luca possenti
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giovedì 6 luglio 2006
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morire con sè stessi
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Ozon è conosciuto ai più per quello strano mix di musical e giallo-rosa con un cast femminile all-stars che è "8 donne e un mistero". Ma i più cinefili lo ricordano per almeno altri due film: "Gocce d'acqua su pietre roventi" da Fassbinder e soprattutto "Sotto la sabbia" con una grandissima Charlotte Rampling.
E proprio con quest'ultimo film "Il tempo che resta" è imparentato. Al centro di entrambi i film c'è la morte; e il mare sembra essere il luogo deputato a lasciare questo mondo (luogo-simbolo di confine): infatti in "Sotto la sabbia" il marito della protagonista "scompare" mentre sono in spiaggia, ne "Il tempo che resta" il protagonista sceglie una spiaggia affollata come ultimo luogo da vivere.
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Ozon è conosciuto ai più per quello strano mix di musical e giallo-rosa con un cast femminile all-stars che è "8 donne e un mistero". Ma i più cinefili lo ricordano per almeno altri due film: "Gocce d'acqua su pietre roventi" da Fassbinder e soprattutto "Sotto la sabbia" con una grandissima Charlotte Rampling.
E proprio con quest'ultimo film "Il tempo che resta" è imparentato. Al centro di entrambi i film c'è la morte; e il mare sembra essere il luogo deputato a lasciare questo mondo (luogo-simbolo di confine): infatti in "Sotto la sabbia" il marito della protagonista "scompare" mentre sono in spiaggia, ne "Il tempo che resta" il protagonista sceglie una spiaggia affollata come ultimo luogo da vivere.
Ma mentre nel primo il tema è la difficoltà di accettare la morte da parte di chi rimane in vita, qui seguiamo gli ultimi mesi di vita di un ragazzo gay (Melvil Poupaud) cui viene diagnosticato un cancro incurabile. Siamo con lui mentre tenta di capire cosa fare, come reagire, come superare la paura e nel fare questo si dimostra spesso scostante; lo seguiamo nel rapporto con il fidanzato e con la famiglia. L'avessero fatto gli americani ci saremmo trovati di fronte baci, abbracci, riappacificazioni familiari e finalone con scena strappalacrime in ospedale. Qui (per nostra fortuna) no. Ozon evita facili clichè e affronta la morte come un fatto puramente personale. Il protagonista si allontana da tutto e tutti, non rivela le sue condizioni a nessuno fuorché alla nonna che non ha rapporti con la famiglia (un'intensa Jeanne Moreau; "Perché l'hai detto solo a me?" fa lei. E lui risponde "Perché ci somigliamo, anche tu morirai presto") e sceglie di morire da solo, gettando via il telefonino che continua a squillare, su una spiaggia piena di vita che lui fotografa quasi a volerla fermare. E su questa spiaggia, a chiudere un cerchio, incontrerà sè stesso che, da quando bambino pisciava nell'acquasantiera della chiesa, di strada ne ha fatta: è riuscito a ritrovare sè stesso, ad amare senza essere compatito e anche, per un caso fortuito che la vita gli ha offerto come ultimo e più importante regalo, ad avere un figlio (fondamentale episodio con Valeria Bruni Tedeschi). La visione della vita e della morte è più laica che mai; la morte arriverà per scelta in solitudine tra la folla, la vita sarà concepita in un incontro a tre.
Bellissimo film che scardina luoghi comuni, fa riflettere, commuove.
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paride86
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sabato 26 febbraio 2011
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asciutto e toccante
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Film toccante senza essere patetico o sentimentale.
Il tema del lutto è affrontato in maniera molto dignitosa, anche se si poteva lavorare di più sul personaggio principale.
Regia asciutta e concisa, in perfetto stile Ozon.
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andrea76
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giovedì 15 marzo 2007
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aspettando la morte, o il tempo di laciare
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Finalmente un film secco e anche un pò disturbante che affronta uno dei temi più difficili da trattare: la morte appunto. Ozon realizza il suo film migliore con pochi dialoghi secchi che evitano al film di cadere nella trappola fin troppo facile del patetico. Qlcn giustamente ha già detto che se con 'sotto la sabbia' affrontava il tema del rifiuto del lutto (in quel caso quello del coniuge) con 'il tempo che resta' affronta l'elaborazione e l'accettazione del lutto peggiore: la propria morte. E lo fa con uno stile laico e contenuto. Grande prova di cinema con bei dialoghi ridotti all'osso, Ozon riesce inoltre a creare bellissime sequenze visive. Una menzione speciale a tutti gli attori in particolare all'intramontabile Jeanne Moreau e un'altra al bravissimo e bellissimo (anche se da noi quasi sconosciuto) Melvil Poupaud, bravissimo attore d'oltralpe.
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Finalmente un film secco e anche un pò disturbante che affronta uno dei temi più difficili da trattare: la morte appunto. Ozon realizza il suo film migliore con pochi dialoghi secchi che evitano al film di cadere nella trappola fin troppo facile del patetico. Qlcn giustamente ha già detto che se con 'sotto la sabbia' affrontava il tema del rifiuto del lutto (in quel caso quello del coniuge) con 'il tempo che resta' affronta l'elaborazione e l'accettazione del lutto peggiore: la propria morte. E lo fa con uno stile laico e contenuto. Grande prova di cinema con bei dialoghi ridotti all'osso, Ozon riesce inoltre a creare bellissime sequenze visive. Una menzione speciale a tutti gli attori in particolare all'intramontabile Jeanne Moreau e un'altra al bravissimo e bellissimo (anche se da noi quasi sconosciuto) Melvil Poupaud, bravissimo attore d'oltralpe. Sarebbe forse ora di riscoprirlo nel film di Rhomer e in quelli di Raoul Ruiz (il regista che l'ha diretto più volte). La scena migliore cmq è la lunga sequenza finale, senza dialoghi (di puro cinema) in cui tra l'altro il protagonista butta il cellulare che sta suonando in un cestino, quasi come atto di protesta verso questi tempi di inquinamento acustico. Assolutamente da vedere.
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