Questa è la vita

Siamo a Praga: la madre (Vera Baranovskaia) fa la lavandaia, il padre (Theodor Pistek) s'ubriaca e corre dietro alle gonnelle; la figlia (Mana Zeniskova) manicure, rimane incinta. La madre si scotta con l'acqua bollente, muore, è sepolta.
Junghans era un sudeto: il suo film è autenticamente cèco e dà un buon quadro di Praga e della vita nei suoi quartieri popolari alla fine degli anni '20: un'esistenza impastata di fango, sinistra, senza speranza, soffocante, ma, sotto questa descrizione, si avverte un senso di sdegno e di rivolta. La sequenza migliore è quella della gita campestre domenicale nella periferia di Praga, che si conclude col bucato nella Moldava. Altre sequenze riuscite: la morte della madre, la sua sepoltura, la famiglia in lutto all'osteria. Buone le scenografie, ottima la fotografia, in cui non si sente nessuna influenza dell'espressionismo e neanche di Pabst, e che oggi fanno pensare piuttosto al neorealismo. Anche se la sceneggiatura e il dialogo non sono ottimi, il film è tuttavia uno dei migliori, se non il migliore, che sia stato prodotto a Praga tra il '25 e il '35.
Da Dizionario dei film, Firenze, Sansoni, 1968