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"Non posso comportarmi sempre come un poliziotto!"

Le confessioni di Catherine Deneuve: intervista al 'giudice che non giudica' del film A testa alta di Emmanuelle Bercot. Dal 19 novembre al cinema.
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Catherine Deneuve (Catherine Dorleac) (80 anni) 22 ottobre 1943, Parigi (Francia) - Bilancia. Interpreta La Giudice nel film di Emmanuelle Bercot A testa alta.

martedì 17 novembre 2015 - Incontri

L'attrice pluripremiata Catherine Deneuve è il giudice Florence, una dei protagonisti di A testa alta di Emmanuelle Bercot, film d'apertura del Festival di Cannes 2015. Il film racconta la storia di Malony, abbandonato dalla madre all'età di sei anni, che entra ed esce continuamente dal tribunale dei minori. Attorno a questo giovane allo sbando si forma una famiglia adottiva: Florence, un giudice minorile vicino alla pensione, e Yann, un assistente sociale a sua volta reduce da un'infanzia molto difficile.
Insieme seguono il percorso del ragazzo e tentano testardamente di salvarlo. Poi Malony viene mandato in una struttura correttiva più restrittiva, dove incontra Tess, una ragazza molto speciale che gli dimostrerà che ci sono motivi per continuare a sperare.

Ti sei stupita quando Emmanuelle Bercot ti ha chiesto di lavorare ancora con lei addirittura prima dell'uscita di Elle s'en va?
Stupita, sì, perché non sapevo avesse già completato la sceneggiatura, ma anche felice, perché Elle s'en va era stata una bellissima esperienza. Voglio molto bene alla donna per ciò che è, al di là dei suoi film. Ho molto rispetto e ammirazione per lei. Mi piace com'è con le persone, con suo figlio, mi piace il suo atteggiamento verso la vita e verso i film. Mi piace come lavora sodo, la sua intensità e la sua semplicità. È una regista che non molla mai quando è sul set, che lavora molto prima, durante e dopo le riprese, ed è qualcuno su cui si può veramente contare.

Cosa hai trovato più eccitante? Lavorare di nuovo con lei? Interpretare il personaggio di un giudice minorile compassionevole?
Innanzitutto, lavorare di nuovo con lei, e su un progetto completamente diverso da quello precedente. Ma anche lavorare di nuovo con la sua squadra, Guillaume, il suo operatore, Pierre André, il suo ingegnere del suono. In secondo luogo, interpretare un ruolo come quello, il ruolo di un giudice... che in effetti non giudica! Un giudice che ascolta, che cerca di capire cosa sia meglio per il ragazzo perduto che le sta di fronte. Questo è ciò che più mi ha colpito durante il tempo passato in tribunale: la perseveranza, l'indulgenza, la sconfinata compassione di questi giudici e assistenti sociali, soprattutto se si considera che hanno a che fare con ragazzi che possono essere piuttosto terribili.

Si dice che tu preferisca ricorrere all'immaginazione piuttosto che lavorare sui personaggi che interpreti. È stata una tua idea osservare quello che succede nel tribunale dei minori?
Sia io che Emmanuelle abbiamo ritenuto sin dall'inizio che fosse utile vedere cosa succede veramente e come funzionano le cose. Non per fare ricerca, ma per captare il tono, il colore della voce, come si esprimono le persone, come parlano.
Nell'interpretare un giudice, c'è il rischio di illustrare una funzione piuttosto che dare corpo a un individuo. Ho trovato la sceneggiatura molto buona, e mi piaceva quel ruolo, ma mentre ci ragionavo, mi sono resa conto che non sarebbe stato facile. È un po' un continuo susseguirsi di domanda-risposta. Il dialogo si basa molto sui fatti, ed è anche molto specialistico. Avevo bisogno di vedere come andavano le cose nella vita reale, nel vero ambiente. Per molte settimane ho assistito a varie sessioni e udienze. Mi ricordo una sessione in cui c'erano due ragazzi e una ragazza che non volevano tornare con il padre. Anche la madre era presente, naturalmente.
C'erano anche gli assistenti sociali dei ragazzi, quelli della famiglia, gli avvocati e il giudice. Posso assicurarvi che erano tutti ben consapevoli del momento, del dolore e degli eventi drammatici. La cosa che mi ha sorpreso di più è stata accorgermi dell'importanza che viene data a questi adolescenti, tutto il tempo che viene loro dedicato. Ti fa capire che viviamo in un paese molto civile! Uno dei punti di forza del film è richiamare l'attenzione sul lavoro instancabile di queste persone di cui non sappiamo molto, sulla loro perseveranza, la loro pazienza. Sono rimasta colpita dalle buone intenzioni che li muovono e dalla loro incredibile capacità di ascoltare.

Diresti che questa esperienza diretta ha influenzato il modo in cui hai interpretato il personaggio?
Decisamente. Aver sentito i giudici esprimersi nel loro linguaggio, aver sentito gli assistenti sociali parlare in quel modo e battersi per i ragazzi, è stato davvero sorprendente e piuttosto impressionante. Non dico che ciò sia stato nei miei pensieri in ogni ripresa durante lo shooting, ma mi ha sicuramente influenzato. Emmanuelle, che era rimasta colpita da un giudice minorile piuttosto aggressivo, cercava sempre di spingermi ad essere più autoritaria, ad usare più fermezza. Io le dicevo, "Non posso sempre comportarmi come un poliziotto!" Allo stesso tempo, visto il modo in cui ha montato le scene, facendo il miglior uso possibile degli scambi di silenzi e sguardi, si ha l'impressione che il giudice ascolti veramente, che sia molto attenta, senza essere compiacente.

