Titolo originale | J'ai toujours rêvé d'être un gangster |
Anno | 2007 |
Genere | Commedia |
Produzione | Francia |
Durata | 113 minuti |
Regia di | Samuel Benchetrit |
Attori | Anna Mouglalis, Edouard Baer, Jean Rochefort, Laurent Terzieff, Jean-Pierre Kalfon Venantino Venantini, Roger Dumas, Alain Bashung, Arno, Bouli Lanners, Serge Larivière, Selma El Mouissi, Gérald Laroche, Gábor Rassov, Samuel Benchetrit. |
MYmonetro | 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
|
Ultimo aggiornamento giovedì 20 febbraio 2014
Dopo Romanzo criminale Anna Mouglalis nella commedia di Benchetrit.
CONSIGLIATO SÌ
|
Attorno ad una tavola calda si svolgono 4 storie di criminalità spicciola, un po' cialtrona e irrisolta. Un rapinatore ha difficoltà a farsi riconoscere come tale da una cameriera, anch'essa in passato rapinatrice, una coppia di amici rapisce la figlia adolescente (con tendenze emo/suicide) di un uomo ricco finendo per farci amicizia, due musicisti si incontrano accusandosi di plagio e un gruppo di anziani gangster rapiscono dall'ospedale uno di loro per garantirgli la morte dignitosa che ha sempre chiesto.
I gangster a cui guarda Samuel Benchetrit sono apertamente tarantiniani, lo urlano le musiche adorabilmente ripescate dal passato, lo dice la sproporzione tra il fare e il "parlare di fare" che vige in tutto il film e, se ci fossero ancora dubbi, lo afferma la divisione in capitoli temporalmente decostruiti lungo la quale è orchestrata tutta una storia che inizia e finisce in una tavola calda da rapinare. A quel modello però I always wanted to be a gangster ha il merito di guardare da un punto di vista originale flirtando molto più con il grand guignol e con il comico, di quanto Tarantino non faccia con la commedia, e tenendo molto meno all'aderenza ai generi (davvero solo una facciata). Quel che il film vorrebbe prendere dal regista americano è la maniera particolare in cui racconta dei personaggi attraverso le situazioni che vivono per bocca delle loro parole.
Nelle quattro storie rappresentate c'è infatti molto poco di criminale e molto di velleitario, il desiderio espresso nel titolo pare essere proprio più del protagonista del primo capitolo che degli altri, i quali invece sono sempre lì lì dal commettere un crimine ma poi si astengono, si fermano, vengono presi dal resto che accade nelle loro vite come se in fondo la più semplice delle amicizie potesse distoglierli dal loro proposito.
Con una fotografia in bianco e nero molto contrastata che guarda ad un altro modello di cinema a capitoli estremamente dialogato (quello di Jim Jarmusch) e occasionali incursioni nel linguaggio del cinema muto, il film di Samuel Benchetrit sembra non riuscire sempre ad operare quella sintesi che invece è la caratteristica più forte dei modelli cui fa riferimento. Spiace dirlo perchè I always wanted to be a gangster in diversi momenti azzecca una comicità slapstick gustosa ma unire il muto, Chaplin, Tarantino, Jarmusch e il comico francese in un film disunito per definizione, gestito attraverso quattro storie che poco hanno a che vedere le une con le altre è un'ambizione forse fuori dalla portata di questo film.