Roberto Escobar
Il Sole-24 Ore
Forse un anno, forse qualche mese: è breve il futuro di Romain (Melvil Poupaud). E con il futuro minaccia di svanire anche il presente del giovane fotografo di Il tempo che resta (Le temps qui reste, Francia, 2005, 85 ’). A 31 anni, Romain si trova a fare i conti con se stesso: con il suo amore e con il suo desiderio, e ancora più con la sua solitudine, con la sua capacità o la sua incapacità di chiedere aiuto. E François Ozon sembra soffrire la sua stessa sofferenza, con una partecipazione emotiva certo appesantita da qualche eccesso di sceneggiatura, ma alla fine coraggiosa e sincera. [...]
di Roberto Escobar, articolo completo (4493 caratteri spazi inclusi) su Il Sole-24 Ore 30 Luglio 2006