Primavera, estate, autunno, inverno... e ancora primavera

Film 2003 | Drammatico +16 103 min.

Titolo originaleBom, yeoreum, gaeul, gyeoul, geurigo, bom
Anno2003
GenereDrammatico
ProduzioneCorea del sud, Germania
Durata103 minuti
Regia diKim Ki-Duk
AttoriOh Yeong-su, Kim Ki-Duk, Young-min Kim (II), Seo Jae-kyeong, Ha Yeo-jin, Kim Jong-ho .
TagDa vedere 2003
RatingConsigli per la visione di bambini e ragazzi: +16
MYmonetro 3,83 su 11 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Kim Ki-Duk. Un film Da vedere 2003 con Oh Yeong-su, Kim Ki-Duk, Young-min Kim (II), Seo Jae-kyeong, Ha Yeo-jin, Kim Jong-ho. Titolo originale: Bom, yeoreum, gaeul, gyeoul, geurigo, bom. Genere Drammatico - Corea del sud, Germania, 2003, durata 103 minuti. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +16 - MYmonetro 3,83 su 11 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento lunedì 28 luglio 2014

In una casa-isola su un laghetto si svolgono gli insegnamenti e le esperienze di due monaci, uno adulto e uno giovane. In Italia al Box Office Primavera, estate, autunno, inverno... e ancora primavera ha incassato 631 mila euro .

Consigliato assolutamente sì!
3,83/5
MYMOVIES 4,00
CRITICA
PUBBLICO 3,66
CONSIGLIATO SÌ
Un apologo morale sulla ciclicità della stagione e degli errori umani, intriso di misticismo.
Recensione di Emanuele Sacchi
Recensione di Emanuele Sacchi

In un tempio buddista, che fluttua in una valle inondata, un maestro osserva il suo giovane allievo mentre si relaziona con il mondo esterno. Quando il piccolo si diverte a torturare un pesce, una rana e un serpente, il maestro lo ammonisce, avvertendolo sulle conseguenze del dolore inflitto agli animali.
Superata la trasgressione necessaria di film come Crocodile, L'isola o Bad Guy, Kim Ki-duk rielabora i temi della sua poetica in una forma più tradizionale in senso assoluto ma nuova per il suo cinema. Una lectio moralis in cui i simbolismi semplici e la cura amorevole per la fotografia e gli scenari naturali avvicinano il regista alla consuetudine di ciò che il pubblico occidentale si attende dal cinema d'autore dell'Estremo Oriente. Ma è solo apparenza. L'ambientazione che sembra più accogliente - una valle inondata, con un tempio fluttuante e una perenne aura di misticismo - rispetto ai consueti paesaggi suburbani, carichi di disagio, introduce a una storia non meno crudele e intensa di quelle a cui Kim ha abituato il suo pubblico (e in fondo si tratta del medesimo scenario che caratterizzava L'Isola, con l'acqua ancora una volta elemento fondamentale di isolamento e alterazione temporale). In cui ancora una volta sono i dettagli a rivelare più del quadro di insieme.
Un monaco-santo - il soprannaturale, o l'inesplicabile, che accompagna i suoi spostamenti e i suoi gesti non è mai sottolineato, è solo assunto come tale - fa da raccordo tra i segmenti narrativi dell'opera che corrispondono ad altrettante fasi della crescita, caduta e ascesa di un uomo, prigioniero di barriere interiori e di pulsioni e istinti che fatalmente lo allontanano dal cammino della saggezza. Un percorso che è forse impossibile da affrontare senza errare, senza che i più miserabili degli atti insegnino a riconoscere il vero e il giusto nella natura delle cose.
Primavera, estate, autunno, inverno... e ancora primavera è apologo morale e insieme non lo è, perché sfugge a una spiegazione chiara e si apre a molteplici e finanche discordanti interpretazioni sul senso dell'esistenza. Perché la verità non è qualcosa che si possa spiegare e la sua testimonianza non è fatta per rimanere, come un sutra che evapora appena dopo essere stato impresso; la riflessione sulla scrittura come liberazione dalle paure e dai demoni interiori è centrale nel percorso di crescita e redenzione, ma nulla è eseguito per essere esibito, perché qualcuno lo apprenda, è solo eseguito in quanto inevitabile, per un dovere che è innanzitutto intimo, rivolto a se stesso. Per Kim Ki-duk non esistono feti astrali che nascano con una nuova consapevolezza, non esiste evoluzione né alterazione di ciò che è: se il tapiro abbattuto di Kubrick significa un avanzamento, il serpente ucciso dal gioco crudele di un bambino curioso significa reiterazione infinita del ciclo della vita.
Un pessimismo di fondo, tipico di Kim, che rimane comunque solo una delle possibili interpretazioni di un'opera capace di ispirare visioni infinite e altrettante letture, sempre nuove, in ogni occasione.

