romeo79
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martedì 24 giugno 2008
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maledettamente freddo...
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Fa freddo a Fargo,nel North Dakota.E fa terribilmente freddo anche a Breinerd,paese di boscaioli,ed a Minneapolis.Queste le città della nostra macabra vicenda.L'inverno è rigido ed una spessa coltre di neve imbianca ogni cosa.Le case,gli alberi,le automobili.E così ogni mattina Jerry deve alzarsi presto,sbrinare faticosamente il parabrezza con un raschia-ghiacchio ed andare al lavoro alla Oldsmobile.Lavoro che odia,schiacciato dall'ingombrante figura del suocero,titolare dell'azienda.Lavoro che lo relega a misero dipendente,destinato ad una vita da uomo medio,nella media provincia,dove è lontana l'idea del "sogno americano",della "ricerca della felicità" menzionata nella Dichiarazione di Indipendenza di Jefferson.
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Fa freddo a Fargo,nel North Dakota.E fa terribilmente freddo anche a Breinerd,paese di boscaioli,ed a Minneapolis.Queste le città della nostra macabra vicenda.L'inverno è rigido ed una spessa coltre di neve imbianca ogni cosa.Le case,gli alberi,le automobili.E così ogni mattina Jerry deve alzarsi presto,sbrinare faticosamente il parabrezza con un raschia-ghiacchio ed andare al lavoro alla Oldsmobile.Lavoro che odia,schiacciato dall'ingombrante figura del suocero,titolare dell'azienda.Lavoro che lo relega a misero dipendente,destinato ad una vita da uomo medio,nella media provincia,dove è lontana l'idea del "sogno americano",della "ricerca della felicità" menzionata nella Dichiarazione di Indipendenza di Jefferson.Jerry,come tutti i personaggi dei Cohen,non riesce ad accettare la propria condizione,il ruolo assegnatogli dal caso,e decide stupidamente di sfidare la sorte,prendendo una quanto mai strampalata iniziativa.Organizza il rapimento della moglie per mano di due loschi figuri,allo scopo di chiedere un riscatto al suocero stesso.Si tratta di 80 mila dollari,almeno così riferisce ai sedicenti criminali,ma in realtà la posta in gioco è di ben un milione.In pratica fa il doppio gioco,come avrà di certo visto fare in qualche film,nelle lunghe e tediose serate invernali davanti alla TV,mentre fuori imperversa la bufera.I due criminali si rivelano essere ben presto dei perfetti imbranati,uno logorroico e dalla faccia "curiosa",l'altro imperturbabile,enigmatico e senza scrupoli.L'ignara moglie viene rapita e la messinscena ha inizio.Memorabile la scena del sequestro,ridicolo e rocambolesco allo stesso tempo,che la dice lunga sulla "professionalità" e l'esperienza dei rapitori.Jerry simula magistralmente la parte del marito preoccupato,riuscendo a convincere il suocero a sborsare i quattrini.Ma il vecchio,testardo come sempre,decide di recarsi di persona a consegnare il denaro,ricevendone in cambio una pallottola nelle budella.Il "curioso" Carl scopre che nella valigetta ci sono ben più degli 80mila promessi.E come ogni criminale che si rispetti decide di mettere da parte per sé 920mila bigliettoni e tornare dal silenzioso compare con i restanti 80mila.Doppio doppio gioco.Ovviamente l'avidità è tale e la stupidità tanta che anche con un bel gruzzolo al sicuro nascosto sotto un metro di neve al piccoletto pare giusto mettersi a tirare sul prezzo della macchina,che rientra anch'essa nel loro compenso.Ma quello che è certo è che al silenzioso Gaear non piace scherzare,e "per quattro biglietti di banca" mette a sesto un bel colpo di pala sulla testa del compare.Per poi tranquillamente sminuzzarlo in un trituratore di legname.La neve si tinge di rosso,il candore senza tempo e senza scampo del paese dei boscaioli si macchia di sangue,mentre dalla bocca del trituratore spunta solo un piede,ancora vestito del suo misero calzino.Sulle tracce dei malviventi,che nel frattempo non si sono risprmiati di seminare morti lungo il loro tragitto,si mette la dolce Marge,incinta,golosa e innamorata del suo goffo Norm.Si muove lentamente Marge,col suo pancione,e si ferma ad ogni fast-food.E la notte dorme serena,abbracciata al marito,che si alza presto per prepararle la colazione.Ma questo non le impedisce di sbrogliare la matassa.Elogio della vita semplice,della rassicurante bellezza delle piccole cose,è lei ad assurgere come protagonista del film,a lasciare una piccola luce accesa sull'abisso profondo delle nefandezze umane..."ed è una così bella giornata"...
