Youth

Wu Li, Jincai Jinbao e Guoqing, con gli amici di sempre, vivono nella provincia dello Heilongjiang, ai confini con la steppa siberiana, dove il miracolo economico cinese è un'eco del rumore dei camionc he fanno su e giù per la strada principale. Senza soldi non si ottiene niente, nè il matrimonio per Wu Li e Jincai, nè il rispetto per gli altri. Sognano vite da gangster con alle pareti i poster di Bruce Lee e Andy Lau, passando la vita tra il dolore per una tragedia o il festeggiamento per la partenza di qualcuno che va a cercare fortuna. Giovani cinesi ai margini del mondo. Minatori, tassisti, muratori e disoccupati. Youth è il resoconto di lunghe chiacchierate intorno ad una tavola imbandita poveramente, dove a volte una Coca Cola da due litri basta per far festa ma spesso è l'alcool a rendere sopportabili le serate in compagnia. Il regista non ci risparmia nessuno dei contributi realistici che questa gioventù può offrire: manie e sogni di grandezza, il dopo sbronza, pasti rumorosi, sedute al gabinetto, battute da caserma. Vicende con epiloghi che svolte strappano un sorriso per la soluzione trovata, con risultati puerili. Del film, del resto, c'è poco oltre il racconto di disperate vite trascinate via, in cui l'amico in stato vegetativo è quasi indistinguibile dai coetanei ancora in giro. Un film che ha una sua valenza nella descrizione di queste vite disperate e sprecate, nulla più. Il dubbio è di una disperata coincidenza tra i soggetti osservati e colui che li filma. 