Titolo originale | Pintu terlarang |
Anno | 2009 |
Genere | Thriller |
Produzione | Indonesia |
Regia di | Joko Anwar |
Attori | Fachry Albar, Marsha Timothy, Ario Bayu, Tyo Pakusadewo, Henidar Amroe Verdi Solaiman, Putri Sukardi, Ade Firza Paloh, Atiqah Hasiholan, James Awuy, Jesse Awuy, Rio Dewanto, Otto Djauhari, Reza Dwiputranto, Vivian Idris, Rizal Iwan, Kartika Jahja, The Mo Brothers, Arswendi Nasution, Nitta Nazyra C. Noer, Isabelle Patrice, Cinzia Puspita Rini, Tino Saroengallo, Adrianto Sinaga. |
MYmonetro | 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 23 aprile 2009
Gambir è uno scultore di successo, le cui opere celano un segreto suggeritogli da sua moglie Talyda. Una strana richiesta di aiuto compare sulla porta della loro casa e Gambir sente con angoscia che qualcuno in città ha bisogno del suo aiuto.
CONSIGLIATO SÌ
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Gambir è un giovane scultore di successo sposato con l'affascinante Talyda. La sua mostra dal titolo " Maternal Moods" i cui soggetti sono donne incinte ottiene ottimi esiti anche sul piano delle vendite. Gambir ha però un segreto indicibile: sua moglie, in seguito ad un aborto, lo ha spinto ad inserire nei ventri delle statue dei veri feti. Il suo gallerista ne è al corrente e lo ricatta quando lui decide di trovare una nuova fonte di ispirazione. Gambir sta vivendo un periodo di profonda crisi: è stato colto da impotenza ed è ossessionato da una richiesta di aiuto che gli giunge in varie forme: dalle scritte davanti a casa alla voce di un bambino al telefono. Entrando a far parte di un club di voyeurs sadici scopre che un bambino ferocemente maltrattato dai genitori e in cerca disperata di un aiuto esiste veramente. Da quel momento l'uomo cerca in tutti i modi di soccorrerlo.
Joko Anwar è uno dei registi e sceneggiatori più validi del cinema indonesiano. Vedendo questo film si può agevolmente comprenderne il motivo. Le citazioni colte a livello cinefilo sono numerose ma nessuna di esse appesantisce il film. Ognuna viene assorbita in una narrazione che riesce a fondere alla perfezione tematiche sociali, ossessioni di derivazione lynchiana (a titolo di esempio si veda la maschera da maiale indossata da Gambir) a incursioni nell'horror più splatter. Il tutto viene tenuto sotto un assoluto controllo. La violenza corre sotterraneamente già nella premessa del film (della cui finzionalità Anwar ci offre alcuni segnali grazie a movimenti di macchina rivelatori) ma il tema dell'infanzia maltrattata e dell'aborto, in una società che apparentemente esalta la maternità, viene trattato attraversando i cunicoli di una psicologia in sempre più precario equilibrio come è quella dello scultore. L'arte e l'orrore sconfinano l'una nell'altro e la porta proibita che focalizza l'attenzione nel titolo diviene, grazie alla complessità di una sceneggiatura sempre attenta a non far cadere l'attenzione, solo 'uno' degli elementi attorno a cui ruota un film che meriterebbe una circuitazione anche in Occidente.
Un artista di successo, ma con problemi in famiglia e nei rapporti con gli altri, riceve misteriose richieste di aiuto, che lo ossessioneranno fino a farlo cadere in una spirale di paranoia e terrore. Dichiarato omaggio al cinema di David Lynch (ma vengono in mente anche altri riferimenti, ad es. "Videodrome" di Cronenberg), questo affascinante film inchioda alla poltrona come pochi.