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andre
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giovedì 26 luglio 2007
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originale noir raccontato con la maestria dei coen
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Strepitoso e preoccupante affresco noir, firmato dal genio di Joel Coen. La storia ricorda da vicino quella de "L'uomo che non c'era", malgrado la denuncia della stupidità umana sia in quest'opera ancora più accentuata. E' infatti il protagonista stesso a firmare la propria caduta, a trasformare una vita tutto sommato felice- bella casa, moglie, figlio, buon lavoro- in un incubo in cui niente va come aveva previsto. I fratelli Coen raccontano senza fronzoli nè abbellimenti estetici la stupidità del protagonista: lo spettatore ha sin da subito il presentimento che si tratti di un debole, fin dalla prima scena con i due rapitori. L'uomo non riesce infatti a mostrarsi risoluto, nè tantomeno a far valere le proprie ragioni.
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Strepitoso e preoccupante affresco noir, firmato dal genio di Joel Coen. La storia ricorda da vicino quella de "L'uomo che non c'era", malgrado la denuncia della stupidità umana sia in quest'opera ancora più accentuata. E' infatti il protagonista stesso a firmare la propria caduta, a trasformare una vita tutto sommato felice- bella casa, moglie, figlio, buon lavoro- in un incubo in cui niente va come aveva previsto. I fratelli Coen raccontano senza fronzoli nè abbellimenti estetici la stupidità del protagonista: lo spettatore ha sin da subito il presentimento che si tratti di un debole, fin dalla prima scena con i due rapitori. L'uomo non riesce infatti a mostrarsi risoluto, nè tantomeno a far valere le proprie ragioni. Dice che "tutto è stato studiato a dovere", ma due minuti più tardi le cose cominciano a complicarsi. Il suo è un rapporto di falsità con la moglie- che fa rapire- e di sudditanza con il padre di lei: il suo piano è destinato a fallire proprio per la sua mancanza di virilità, per il timore che lo possiede ogni qualvolta parli con un suo superiore, con un malavitoso, con un poliziotto... Frances McDormand- Oscar meritato come migliore attrice protagonista- è uno dei pochi personaggi del film che moralmente si salva, in quanto dotato di principi etici in un mondo che sembra averli perduti. I Coen, proponendoci una società davvero spaventosa nella sua mediocrità e violenza, vogliono alla fine tranquillizzare lo spettatore proponendo un personaggio- la McDormand appunto- che pare non aver abbandonato quei pochi principi e che di conseguenza non si capacita del comportamento dei due rapitori, capaci di uccidere, in una missione all'apparenza facile, una decina di persone per soli quattro pezzi da diecimila dollari. Il protagonista disfa volontariamente la sua vita, e se all'inizio si può provare ribrezzo nei suoi confronti, successivamente egli richiama su di sè soltanto pietà e compassione. La scena finale di lui che, piangendo, viene portato via in manette,lascia un senso di pena e precarietà, evidenziando quanto sia facile perdere tutto quello che si ha: con il suo "geniale" piano, infatti, l'uomo ha definitivamente rinunciato a moglie- alla fine il rapimento diventa omicidio-, figlio- crescerà da solo-, lavoro, e, soprattutto, dignità. Il quadro che ne esce è allarmante e tremendamente contemporaneo.
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ivan91
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venerdì 23 luglio 2010
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la stupidità dellla violenza
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un gran bel film che mette in evidenza la stupidità della violenza contemporanea; al giono d' oggi su uccide per poco e assolutamente ingiustificata queta violenza si uccide "per quattro biglietti di banca " come dice la poliziotta alla fine del film: purtroppo queta eè anche la realtà quotidiana in cui oggi il mondo è dominato alla violenza e il messaggio che i coen vogliono lanciare è chiarissimo. spendido e riflessivo è un gioiello del cinema!! capolavoro
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(di rick ash)
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gino64
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lunedì 11 gennaio 2016
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capolavoro dei fratelli coen
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Trama riportata da mymovies: "Jerry Lundegaard gestisce una concessionaria d'auto e ha un impellente bisogno di denaro liquido. Escogita il rapimento della moglie per ottenere un cospicuo riscatto dal suocero ostile". Già da qui si capisce che è un film dei due fratelli di Minneapolis. Fargo è infatti la storia di un perdente (Jerry) che per dare una svolta alla propria vita prende una decisione irreversibile. Vicino al noir, è un film estremamente lineare che nella sua apparente semplicità nasconde una riflessione sull'insensatezza della violenza, come testimoniato da Marge (la poliziotta a cui viene affidato il caso, incinta, tra l'altro, di sette mesi).
