Compliance

   
   
   

Perverso gioco psicologico che fa riflettere Valutazione 3 stelle su cinque

di donni romani


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domenica 5 maggio 2013

Leggere alla fine del film che la vicenda narrata è ispirata a fatti reali lascia a dir poco sconcertati, ma rende l'episodio più credibile e più contestualizzato pur nella sua gravità. Siamo in un piccolo centro dell'Ohio, è inverno, nevica e in un fast food il personale sta preparandosi a gestire un venerdì sera affollato di clienti. Sandra, la manager del piccolo gruppo distribuisce compiti e incarichi, Becky, la giovane cassiera si lamenta con i colleghi per i turni massacranti e scherza su fidanzati e corteggiatori. Improvvisamente squilla il telefono e Sandra viene informata dall'agente di polizia Daniels che Becky è sospettata di aver rubato soldi ad una cliente e di essere coinvolta in un traffico di droga. L'agente chiede a Sandra di portare Becky in una stanza isolata e di interrogarla a proposito. Sandra esegue controvoglia e trascina Becky nello stanzino sul retro. In costante contatto con l'agente Daniels  -  che a più riprese assicura di essere in procinto di arrivare di persona per formalizzare l'arresto - Sandra esegue l'interrogatorio che ben presto si trasforma in perquisizione corporale e in umiliazione pubblica quando Daniels ordina a Sandra di far assistere come testimoni uno o più colleghi. La ragazza, nuda, spaventata e frastornata, proclama la sua innocenza, Sandra cerca di opporsi alle violenze psicologiche che l'agente continua ad imporre con voce ferma e tono minaccioso, ma l'autorità, il rispetto delle regole -  compliance appunto -  impone a tutti i dipendenti di obbedire a quella voce lontana, facendo di Becky lo strumento passivo e violato dei voleri dell'agente che scopriremo ben presto non essere affatto un agente, ma un maniaco che dalla sua casa si diverte a far ballare le pedine inconsapevoli del suo tragico gioco. L'ingresso in scena del fidanzato di Sandra che dovrà coprire uno dei turni di sorveglianza alza il livello di tortura psicologica e fisica fino ad una conclusione agghiacciante. Solo uno dei dipendenti, dopo ore di folle coercizione psicologica, mette in discussione le regole dell'agente Daniels e contatta la polizia che chiarirà l'episodio riuscendo ad arrestare l'uomo che aveva già commesso più di trenta reati simili. La spirale di panico che si stringe come una prigione intorno al'indifesa Becky è quella concreta, fisica, fatta di paura e rabbia, ma la spirale di incertezze e di sottomissione cui si sottopongono Sandra ed il fidanzato è quella che spaventa di più, perchè è frutto di quel misto di rispetto per le regole -  anche quando sono palesemente assurde come le richieste dell'agente Daniels in fatto di perquisizioni e punizioni corporali -  e di paura delle autorità che non lascia scampo al ragionamento, all'analisi, al giudizio acritico. Sandra non mette mai in discussione l'autorità costituita, non si ferma a riflettere, non trova mai il coraggio di opporsi al gioco al massacro, e il fidanzato si spinge ancora oltre, diventando complice carnefice dell'agente, vittima del desiderio e della forza di persuasione di chi manovra dietro una cornetta anonima menti e corpi. Inquietante e lucidamente freddo nell'esecuzione delle scene, camera incollata su visi e corpi chiusi in uno spazio immobile  inconcepibile al di fuori del buco nero in cui i protagonisti precipitano con lo squillo del telefono, il film di Zobel è un paradosso che colpisce proprio nel punto dove fa più male, nel giudizio libero e nella capacità di pensiero, dimostrando che purtroppo basta un voce autorevole, una minaccia velata di denuncia -  qualche infrazione al ristorante, il tasso alcolemico troppo alto - e una capacità di persuasione per convincere chiunque a fare qualunque cosa. Il finale in uno studio televisivo dove Sandra racconta imbarazzata l'episodio dà ancora di più la misura dell'orrore di una società dove una semplice voce può trasformare delle persone normali in automi amorali e perversi, e dove nessun grido di aiuto è ascoltato quando la mente è ottenebrata da un'ideologia, un preconcetto, una fede, sia pure la più -  apparentemente -  giusta come quella di obbedire ad un agente di polizia.

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