulle orme dello zio e non del padre che poverino ha fatto una brutta fine sob!!, paeragonabile giusto alla Cortellesi che nel posto dell'anima vede l'orso o ai giallissimi campi di grano di io non ho paura.
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(di fierobecco)
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riccardo
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giovedì 18 dicembre 2003
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da dimenticare.
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Film approssimativo, noioso e superficiale nonché patetico.
Anche tecnicamente mi pare privo di movimenti di rilievo.
La seconda parte poi, è decisamente peggiore della prima.
La scena peggiore: Lei che col megafono sbraita "ti amo" mentre lui espone uno striscione di protesta
La scena migliore: i titoli di coda.
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mario
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lunedì 20 agosto 2007
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più che cinema una telenovela
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6 ore di "cinema" quando ne sarebbe bastata una. Mi aspettavo molto da questo film che mi ha deluso man mano che scorreva. Situazioni forzate ed irreali per far presa su un retorico e sguaiato sentimentalismo.
Fughe dalla clinica psichiatrica senza che nessuno avvii ricerche, discrepanze temporali tra una estate norvegese che si svolge contemporaneamente all'alluvione di firenze del 66 avvenuta in novembre. Brigatisti dal cuore tenero ed eccessivamente zelanti nel rivelare i loro piani. Protagonisti eternamente giovani o repentinamente cresciuti a dispetto dell'anagrafe ne fanno un film superficiale e ruffiano. Ciliegina sulla torta l'apparizione del fantasma di Matteo. Una regia che non coglie nemmeno le eccezionali possibilità (escluso Fausto Leali e poco altro) che 40 anni di musica italiana e non, gli offrono su un piatto di argento.
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6 ore di "cinema" quando ne sarebbe bastata una. Mi aspettavo molto da questo film che mi ha deluso man mano che scorreva. Situazioni forzate ed irreali per far presa su un retorico e sguaiato sentimentalismo.
Fughe dalla clinica psichiatrica senza che nessuno avvii ricerche, discrepanze temporali tra una estate norvegese che si svolge contemporaneamente all'alluvione di firenze del 66 avvenuta in novembre. Brigatisti dal cuore tenero ed eccessivamente zelanti nel rivelare i loro piani. Protagonisti eternamente giovani o repentinamente cresciuti a dispetto dell'anagrafe ne fanno un film superficiale e ruffiano. Ciliegina sulla torta l'apparizione del fantasma di Matteo. Una regia che non coglie nemmeno le eccezionali possibilità (escluso Fausto Leali e poco altro) che 40 anni di musica italiana e non, gli offrono su un piatto di argento.
Si salva a tratti la recitazione degli attori (Adriana Asti in particolare)
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