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Trama riportata da mymovies: "Jerry Lundegaard gestisce una concessionaria d'auto e ha un impellente bisogno di denaro liquido. Escogita il rapimento della moglie per ottenere un cospicuo riscatto dal suocero ostile". Già da qui si capisce che è un film dei due fratelli di Minneapolis. Fargo è infatti la storia di un perdente (Jerry) che per dare una svolta alla propria vita prende una decisione irreversibile. Vicino al noir, è un film estremamente lineare che nella sua apparente semplicità nasconde una riflessione sull'insensatezza della violenza, come testimoniato da Marge (la poliziotta a cui viene affidato il caso, incinta, tra l'altro, di sette mesi). Alla vicenda, inizialmente grottesca, poi tragica, si accompagna un humor nero che è il marchio di fabbrica dei fratelli Coen e che rende ancora più tragiche le vicende dei protagonisti. Fargo è, infatti, un compendio del cinema dei Coen: dalla fotografia gelida del fidato Roger Deakins, alla scenggiatura in bilico tra il tragico ed il comico, passando per la colonna sonora, diventata un classico, che ci accompagna tra le nevi del Minnesota.
Per quanto si possa discutere sui vari significati del film, forse, la chiave di lettura ci viene data prima dei titoli di testa. Il film, infatti, dice di essere tratto da una storia vera, e nonostante i Coen abbiano detto che eventi simili siano realmente accaduti, ma non in Minnesota, si è arrivati alla conclusione che sia tutto frutto dell'immaginazione dei due cineasti. Allora perchè dire di essersi basati su una storia vera? La risposta è molto semplice (per stessa ammissione dei Coen): senza questo questo escamotage la storia sarebbe risultata inverosimile. La verità è che la vita è molto più folle ed insensata di qualsiasi film ed è esattamente questo che i Coen vogliono trasmettere: la follia umana. D'altra parte, è proprio questa la riflessione di Marge, che alla fine del film diventa l'alter ego dei registi, i quali elogiano, invece, la normalità della vita. Fargo è quindi un inno alla normalità, messa in risalto dalla follia di un perdente, il quale si aggiunge alla galleria degli strambi e i falliti dei fratelli Coen.
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ultimoboyscout
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mercoledì 10 agosto 2011
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buscemi, un tipo...curioso.
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Film assolutamente ben fatto, seri e divertente al tempo stesso, con due attori alla miglior interpretazione della carriera: Macy è perfetto (in generale anche molto sottovalutato ad Hollywood), sembra che il personaggio sia nato proprio per lui e la McDormand, poliziotta senza talento e qualità investigative che al limite del parto, tra una mangiata e l'altra arriva in fondo, senza comunque evitare la strage. Personaggio grottescamente ala Coen, che le ha fruttato un Oscar, diretta dal proprio marito è riuscita a dare il meglio di se stessa. L'occhio dei registi è come al solito tagliente e dissacrante nel descrivere con dovizia di particolari gli orrori della provincia americana, il loro sguardo è cinico e distaccato, ossessionati dalla ricerca folle dello humour più nero.
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Film assolutamente ben fatto, seri e divertente al tempo stesso, con due attori alla miglior interpretazione della carriera: Macy è perfetto (in generale anche molto sottovalutato ad Hollywood), sembra che il personaggio sia nato proprio per lui e la McDormand, poliziotta senza talento e qualità investigative che al limite del parto, tra una mangiata e l'altra arriva in fondo, senza comunque evitare la strage. Personaggio grottescamente ala Coen, che le ha fruttato un Oscar, diretta dal proprio marito è riuscita a dare il meglio di se stessa. L'occhio dei registi è come al solito tagliente e dissacrante nel descrivere con dovizia di particolari gli orrori della provincia americana, il loro sguardo è cinico e distaccato, ossessionati dalla ricerca folle dello humour più nero. E su tutto domina questa panoramica di uan società governata dal caso, dall'assurdo e dove il dramma si confonde con la farsa, e la commedia con la tragedia. La faccia di Macy è emblematica del film e della sua storia ed in generale del cinema dei Coen e dei suoi personaggi: tanto perbene quanto squallida! Poliziesco atipico (una incinta di sette mesi che segue un'indagine quando si era mai vista?), da dignità a chi cerca di fare il proprio mestiere anche se non è che lo sappia proprio fare ma punta il dito sulla stupida e macabra idiozia di una violenza criminale, becera e volgare. Uno dei film più "normali" e misurati dei Coen, di sicuro il tocco geniale c'è sempre.
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bella earl!
