Titolo originale | Les deux Anglaises (et le Continent) |
Anno | 1971 |
Genere | Commedia |
Produzione | Francia |
Durata | 108 minuti |
Regia di | François Truffaut |
Attori | Jean-Pierre Léaud, Kika Markham, Stacey Tendeter, Irène Tunc, Sylvia Marriott Marie Mansart, Philippe Léotard, Mark Peterson (II), Georges Delerue, Marie Iracane, Marcel Berbert, Jeanne Lobre, David Markham. |
Tag | Da vedere 1971 |
MYmonetro | 3,19 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 22 luglio 2014
Il parigino Claude, invitato dall'inglese Anne Brown, amica di famiglia, intreccia un flirt con la sorella di questa, Muriel.
CONSIGLIATO SÌ
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Parigi, primavera 1899. Il facoltoso Claude Roc conosce Anne Brown una giovane scultrice inglese figlia di un'amica della madre. Costei lo invita in Inghilterra con lo scopo di fargli conoscere la sorella Muriel che soffre di disturbi alla vista. Claude se ne innamora ma le madri di entrambi si oppongono. I due accettano un compromesso: staranno lontani per un anno senza alcun contatto. Se l'amore perdurerà allora non verrà più posto alcun ostacolo. Claude diventa critico d'arte ed ha alcune avventure amorose che lo spingono a scrivere a Muriel per comunicarle che non intende più sposarla. La giovane di dispera consolata dalla sorella ma quando Anne tornerà a Parigi dovrà confrontarsi con Claude che ha deciso di dichiararle il suo amore.
Il secondo romanzo di Henri-Pierre Roché attira, così come il primo Jules e Jim, l'attenzione di Truffaut che ne acquisisce i diritti. Ne nasce un film della durata iniziale di 132 minuti.
Le reazioni della critica francese che lo giudica lento, lungo e sorpassato e la non eclatante affluenza di pubblico lo spingono a intervenire con corposi tagli che gli procurano una comprensibile sofferenza. Anche perché, tuffatosi nel lavoro dopo la fine della relazione con Catherine Deneuve, ne era uscito convinto di aver realizzato un'opera più che valida. Riviste a distanza di decenni le sofferenze amorose di questo nuovo triangolo composto da due donne e un uomo con tutte le ritrosie e le circonvoluzioni sentimentali connesse può sembrare irrealistico e distante anni luce dal sentire attuale. Tale dovette apparire anche all'epoca della sua uscita in piena rivoluzione sessuale. Quello di cui forse si fece (e ancora si potrebbe fare) fatica a rendersi conto è che Truffaut realizza ciò che era nelle sue intenzioni e che aveva espresso in questi termini: "Piuttosto che un film sull'amore fisico ho cercato di fare un film fisico sull'amore". Basta l'inquadratura in cui lo schermo viene invaso dal sangue di una deflorazione per confermare questa linea di condotta registica. Si tratta però di una fisicità che viene repressa dalle convenzioni (si veda ciò che Muriel rivela di sé), che solo Rodin, creando scandalo, manifestava nelle sue opere che vengono mostrate nel film.
Ne emerge un'opera cupa, permeata da una malinconia che sembra paralizzare sia le inglesi che (come lo chiamano loro ) il 'continente' Claude. Forse proprio nella scelta dell'attore protagonista sta l'ostacolo che ha impedito una maggiore disponibilità del pubblico.
Truffaut vuole provare a sganciare Jean-Pierr Léaud dal ruolo di Antoine Doinel ma l'attore sembra troppo rigido per nei panni di un personaggio che deve essere combattuto tra cerebralità e sensualità.
Le due inglesi è un film che chiede allo spettatore una doppia disponibilità: la prima è quella di calarsi nello spirito di un'epoca di grandi trasformazioni il cui codice etico stava progressivamente mutando. La seconda è quella legata ai tempi che Truffaut si prende per indagare nei sentimenti dei personaggi, grazie anche a una voce narrante che talvolta torna a descrivere ciò che già si è visto. Ci viene chiesto di saper attendere, di pazientare come spesso accade nella vita ma come siamo purtroppo sempre meno disposti ad accettare in un'opera cinematografica.
Adattato dal romanzo omonimo di Henri-Pierre Roché, Le due inglesi è lo schema inverso di Jules e Jim, due donne amano lo stesso uomo (il 'continente' del titolo originale). Il film corrisponde Jules e Jim nel tema dell'amore à trois, nei personaggi radicalmente romantici, nel trattamento a distanza di passioni brucianti, un incrocio di sentimenti divoranti e distruttivi che succedono a un inizio elegiaco. A tornare sono anche i commenti off, la lettura a voce alta di Truffaut, con le sue intonazioni e la sua dizione riconoscibile, di lunghi brani del libro. Il dandy di Jean-Pierre Léaud, che non è più la proiezione di Antoine Doinel ma un doppio di Truffaut ferito, è abitato da un uragano di passioni, la cui violenza ricorda, come in La mia droga si chiama Julie e poi in L'ultimo metrò, che "l'amore fa male". Il contesto dell'elaborazione del film non è senza importanza. Al debutto del '71, l'autore accusa una profonda depressione a causa di una rottura sentimentale, entra in clinica e chiede di rileggere il romanzo di Henri-Pierre Roché. Truffaut mette da parte il suo pudore naturale e nutre il film della sua esperienza. Amare è una gioia e un dolore, ma film trattiene solo il dolore. Se Jules e Jim assomiglia alla maniera migliore di amare Jeanne Moreau, Le due inglesi è l'unica terapia possibile a sanare l'amore finito con Catherine Deneuve.
Il parigino Claude trascorre qualche settimana di vacanza da alcune amiche di famiglia in Galles, nella paesaggistica Cornovaglia. Si tratta di tre donne, una madre con le due graziose figlie Anne e Muriel. Queste ultime ingenue pudiche di montagna. Il contatto con Claude permette loro di emanciparsi, grazie ai racconti su una Parigi già all'avanguardia.
Un ragazzo francese viene ospitato ,grazie ad un'amica della madre,in inghilterra,ove e' a contatto con le due figlie dell'amica materna.Si innamorera' inizialmente di muriel ,ma quando alcune privazioni li faranno stare lontani ,il ragazzo cambiera' idea e si innamorera' della sorella.Solo alla fine capira' di aver amato sempre e solo muriel ed anche se una notte d'amore [...] Vai alla recensione »
In un atmosfera rarefatta, quasi fiabesca, dove gli esterni ci rimandano ad un mondo perduto fatto di prati, staccionate, lezioni scolastiche in pieno sole tra animali al pascolo, la passione fredda (quant'é asessuato Leaud!) e raffreddata - in quanto succube di rigidi principi morali - passa al vaglio del tempo e della distanza: riuscirà l'amore mai consumato a non esaurire [...] Vai alla recensione »
Truffaut,in una linea temporale tra il fiabesco e la letteratura,narra l'amore a tutto tondo.Lo fa con l'eleganza scenica,tecnica e compositiva che lo contraddistingue. Poesia visiva e amore dei sensi mescolati con misteriosa capacità di coinvolgere lo spettatore,protagonista delle medesime emozioni.