Il tempo che resta

Film 2005 | Drammatico 85 min.

Titolo originaleLe temps qui reste
Anno2005
GenereDrammatico
ProduzioneFrancia
Durata85 minuti
Regia diFrançois Ozon
AttoriMelvil Poupaud, Jeanne Moreau, Valeria Bruni Tedeschi, Daniel Duval, Marie Rivière .
Uscitavenerdì 23 giugno 2006
TagDa vedere 2005
MYmonetro 3,45 su 7 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di François Ozon. Un film Da vedere 2005 con Melvil Poupaud, Jeanne Moreau, Valeria Bruni Tedeschi, Daniel Duval, Marie Rivière. Titolo originale: Le temps qui reste. Genere Drammatico - Francia, 2005, durata 85 minuti. Uscita cinema venerdì 23 giugno 2006 - MYmonetro 3,45 su 7 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento mercoledì 22 settembre 2010

Un giovane ragazzo scopre che gli rimangono solo tre mesi di vita. Il tempo che gli resta è fatto di attesa e accettazione. In Italia al Box Office Il tempo che resta ha incassato nelle prime 3 settimane di programmazione 20,2 mila euro e 3,9 mila euro nel primo weekend.

Consigliato sì!
3,45/5
MYMOVIES 3,00
CRITICA 3,40
PUBBLICO 3,96
CONSIGLIATO SÌ
La consueta poetica mortifera del regista francese è condotta avanti ancora una volta con sapiente equilibrio.
Recensione di Marzia Gandolfi
domenica 25 giugno 2006
Recensione di Marzia Gandolfi
domenica 25 giugno 2006

Romain è un giovane fotografo di moda a cui viene diagnosticato un cancro all'ultimo stadio. Alla (chemio-)terapia preferisce il decorso ineluttabile della malattia. Lascia la professione, il proprio compagno e gli affetti familiari per ritirarsi in solitudine nel suo appartamento parigino. Il ripiegamento affettivo è interrotto soltanto dalla visita all'anziana nonna e dall'incontro casuale con una coppia sterile a cui fa dono di un figlio. Davanti al mare si congeda dal mondo.
Con un meccanismo a ritroso già applicato da Ozon in Cinqueperdue, per riferire la fine di una storia d'amore, ne Il tempo che resta è la vita di un uomo a procedere all'indietro fino all'infanzia, fino al punto zero in cui vita e morte coincidono e si annullano. Questa volta è la fine di una vita a venire esibita con un sapiente equilibrio dal regista francese. Il suo cinema, coerente alla sua poetica mortifera, non cede a soluzioni ricattatorie da consunzione melò, né tantomeno degenera in una indifferente insensibilità. La morte prossima di Romain è un fatto privato che si traduce in gesti carichi di emotività, perché sono gli ultimi e perché guariscono l'anaffettività del personaggio: la carezza al padre, l'abbandono sul petto della nonna, le foto scattate di nascosto alla sorella. Il volto di Romain, interpretato da un impenetrabile e patito Melvil Poupaud, "il ragazzo delle tre ragazze" di Eric Rohmer, ribadisce la frontalità del cinema di Ozon. Un attacco diretto che in Le temps qui reste si fa addirittura letterale: i primi piani dominano sui totali fino all'ultima sequenza dove è sempre il mare a "rubare" la vita, quella di Romain come quella del marito di Charlotte Rampling in Sotto la sabbia. Su un campo lungo finale e sostenuto si spegne il sole, in primissimo piano la vita.

Sei d'accordo con Marzia Gandolfi?
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PUBBLICO
RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
sabato 26 febbraio 2011
paride86

Film toccante senza essere patetico o sentimentale. Il tema del lutto è affrontato in maniera molto dignitosa, anche se si poteva lavorare di più sul personaggio principale. Regia asciutta e concisa, in perfetto stile Ozon.

