| Titolo originale | Stroszek |
| Anno | 1977 |
| Genere | Drammatico, |
| Produzione | Germania |
| Durata | 108 minuti |
| Regia di | Werner Herzog |
| Attori | Bruno S., Eva Mattes, Clemens Scheitz, Wilhelm von Homburg, Pitt Bedewitz Ely Rodriguez, Alfred Edel, Burkhard Driest, Clayton Rodriguez, Scott McKain, Vaclav Votja, Ralph Wade, Michael Gahr, Yuecsel Topcuguerler, Bob Evans (II). |
| Uscita | lunedì 8 settembre 2025 |
| Tag | Da vedere 1977 |
| Distribuzione | Cineteca di Bologna |
| MYmonetro | 3,59 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 7 ottobre 2025
Un giovane sbandato, Bruno Stroszek, accoglie a casa propria una prostituta, Eva. In Italia al Box Office La ballata di Stroszek ha incassato nelle prime 5 settimane di programmazione 4,3 mila euro e 588 mila euro nel primo weekend.
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CONSIGLIATO SÌ
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Bruno Stroszek, trombettista, dopo due anni e mezzo di prigione torna in libertà e accoglie nel suo appartamento berlinese la prostituta Eve, perseguitata da due spregevoli sensali. Soldi e lavoro scarseggiano, però, e la coppia di sfruttatori continua ad aggredirli, così con il mite anziano Scheitz emigrano in Wisconsin. Eve diventa cameriera in un drive-in, Bruno meccanico nell'officina del nipote del vecchio. Risparmiando acquistano una graziosa roulotte ma presto si ritrovano sul lastrico. La donna, allora, torna a prostituirsi, ma ciò non basta per coprire le rate del mutuo, per cui abbandona Bruno e segue i clienti camionisti, mentre la banca pignora la casa al neo-meccanico. Esasperato, il protagonista architetta con il fido Scheitz una rapina per risolvere le sue grane economiche.
L'ode ai derelitti e agli emarginati dell'allora trentacinquenne Werner Hergoz: vitale, disperato, dissonante, libertario, un dramma sociale sull'orlo della follia che celebra il funerale dell'american dream mostrandoci il volto più feroce del capitalismo.
Siamo nel 1976, il regista bavarese è pronto a girare Woyzeck, il protagonista designato, dopo L'enigma di Kaspar Hauser, è l'operaio di fonderia Bruno Stroszek. A pochi giorni dalle riprese, però, è rimpiazzato dall'irresistibile Klaus Kinski. Leggenda vuole che Herzog riscriverà in tre giorni e mezzo La ballata di Stroszek, cucendola addosso alla vita dell'impiegato e adagiando la trama sullo spaccato cardine di tutta la sua filmografia: tra realtà e finzione, tra fatti e interpretazioni, tra identità e rappresentazione artistica.
Film poco noto ma forse tra i più distintivi della poetica del regista, è una scorribanda randagia e dolceamara tra la Germania e l'America per tre creature schiacciate dal tritacarne del falso benessere consumistico, sospese tra istinto di conservazione e apertura al compromesso, tra speranza e disperazione, colte da Herzog senza edulcorazioni, né pietismo ma con amara oggettività realista.
Affilata critica sociale e calore umanitario si fondono nella cinepresa del cineasta, infatti, che con una regia asettica segue un trittico di sottoproletari tanto memorabili quanto inquietanti: Bruno, altra sentinella grottesca e allucinata del suo cinema, che riversa la sua biografia nel film - fu musicista berlinese recluso per più anni in riformatorio - per incarnare un represso tenero e dannato, incapace di far girare dalla sua parte gli ingranaggi del competitivismo economico.
Eve è il patetismo misto a cinismo di una donna marchiata da una oggettificazione del corpo cui non riesce a liberarsi e che finisce per accettare (la vivifica Eva Mattes, all'epoca musa di Herzog, unica professionista del trio). La compassione, la purezza d'animo che degenera in rancore verso un sistema bancario predatorio è incarnata, infine, dal fumettistico Clemens Scheitz, maschera quasi di felliniana memoria, che simbolicamente entra nel film custodendo il pappagallo di Bruno e ne esce con un fucile.
La dispersione dell'identità, la grettezza umana, la repressione degli istinti comunitari e affettivi in un mondo in cui conta solo il denaro è segnalata dal transito tra le strettoie degli scuri interni berlinesi (il carcere e l'appartamento di Bruno) e i campi lunghi americani catturati dal fotografo Mauch (altro pretoriano del cineasta monacense).
Spazi inquietanti e spersonalizzanti da ascrivere di diritto, per tutta la loro forza mitopoietica, al mosaico naturale cesellato film dopo film da Herzog: in principio fu l'isola di Kos per Segni di vita, poi venne il Sahara di Fata Morgana prima dell'Amazzonia di Aguirre, furore di Dio. Altro splendido perdente, altro "conquistador dell'inutile", come Bruno.
Un giovane sbandato, Bruno Stroszek, accoglie a casa propria una prostituta, Eva. Ma le difficoltà economiche e le minacce dei protettori della ragazza inducono Bruno, Eva e il padrone di casa, Scheitz, a emigrare in America del Nord dove lavora un nipote di Scheitz. Eva si mette a fare la cameriera, Bruno diventa meccanico. Coi primi soldi comprano una lussuosissima roulotte, ma pagarne le rate diviene ben presto problematico. La ragazza allora torna a prostituirsi e se ne va, mentre Bruno e Scheitz tentano goffamente di effettuare una rapina. Il miraggio di una nuova vita è durato solo qualche attimo. Film assai importante, soprattutto per la problematica che pone riguardo all'America. È un lavoro di estrema sensibilità per il quale il trentacinquenne Herzog ha voluto far tutto da solo: regia, soggetto e sceneggiatura.
Bruno e' un uomo appaena uscito di galera,vuole ricominciare una vita ed insieme ad una prostituta sua amica,e un anziano sua vecchia conoscenza,parte per l'america,lasciando una berlino troppo deprimente e ostile.Arrivato nella terra delle opportunita',vedra' che niente e' come sembra e anzi verra' abbandonato dalla ragazza e il suo vecchio amico verra' portato in carcere.A [...] Vai alla recensione »
La ballata di Stroszek è una condanna irrevocabile, poetica e disperata di Herzog del sistema capitalistico e consumista del suo tempo, di quegli anni ’80 in cui imperversava come un virus in Europa ed in tutto l’occidente l’edonismo reaganiano, che, in verità, non ha mai smesso di infettare le coscienze dei cittadini di questa parte del mondo e che, [...] Vai alla recensione »
"il sogno americano di Stroszek" sarebbe stata la traduzione italiana più adeguata al titolo originale che è semplicemente "Stroszek". Il povero protagonista vive una vita miserabile nei bassifondi della vecchia mitteleuropa, e all'improvviso grazie a un certo vicino di casa gli si apre una possibilità di vivere il sogno americano.
Bruno Stroszek è un berlinese un pò ritardato, appena uscito di carcere. Tornato nel suo quartiere, viene deriso e sbeffeggiato da alcuni sbandati, che maltrattano anche una prostituta che lui invece prende a cuore e a vivere con sé. I due decidono di emigrare in America, grazie al padrone di casa che ha un nipote nel Wisconsin.