Accattone

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Un film di Pier Paolo Pasolini. Con Franco Citti, Franca Pasut, Adriana Asti, Silvana Corsini, Paola Guidi.
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Drammatico, Ratings: Kids+16, b/n durata 116 min. - Italia 1961. - Cineteca di Bologna MYMONETRO Accattone * * * * - valutazione media: 4,05 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Dalla penna alla cinepresa, il beneficio non varia Valutazione 4 stelle su cinque

di GreatSteven


Feedback: 70013 | altri commenti e recensioni di GreatSteven
mercoledì 28 giugno 2017

 ACCATTONE (IT, 1961) di PIER PAOLO PASOLINI. Con FRANCO CITTI, FRANCA PASUT, SILVANA CORSINI, PAOLA GUIDI, ADRIANA ASTI, ROMOLO ORAZI, MASSIMO CACCIAFESTE, FRANCESCO ORAZI, FRANCO MARUCCI, CARLO SARDONI, STEFANO D'ARRIGO, GIUSEPPE RISTAGNO, ROBERTO GIOVANNONI, ROBERTO SCARINGELLA, AMERIGO BEVILACQUA
Caduta, riscossa e fine definitiva di Vittorio Cataldi, pappone romano che vivacchia nelle periferie malconce e povere della capitale fra bevute con amici balordi quanto lui, tuffi nel Tevere e notti trascorse a istruire le prostitute sulle strade per raggranellare denaro. Quando Maddalena, la sua meretrice di punta, finisce in carcere per una maldestra denuncia ai danni di una combriccola di napoletani facinorosi che lei non è riuscita a identificare, e si rompe pure una gamba, Accattone (come lo soprannominano tutti) rimane senza lavoro e prova a farsi riammettere in casa dalla moglie Ascenza, ma lei, di comune accordo col suocero e il cognato, lo respinge. Accattone conosce ad una fattoria l’innocente e delicata Stella, e sfrutta la sua ingenuità per costringerla a battere il marciapiede. Ma l’ingenuità della ragazzina gli si ritorce contro, e anche questa paventata possibilità di guadagno svanisce. Il magnaccia muore in un incidente motociclistico dopo aver tentato di rapinare un salumiere, nascondendo la refurtiva in un carretto pieno di paglia. 1° opus cinematografico di Pasolini, già avviato come poeta, saggista, giornalista e romanziere: la settima arte fu per lui un ulteriore approdo all’espressività artistica, e con un botto di partenza come questo film post-neoralista, dimostrò di possedere le carte in regola per esternare il suo ricco repertorio di vita anche dietro alla macchina da presa. Il film si può intendere come un riassunto, o meglio, una rielaborazione dei temi già trattati in raccolte poetiche come L’usignolo della Chiesa Cattolica e in romanzi quali Ragazzi di vita e Una vita violenta: la povertà, il desiderio di riscatto, lo sfruttamento delle attività illegali, il senso di desolazione di un’Italia esclusa momentaneamente dal boom economico, l’amicizia virile come supplemento incompleto di una condizione vitale disperata, il disagio delle classi più basse senza nessuna (o poca) opportunità di avanzamento sociale. Un’ottima scenografia, con puntiglio e rigore, ritrae i paesaggi della Roma capitolina, tiburtina e trasteverina inserendovi i piccoli personaggi che cercano di ritagliarsi un ruolo in una società spietata e inclemente, che fa di tutto per emarginare i nullafacenti, i ladri, le puttane e i mendicanti, e che naturalmente colpisce anche Accattone, interpretato da un 26enne F. Citti quasi esordiente (come di debutto fu anche il suo sodalizio con Pasolini, qui alla loro prima collaborazione) che instilla al suo personaggio un’umanità incredibile che sposa a braccetto coppie di valori contrapposti, come il coraggio e la vigliaccheria o la volontà e l’abulia, ma che accentua anche i lati più negativi della sua personalità facendoli scontrare con ardore stridente: il pathos con l’autoironia, la ferocia con la delusione, l’avvilimento con la sconfitta, la tristezza con la rabbia, la malvagità con lo struggimento. La sua prova recitativa tende ad offuscare, anche se non del tutto, le interpretazioni degli attori in parti secondarie, ma quantomeno