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La forza dell'insuccesso: Casco d'oro e Boy and Girl su Cinema ritrovato - Fuori sala

Due straordinari esempi di cinema inclassificabile che hanno messo radici nell'immaginario. In streaming su MYmovies fino al 22 maggio. ACQUISTA UN ACCREDITO. 
di Roy Menarini

Simone Signoret 25 marzo 1921, Wiesbaden (Germania) - 30 Settembre 1985, Auteuil-Anthouillet (Francia). Interpreta Marie "Casco d'Oro" nel film di Jacques Becker Casco d'oro.
giovedì 6 maggio 2021 - mymovieslive

Misurare il successo di un film è complicato. Lo è oggi, perché non è mai esercizio facile districarsi tra l’incasso effettivo e il budget speso, tra la vita lunga del prodotto (prima in sala, poi sulle piattaforme, poi in televisione, secondo contratti di vendita e ricavi che solo i diretti interessati conoscono) e la percezione che abbiamo della sua importanza nel discorso pubblico.

Abbiamo, però, la possibilità di capire qualcosa di più quando parliamo di storia del cinema. In quel caso, i dati non mentono, ed è molto divertente (o talvolta angosciante) scoprire rovinosi insuccessi di pellicole considerate cult o incassi formidabili per opere che oggi giudichiamo insignificanti. In una nicchia particolare stanno i film che hanno esordito in modo abbastanza attutito, senza clamori, e poi si sono via via conquistate un posto speciale nel pantheon della Settima Arte. Certo, i film di questo tipo vanno poi coltivati, “innaffiati”, restaurati, fatti circolare – ed è il caso del nuovo programma di Cinema Ritrovato - Fuori Sala - disponibile in streaming su MYmovies - dove scoviamo due straordinari esempi di cinema inclassificabile e al tempo stesso in grado di mettere radici nell’immaginario.

Uno di questi frutti non immediatamente colti è Casco d’oro di Jacques Becker, autore francese che i critici dei Cahiers du Cinéma ebbero l’intelligenza di isolare dal gruppo di professionisti del cinema tradizionale contro cui polemizzavano, riconoscendo a lui e ai suoi film una cura e una bellezza eccezionali, analizzata con precisione nei loro articoli. L’autore che François Truffaut definiva “inquieto, angosciato, elegante, lirico, nervoso, tormentato” narra qui una storia d’amore passionale e complicata, tra una prostituta interpretata da Simone Signoret e un ex galeotto piccolo borghese (Serge Reggiani).
Casco d’oro non mette in scena un amour fou nel senso tradizionale del termine, cioè ricorrendo a uno stile fiammeggiante o ai codici, pur entusiasmanti, del mélo, bensì proietta questa storia sullo sfondo di una società francese al tempo stesso formale e classista, miniaturizzata nel suo spettacolo popolare da Belle Epoque ma attraversata da tensioni non sempre visibili (come l’attrazione erotica che il corpo della protagonista, pieno di carnalità e simbolismi, fa implodere nella galleria di vestiti indossati). Al festival di Cannes Casco d’oro fu maltrattato e persino deriso, ora è un classico del cinema francese. Oltre che un esempio di come si possono sovvertire – con un budget peraltro limitatissimo – tutte le attese “ideologiche” di un periodo attraverso la libertà di pensiero e il coraggio del racconto, pieno di passioni, delitti e tragedie senza che mai si sfoci nel maledettismo di facile presa.

Se ci spostiamo geograficamente, e approdiamo al cinema russo, è ancora più probabile che certi titoli già di per sé scarsamente circolati nel mondo abbiano subito un silenzio iniziale. E infatti ancora oggi pochi cinefili conoscono lo splendido Boy and Girl, storia d’amore adolescenziale di sincera flagranza, realizzata in stato di grazia da Julij Fajt, amico di Tarkosvkij e protagonista di un periodo incandescente del cinema est europeo. Oggi il film è considerato un classico della nuova onda sovietica degli anni Sessanta, ma all’epoca gli umori erano tutt’altro che positivi. La censura sovietica intervenne subito, intuendo che c’era qualcosa che non andava in questo dramma troppo libero, in questa rappresentazione intima ma sovversiva dei rapporti tra le persone, in questa sperimentazione cromatica che attraversa tutto il racconto.
Lo accusarono genericamente di “immoralità” e lo ritirarono dal mercato. Poi, col tempo e la revisione censoria, Boy and Girl ha conquistato lo statuto che merita – quello di classico del cinema russo – e oggi lo possiamo per fortuna vedere restaurato e restituito al suo splendore. Come a ricordarci che le ragioni di un insuccesso sono tante, e vanno dall’incomprensione della critica al conservatorismo del pubblico, dalle sensibilità storiche ai veri e propri atti di proibizione o interdizione, come accaduto nel caso di Julij Fajt.


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