Fargo |
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Un film di Joel Coen.
Con William H. Macy, Steve Buscemi, Frances McDormand, Peter Stormare.
continua»
Drammatico,
durata 98 min.
- USA 1996.
- UIP - United International Pictures
uscita venerdì 17 maggio 1996.
MYMONETRO
Fargo
valutazione media:
3,56
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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originale noir raccontato con la maestria dei coendi andreFeedback: 0 |
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giovedì 26 luglio 2007 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Strepitoso e preoccupante affresco noir, firmato dal genio di Joel Coen. La storia ricorda da vicino quella de "L'uomo che non c'era", malgrado la denuncia della stupidità umana sia in quest'opera ancora più accentuata. E' infatti il protagonista stesso a firmare la propria caduta, a trasformare una vita tutto sommato felice- bella casa, moglie, figlio, buon lavoro- in un incubo in cui niente va come aveva previsto. I fratelli Coen raccontano senza fronzoli nè abbellimenti estetici la stupidità del protagonista: lo spettatore ha sin da subito il presentimento che si tratti di un debole, fin dalla prima scena con i due rapitori. L'uomo non riesce infatti a mostrarsi risoluto, nè tantomeno a far valere le proprie ragioni. Dice che "tutto è stato studiato a dovere", ma due minuti più tardi le cose cominciano a complicarsi. Il suo è un rapporto di falsità con la moglie- che fa rapire- e di sudditanza con il padre di lei: il suo piano è destinato a fallire proprio per la sua mancanza di virilità, per il timore che lo possiede ogni qualvolta parli con un suo superiore, con un malavitoso, con un poliziotto... Frances McDormand- Oscar meritato come migliore attrice protagonista- è uno dei pochi personaggi del film che moralmente si salva, in quanto dotato di principi etici in un mondo che sembra averli perduti. I Coen, proponendoci una società davvero spaventosa nella sua mediocrità e violenza, vogliono alla fine tranquillizzare lo spettatore proponendo un personaggio- la McDormand appunto- che pare non aver abbandonato quei pochi principi e che di conseguenza non si capacita del comportamento dei due rapitori, capaci di uccidere, in una missione all'apparenza facile, una decina di persone per soli quattro pezzi da diecimila dollari. Il protagonista disfa volontariamente la sua vita, e se all'inizio si può provare ribrezzo nei suoi confronti, successivamente egli richiama su di sè soltanto pietà e compassione. La scena finale di lui che, piangendo, viene portato via in manette,lascia un senso di pena e precarietà, evidenziando quanto sia facile perdere tutto quello che si ha: con il suo "geniale" piano, infatti, l'uomo ha definitivamente rinunciato a moglie- alla fine il rapimento diventa omicidio-, figlio- crescerà da solo-, lavoro, e, soprattutto, dignità. Il quadro che ne esce è allarmante e tremendamente contemporaneo.
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