Anno | 1991 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Francia |
Durata | 140 minuti |
Regia di | Claude Chabrol |
Attori | Isabelle Huppert, Lucas Belvaux, Jean-François Balmer, Christophe Malavoy, Jean Yanne Jacques Dynam, François Maistre, Yves Verhoeven, Jean-Louis Maury, Jean-Claude Bouillaud, André Thorent, Christine Minazzoli, Florent Gibassier, Sabeline Campo, Marie Megey. |
MYmonetro | 2,88 su 3 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 19 giugno 2015
È probabilmente, con il film di Jean Renoir del '34, la migliore versione apparsa sullo schermo della storia di Madame Bovary. Il film ha ottenuto 1 candidatura a Premi Oscar, 1 candidatura a Golden Globes,
CONSIGLIATO SÌ
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È probabilmente, con il film di Jean Renoir del '34, la migliore versione apparsa sullo schermo della storia di Madame Bovary. Quello che accade alla protagonista nel romanzo di Flaubert è cosa nota: in una borghese vita di provincia, Madame Bovary conduceva una esistenza noiosa, così non trovò di meglio che tradire il marito, quasi per gioco, per occupare la sua giornata. Le conseguenze per lei furono tragiche e la portarono al suicidio. Nel film di Chabrol il tema è affrontato con eleganza. Vero protagonista del film è il bovarismo, cioè la mentalità della provincia in una certa fascia sociale. La Huppert è brava, segue il suo destino con un'annoiata tranquillità (proprio quello che Flaubert voleva esprimere), quasi non sapesse a cosa va incontro; gli altri personaggi sono descritti con molta fedeltà al testo originale.
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il libro rende meglio l' idea della sofferenza di Emma, è molto più profondo e piacevole, ma si sa è difficile riprodurre splendide pagine sullo schermo..figuriamosi un capolavoro come Madame Bovary..
Adattamento cinematografico del celebre romanzo di Flaubert, con una Isabelle Huppert in piena forma. A parte questo il film si lascia guardare senza mai stupire lo spettatore, e scorre piuttosto piatto e prevedibile anche nella forma. Forse era lecito aspettarso qualcosa di più da Chabrol. Senza infamia e senza lode.
«La mia povera Bovary», così Gustave Flaubert diceva della sua eroina. Flaubert, come sanno tutti, con lei si identificava: «Emma Bovary sono io». Tuttavia non c'è, nel film di Claude Chabrol, neppure l'ombra né di quel «povera Bovary» né di quell'identificazione (il suo cinema è, ancora una volta, una macchina fredda). In questo senso, la traduzione cinematografica è un tradimento del romanzo.
Dimenticate Flaubert: un invito che può sembrare a dir poco provocatorio, riferendosi a un film che nasce, nelle intenzioni del suo autore Claude Chabrol, come trasposizione la più fedele possibile di Madame Bovary. Eppure è necessario farlo, per non cadere ancora una volta nella trappola della fedeltà o meno della pellicola al testo scritto. Se c'è una fedeltà indiscutibile, e davvero feconda, va [...] Vai alla recensione »