Anno | 2009 |
Genere | Avventura |
Produzione | India |
Durata | 140 minuti |
Regia di | Anurag Kashyap |
Attori | Kay Kay Menon, Jesse Randhawa, Deepak Dobriyal, Ayesha Mohan, Mahie Gill Piyush Mishra, Mukesh Bhatt, Raj Singh Chaudhary, Jyoti Dogra, Pankaj Jha, Abhimanyu Singh, Aditya Srivastav. |
MYmonetro | 2,75 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 14 settembre 2009
Il film su cosa distrugge la vita rosea e innocente di cui si crede sia fatto il mondo e sull'inutile ricerca di un obiettivo da raggiungere.
CONSIGLIATO SÌ
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Dileep, timido e ingenuo studente di legge, si trasferisce nell'immaginaria città di Rajput per una borsa di studio e là entra ben presto in contatto col carismatico ribelle Ransa. Attraverso la sua amicizia, Dileep scopre il coraggio delle idee e il rispetto per se stesso, cercando di difendere il proprio onore di fronte alle angherie di un gruppo di teppisti. Per difendersi dal capo di questi, Jadwal, Dileep e Ransa si rivolgono ad uno dei capi locali della zona, Dukey Bana, che chiede a Ransa di candidarsi alle elezioni universitarie come Segretario generale. Ma quando Ransa viene assassinato e impiccato dalle forze ribelli di Karan, Dileep decide di prendere il posto dell'amico nella campagna elettorale e di sfidare la figlia illegittima di Dukey Bana, la mite Kiran, della quale finisce presto per innamorarsi.
Il sunto della trama non rende giustizia della complessità drammaturgia e dell'intricatissimo dedalo di personaggi, situazioni e capovolgimenti del film di uno dei nuovi autori di Bollywood: Anurag Kashyap (Black Friday, No Smoking; Dev D). Attorno al termine che identifica la polvere rossa utilizzata per dipingere i volti durante le cerimonie di investitura ufficiale, Gulaal costruisce uno spettacolo magniloquente che tiene fede tanto alla natura produttiva del cinema hindi quanto alla moderna controcultura politica. Kashyap assicura allo spettatore la consueta esplosione di colori caldi di durata non inferiore alle due ore e mezza. Un'attrazione roboante che coniughi danza, risate, amore, melodramma, intrighi e tragedia, ma inseriti in un discorso esplicitamente politico. L'elemento politico è fortemente presente tanto nella narrazione, all'interno della quale vengono drammatizzate le maglie fra i poteri locali e i movimenti separatisti indiani, quanto nella messa in scena, dove concetti come "democrazia", "indipendenza" o "giustizia" divengono marchi commerciali da poter smerciare o pubblicizzare (e quanto questo espediente sia derivato da Baz Luhrmann, non ci è dato saperlo). Un'invettiva forte e non comune nelle grandi produzioni bollywoodiane, ma che nella sua necessità di enfatizzare il carrozzone emozionale della spettacolarità, lascia in più occasioni il sospetto di un qualunquismo latente, dove la complessità dell'allestimento nasconde una semplicità di pensiero.