Stilisticamente impeccabile, tecnicamente magistrale - luci, scene, costumi e fotografia da Oscar - politicamente corretto e misurato, se fosse un documentario della History Channel il "Linclon" di Spielberg sarebbe un capolavoro, ma la magia del cinema dov'è? Nell'epopea che racconta la ratifica del XIII Emendamento che nel 1865 abolirà la schiavitù dei neri manca la scintilla pulsante che accende il cuore dei grandi capolavori nonostante la recitazione impeccabile di Day Lewis, della Field e di Tommy Lee Jones e nonostante la regia attenta e meticolosa di Spielberg. La scelta di concentrare l'azione in un pugno di mesi sulla carta si prospetta interessante (la sceneggiatura è tratta da "Team of Rivals" di Kushner) per non appesantire la biografia di Lincoln con anni ed anni di avvenimenti, ma nonostante questo le dispute parlamentari e gli interminabili approfondimenti sui dettagli del trattato appesantiscono la prima parte del film oltre misura, la guerra resta sullo sfondo e tristemente apprendiamo che la firma della pace fu solo una pedina di scambio sul tavolo delle trattative per arrivare ad avere la maggioranza il giorno della votazione, maggioranza ottenuta con i peggiori voti di scambio, con corruzione, con minacce e con sotterfugi, ma si sa, la Storia non si fa con le mani pulite. Lincoln è carismatico sì, ma fin troppo ieratico, perso dietro i suoi pensieri e intento a raccontare le sue astruse storie (che fosse un fan di Tarantino e dei suoi dialoghi strampalati ma ben più divertenti?) il Thaddeus Stevens di Tommy Lee Jones è paradossale e sopra le righe - fortuna per noi perchè ci regala qualche sorriso - ma tende al macchiettistico, Sally Field regala l'unica scena di cinema vero, quando si inginocchia davanti al marito confessando tutto il suo dolore e strappando al presidente l'unico guizzo di umanità che Spilberg gli concede (troppo poco noi italiani conosciamo della storia americana per sapere se davvero il carattere dell'uomo che "ha fatto l'America" fosse così controllato) e tutto il cast fa il suo lavoro con precisione e mestiere, ma nulla più, non si sussulta, non si palpita, non ci si emoziona e non ci si commuove, nè quando l'emendamento viene approvato, nè quando Lincoln viene ucciso, e neanche quando i generali degli eserciti del Nord e del Sud si incontrano alla fine della guerra. E invece sono scene che dovrebbero far venire i brividi in un film di Spielberg, perchè di brividi emozioni e lacrime ce ne ha regalate tante nei suoi precedenti capolavori, ma è come se nelle due ore e mezzo che dura il film (e si sentono tutte alla fine, mentre per esempio le due ore e tre quarti di "Django" scappano via fin troppo veloci) il regista di "E.T." e di "Shindler's List" volesse metterci di fronte ad un minuzioso trattato di storia, dove diligentemente apprendiamo che anche i grandi uomini devono scendere a compromessi per ottenere grandi vittorie che cambieranno il futuro di una nazione, dove scopriamo che i deputati sono disposti a vendere il proprio voto in cambio di un qualche favore, che la politica è sporca e che la guerra fa soffrire milioni di famiglie - cose talmente lapalissiane da essere trascurabili in una ricostruzione filmica - mentre noi avremmo voluto assistere ad un grande capolavoro cinematografico, epico, retorico forse, ma che ci facesse provare quel brivido che invece rimane frustrato nell'occhio dello spettatore, appagato da tanta perfezione tecnica ma deluso dall'impostazione documentaristica di un film candidato a ben 12 Oscar.
