Ozon č conosciuto ai pių per quello strano mix di musical e giallo-rosa con un cast femminile all-stars che č "8 donne e un mistero". Ma i pių cinefili lo ricordano per almeno altri due film: "Gocce d'acqua su pietre roventi" da Fassbinder e soprattutto "Sotto la sabbia" con una grandissima Charlotte Rampling.
E proprio con quest'ultimo film "Il tempo che resta" č imparentato. Al centro di entrambi i film c'č la morte; e il mare sembra essere il luogo deputato a lasciare questo mondo (luogo-simbolo di confine): infatti in "Sotto la sabbia" il marito della protagonista "scompare" mentre sono in spiaggia, ne "Il tempo che resta" il protagonista sceglie una spiaggia affollata come ultimo luogo da vivere.
Ma mentre nel primo il tema č la difficoltā di accettare la morte da parte di chi rimane in vita, qui seguiamo gli ultimi mesi di vita di un ragazzo gay (Melvil Poupaud) cui viene diagnosticato un cancro incurabile. Siamo con lui mentre tenta di capire cosa fare, come reagire, come superare la paura e nel fare questo si dimostra spesso scostante; lo seguiamo nel rapporto con il fidanzato e con la famiglia. L'avessero fatto gli americani ci saremmo trovati di fronte baci, abbracci, riappacificazioni familiari e finalone con scena strappalacrime in ospedale. Qui (per nostra fortuna) no. Ozon evita facili clichč e affronta la morte come un fatto puramente personale. Il protagonista si allontana da tutto e tutti, non rivela le sue condizioni a nessuno fuorché alla nonna che non ha rapporti con la famiglia (un'intensa Jeanne Moreau; "Perché l'hai detto solo a me?" fa lei. E lui risponde "Perché ci somigliamo, anche tu morirai presto") e sceglie di morire da solo, gettando via il telefonino che continua a squillare, su una spiaggia piena di vita che lui fotografa quasi a volerla fermare. E su questa spiaggia, a chiudere un cerchio, incontrerā sč stesso che, da quando bambino pisciava nell'acquasantiera della chiesa, di strada ne ha fatta: č riuscito a ritrovare sč stesso, ad amare senza essere compatito e anche, per un caso fortuito che la vita gli ha offerto come ultimo e pių importante regalo, ad avere un figlio (fondamentale episodio con Valeria Bruni Tedeschi). La visione della vita e della morte č pių laica che mai; la morte arriverā per scelta in solitudine tra la folla, la vita sarā concepita in un incontro a tre.
Bellissimo film che scardina luoghi comuni, fa riflettere, commuove.
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furio
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venerdė 7 luglio 2006
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bello, ma con vene di imperfezione
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Bravo, di solito ci perdo un po' di tempo anch'io a recensire i film che mi appassionano, ma ultimamente non ho tempo e voglia... Io aggiungerei solamente che il film avrebbe dovuto ricevere un miglior trattamento, un doppiaggio e meno clichč sui gay
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bobo
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lunedė 29 gennaio 2007
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italiano
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Luca, Luca, ma come si fa a scrivere "sč stessi"... manco l'italiano mi sai pių scrivere?
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