Come definiresti il tuo personaggio?
Emmanuelle mi ha riportato una storia che le aveva raccontato suo zio, un assistente sociale per minori. Un giudice donna, parlando di un giovane delinquente di cui si stavano entrambi occupando, gli disse, "Tu sei sua madre e io sono suo padre!" Credo che riassuma abbastanza bene il personaggio del giudice. Direi, per rimanere nella metafora famigliare, che questo giudice a volte fa il padre perché è lei a punirlo, anche se, quando decide di mandare Malony in prigione, lo fa sia perché lui non capirebbe se non lo facesse - visto che non aveva rispettato l'accordo - ma anche per proteggerlo da se stesso. Si comporta come un padre, ma è anche una donna, ha le reazioni di una donna e di una madre. Sa come ascoltare e capisce quando lui sta per crollare, quando è sull'orlo delle lacrime, persino quando non riesce ad esprimere quanto le cose siano diventate impossibili da sopportare per lui.

Non si tratta forse meno dello studio di un personaggio di quanto si potrebbe pensare e più di un ruolo abbastanza vicino a te, visto il suo mix di autorità e gentilezza?
Siccome i dialoghi contengono molti fatti, date e riferimenti legali, e il giudice sbatte tutto ciò senza remore in faccia al povero ragazzino, non potevo identificarmi del tutto con lei. Allo stesso tempo, è vero: nonostante tutto, nel profondo ero in sintonia con qualsiasi cosa gli dicesse. Il suo comportamento non mi era estraneo, a parte il fatto che non credo sarei mai capace di dire quello che lei dice con tanta fermezza. Emmanuelle ha insistito, e aveva ragione. La cosa difficile per me è stato recitare in sequenza tutte quelle scene che ricoprono un periodo di diversi anni. Nella sceneggiatura, vedi il bambino cambiare nel tempo. Diventa un adolescente e poi un giovane uomo. Si vedono queste situazioni, questi eventi drammatici, questi problemi, e le mie scene con lui dovevano evidenziare questa progressione. Ma quando abbiamo dovuto girare queste scene in successione, mantenendo lo stesso tono ogni giorno, è stata tutta un'altra cosa! Era una cosa che non avevo considerato abbastanza prima delle riprese: dover usare lo stesso tono per diverse settimane mentre a volte avrei voluto una pausa. Mi ha richiesto un grande sforzo.

Cosa ti ha colpito di più la prima volta che hai incontrato Rod Paradot?
Quando ho visto i suoi provini, sono rimasta colpita dalla sua fragilità, dalla sua mancanza di autostima, e allo stesso tempo, dal suo apparente atteggiamento da duro, una sorta di rabbia soffocata. È fantastico nel film. È molto commovente, con questo viso ancora da bambino, con la pelle bianca. So che per lui è stato difficile e anche per Emmanuelle. Non ha mai mollato, e il risultato è incredibile. Le scene in cui la sua violenza, il suo dolore e la sua rabbia esplodono sono molto forti.

Hai incontrato Benoît Magimel di nuovo dopo aver recitato con lui in Les Voleurs.
Benoît è davvero toccante. Ha una sensibilità e intensità molto speciali che rendono il suo personaggio - un uomo ferito la cui storia e il cui rapporto con il giudice scopriamo poco a poco - un personaggio fantastico. È perfettamente nella parte, e che pazienza ha! Le persone che posseggono tanta pazienza e altruismo sono davvero ammirevoli. Mi piacciono molto le nostre scene insieme, con tutto il sottinteso e lo scambio di sguardi, di cui Emmanuelle ha fatto davvero buon uso.

Al contrario, è la prima volta che fai un film con Sara Forestier...
Quello che fa con il suo personaggio, non certo facile, è davvero impressionante. Sara è una grande attrice, un'attrice che prende dei rischi. Nei provini ha tirato fuori delle cose che erano ancora più inquietanti. Ha fatto cose davvero coraggiose e aveva la fiducia di Emmanuelle...

In Elle s'en va eri sempre in movimento, e così anche la macchina da presa che ti seguiva. Qui stai sempre seduta.
Sì, sono una testa parlante!

... e si ha la sensazione che la messa in scena sia deliberatamente più statica, più confinata...
Sì, ma Emmanuelle ha usato diverse macchine da presa e fatto molte riprese, cosicché in fase di montaggio, ha potuto mostrare cosa succede in quell'ufficio e infondergli molta vitalità.

Qual è secondo te la sua dote principale?
Il suo talento - anche se è una parola che comprende tutto. Però è così, il suo particolare talento. Le sue sceneggiature sono molto lucide. Quando le leggi non pensi, "Sì, è buona, ma ha bisogno di essere rivista e migliorata." Inoltre continua a lavorarci anche dopo che tutti hanno detto sì al film. Decide ogni cosa, è su tutti i fronti. Se deve andare alla ricerca di location e non le sono stati dati i mezzi per farlo, dice semplicemente "Nessun problema, vado ugualmente." Fa quello che ritiene necessario per raggiungere il suo scopo, e credo che questo le dia grande soddisfazione. Ha fatto veramente ciò che voleva in questo film. E non dovevamo porci domande inutili. Se stavamo facendo qualcosa era perché aveva senso che lo facessimo. Non smette mai di lavorare. Prima, durante e dopo. Deve essere estenuante! Ammiro la sua energia, la sua intensità e anche la sua tenacia. Penso che il suo lavoro su questo film sia semplicemente strepitoso. C'è sempre un punto di vista, sempre quello giusto, sempre sul pezzo, sempre autentico. Molto potente. Allo stesso tempo, il film è pieno di luce, è molto positivo!

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