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cruschi
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venerdì 25 gennaio 2013
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insostenibile pesantezza
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Lincoln è sicuramente un film di altissimo livello tecnico, con una sceneggiatura imponente e degli attori in stato di grazia. ma questo non basta per farne un film godibile, perlomeno per chi americano non è. Il personaggio lincoln viene descritto in modo sostanzialmente agiografico, il film fa leva esclusivamente sulla forza dei discorsi e dei dialoghi che fanno spesso riferimento alla storia politica americana, la voce del doppiatore italiano (Favino) è quasi disturbante, la forza narrativa è volutamente ridotta ai minimi termini, in più viene dato molto spazio alla moglie che quando parla vaneggia avendo disturbi mentali..ergo, il film risulta difficilmente digeribile per noi europei. Sarà stata la giornata di duro lavoro, ma nel primo tempo ho avuto difficoltà a stare sveglio!!
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lancaster
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lunedì 28 gennaio 2013
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troppo limpido
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Il film è ben girato, ben interpretato, ma inutilmente lungo e troppo documentaristico. Poteva essere raccontato in minor tempo e con l'aggiunta di qualche curiosità biografica che lo avrebbe reso meno pesante. Ad ogni modo un film che fa capire molto come i pregiudizi, di qualunque tipo, ostacolino l'instaurasi di un avera democrazia.
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ondas
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domenica 3 febbraio 2013
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emozioni al minimo storico
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condividendo molto di ciò che ha scritto donni romani,aggiungo che in una precedente recensione del film una giornalista raccontava di aver pianto,alla fine.il film è ben fatto.minuziosa la registraione degli eventi diplomatici,interessante la forma dialogica raffinata e mirabilmente sospesa tra terminologia tecnico aulica e moderna.daniel day lewis entusiasma per bravura,sovrastando quasi a volte il film stesso.e lee jones si conferma consmato eroe dello schermo.ma davvero,manca il film.mancano le emozioni,o perlomeno,il loro ompattoche a me spettatrice non piangente ma del pianto speranzosa,servono.perchè del film fanno necessariamente parte.manca,se vogliamo,anche lo spielberg più familiare,che dal documento estremo rifugge magistralmente.
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condividendo molto di ciò che ha scritto donni romani,aggiungo che in una precedente recensione del film una giornalista raccontava di aver pianto,alla fine.il film è ben fatto.minuziosa la registraione degli eventi diplomatici,interessante la forma dialogica raffinata e mirabilmente sospesa tra terminologia tecnico aulica e moderna.daniel day lewis entusiasma per bravura,sovrastando quasi a volte il film stesso.e lee jones si conferma consmato eroe dello schermo.ma davvero,manca il film.mancano le emozioni,o perlomeno,il loro ompattoche a me spettatrice non piangente ma del pianto speranzosa,servono.perchè del film fanno necessariamente parte.manca,se vogliamo,anche lo spielberg più familiare,che dal documento estremo rifugge magistralmente.le due figure femminili sono poco approfondite,e passi per colei che non è sua moglie,anche se la fieldrestituisce onore al personaggio.culto del personaggio abbastanza esasperato,insommma,non perfettamente ed amorevolmente delineato.un bel documentario,si.che strizza l'occhio al film.un buon spielberg,non sicuramente il migliore,data l'altezza dell'argomento.
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adrios
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venerdì 15 febbraio 2013
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schindler's list
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Ognuno di noi sussulta e palpita per cose diverse.Per esempio io sussulto quando vedo i titoli dei film storpiati.Non è Shindler ma Schindler.Inoltre non mi è sembrato affatto un documentario, ma un buon film quasi teatrale.
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lena russo
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lunedì 25 marzo 2013
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lincoln: questione di doppiaggio. e non solo
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Appena uscito nelle sale cinematografiche ha imposto un "obbligo morale" di essere visto per le sue 12 nominations.Già dal doppiaggio del protagonista si "sente" che qualcosa non va: la voce è aliena, quasi forzosa. Ma non è tutto. Anche in lingua originale appare una "questione irrisolta": si resta in attesa di una sola scena, una sola nota vibrante che spezzi la "monotonia" dell'intero film, che non arriva mai. I dialoghi sono complessi, difficili da seguire; pesano lentezza e mancanza di pathos. La visione si chiude senza senza un "ricordo emotivo" da portare a casa.
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