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martedì 26 aprile 2011
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un poliziesco in stile coen.
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Ottimo film e ottimi Fratelli Coen. Il cinema indipendente ha un sapore indimenticabile se ci sono questi due qui al timone della produzione. Il film non è magistrale ma conserva quella magia caratteristica della produzione dei Coen. Lontano dai fasti di "Non E' Un Paese Per Vecchi" rimane comunque un'ottima produzione.
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fabal
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martedì 15 ottobre 2013
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un assurdo maledettamente realistico, targato coen
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Jerry, direttore vendite di una concessionaria, è al verde: per ottenere quattrini decide di ingaggiare due malviventi per rapire la moglie e far pagare il riscatto al facoltoso suocero. Il piano però viene gestito in modo grossolano e si trasforma ben presto in tragedia.
Con Fargo si ha la sensazione che i fratelli Coen pongano una stesura dei capisaldi del loro cinema, caratteristico e diretto, guadagnandosi anche (ma non solo) un Oscar per la miglior sceneggiatura originale. Le situazioni e i personaggi oscillano in un manicheismo labile, in cui gli equilibri, sempre precari, alternano sconfinamenti di stile e di tono: le linee tra il comico e il tragico, tra il calcolo e la casualità, tra buoni e cattivi, sono così sottili da permettere una continua compenetrazione di (non) valori, in cui nessun personaggio riesce ad esprimere una valenza davvero positiva.
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Jerry, direttore vendite di una concessionaria, è al verde: per ottenere quattrini decide di ingaggiare due malviventi per rapire la moglie e far pagare il riscatto al facoltoso suocero. Il piano però viene gestito in modo grossolano e si trasforma ben presto in tragedia.
Con Fargo si ha la sensazione che i fratelli Coen pongano una stesura dei capisaldi del loro cinema, caratteristico e diretto, guadagnandosi anche (ma non solo) un Oscar per la miglior sceneggiatura originale. Le situazioni e i personaggi oscillano in un manicheismo labile, in cui gli equilibri, sempre precari, alternano sconfinamenti di stile e di tono: le linee tra il comico e il tragico, tra il calcolo e la casualità, tra buoni e cattivi, sono così sottili da permettere una continua compenetrazione di (non) valori, in cui nessun personaggio riesce ad esprimere una valenza davvero positiva. La visione della realtà che ne emerge non può nemmeno essere definita caricaturale, perché i registi non cadono mai nella tentazione del macchiettismo, nemmeno con la coppia di malviventi che pure si presterebbe all'ennesima riproposizione del gatto e della volpe. Buscemi e Stormare invece, condividono qualcosa con i ladri di Mamma ho perso l'aereo, ma possono diventare "tarantiniani" in qualsiasi momento, con il ricorso alla forza sempre in agguato. A differenza di Tarantino, però, per i Coen la violenza non è finalizzata all'eccesso visivo, ma costruisce un universo di immoralità più sfaccettato, del quale anche il sereno distacco di Marge e il cinismo di Jerry Lundegaard fanno parte. Interpretato da un ottimo William Macy, il personaggio, con la continua pretesa di essere più furbo degli altri, risulta quasi irritante e non suscita nemmeno la tenerezza del pasticcione. Non esiste un eroe: il premio Oscar McDormand è una poliziotta atipica, serena e senza un passato tormentato, né è mossa da una catartica sete di giustizia. Si trova, semplicemente, in una giornata di lavoro come tante altre, tra una mangiata e un pensiero al marito.
Di indubbia originalità, i personaggi di Fargo sono il frutto di una sceneggiatura brillante in cui gli eventi, consapevolmente, si dipanano più per congiunture che per progetti. Il risultato è una vacuità di fondo al limite dell'assurdo. Ma un assurdo dai tratti maledettamente realistici.
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teo
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lunedì 5 gennaio 2009
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un tour de force di violenza e malizia
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Sangue. Sembra essere proprio il sangue il protagonista della pellicola dei Coen: trapela da ogni angolo, luccica come un diamante su di un’infinita distesa di neve, stravolge, ingorga gli anfratti. Gela. Pietrifica lo spettatore, trascinandolo in un macabro e sadico gioco di complotti, sparatorie, situazioni in cui l’uomo dimostra la totale perdizione di se stesso e dei suoi principi. “Tutto questo per un po’ di soldi, dov’è la logica?”, si chiede incredula la poliziotta in dolce attesa Marge Ganderson (un’immensa Frances MacDormand) verso la fine del film. E, ahimè, non c’è niente di più veritiero, amaro, sconfortante. I protagonisti (classico nei Coen) sono dei perfetti idioti, a cominciare da Jerry Lundeegard (un bravissimo William H.
