Madame Bovary

Roberto Escobar

«La mia povera Bovary», così Gustave Flaubert diceva della sua eroina. Flaubert, come sanno tutti, con lei si identificava: «Emma Bovary sono io». Tuttavia non c'è, nel film di Claude Chabrol, neppure l'ombra né di quel «povera Bovary» né di quell'identificazione (il suo cinema è, ancora una volta, una macchina fredda). In questo senso, la traduzione cinematografica è un tradimento del romanzo. Un tradimento soggettivo, oltre che oggettivo. Un tradimento di grandissimo livello. Un tradimento? Ma non è forse vero che Chabrol ha dichiarato d'esser stato attento lettore di Flaubert? Non è forse vero che nel film non c'è nulla che non sia già nel libro? Dunque, non converrà rinunciare alla pretesa di una specifica autonomia cinematografica dal modello letterario? Non sarà meglio accontentarsi di rilevare la maestria della traduzione in immagini di uno dei libri più grandi della letteratura moderna? E invece, per fortuna, Madame Bovary-film tradisce Madame Bovary-romanzo Lo tradisce come ogni film tradisce il libro da cui sia tratto. [...]

di Roberto Escobar, articolo completo (4975 caratteri spazi inclusi) su Il Sole-24 Ore