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PUBBLICO
RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
martedì 2 ottobre 2012
elettra84

Il tempo del film è effettivamente lento ma si riempe di tutte le riflessioni interiori. Ho dato moltissime interpretazioni. Ho notato che ogni stagione è caratterizzata da un animale diverso: - la primavera, il cane - l'estate il gallo - autunno il gatto - l'inverno il serpente - e la nuova primavera la tartaruga. Il cane: il bambino è fedele al maestro, esplora [...] Vai alla recensione »

domenica 13 settembre 2009
Virgy Dreamer

E' davvero affascinante la ciclicità, il ripetersi sempre uguale di tutte le cose. La circolarità di tutta la natura è propria anche dell'uomo, delle sue passioni e anche delle sue redenzioni. L'uomo segue lo stesso corso delle stagioni. Il luogo perso tra montagne e vegetazione sembra una sorta di bolla, di microcosmo isolato dal resto, un modello in miniatura che vuole esprimere nel suo piccolo lo [...] Vai alla recensione »

martedì 15 febbraio 2011
capitan_gian

 La forma della vita vista con gli occhi del pensiero orientale. Il cerchio, il ritorno, la ruota, la ripetizione, l'illuminazione. Questo film è pura poesia buddhista.  Non ci sono cambi repentini di scenografia, l'ambientazione è unica e ricorrente, il luogo sempre lo stesso. Le quattro stagioni della vita, più una.

martedì 22 dicembre 2020
Luca Scialo

L'alternanza delle stagioni della natura quale metafora dell'alternanza delle stagioni della vita. Il tutto avvolto nel misticismo di un tempo buddista, circondato da una avvolgente natura.Ma non si tratta solo di linearità e religione. Qui la quietudine profusa dal silenzio della natura e dalla fede negli dei, viene interrotta dalla violenza e dall'errare umano.

lunedì 19 gennaio 2015
stefano capasso

In un piccolo monastero su un lago un monaco addestra alla vita un bambino nell’alternanza regolare delle stagioni. Quando, ormai giovane ragazzo, arriva dalla città una ragazza per curare la sua infelicità, si innamora di le e capisce che è tempo di vivere le passioni della vita mondana. Tornerà diversi anni dopo, dopo aver attraversato tante esperienze, pronto a prendere il posto del vecchio maestro Film [...] Vai alla recensione »

martedì 8 giugno 2010
Sinkro

Su un eremo galleggiante isolato dal mondo e dalle sue passioni cresce un bambino in mezzo alla natura in gemma che giocherà (più per ignoranza che con cattiveria) in modo crudele con alcuni animali. La stagione dell'infanzia passa e nel tripudio della natura (l'estate) il ragazzo ora adolescente conoscerà la passione e l'amore carnale.

lunedì 24 settembre 2012
paride86

"Primavera, estate, autunno, inverno...e ancora primavera" è sicuramente uno dei migliori film di Kim Ki-Duk.  Esteticamente splendido, compatto, mai banale o scontato, ha un messaggio chiaro e limpido sulle età della vita, sul male di vivere e sulla pace interiore. Molto emozionante.

lunedì 27 febbraio 2012
dario

Un film poetico, e la poesia vi è vissuta sino in fondo. Semplicità e passione sincera per la vita in tutte le sue manifestazioni. Fotografia magica e regia senza la minima sbavatura. Una narrazione piana, nel rispetto dei tempi e dei modi naturali. Una sentimentalità elegante, sentita, onorata, sofferta per i suoi limiti espressivi.

martedì 23 agosto 2011
Valeriana

Meraviglioso il susseguirsi delle stagioni in una natura particolarmente ricca di vegetali e di animali. Intensa è la vista dall'alto di quel piccolo specchio al cui centro si erge stabile la casa-pagoda. un insieme di simboli: quelli della scrittura sul legno hanno forse il maggiore rilievo, ma altrettanto interessante è la presenza di due animali domestici, la gallina e il gatto [...] Vai alla recensione »

giovedì 9 aprile 2020
Candido89

Il ciclo della vita come ciclo delle stagioni. E' già dal titolo molto chiaro il quadro che il buon Kim ha in mente. Quello che vale la pena rimarcare in questo film, oltre la struggente bellezza dei paesaggi, è il necessario cammino che ogni essere umano deve compiere per potersi definire 'uomo'. Il male, le passioni, il mondo esterno.

mercoledì 14 aprile 2010
andreabarella

film raffinato che insegue lo scorrere della vita in un luogo etereo lontano da tutto ma dove tutto arriva. bella la fotografia, questo film regala il tempo di pensare , rari i dialoghi forti le sensazioni. da vedere

sabato 21 aprile 2018
Maurizio Biondo

Forse Kim ki duk, è nato tardi,e  conseguentemente tardi ha fatto i suoi film,tra cui questo.  Questo film era da farsi 25 anni prima.    Il risultato è che è un film che cerca d'esser poetico ma della poesia ha solo lo stile,non la poeticità. Da buttare nel laghetto.