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Sangue. Sembra essere proprio il sangue il protagonista della pellicola dei Coen: trapela da ogni angolo, luccica come un diamante su di un’infinita distesa di neve, stravolge, ingorga gli anfratti. Gela. Pietrifica lo spettatore, trascinandolo in un macabro e sadico gioco di complotti, sparatorie, situazioni in cui l’uomo dimostra la totale perdizione di se stesso e dei suoi principi. “Tutto questo per un po’ di soldi, dov’è la logica?”, si chiede incredula la poliziotta in dolce attesa Marge Ganderson (un’immensa Frances MacDormand) verso la fine del film. E, ahimè, non c’è niente di più veritiero, amaro, sconfortante. I protagonisti (classico nei Coen) sono dei perfetti idioti, a cominciare da Jerry Lundeegard (un bravissimo William H. Macy), che si illude di poter ricavare del denaro liquido organizzando il finto rapimento di sua moglie. E poi ci sono i due criminali, pericolosi quanto bizzarri. Tutti finiscono, inesorabilmente, a combattere contro tutti e, soprattutto, contro se stessi, in un massacrante meccanismo che, nella sua sconvolgente irrefrenabilità, sembra non volgere più al termine. Il pathos narrativo, tuttavia, è spesso disturbato da sequenze inutili e imbarazzanti, che vorrebbero dare allo script un tocco grottesco, ma non fanno che rallentare la tensione accumulata dalla vicenda. Il risultato, comunque, non fa che confermare l’abilità dei Coen nel coinvolgere (sconvolgendolo) lo spettatore in storie senza tempo, senza spazio. Storie di tutti noi.
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piernelweb
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venerdì 14 settembre 2007
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riso e sangue
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In molti sostengono che questa commedia del sangue dei fratelli Coen, possa considerarsi come una specie di elegia funebre sulla più profonda provincia americana. La routine degli orrori dell'anima e il disfacimento sociale di una realtà anacronistica che non ha più senso di esistere. In realtà "Fargo" visto dalla corretta angolazione dice tutt'altro. Il male "contaminante" viene da altrove, dall'emulazione dell'apparente benessere cittadino, da laddove manca una sincera dimensione personale. Lo sa bene la poliziotta Marge (una bravissima Frances McDormand, realmente incinta) che tra consuetudini famigliari e colleghi svogliati, è perfettamente conscia delle propri limiti e del suo fiuto da investigatrice.
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In molti sostengono che questa commedia del sangue dei fratelli Coen, possa considerarsi come una specie di elegia funebre sulla più profonda provincia americana. La routine degli orrori dell'anima e il disfacimento sociale di una realtà anacronistica che non ha più senso di esistere. In realtà "Fargo" visto dalla corretta angolazione dice tutt'altro. Il male "contaminante" viene da altrove, dall'emulazione dell'apparente benessere cittadino, da laddove manca una sincera dimensione personale. Lo sa bene la poliziotta Marge (una bravissima Frances McDormand, realmente incinta) che tra consuetudini famigliari e colleghi svogliati, è perfettamente conscia delle propri limiti e del suo fiuto da investigatrice. Non lo ha invece compreso il mantenuto "fallito" Jerry Lundegaard, che insegue la sua spregevole e criminale via del successo. Spassosissima l'accopiata Buscemi/Stormare. In Fargo tutto funziona a dovere, i Coen giocano grottescamente con personaggi che conoscono a menadito; vomitano improvvisamente l'orrore che in ogni dove incombe dietro l'angolo di casa. Lucido e bizzarro.
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jd
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domenica 21 ottobre 2007
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bersaglio centrato
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I fratelli Cohen,tornano ai temi cari del loro film d'esordio,"Blood Simple"(l'orrore nel quotidiano),ma attualizzandoli in considerazione dei nuovi avvenimenti nel cinema(Tarantino,Lynch,ecc..).Abili nel dare un tono diverso al solito filone del rapimento e riscatto(mai visto tanto odio verso l'ostaggio,ucciso fuori campo senza un commento,e verso l'odioso maritino)e nel bilanciare umorismo e dramma.Qualche cedimento nel personaggio della poliziotta,golosa e impicciona come il Tenente Colombo.Azzeccata l'ambientazione innevata,che sembra aver ispirato Raimi per il suo "Soldi Sporchi".La McDormand,premiata con l'oscar,era realmente incinta del marito Joel Cohen.Piccola curiosità:nonstante la scritta all'inizio del film,in realtà la storia non è ispirata a nessun fatto di cronaca,come gli stessi registi ammisero in seguito.
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