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Pierre Schoeller

Pierre Schoeller è un regista, sceneggiatore, è nato nel 1961
Nel 2012 ha ricevuto il premio come miglior sceneggiatura originale al Cesar per il film Il ministro - L'esercizio dello Stato.

La politica francese... nella bocca del coccodrillo

A cura di Fabio Secchi Frau

"Volevo mostrare quanto i politici di oggi siano uomini immersi in una sorta di vortice frenetico, perché è il mondo odierno a essere diventato complesso. Ognuno di noi è sprofondato in una società tecnologica e ossessionata dai media", con queste parole Pierre Schoeller presentò quello che è considerato il suo capolavoro Il ministro - L'esercizio dello Stato, uno strepitoso puzzle politico con cadenze da thriller, all'interno del quale il Ministro dei Trasporti Bertrand Saint-Jean (Olivier Gourmet) attraversa un'odissea politico-sociale, dopo che un autobus esce fuori strada, portando la morte di alcuni bambini.
In un mondo sempre più intricato e ostile, l'Uomo di Stato si scontra con il caos, la crisi economica, le lotte al potere, privatizzazioni e la velocità, concatenandosi e scontrandosi con urgenze che si susseguono una dopo l'altra.
Prodotto da Denis Freyd e dai fratelli Dardenne, presentato al Festival di Cannes 2011 nella sezione di Un Certain Regard e vincitore di tre premi César, tra i quali quelli di miglior attore non protagonista (Michel Blanc), miglior sonoro e migliore sceneggiatura originale, il suo secondo lungometraggio rappresenta quanto intrigante, densa, sconclusionata ed esagerata possa essere la realtà francese, costituita da una moltitudine di questioni spinose e scenari stressanti.
Per bocca dello stesso protagonista, Schoeller spiegherà che la politica è una ferita che non si rimarginerà mai e che ha a sua disposizione "uomini-macchina" ad azione rapida, sempre in movimento, che non abbassano mai la guardia e vengono trascinati via da una riunione per entrarne in un'altra. I loro unici interlocutori sono i loro esperti di pubbliche relazioni e i loro segretari privati, che hanno il compito di supportarli solidamente, di guidarli attraverso i complessi meccanismi interni alla burocrazia francese, invogliarli a tenere duro, ma anche lasciarli soli quando il potere che l'uomo aveva in mano capitola.
Schoeller usa visivamente e sonoramente tutto quello che può per rendere più immediata la percezione di questa dimensione, comprese sequenze onirico-simboliche surreali, dove una donna nuda striscia dentro la bocca di un coccodrillo, mirabilmente illuminata dal direttore della fotografia Julien Hirsch. In più, si affida ad attori che possano sostenere le frenetiche buffonate di cui sono involontariamente protagonisti i personaggi che interpretano, non privandosi di aggiungere sfumature tali che possano rendere più forte le reazioni alle forze circostanti.
Tracce di cinema che erano già presenti all'interno della sua impressionante opera prima Versailles, uno sguardo sottile e perspicace sulla povertà della Francia contemporanea, all'ombra del più grande simbolo di opulenza della nazione, raccontato attraverso la storia di una donna che lascia il figlio di cinque anni con uno sconosciuto, nei boschi accanto alla reggia di Versailles.

Gli inizi da sceneggiatore
Fratello del compositore Philippe Schoeller, Pierre Schoeller nasce a Parigi nel 1961 e lavora come sceneggiatore per il piccolo schermo (Les Carnassiers, De père en fils, À bicyclette e Carmen) e per il grande schermo, firmando Un amour de trop (1989) di Franck Landron.

I primi lavori

Nel 1992, fa un primo passo verso la regia realizzando il corto Deux amis, prélude, seguito dal film tv Zéro défaut (2003) e poi ritorna alla scrittura con L'Afrance (2001) di Alain Gomis, Quand tu descendras du ciel(2003) di Éric Guirado e De particulier à particulier di Brice Cauvin.

Versailles
Solo nel 2008, dirige il lungometraggio Versailles, presentandolo nella sezione Un Certain Regard dell'edizione 61° del Festival di Cannes e dimostrando quanto una storia di emarginazione esistenziale possa essere una valida metafora di una marginalizzazione sociale.

Il ministro - L'esercizio dello Stato
Il suo lavoro successivo, Il ministro - L'esercizio dello Stato (2011) gli farà ottenere una candidatura per la miglior regia, ma otterrà invece solo quella suddetta alla migliore sceneggiatura. Il ministro - L'esercizio dello Stato è una spietata radiografia di una politica europea senza ideali, che ha tagliato il cordone ombelicale col mondo e che opera seguendo il raggiungimento o il mantenimento di un potere dato dalla facile demagogia.

Un peuple et son roi
Nel 2014, realizza il documentario per la televisione Le temps perdu, cui seguirà nel 2018 la sua terza pellicola Un peuple et son roi (2018), presentato fuori concorso alla 75° Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia. Ambientato nella Parigi rivoluzionaria, attraverso l'incontro di un vagabondo e di una lavandaia, si annuserà il profumo di una speranzosa libertà e si assisterà alla fondazione di un nuovo sistema sociale.

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