La pre-apertura con Box Office 3D e l'attesa per il varo.
di Ilaria Ravarino
Transenne e lastre di compensato ammucchiate accanto alle aree ristoro in costruzione, muletti che attraversano frenetici i corridoi del Movie Village e falegnami e carpentieri al lavoro ai margini di quel che, con un tocco di cinismo, per le strade del Lido, è già stato ribattezzato il Ground Zero della Mostra: la voragine di cemento e amianto aperta nel cuore delle fondamenta del nuovo Palazzo del Cinema, blindata come l'Area 51, inaccessibile e incombente, che è l'enorme vuoto intorno al quale gireranno i dieci giorni di kermesse. Con un'atmosfera da cantiere cyberpunk (e la topografia di un livello di "Doom") si è pre-aperta, in un clima vagamente postmoderno, la 68. edizione della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, battezzata dalla proiezione di Box Office 3D di Ezio Greggio e inaugurata nella notte, nell'Arena di Campo San Polo, dall'anteprima nazionale di Impardonnables del regista e giurato André Téchiné.
L'attesa per Le idi di marzo di George Clooney
Scarso il livello di mondanità della giornata, con la festa di Greggio disdetta all'ultimo minuto e la tradizionale cena della Medusa Film a favorire le prime strette di mano tra addetti ai lavori. Numerosi gli arrivi eccellenti: ospiti rintanati negli alberghi, per conservarsi a miglior vita nei giorni a venire, come i giurati Darren Aronofsky, David Byrne e Todd Haynes in attesa che il cast di Le idi di marzo si decida a lasciare la villa comasca di George Clooney in tempo per partecipare alla prima del film. Grande attesa oggi per il "vero" lancio della Mostra con i primi due film in concorso, la regia di Clooney ad aprire e Seediq Bale del giapponese Wei Te-Sheng a chiudere la giornata, e Vivan las Antipodas! del documentarista russo Victor Kassakovsky proiettato in prima mondiale fuori competizione. Ai nastri di partenza anche Giornate degli Autori e Settimana della Critica con proiezioni fino alle 19.00, ora in cui la Mostra si fermerà per qualche istante in occasione della cerimonia ufficiale d'apertura in Sala Grande: davanti a un paio di leoni alati sopravvissuti alla diaspora imposta dal cantiere, e affiancato dalla giuria al completo, Marco Müller darà così il via al secondo e ultimo mandato della sua carriera di Direttore.