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Ultimo aggiornamento lunedì 23 novembre 2015
Il film è stato il titolo d'apertura della 68a edizione del Festival di Cannes: per la prima volta una regista donna ha aperto il festival. Il film ha ottenuto 8 candidature e vinto 2 Cesar, In Italia al Box Office A testa alta ha incassato 65,4 mila euro .
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CONSIGLIATO SÌ
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Malony è stato abbandonato da sua madre alla età di 6 anni e da allora fa dentro e fuori da istituti e la giudice dei minori Florence viene costantemente chiamata a decidere del suo futuro. Il ragazzo viene affidato al tutoring di Yann, un educatore che comprende le sue difficoltà avendo avuto un'infanzia difficile. Il ragazzo ha una bassissima autostima e neppure le attenzioni che gli rivolge Tess, figlia di una insegnante di un istituto, sembrano inizialmente rassicurarlo.
Raccontare un ragazzo 'difficile' non è un'impresa facile soprattutto sul grande schermo. Perché se non sei i Dardenne o Gus Van Sant (che si sono conquistati da tempo sul campo il riconoscimento critico per poterlo fare) il rischio del mancato consenso è sempre in agguato. Come sembra essere successo per questo film selezionato per l'apertura del Festival di Cannes 2015 ed accolto con il silenzio alla proiezione per la stampa internazionale. Perché in questi casi finisce con il verificarsi uno strano (e preoccupante) fenomeno. I critici più conservatori e parte di quelli più progressisti finiscono con il ritrovarsi sullo stesso fronte, che è poi quello della reazione negativa. I primi perché fanno una lettura ideologica e ritengono che per certi 'casi' non si debba poi provare troppa comprensione. I secondi perché, se la sceneggiatura lascia intravedere una possibile soluzione positiva, attivano in automatico la definizione 'buonismo' e con quella risolvono la questione.
Emmanuelle Bercot fortunatamente sembra non preoccuparsi per questo tipo di reazioni e ci offre, grazie anche alla straordinaria prestazione del giovanissimo Rod Paradot, un ritratto più che verosimile di un percorso di formazione costantemente minato e rimesso in discussione da chi dovrebbe portarlo avanti. Qualche volta si tratta di adulti che non comprendono o si limitano ad 'applicare' la legge ma spesso è chi dovrebbe essere recuperato che rifiuta le attenzioni, le opportunità e talvolta anche l'amore che gli vengono offerti ritenendosi non in grado di gestirlo anche se solo a livello inconscio. È quanto accade a Malony in questa vicenda che è frutto di un lungo lavoro di ricerca al fianco di giudici minorili e di educatori. Se è buona regola vedere qualsiasi film dall'inizio, in questo caso la stessa diventa cogente. Quel bambino di 6 anni che assiste al difficile confronto tra sua madre (che ha in braccio il fratellino) e la giudice sta completando l'introiezione di innumerevoli sensi di colpa e di inadeguatezza che saranno alla base della sua adolescenza tumultuosa in cui risultati che sembrano definitamente acquisiti possono essere rimessi totalmente in discussione da una frase o da un gesto. Spesso dietro a quelle reazioni ci sono delle richieste inespresse di un aiuto a cui non sempre è umanamente facile corrispondere. Emmanuelle Bercot ci invita a fare almeno lo sforzo di capirne il senso.