Frasi
"Uccidere gli altri è facile, ma uccidere se stessi non è così facile..."
Il monaco, da adulto (Kim Ki-Duk)
dal film Primavera, estate, autunno, inverno... e ancora primavera - a cura di Alba
STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
Roberto Escobar
Il Sole-24 Ore

Sta quasi lutto dentro uno spazio chiuso, Primavera, estate, autunno, inverno...e ancora primavera (Corea del Sud e Germania, 2003, 103’). Come lo sguardo dei personaggi, la macchina da presa ora osserva l’eremo galleggiante del Maestro (Oh Yeongsu) da un portale che dà sulla terraferma, ora invece osserva il portale dall’eremo. In mezzo, c’è un lago serrato ira montagne.

Gian Luigi Rondi
Il Tempo

È raro ormai che il cinema coreano deluda. Lo riconferma oggi questo film pieno di fascino che cita nel titolo tutte e quattro le stagioni, ricominciando, dopo l’inverno, con la primavera. Per indicare - filosoficamente e religiosamente - non solo il ciclo della vita collegato con quello delle stagioni, ma il suo ripetersi all’infinito: senza interruzioni.

Alberto Castellano
Il Mattino

Primavera: un piccolo monaco scaglia pietre su una rana. Estate: da adolescente s'innamora di una ragazza. Autunno: diventato uomo torna al tempio dopo aver compiuto un omicidio. Inverno: nella piena maturità il monaco va in ritiro spirituale su una montagna. Ancora primavera: un vecchio monaco alleva un bambino nella pace del tempio. Il cerchio si chiude e il ciclo della vita continua.

Paolo D'Agostini
La Repubblica

Prendiamo il caso di Dopo mezzanotte, il minuscolo film di Davide Ferrario che sta diventando un caso anche commerciale, in segno di miracoloso e imprevisto riconoscimento dei suoi meriti di semplicità, pulizia, immediatezza. Nulla rende paragonabile il film italiano a quello coreano di cui si parla qui: Primavera, estate, autunno, inverno... e ancora primavera di Kim KiDuk, regista plurinvitato e [...] Vai alla recensione »

Fabio Ferzetti
Il Messaggero

Un bambino cresce in un luogo sperduto con un anziano maestro. Gli anni passano, le stagioni si susseguono, le tentazioni cambiano forma e natura. Il bambino si divertiva con giochi crudeli sugli animali. Il ragazzo si innamora di una giovane di città giunta fin lì per curarsi. L’adulto tornerà in quel luogo isolato, da cui era fuggito per amore, con un delitto sulle spalle.

Alessandra Levantesi
La Stampa

Anche se Kim Ki-duk si dichiara un cane sciolto, che non appartiene alla «corrente dominante» e viaggia ai margini, il suo Primavera, estate, autunno, inverno… e ancora primavera è da considerare un apologo di ispirazione buddista. Tale è la cultura di appartenenza di questo regista coreano segnalatosi all'attenzione della critica internazionale per la singolarità e intensità della sua opera cinematografica [...] Vai alla recensione »

Alessandra De Luca
Ciak

Crudeltà e innocenza, giovinezza e maturità, desiderio e ossessione, piacere e dolore, delitto e redenzione. Stagioni e passioni si alternano e si fondono nell’immutabile ciclo naturale coinvolgendo le vite dei due monaci che dividono l’eremo galleggiante sul lago Jusan circondato dalle montagne. Un luogo fuori dal mondo destinato a restare per sempre un rifugio per lo spirito sospeso ai confini con [...] Vai alla recensione »

Pier Maria Bocchi
Film TV

Non è il miglior Kim Kiduk, ma che un suo film esca nelle sale è già una specie di miracolo. In confronto a lavori come Bad Guy, The Coast Guard e Samaria, Primavera, estate... dimostra una propensione alla conciliazione verso il gusto occidentale che manca del tutto nelle opere migliori del regista coreano. Però averne. Se è vero che verso l’ultima parte, l’opera diventa un po’ troppo pomposa e “folclorist [...] Vai alla recensione »

Luigi Paini
Il Sole-24 Ore

Una luce meravigliosa, una calma da paradiso terrestre, il ritmo delle stagioni che scandisce la vita tranquilla dei due protagonisti, un monaco buddista anziano e il suo giovanissimo allievo. E invece, quanti conflitti nascosti, quanti segreti non detti, quante piccole grandi violenze nei rapporti di ogni giorno. Il bambino vuole conoscere il mondo, desidera uscire dal cerchio magico, si lancia alla [...] Vai alla recensione »

NEWS
CELEBRITIES
martedì 28 agosto 2007
Stefano Cocci

Il regista che ha fatto innamorare Cannes e Venezia Per lunghi tratti la vita di Kim Ki–Duk sembra un'avventura alla ricerca di se stesso e tanti suoi elementi entrano in quella grande storia fatta di simboli e simbolismo che è il suo cinema.

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