è doveroso concedere una nota di merito ad A. Asti per la sua Amore, baldracca così chiamata perché non si innamora di nessuno dei suoi clienti, regalando al pubblico un ruolo che mescola abilmente la saccenteria di donna di vita con l’umorismo caustico derivante da una società che abbruttisce dentro. Non son comunque da meno neppure le prove del reparto femminile, fra cui spiccano i personaggi di Ascenza (doppiata da Monica Vitti, moglie indisponente e frustrata), Stella (ingenua ragazzina che difende inconsapevolmente la sua verginità) e Maddalena (passeggiatrice di primo rango con la caviglia fasciata dal gesso, finita in gattabuia per un malinteso giuridico con le autorità giudiziarie in merito alle percosse infertole dai napoletani, ovviamente senza il consenso né la consapevolezza di Accattone). L’attenzione alla socialità di Pasolini si traduce nel pessimismo cosmico di fondo che permea l’intera opera, dall’esordio con gli amici riuniti al bar che osservano la vita romana procedere sonnacchiosa e spenta, fino all’epilogo in cui il fuggiasco Accattone chiude per sempre gli occhi dopo esser scivolato mortalmente dal motorino, vedendo sfumare anche un ultimissimo tentativo di furto. Numerosi i pezzi di bravura, tutti ben congegnati nella struttura narrativa in modo da far trasparire con quanta più veridicità possibile la tensione drammatica e il rifiuto dell’inserimento della storia in qualche categoria accademica. Particolarmente azzeccati: il suicidio giocoso di Accattone durante il festino serale sul ponte con tanto di cena sul fiume e musicanti; il primo incontro davanti alla legna fumante e alle bottiglie vuote fra Accattone e Stella; il disastroso inserimento nel mondo del lavoro con Accattone che trasporta su un camion pesanti cerchioni di metallo; il funerale onirico in cui tutto il gruppo di amici è vestito a lutto per la veglia funebre del protagonista; la prima esperienza di prostituzione per Stella, finita a scatafascio per un cliente troppo esigente e poco comprensivo; la cacciata dalla casa di famiglia ad opera di Ascenza e dei di lei padre e fratello, con colluttazione fra quest’ultimo e Vittorio Cataldi e il bambino figlio suo che si rifiuta di manifestargli affetto; la passeggiata di Accattone e Stella per i colli di Roma baciati dal sole e pieni di polvere sollevata; il riconoscimento dei colpevoli nell’ufficio della polizia da parte di una Maddalena più confusa e disorientata che mai. Un primo riuscitissimo tentativo nel mondo del cinema che proseguirà per quattordici anni, finché una morte di cui non si è mai arrivati a capo chiuderà la carriera di uno dei maggiori artisti italiani del XX secolo, che ce la fece addirittura a rappresentare in questo documento sociologico di valore espressivo meraviglioso una tendenza all’erotismo omosessuale maschile che proseguirà anche in opere successive come la trilogia dei racconti medievali, Edipo re e l’ultimo, contestatissimo Salò o le 120 giornate di Sodoma. A questo proposito, il cineasta friulano di nascita bolognese che scriveva i suoi libri in dialetto romanesco (rimarcata e confermata è dunque la sua sanguigna italianità) non nascose mai una propensione d’arte per il sesso che tramutò sapientemente in elemento per la costituzione dell’identità non solo dei suoi personaggi, ma delle sue stesse storie. Accattone è una perfetta figura di antieroe che, nonostante racchiuda innumerevoli imperfezioni e doni detestabili dell’antagonista (inetto, approfittatore, ignorante, cocciuto, maligno, beffardo, codardo, irriconoscente), è pur sempre un perdente nato che combatte per ottenere riconoscimenti da parte della collettività, in cui egli tenta di inserirsi senza perdere la propria dignità. Preferendo, al riguardo, il mestiere di protettore a quello di ladro, cosa che invece i suoi poco raccomandabili "colleghi"vedono nell’esatto contrario. 

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