Titolo originale | Haihil |
Titolo internazionale | Man on High Heels |
Anno | 2014 |
Genere | Azione, Commedia |
Produzione | Corea del sud |
Durata | 125 minuti |
Regia di | Jang Jin |
Attori | Seung-won Cha, Jeong-se Oh, Esom, Kil-Kang Ahn, Kim Eung-soo Go Kyung-pyo, Yong-nyeo Lee, Ji-ho Oh, Seong-Woong Park, Young-chang Song, El Lee, Kong Ho-seok, Lee Hwang-Ui, Seo Im-cheol, Oh Ji-ho, Kwang-Hyeon Kim, Park Sung-woong, Ye-Won Kim, Song Young-chang. |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 2,75 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
|
Ultimo aggiornamento mercoledì 25 marzo 2015
Una rappresaglia mafiosa si frappone fra un detective ed il suo obiettivo di diventare donna.
CONSIGLIATO SÌ
|
Yoon Ji-wook è temuto dai criminali almeno quanto è adorato dai colleghi del distretto di polizia: un mito indistruttibile, capace di stendere al tappeto e ridicolizzare intere gang di mafiosi. Ma Ji-wook nasconde un segreto inconfessabile: la volontà di cambiare sesso. Tra una iniezione di ormoni femminili, una passeggiata sui tacchi a spillo e una resa dei conti a colpi di taekwondo prosegue la più singolare delle routine, finché le diverse anime di Ji-wook diventano inconciliabili.
Il cinema d'azione, così morbosamente affezionato ai propri cliché, è accompagnato indissolubilmente e inevitabilmente dalle rispettive parodie. Raro (ma non impossibile) che le due cose coincidano, ovvero che la parodia sia anche un omaggio al cinema action o un tentativo di fornire un'ironica ma dignitosa versione dello stesso. Quando poi dietro la macchina da presa siede un soggetto già di per sé peculiare come Jang Jin (Jail Breakers, Guns & Talks), perennemente scisso tra ambizioni di autore ed esperimenti di ironia demenziale, tra intuizioni geniali e catastrofi narrative, è lecito attendersi qualsiasi tipo di esito. Man on High Heels tiene fede alle premesse, configurandosi come un unicum, privo di ispirazioni dirette e probabilmente altrettanto privo di rifacimenti o imitazioni; un oggetto curioso, talora indifendibile, che strizza l'occhio compiaciuto ai fan del cinema di genere sudcoreano e non (tra le citazioni, la parodia puerile di The Grandmaster, con inevitabile scontro uno-contro-mille al ralenti sotto la pioggia). Ma la coesione non è mai stata la virtù principale di Jang Jin e Man on High Heels non fa eccezione, con una sceneggiatura che si smarrisce più volte, aggravata dal vizio atavico dei troppi finali e dal difficile amalgama tra i generi, che spesso produce uno stridente contrasto. Quel che nei Novanta rappresentava la rivoluzione del postmoderno ma che oggi non stupisce più. A rimanere impressa e conservare una qualche longevità dopo la visione è l'intuizione originaria, quella di una bromance spinta all'estremo, in cui il confine tra machismo e omosessualità (benché la confusione tra questa e il travestitismo palesi l'ombra densa del pregiudizio) viene definitivamente scavalcato in favore di un'ambiguità sessuale orgogliosamente rivendicata. Dove a convincere meno è proprio la componente più classicamente action, con le imprese impossibili di Yoon Ji-wook che guardano chiaramente al punto di riferimento The Man from Nowhere, e le vicende collaterali di poliziotti e gangster immerse nello stagno dello stereotipo più consunto. Opera diseguale e quasi inclassificabile, in perfetto stile Jang Jin, cineasta destinato perennemente a incuriosire ma quasi mai a convincere appieno.