lunedì 8 novembre 2010
weachilluminati

Nuova lettura. Vi è capitato mai di sentirvi estranei in attimi della vostra vita?Di guradare i vostri eventi senza cosapevolezza ,addirittura pensando di essere spettatori di un film ? François Ozon   descriva ,con intensità  ,questo  smarrimento  che nel caso di specie deriva dall’improvvisa notizia   di una condanna a morte  in [...] Vai alla recensione »

domenica 7 novembre 2010
weachilluminati

Siete mai usciti dal bagno “con la percezione di essere entrati  in  scena nella vostra casa” con un senso di non appartenenza ,di estraneità ,come  se ci si trovasse dentro  un film ?? François Ozon   descriva ,con intensità  ,questo di smarrimento  che nel caso di specie deriva dall’improvvisa notizia    [...] Vai alla recensione »

lunedì 8 novembre 2010
weachilluminati

Nuova lettura. Vi è capitato mai di sentirvi estranei in attimi della vostra vita?Di guardare i vostri eventi senza consapevolezza ,addirittura pensando di essere spettatori di un film ? François Ozon   descrive ,con intensità  ,questo  smarrimento  che ,nel caso di specie ,deriva dall’improvvisa notizia  di una condanna a morte [...] Vai alla recensione »

lunedì 19 aprile 2010
Paoloesse

 Penso che ci sia un errore di fondo nell'affrontare la pellicola di Ozon: chi ritiene questo un film sul senso della morte, o un "cancer movie", è fuori strada: più simile a Dorian Gray che ad Antonius Block, a Romain viene affidato il compito di sconfiggere la morte attraverso la bellezza. Più vicino a Oscar Wilde che a Bergman, Ozon mette al bando qualsiasi [...] Vai alla recensione »

STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
Roberto Nepoti
La Repubblica

Secondo titolo dell'iniziativa "Cinque pezzi facili", film europei distribuiti in lingua originale con sottotitoli. Dopo avere affrontato una quantità di generi, dal thriller alla commedia, dal musical alla storia fantastica, François Ozon si rivolge al melodramma: firmando, addirittura, un "cancer movie", ma senza compiacimenti cimici morbosi né imbarazzanti patetismi.

Roberto Escobar
Il Sole-24 Ore

Forse un anno, forse qualche mese: è breve il futuro di Romain (Melvil Poupaud). E con il futuro minaccia di svanire anche il presente del giovane fotografo di Il tempo che resta (Le temps qui reste, Francia, 2005, 85 ’). A 31 anni, Romain si trova a fare i conti con se stesso: con il suo amore e con il suo desiderio, e ancora più con la sua solitudine, con la sua capacità o la sua incapacità di chiedere [...] Vai alla recensione »

Alessandra Levantesi
La Stampa

Può essere interessante notare che Le temps qui reste, titolo originale di Il tempo che resta di Francois Ozon, sia diventato nella versione inglese Time to Leave, il tempo di partire. Infatti, mettendo l'accento su due modi opposti di concepire il breve frammento di vita a disposizione di un uomo che si sa prossimo alla fine, le due frasi di completano a vicenda restituendo il senso più vero del film. [...] Vai alla recensione »

Roberta Bottari
Il Messaggero

Romain (Melvil Poupaud) è un fotografo di successo, intelligente, equilibrato e con un bel fidanzato. Quando avverte dei malori, teme di avere l’Aids. Ma ha torto, si tratta di cancro inoperabile: tre mesi di vita, forse un anno. Da quel momento, tutto si incrina: la relazione con il fidanzato si interrompe, i rapporti con la famiglia si sgretolano.

Mauro Gervasini
Film TV

Romain, giovane fotografo d'alta moda, scopre di avere un cancro devastante, che non gli lascia scampo. Pochi mesi di vita se rifiuta le cure, cosa che lui decide di fare nonostante la nonna Jeanne Moreau lo inviti a tentare il tutto per tutto. Pianta il fidanzato e conosce una donna, Valeria Bruni Tedeschi, che gli chiede di dargli un figlio, dato che il marito è sterile.

Luigi Paini
Il Sole-24 Ore

Non ha più tempo per vivere, per amare, per guardare il mondo. Romain è condannato a morte: Le temps qui reste,di François Ozon, è un lungo primo piano su questo giovane uomo ammalato di cancro. Fotografo di moda di successo, omosessuale, scopre improvvisamente che tutto sta per chiudersi. È dunque, affrontando il terribile dolore, si avvicina alla fine cercando di scoprire almeno qualche verità.

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